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Tag: anni ’10

Eugène Maës, la prima stella del calcio francese

Per scoprire chi fu Eugène Maës bisogna compiere un lungo viaggio a ritroso nel tempo, fin quasi all’inizio del XX secolo: un tempo in cui il calcio aveva appena fatto la sua comparsa ufficiale in Europa, anni in cui onesti mestieranti inglesi, fuori dai patri confini considerati veri e propri fuoriclasse, avevano da poco insegnato i fondamentali del gioco a italiani e spagnoli, tedeschi e francesi, popoli che un giorno quello stesso gioco lo avrebbero dominato.

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John Madden, l’idolo del Celtic Park che divenne “il padre del calcio ceco”

6 luglio 1930, Stade des Charmilles, Ginevra.

Forse fu in quel momento che Jake Madden capì che la sua missione si era conclusa. Oltre ventimila persone circondavano il campo, in attesa di vedere all’opera quelli che poteva senz’altro considerare, senza mezzi termini, “i suoi ragazzi”.

I suoi e di nessun altro, perché quando era arrivato a Praga, oltre vent’anni prima, il football non era altro, per il popolo boemo, che un curioso passatempo, un gioco praticato da pochi appassionati e senza alcuna eccellenza.

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Harry Welfare, da spirito libero a idolo Fluzão

Nonostante il calcio moderno, soprattutto dopo la sentenza Bosman del 1995, sia ormai in gran parte un incredibile mix di culture diverse da loro – tanto che non ha quasi più senso parlare di identità calcistiche nazionali o di “stranieri” – il futebol brasiliano appare ancora oggi un mondo a sé, dove i “non brasiliani”, calciatori o manager, appaiono autentiche mosche bianche.

Merito di un Paese, il Brasile, che ha milioni di cittadini e che sforna talenti a getto continuo anche per via di una passione che spesso si trasforma in vera e propria religione. Un fattore che spinge i tanti club che fanno parte della CBF (la Confederação Brasileira de Futebol) a preferire, anche per motivi economici, la coltivazione delle promesse indigene all’acquisto di calciatori stranieri che magari, poi, poco sanno del calcio brasiliano e che faticherebbero ad ambientarcisi.

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Vita e imprese di Leigh Richmond Roose, portiere e gentiluomo

L’ultima persona che vide Leigh Richmond Roose in vita fu un suo compagno, Gordon Hoare. Era la seconda volta che i due si trovavano dalla stessa parte della barricata, e dopo aver calcato i campi di football con la maglia dell’Arsenal si erano ritrovati al fronte. Soldati, come tanti britannici, venuti in Francia per arrestare l’avanzata tedesca durante la prima guerra mondiale.

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Ode al battaglione McCrae – “Hearts of glory”

Un vento carico di pioggia spazza i campi della Somme, la madre di tutte le battaglie. Muove onde lunghe nel grano, piega le spighe, le abbandona un istante e loro si ergono di nuovo, dritte, aspettando senza scelta la nuova folata o le prime gocce del temporale. E in quest’attesa, priva di un Kronos afferrabile, pensano, ricordano, vogliono ricordare.

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“Juan” John Harley, o della nascita del calcio in Uruguay

Nella storia secolare del calcio vi è un antico detto: “Se gli inglesi hanno inventato il football, gli scozzesi hanno insegnato al mondo come questo andava giocato”. Si tratta di un’affermazione che può sembrare pomposa, ma che in realtà è del tutto veritiera.

Se è innegabile che il nostro amato gioco abbia preso forma e sostanza a Londra nella metà dell’800, infatti, è impossibile negare che i primi maestri della tattica siano stati gli uomini delle Highlands, teorici del primo stile di gioco organizzato, il passing game, e abili a superare prima e influenzare poi il modo di giocare di coloro che, forse a torto, si ritenevano i maestri.

