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Tag: anni ’30

Carlo Castellani, l’eroe di Empoli scomparso a Mauthausen

Il 3 dicembre 2011 è una data da ricordare nella storia dell’Empoli, club che rappresenta un piccolo comune in provincia di Firenze e nella storia del calcio italiano ha già scritto alcune pagine molto interessanti. Nella sfida con l’Ascoli valida per il campionato di Serie B, dopo appena 4 minuti di gioco, Francesco Tavano porta in vantaggio i toscani e diventa il nuovo miglior marcatore all time del club. Prende il posto di Carlo Castellani, a cui è intitolato proprio lo stadio di Empoli.

Niente però potrà cancellare il ricordo di chi sia stato quest’ultimo per tutta la comunità empolese. Tra i primi calciatori toscani di rilievo, Castellani era stato in assoluto il primo eroe calcistico di Empoli, e al termine della carriera si era prodigato per salvare il club in crisi economica prima di trovare una tragica fine nell’inferno del campo di sterminio di Mauthausen.

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Milutin Ivković, l’eroe serbo che diede un calcio al Nazismo

6 maggio del 1943. Quando scese in campo per l’ultima partita, per far contenti gli amici, non poteva sapere che la fine era dietro l’angolo: appena due settimane dopo quell’ultima gara, Milutin Ivković sarebbe morto fucilato dai nazisti che avevano invaso il suo Paese, lasciandosi alle spalle una vera e propria leggenda. Era stato tra quei calciatori che avevano partecipato alla prima edizione della Coppa del Mondo, il primo europeo mai nominato in una formazione ideale dei Mondiali. Era uno dei migliori difensori d’Europa dell’epoca. Ed era, prima di tutto, un vero patriota.

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Josef Bican, il miglior realizzatore della storia del calcio

Erroneamente quasi la totalità degli appassionati di calcio è portata a pensare che il più grande goleador di tutti i tempi, il giocatore che più volte ha messo la palla in fondo al sacco, sia il brasiliano Pelé.

La “Perla Nera” è stato indubbiamente un grande campione, segnando un ragguardevole numero di reti, ma pur potendo vantare numerosi record non può vantare quello di miglior realizzatore della storia del calcio: questo titolo appartiene infatti ad un eroe purtroppo quasi completamente dimenticato, Josef Bican.

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Matthias Sindelar, la “Cartavelina” che il Nazismo non riuscì a piegare

“Giocava a calcio, e non seppe
della vita molto altro.
Visse, perché doveva vivere
di calcio e per il calcio” [1]

A vederlo fuori dal campo nessuno avrebbe mai pensato che fosse uno sportivo: alto, scheletrico, il volto infossato dava risalto a un bel paio d’occhi azzurri che sembravano finiti lì quasi per caso. Se ti mostrava il fianco quasi scompariva, tanto breve era la distanza tra la schiena e il petto, quella fragile intercapedine in cui sono contenuti il cuore e tutti gli altri organi vitali.

Se però nei dintorni c’era un pallone, potevi stare tranquillo che ti saresti inaspettatamente ricreduto. Perché quell’uomo dall’aspetto così bizzarro era, semplicemente, il più forte calciatore al mondo. Lo chiamavano “Der Papierene”, “Cartavelina”, per via del suo aspetto fisico. O anche “Il Mozart del Calcio”, per il fatto di essere austriaco e di aver saputo fare con un pallone quello che il grande Amadeus ha fatto con la musica.

Incantare.

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Alexandre Villaplane, da eroe a nazista

13 luglio 1930. Allo stadio “Pocitos” di Montevideo, davanti a un migliaio di spettatori, ventidue uomini stanno per dare inizio a uno degli appuntamenti fondamentali nella storia del calcio, i Mondiali FIFA. Non sono gli unici a dire il vero, visto che in contemporanea su un altro campo, il glorioso “Gran Parque Central”, anche Stati Uniti e Belgio si sfideranno.

