Che il calcio attuale sappia regalare ancora grandi emozioni e magie è innegabile anche per un romantico – ma non per questo cieco e “contro il calcio moderno” – come me: le imprese in FA Cup del Sutton United e del Lincoln, la Premier League vinta dal Leicester City la scorsa stagione, per dire, sono eventi che hanno coinvolto milioni di appassionati, a testimonianza che il calcio è in possesso di un’anima immortale, la stessa che coinvolse i pionieri fondatori della Football Association nel 1863 e che durerà per sempre, fino a quando un bambino – per dirla alla Galeano, “prenderà a calci un pallone”.
Lascia un commentoCategoria: Editoriali
Attualità, radio, pensieri sparsi sul calcio di ieri ma soprattutto di oggi
Non so voi, ma io mi trovo sempre nell’imbarazzo, ogni anno di questo periodo, su cosa regalare ai vari amici e parenti. Forse anche perché le mie passioni sono ristrette (calcio, wrestling, cinema, videogiochi, soprattutto calcio) e sono decisamente poco condivise da chi frequento nel mio quotidiano – motivo per cui a suo tempo aprii “L’Uomo nel Pallone”. Se però c’è una cosa che posso dire con sicurezza è che so bene cosa regalare a chi ama il calcio, e per questo ho pensato di stilare una lista di “regali ideali” per gli amanti del football. Non sia mai che traete qualche idea interessante.
Lascia un commentoQuando manca più o meno una settimana alla chiusura ufficiale del calciomercato, un nome che fino a qualche tempo fa poteva ancora dirsi importante – e che di importante ha ancora lo stipendio, è bene ricordarlo – non sa ancora in quale progetto tecnico sarà coinvolto nella stagione 2016/2017. Parlo ovviamente di Mario Balotelli, ex “Super Mario” finito ai margini della rosa del Liverpool, che nell’estate 2014 lo aveva prelevato dal Milan dopo un anno e mezzo più che positivo, che ne aveva rilanciato le azioni pesantemente sminuite dall’esperienza poco felice al Manchester City.
Lascia un commentoDopo quasi due mesi (l’ultimo editoriale risale ai giorni precedenti EURO 2016) torno ad occuparmi di attualità. Lo faccio perché ritengo giusto dire la mia sugli ultimi avvenimenti di calciomercato, stimolato dalle reazioni tutt’altro che comprensibili in cui mi sono imbattuto in rete legate all’affare-Higuaín, senz’altro la più importante operazione estiva della nostra Serie A in entrata – ché in uscita pare certo il ritorno di Pogba al Manchester United per oltre 100 milioni.
Lascia un commentoHo pensato di rivolgere tre domande a diverse personalità del calcio sul web un parere su quello che dobbiamo aspettarci dai Campionati Europei 2016 cominciati ieri sera e cosa questi riserveranno all’Italia. Hanno partecipato Agnese Priorelli (ColpoDiTacco), Andrea Dalmasso (Il mio calcio libero), Carlo Perigli (Storie del Boskov), Dario Ronzulli (Radio Sportiva), Emanuele Marlia (Agente FIFA), Giacomo Peron (Calcio da Dietro), Gianmarco Galli Angeli (TuttoCalcioEstero.it) e Yuri Dell’Aquila (vocegiallorossa.it). Ecco a voi i loro pensieri sulla questione.
2 commentiIl 1° settembre scorso mi sono lanciato in una sorta di “predizione” sulla Serie A che aveva da pochi giorni preso il via. Bene, non sono un mago dei pronostici e questo è stato in parte confermato e in parte smentito dai risultati stagionali: considerata però la mia scarsa conoscenza del calcio attuale – perlomeno se paragonata ad autentici fenomeni del web di cui ho massima stima e che vi invito a leggere – mi ha stupito aver azzeccato diverse intuizioni. Fenomeno? Penso piuttosto che questo nostro calcio di oggi, questa Serie A, sia poco incline a sorprese vere e proprie, con valori piuttosto netti e ben definiti e che tali dovrebbero rimanere anche nei prossimi anni, con buona pace di chi già si è annoiato del solito copione. Lieto di sbagliarmi, eventualmente, ma dopo un campionato vinto cominciando a giocare da novembre sarà difficile mettere in dubbio la forza e le prospettive di una squadra come la Juventus, unica nel nostro panorama – ahinoi – a poter vantare uno spessore internazionale che al nostro calcio ormai manca da tempo.
