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Ma come ti vesti? – Flop 11: Le peggiori maglie della storia del calcio

Ci sono maglie che rappresentano la storia di questo sport.

La maglia dell’Uruguay, primo Campione del Mondo della storia, con i lacci bianchi intorno al colletto. La maglia dei Celtic Glasgow, da sempre strisce orizzontali bianche e verdi, una rarità nel calcio.

Ci sono maglie semplici ma leggendarie, quella arancione dell’Olanda di Crujiff, quella verde-oro che il Brasile adottò all’indomani del Disastro del Maracanà (ne parleremo), e ci sono quelle rare, come la maglia del Casale, nera con una stella bianca sul petto.

La maglia sta ad un calciatore come la divisa ad un soldato, sta ad un club come la bandiera ad una patria. I tifosi amano la maglia, e chiedono sempre ai loro giocatori di fare altrettanto.

Ma a volte ci sono maglie così brutte che nessuno può fare altro che ridere. Maglie che, forse, possono condizionare una stagione, perché la divisa fa tanto, portarla con orgoglio anche: e come si possono portare con orgoglio certe divise?

Ispirato da certe novità calcistiche, ecco a voi le peggiori maglie di sempre secondo me.


#11 – HUDDERSFIELD

Sotto la guida di Herbert Chapman, grandissimo allenatore e inventore del celebre “Sistema”, l’Huddersfield Town riuscì a vincere ben 3 Campionati di fila (dal 1924 al 1926) appena 5 anni dopo la sua rifondazione.

Come molte squadre degli albori del calcio, ha poi conosciuto una debacle sportiva clamorosa, e manca dalla massima divisione inglese ormai da quasi sessant’anni.

Non si sa cosa passò per la testa ai dirigenti nel 1991, quando pensarono di motivare la squadra con questa maglia degna di un supereroe, fastidiosa da vedere e che non c’entrava niente con i colori societari, che sono il bianco ed il blu.

Con questa maglia i Terriers disputarono una buona stagione di Terza Divisione. Tuttavia la maglia sparì: la sua bruttezza fu più forte della scaramanzia.


#10 – BOCHUM 

Forse la cosa più spaventosa di questa maglia è l’incredibile accozzaglia di colori (ben 8!) che la fanno sembrare una maglia dell’Italia con avvolta la bandiera della Pace e poi boh.

Oppure potrebbe essere la manica sinistra, clamorosamente simmetrica al petto. No, a pensarci bene la cosa più spaventosa di questa maglia è che è stata voluta (dallo sponsor) prodotta ed utilizzata appena 15 anni fa: il Bochum la utilizzò in due campionati della Bundesliga, la massima serie tedesca che la squadra della Vestfalia ha frequentato per la maggior parte della sua storia pur senza particolari squilli di tromba.

Poi arriva una maglia brutta ed entri nella storia. Forse come non vorresti, ma ci sei: al termine della seconda stagione di questa pittoresca maglia arrivò infatti la retrocessione.


#09 – HULL CITY 

Che stagione, la Terza Divisione del 91/92 per il calcio inglese: non solo l’Huddersfield Town faceva sfoggio delle sue magliette anti-epilettici (posizione numero 11) ma giocò anche contro l’Hull City, che sfoggiava quella che per molti (ma non per me) è stata la peggior divisa calcistica di sempre.

Lo sponsor tecnico prese in modo molto serio il soprannome dei giocatori, “The Tigers“, vestendoli con una vera e propria maglia tigrata che, quando capitavano gli scontri con l’Huddersfield, doveva creare dei curiosi effetti cromatici del tipo “ok, ancora un’altra pinta”.

Quest’anno l’Hull è tornato in Premier Division: purtroppo (o per fortuna) senza questa divisa.


#08 – COVENTRY CITY

Meglio il colore unico, direte voi. Si, forse. Ma anche no. La prova? La famosa maglia MARRONE che il Coventry utilizzava in trasferta sul finire degli anni ’70.

Attenzione eh, perché si parla di una delle maglie più amate da certi fans e di una squadra che per un ventennio riuscì a rimanere sempre nella massima serie inglese facendo le nozze con i fichi secchi.

Insomma, questa maglia ha una storia, anche se il colore marrone e quell’enorme colletto forse poco donavano ad una squadra soprannominata “The Sky Blues“. E si, il look di chi la indossava non aiutava di certo.


#07 – NOTTS COUNTY

Un pigiama? Una maglia da golf? No, la maglia del Notts County. Incredibilmente brutta, tanto da sembrare un plaid, una di quelle maglie che stenti a credere sia stata reale.

Si parla della quinta squadra più antica della storia del calcio, la più antica tra quelle professionistiche, per cui se i “Magpies” non vi dicono niente studiatevi un po di storia calcistica.

Cosa che avrebbe dovuto fare però anche chi propose questo obbrobrio, imbruttendo una stagione di Seconda Divisione che vide la squadra vincere il Trofeo Anglo-Italiano. Che sarà poca roba, ma fu pur sempre il secondo (ed ultimo) titolo ad arrivare in bacheca nel club in 153 anni di storia dopo una Coppa d’Inghilterra vinta addirittura nel 1893.

Tra l’altro la maglia originale bianco-nera del Notts County è parte della storia del calcio anche italiano, visto che la Juventus adottò il bianco-nero proprio quando acquistò uno stock di maglie dei “Magpies” e da allora le due squadre sono sempre state legate.