Rimane comunque, quella che si svolge al “Pocitos” tra Francia e Messico, una partita storica: non solo una delle prime due del Mondiale, ma anche quella dove viene siglato il primo gol di sempre nella lunga epopea della Coppa del Mondo.

Lo sigla Lucien Laurent, operaio della Peugeot, e l’incontro termina 4-1 per gli europei. L’attaccante francese, tuttavia, pur essendo l’autore della storica rete, non è il protagonista della nostra storia. Per trovarlo bisogna andare qualche decina di metri indietro, arrivando fino al centrocampo. Ed eccolo, il nostro uomo: Alexandre Villaplane, centromediano metodista, capitano e leader dei francesi. Campione sopraffino dall’animo nero come la notte.

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Uruguay, 1933, Nacional contro Peñarol: la partita più lunga di sempre

Uno dei pezzi di storia più importanti del calcio sudamericano fu scritto in Uruguay nel 1934. Proprio mentre dall’altra parte dell’oceano l’Italia si apprestava – su ordine di Mussolini – a ospitare e vincere la seconda edizione della Coppa Rimet, a Montevideo andava concludendosi l’incredibile campionato uruguaiano del 1933.

Questo accadeva dopo quasi un anno, un ritardo dovuto ad un’incredibile serie di eventi che avrebbe portato le due squadre più importanti del Paese – il Nacional e il Peñarol, entrambe di Montevideo – a scontrarsi in una serie di gare che sarebbe passata alla storia, nella sua totalità, come “la partita più lunga di sempre”.

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Leônidas, il “Diamante Nero”

Quasi ogni calciatore sogna un giorno di giocare i Mondiali con la maglia del proprio paese. Infatti, quasi tutti i più grandi calciatori della storia sono stati protagonisti nella Coppa del Mondo, a lungo e forse anche a tutt’oggi la vetrina più importante che il calcio offra.

Eppure ci sono stati grandi calciatori che ai Mondiali non hanno lasciato il segno: alcuni per essere parte di un movimento calcistico incapace di offrire una Nazionale abbastanza competitiva, ed è il caso del gallese Giggs, del nord-irlandese Best, dello svedese Ibrahimovic, del liberiano Weah e di molti altri.

Il grandissimo Alfredo Di Stefano (da molti considerato il più grande calciatore della storia, più di Pelé e Maradona) giocò sia con la Spagna che con l’Argentina, ma senza lasciare traccia: per entrare nella storia ha però vinto 5 Coppe dei Campioni consecutivamente, trascinando un Real Madrid zeppo di campioni sul tetto del mondo.

Ma il giocatore di cui oggi vorrei raccontare qualcosa, sconosciuto ai più in quanto simbolo di quel calcio dei pionieri mai abbastanza conosciuto, pur avendo deluso con la sua Nazionale in ben due Mondiali, è riuscito in una edizione ad essere il capocannoniere del torneo.

E poi, per tutti quelli che lo conoscono, è stato colui che ha inventato la rovesciata. Parliamo di Leônidas da Silva, per tutti semplicemente Leônidas, il Diamante Nero.

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Arpad Weisz, la gloria e l’oblio

Un tempo buon giocatore di calcio, appesi gli scarpini al chiodo Arpad Weisz divenne il miglior allenatore d’Italia in un’epoca in cui la storia del calcio nel nostro Paese era ancora agli albori. Oltre a insegnare la tecnica fu il primo a introdurre una vera organizzazione tattica e lanciò un certo Giuseppe Meazza.

La sua conoscenza del gioco era tale che fu autore di un libro che ancora oggi, a ottant’anni di distanza, potrebbe suonare attuale ed essere utile ai tanti che parlano di pallone senza conoscerne la scienza esatta. Un personaggio che avrebbe meritato gloria e memoria eterna, ma che invece, improvvisamente, sparì letteralmente nel nulla. Inghiottito dalla follia dell’Olocausto.

Arpad Weisz, il rivoluzionario

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