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Lo Stadium di Torino, gigante dimenticato (con Antonio Cunazza)

Un impianto enorme, capace di contenere al suo interno 40.000 spettatori e dotato di ogni comfort possibile. Spogliatoi, uffici e locali di servizio, sale indoor interne per altre manifestazioni sportive e riunioni di vario genere. Gallerie, dormitori per atleti e sale buffet. Multifunzionale, capace dunque di ospitare partite di calcio ma anche corse di auto e moto, gare di atletica, parate e rappresentazioni. Un’eccellenza italiana. Un monumento atto a celebrare lo sport in ogni sua forma.

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Jack Addenbrooke, il cuore e l’anima dei Lupi

Il nome di Jack Addenbrooke poco dirà alla stragrande maggioranza degli appassionati italiani di calcio, ma anche nell’Inghilterra della ricchissima Premier League, di Guardiola e Mourinho, potrebbe capitare che citando questo nome si ottenga dal nostro interlocutore uno sguardo perplesso e una domanda: “Chi era?”

Eppure, nella storia del football, nessuno più di Jack Addenbrooke ha saputo identificarsi con la squadra della propria città, risultandovi coinvolto sin dal primo giorno e dedicando poi ad essa la maggior parte della propria vita.

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Virgilio Fossati, il primo eroe dell’Inter

Dai campi di calcio a quelli di battaglia. Un cambiamento che toccò a moltissimi giovani durante la prima guerra mondiale, quando l’Europa si insanguinò e vide sparire nel sibilo delle pallottole e nelle esplosioni di granate e mortai oltre 20 milioni di vite.

Tra queste furono numerosi i calciatori, eroi di uno sport ancora nella sua fase più embrionale ma già capaci di scatenare discussioni nelle città e sui giornali. Il Football Club Internazionale di Milano, formato nel 1908 da un gruppo di soci del Milan in aperto contrasto con la politica autoctona intrapresa dalla società rossonera, pianse alla fine del conflitto la scomparsa di 26 tesserati, il più famoso dei quali era il capitano Virgilio Fossati, prima bandiera nerazzurra di sempre e caduto da eroe così come da eroe aveva sempre calciato i campi da gioco conquistando il cuore dei tifosi.

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Soldato, artista, calciatore, atleta olimpico: le mille vite di Harold Walden

Se i tifosi del Bradford Park Avenue possono citare orgogliosamente come idolo il nome di Len Shakleton, grandissimo campione dei primi anni ’40 soprannominato “The Clown Prince of soccer”, i rivali cittadini del Bradford City possono senz’altro rispondere loro per le rime facendo il nome di Harold Walden.

Ma mentre del primo non sono note le capacità comiche e teatrali, per il secondo a parlare è la storia personale. Soldato, attore, musicista, comico e calciatore, in quest’ultima veste fu l’assoluto protagonista delle Olimpiadi del 1912 giocate a Stoccolma.

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Attilio Fresia, il primo migrante

Quando morì, il 14 aprile del 1923, Attilio Fresia non poteva sapere che il suo nome sarebbe stato conosciuto, persino un secolo dopo, da milioni di persone. Per lui il calcio era sempre stato un gioco, come per molti di quelli che lo praticarono negli anni ’10 e ’20 in Italia, conquistati da quello sport giunto poco prima dall’Inghilterra.

Un gioco, il Foot-Ball, che si stava conquistando uno spazio sempre più importante nel cuore degli sportivi ma che veniva comunque dopo le discipline nobili di allora quali atletica, pugilato e ciclismo.

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Adolf Jäger, l’uomo da 2.000 gol

21 novembre 1944: la seconda guerra mondiale sta per concludersi, e dopo i successi iniziali la macchina bellica tedesca sta perdendo colpi ogni giorno che passa. Le città della Germania sono oggetto di bombardamenti sempre più frequenti da parte delle forze alleate, e dopo ogni raid aereo è doveroso spostare le bombe inesplose, per fare in modo che non possano più rappresentare un pericolo.

Se ne occupa un corpo di volontari cittadini, ma quel giorno di fine novembre qualcosa va storto, e un ordigno fatalmente esplode. Muore così Adolf Jäger, il più grande calciatore tedesco fino ad allora conosciuto, stella indiscussa dell’Altonaer Fußball-Club von 1893 e capace di segnare oltre 2.000 reti in carriera in poco più di 700 partite.

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