#06 – NEWCASTLE UNITED

Restando in tema di bianco-nero, i tifosi della Juventus si sono sempre divisi tra chi preferisce le righe più larghe e chi quelle più strette.

Bene, meno male che la squadra più titolata d’Italia non ha mai avuto uno sponsor tecnico come quello che a inizio anni ’90 studiò questa maglia per degli altri bianco-neri, il Newcastle United.

Strisce strette a destra, larghe a sinistra. Maniche invertite. Una bella stella BLU nel mezzo.

Una perla, durata fortunatamente appena un anno: come, si spera, il posto di lavoro di chi concepì una tale insensatezza.


#05 – DUNFERMLINE

Più o meno nello stesso periodo, qualche chilometro più ad ovest, si disputava anche il campionato scozzese.

E se gli inglesi erano maestri del cattivo gusto, gli scozzesi non vollero essere da meno: ecco il color BOH per degli altri bianco-neri (evidentemente il bianco-nero dev’essere un abbinamento giudicato noioso dagli sponsor tecnici), “The Pars”, il Dunfermline.

Altra squadra tra l’altro dalla storia antica e dal presente poco glorioso: ma evidentemente era meglio levare pure i colori classici per sostituirli con questa…COSA, con colori sfocati sullo sfondo a creare un improbabile “effetto 3D de che”. Imbarazzante.


#04 – DUNDEE UNITED

Allora ce l’hai con la Scozia, direte. Ok, ma guardate questa maglia. È bella, secondo voi?

Sembra una maglia di quelle che si indossano la sera, se si ha cattivo gusto, per uscire e farci prendere un po’ in giro dalla gente seria.

Però se uno pensa che è di un glorioso club del secolo scorso magari il discorso cambia, ed assume anche un fascino vintage.

Peccato che questa improbabile “Tartan shirt” sia del 1995.


#03 – NAPOLI

Qui siamo all’origine dell’idea di questo articolo: la maglia MIMETICA che il Napoli userà come terza divisa (quindi si spera di vederla poco o niente) nella Serie A 2013-2014.

C’è chi ha detto che è di cattivo gusto perché richiama il concetto di guerra e nel calcio la guerra non dovrebbe entrarci: non sono d’accordo, per me è di cattivo gusto e basta.

Onestamente non penso che qualcuno possa prenderti sul serio se indossi la maglia che Aldo/Rolando indossava a “Mai dire Gol”: manca solo il pacchetto di Marlboro arrotolato su una manica e poi siamo a posto.

E non penso nemmeno che chi la indossa possa prendersi sul serio, anzi, temo che i calciatori un po temano di coprirsi di ridicolo. Qualcuno avrà il coraggio di dirlo a De Laurentiis?


#02 – BOLIVIA, MONDIALI 1930

I Mondiali di Calcio del 1930, i primi nella storia, furono anche gli unici a non prevedere gare di qualificazione: vale a dire che chiunque, pur se invitato, poteva partecipare.

Dato che ai tempi la dimensione dilettantistica del calcio non permetteva grandi investimenti nei viaggi, alla prima Coppa del Mondo in Uruguay parteciparono 13 paesi, appena 4 provenienti dall’Europa.

Logico che la Bolivia venisse quindi invitata, pur avendo a quei tempi giocato appena 7 gare ufficiali e avendole perse tutte, segnando la miseria di 5 reti a fronte delle 43 subite: i dilettantistici boliviani si presentarono con una maglia bianca e, ricamata sul petto, ognuna delle 11 divise aveva una lettera, così che la formazione schierata prima della gara potesse esprimere un simpatico “VIVA URUGUAY” in omaggio ai padroni di casa.

Un modo per ringraziare dell’ospitalità, che del resto fu molto breve: due gare, 0 reti fatte, 8 subite e a casa. Con simpatia però. È bene specificare che queste maglie furono davvero simpatiche, ma brutte pure. Un caso da allora mai più ripetuto.


#01 – COLORADO CARIBOUS

Ed eccoci alla maglia delle maglie, la bruttura delle brutture. Una di quelle cose che potevano essere pensate solo da un americano negli anni ’70, del resto: la maglia dei Colorado Caribous, squadra di Denver che partecipò alla stagione 1978 della North American Soccer League.

Una stagione e poi basta, tanto per dire, perché chi la fondò nel 1976 rivendette il “brand” nel 1979: era un produttore discografico, tale James Guercio. “Cognomen Omen”, direte: in effetti bisognava essere guerci per non vedere quanto brutte erano le maglie che avrebbero dovuto attirare fans e simpatie.

La parte superiore ricorda le divise da football americano, la parte inferiore è color “pelle di bufalo”, e il tutto viene completato da delle inguardabili frange, una cosa mai vista ne prima ne dopo. Non frange qualsiasi, frange di pelle, come quelle degli stivali da cowboy, per intenderci.

Con queste divise i Caribous fecero una stagione disgraziata, appena 8 vittorie e 22 sconfitte che non portarono ovviamente ai play-off. La gente allo stadio si attestò intorno alle 7000 unità, poche per rientrare delle spese.

Ed ecco la vendita dei diritti sportivi suddetta: l’anno dopo da questo marchio nascevano gli Atlanta Chiefs, i Caribous sparivano per sempre e con loro questa improbabile maglia.

 

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