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Pur non considerandomi un fenomeno in nessun campo della vita, posso senz’altro riconoscermi pochi difetti umanamente parlando: uno di questi, forse il più marcato, è una certa ingenuità.
Quella che mi porta a tentare il confronto sempre e comunque, parlando logicamente e cercando di capire le motivazioni di chi la logica non sa dove stia di casa e il cui unico motivo, in fondo, è dire e fare quel che vuole senza giustificarsi in alcun modo.
Forse è per questo che a volte mi cadono le braccia quando parlo di calcio sui social network, male necessario per chi cerca di far conoscere la propria passione legata al football e non ha altro mezzo per farlo che tentare di coinvolgere persone con una Pagina che porta poi ad un sito di pensieri e pallone: non passa giorno, non esiste articolo, di qualunque squadra o calciatore/allenatore/dirigente parli, che non mostri commenti inqualificabili e assolutamente non obbiettivi da parte di chi considera quella squadra o personaggio un nemico, qualcosa da odiare.
Lascia un commentoÈ successo giovedì, dopo una mattinata passata lontano dal web. Al telefono l’amico Tommaso, conduttore di “C’era una volta O Rei”, mi dice che vorrebbe fare una puntata su Cruijff. Che era già in programma, ma con quello che è successo…
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Ti ho visto danzare con la palla, come solo tu sapevi fare. Nasconderla e riprenderla, senza che te la potessero…
Lascia un commentoIl tempo che dedico all’attualità, su questo sito, è davvero poco. Non essendo una persona polemica – e avendo capito oltretutto che esserlo, nel calcio, raramente porta a discussioni costruttive visto che spesso chi parla si sente detentore della verità – rifiuto spesso e volentieri di parlare di rigori dati o non dati, di arbitri e di ideologie, preferendo parlare di ciò che amo del pallone, delle sue storie e dei suoi protagonisti. Rimango però un appassionato della disciplina a 360°, e avendo letto in questi giorni incredibili quanto qualunquiste prese di posizione nei confronti di Antonio Conte, CT dimissionario, non posso esimermi dal dire la mia sulla faccenda. L’ho capito ieri sera, quando nei minuti finali della trasmissione che conduco sul web – “Tre uomini e un pallone”, che conduco con gli amici Gabriele e Fabio e che vi invito a seguire su RadioCanale7 ogni mercoledì o QUI in podcast – mi sono lasciato andare in uno sfogo sul troppo qualunquismo con cui si sta affrontando questa vicenda. Ecco il mio punto di vista.
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29 giugno 1950, Estádio Independência di Belo Horizonte, Brasile: dopo aver altezzosamente rifiutato di prendere parte alle tre precedenti edizioni dei Mondiali, l’Inghilterra scende dal trono nel quale si è seduta fin da quando il football è diventato fenomeno planetario e accetta di misurarsi con i comuni mortali. L’attesa per i “Leoni di Sua Maestà” è tanto alta da farli finire nel novero delle squadre favorite per la vittoria finale insieme all’Uruguay e ai padroni di casa, che finiranno poi per giocarsi effettivamente la coppa in quello che il mondo ricorderà come “Maracanaço”. Uno shock, la sconfitta del Brasile strafavorito, che forse fa passare in secondo piano quanto accade quel 29 giugno, dove si verifica qualcosa di quasi altrettanto clamoroso.
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663 partite giocate e 506 reti segnate; primatista di gol segnati in un’edizione della Champions League; 33 triplette in carriera; 4 Champions League vinte, 26 trofei sollevati in totale fino ad oggi; titolare nel Barcelona dall’età di 18 anni, stessa cosa nell’Argentina di cui è il capitano; 5 volte Pallone d’Oro, unico nella storia; il tutto a 27 anni e mezzo nel momento in cui scrivo. Eppure, girovagando per Internet, è possibile trovare ancora qualcuno che non riconosce la grandezza di Leo Messi, e sono le volte in cui capisco che forse, scrivere di calcio, è una causa persa.
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