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Tag: 1900-1910

John Madden, l’idolo del Celtic Park che divenne “il padre del calcio ceco”

6 luglio 1930, Stade des Charmilles, Ginevra.

Forse fu in quel momento che Jake Madden capì che la sua missione si era conclusa. Oltre ventimila persone circondavano il campo, in attesa di vedere all’opera quelli che poteva senz’altro considerare, senza mezzi termini, “i suoi ragazzi”.

I suoi e di nessun altro, perché quando era arrivato a Praga, oltre vent’anni prima, il football non era altro, per il popolo boemo, che un curioso passatempo, un gioco praticato da pochi appassionati e senza alcuna eccellenza.

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Vita e imprese di Leigh Richmond Roose, portiere e gentiluomo

L’ultima persona che vide Leigh Richmond Roose in vita fu un suo compagno, Gordon Hoare. Era la seconda volta che i due si trovavano dalla stessa parte della barricata, e dopo aver calcato i campi di football con la maglia dell’Arsenal si erano ritrovati al fronte. Soldati, come tanti britannici, venuti in Francia per arrestare l’avanzata tedesca durante la prima guerra mondiale.

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“Juan” John Harley, o della nascita del calcio in Uruguay

Nella storia secolare del calcio vi è un antico detto: “Se gli inglesi hanno inventato il football, gli scozzesi hanno insegnato al mondo come questo andava giocato”. Si tratta di un’affermazione che può sembrare pomposa, ma che in realtà è del tutto veritiera.

Se è innegabile che il nostro amato gioco abbia preso forma e sostanza a Londra nella metà dell’800, infatti, è impossibile negare che i primi maestri della tattica siano stati gli uomini delle Highlands, teorici del primo stile di gioco organizzato, il passing game, e abili a superare prima e influenzare poi il modo di giocare di coloro che, forse a torto, si ritenevano i maestri.

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Jack Addenbrooke, il cuore e l’anima dei Lupi

Il nome di Jack Addenbrooke poco dirà alla stragrande maggioranza degli appassionati italiani di calcio, ma anche nell’Inghilterra della ricchissima Premier League, di Guardiola e Mourinho, potrebbe capitare che citando questo nome si ottenga dal nostro interlocutore uno sguardo perplesso e una domanda: “Chi era?”

Eppure, nella storia del football, nessuno più di Jack Addenbrooke ha saputo identificarsi con la squadra della propria città, risultandovi coinvolto sin dal primo giorno e dedicando poi ad essa la maggior parte della propria vita.

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L’ultimo tè di Jimmy Main

Era stata una partita davvero sfortunata, quella che l’Hibernian aveva giocato il giorno di Natale del 1909 al nuovissimo Firhill Park di Glasgow: ospiti del Partick Thistle, gli Hibs, nonostante il gol del vantaggio firmato da John Sharp, si erano dovuti piegare di fronte al veemente ritorno dei padroni di casa, capaci di imporsi per 3-1 in rimonta.

Non era stata una semplice partita, ma quasi una tortura. Novanta minuti spesi a correre su un campo sabbioso e ghiacciato, che rendeva ogni movimento faticoso e incerto, ogni slancio atletico non esente da rischi. Eppure l’atmosfera non era del tutto negativa negli spogliatoi ospiti immediatamente dopo la gara. I giocatori si erano come sempre presi un bel tè ristoratore, e tra essi figurava anche il neo-capitano Jimmy Main.

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L’Alumni Athletic Club e la “familia Brown”, le radici scozzesi del fútbol argentino

Sulle origini del calcio gli storici discutono da tempo, ma la teoria comune e ormai accettata è la seguente: se è vero che il football fu ideato dagli inglesi, furono gli scozzesi a codificarlo attraverso regole e moduli tattici, trasformandolo da sport di pura valenza agonistica a arte vera e propria.

Sia quel che sia, è certo invece che scozzesi furono i pionieri del calcio argentino, la scuola che in seguito ha dato al mondo campioni assoluti come Alfredo Di Stefano, Diego Maradona e Lionel Messi, tra i migliori calciatori della storia.

Molto tempo è passato e molte cose sono cambiate da quei giorni di fine ‘800, quando numerose famiglie di latifondisti britannici giunsero sulle coste argentine per avviare le proprie attività imprenditoriali: alcuni membri di queste famiglie, sotto braccio, portavano con sé un pallone da football.

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Charles Miller, “el Senhor Futebol”

La leggenda vuole che, quando i genitori lo videro sbarcare dal battello che lo riportava in Brasile dopo gli studi compiuti in Inghilterra con due palloni da calcio sotto le braccia, i genitori di Charles Miller chiesero al figlio cosa fossero quegli oggetti, a cosa servissero.

E che lui, fiero, rispose così: “Sono le mie lauree. Vostro figlio infatti si è laureato nel football”. Forse quel giovane e ambizioso brasiliano di origini scozzesi già immaginava il futuro: e cioè che il football sarebbe divenuto futebol, e che il Brasile sarebbe diventato IL Paese per eccellenza in questo sport.

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Amilcar, Bolívar e Carlos: i fratelli Céspedes

Vere e proprie leggende degli albori del calcio in Uruguay, i fratelli Céspedes furono campioni leggendari, i primi calciatori che riuscirono a far parlare di se nel proprio Paese. Si diceva che fossero talmente forti da poter vincere qualsiasi partita, contro qualsiasi avversario, con qualsiasi compagno di squadra. 

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Vivian Woodward, l’ultimo amateur

Che il calcio fosse nel destino di Vivian Woodward lo si poteva capire quando, da ragazzino, si appassionò a quello che cominciava ad essere chiamato “The Beautiful Game”.

Nato nel 1879, a pochi passi da casa sua si trovava il Kennington Oval, dove dal 1872 le migliori squadre inglesi disputavano la finale valida per l’assegnazione della FA Cup

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Ned Doig, il portiere del “Team of all Talents”

Leggenda vuole che Ned Doig, portiere che fu per un periodo considerevole reputato “il più forte del Regno Unito”, avesse un solo punto debole: straordinariamente atletico tra i pali, dove si era allenato forgiando egli stesso alcuni attrezzi appositi, coraggioso nelle uscite alte e basse, robusto abbastanza da reggere le frequenti cariche cui erano soggetti i keeper del football pionieristico, Ned Doig poteva essere superato soltanto dalla vergogna.

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João Evangelista Belfort Duarte

Ingegnere civile brasiliano, persona coltissima e dai valori profondi, la sua conoscenza della lingua inglese gli permette di tradurre le regole di questo nuovo sport arrivato dall’Inghilterra e di diffonderlo in Brasile, dove è considerato di fatto il padre del futebol insieme a Charles Miller e Tomas Donohoe. Il suo nome era João Evangelista Belfort Duarte.

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