Premi "Invio" per passare al contenuto

Tag: anni ’70

Anatoli Kozhemyakin, il tragico destino del “nuovo Streltsov”

Esiste forse per ognuno di noi un destino già scritto al quale non possiamo sottrarci? Quanto può incidere un attimo, un’indecisione, una scelta apparentemente semplice e banale, sulla nostra vita? Siamo realmente padroni del destino o semplici foglie in balia del vento?

Lascia un commento

Perugia 1979, trenta e lode

Dove nascondevate quello specchio?

Quello in cui ogni domenica riflettevate la vostra bellezza e restavate assorti, come rapiti da un estasi partorita da uno strano destino. Quello che sussurrava al vostro orecchio che eravate talmente attraenti da non dover rischiare di cedere al passo audace della gloria ma di limitarvi nella contemplazione dell’unicità del primato.

Lascia un commento

Gigi Meroni, ala di farfalla

L’arazzo sembra abbia i contorni particolarmente confusi e invece a guardarlo bene i fili che lo intrecciano sono fissati da una rara combinazione di bellezza e talento, dove la parola bellezza va strappata dalla stretta attualità per riportarla dentro la sua densità semantica primordiale, ossia nella grazia, in quelle note apparentemente dissonanti che regalano una melodia contro cui non può competere la più trionfante espressione del contemporaneo.

Lascia un commento

Robert Mensah, splendori e miserie del calcio africano

Kinshasa, 24 gennaio 1971, “Stadio 20 maggio”. Mancano ancora tre anni e mezzo alla sfida che vedrà protagonisti Muhammad Ali e George Foreman e che sarà ricordata come “The Rumble in the Jungle”, ma un altro episodio storico per lo sport africano va in scena nell’impianto, gremito in ogni ordine di posto per la finale di ritorno che assegna la sesta edizione della Coppa dei Campioni d’Africa.

A contendersi il trofeo nato nel 1964, come tre anni prima, i ghanesi dell’Asante Kotoko e i padroni di casa, i congolesi del TP Englebert. È in questo giorno che nasce la leggenda di uno dei più grandi portieri africani di tutti i tempi: Robert Mensah.

1 commento

La leggenda di Mokhtar Dahari, l’anima del calcio malesiano

È davvero difficile da credere, ma non molto tempo fa la storia del calcio ha scritto un capitolo importantissimo anche in Malesia. Al turista e appassionato che dovesse capitare dalle parti dello Stadium Merdeka (“Stadio dell’Indipendenza”), che ha ospitato la sua ultima partita internazionale addirittura nel 2001, potrebbe sembrare una leggenda locale e poco più.

Possibile che un impianto tanto piccolo, capace di contenere a stento 20.000 spettatori, un tempo ne ospitasse più del triplo e fosse noto per essere il più grande di tutto il sud-est asiatico? Possibile che un tempo, qui, i grandi campioni internazionali venissero a sfidare la Malesia senza la certezza di vincere giocando in pantofole?

È tutto vero. Un tempo, che oggi sembra lontanissimo ed è ovviamente sconosciuto ai giovani tifosi locali che seguono i campioni occidentali, le Harimau Malaysia (le “Tigri della Malesia”) erano l’orgoglio di un’intera nazione, che andava letteralmente in estasi ogni volta che vedeva scendere in campo i propri eroi.

Lascia un commento

Si chiamava Giuliano. Giuliano Fiorini (di Diego Costa)

Il cinno si presento’ alla Virtus con la borsa della Fratelli Rosselli e quella sua faccia strana, un po’ da vecchio, nonostante l’età. Il primo che conobbe, aspettando di cambiarsi, fu Piero Maini. Strani a volte i casi della vita. Giuliano, subito geniale, fu amato/odiato in rossoblu.

Piero era un attaccante nato ma fu battezzato ala tornante, dovette aspettare il momento del distacco definitivo col club professionistico per esprimersi come punta pura, a suon di gol, dal San Lazzaro al Sassuolo (dove ancora lo ricordano) passando per Castel San Pietro. Fiore a 17 anni era il monello irriverente che dribblava Bulgarelli in allenamento il giovedì. E proprio il Bulgaro, passata l’iniziale e superficiale irritazione, lo volle presto in prima squadra.

Lascia un commento

Il resto di Lipsia: storia degli “scarti” più forti di sempre

Accostare oggi le parole Lipsia (o Leipzig) e calcio (o fussball) porterà gran parte degli appassionati di pallone a pensare al RasenBallsport Leipzig, multimilionaria società calcistica di proprietà della nota multinazionale Red Bull che ha da poco guadagnato la promozione in Bundesliga, il massimo campionato di calcio tedesco.

Una squadra tanto moderna quanto poco romantica, contestata da gran parte dei vecchi tifosi locali. Ma quello che può sembrare un semplice “eccesso di nostalgia” per un calcio che non c’è più, nella città che nell’ottobre del 1813 fu teatro della famosa “Battaglia delle Nazioni”, nasconde in realtà radici ben più profonde.

Per ritrovarle bisogna fare un salto indietro nel tempo di oltre mezzo secolo, fino al 1963, quando un pugno di uomini che non godeva di alcuna considerazione fu capace di realizzare una delle imprese più clamorose nella storia del calcio.

Lascia un commento

Ascesa e caduta dei New York Cosmos

I New York Cosmos hanno rappresentato allo stesso tempo il meglio e il peggio di quello che è stato il calcio in America.

Inizio di “Once in a Lifetime (The Extraordinary Story of the Nw York Cosmos)”

Se oggi socchiude gli occhi, dimenticando per un momento di osservare i ragazzi che allena nella zona di Long Island e annusando invece semplicemente l’odore dell’erba, del campo, Werner Roth può tornare indietro nel tempo fino agli anni d’oro dei New York Cosmos e del “rock ‘n’ roll soccer”.

Lascia un commento

El Trinche Carlovich, storia del campione che non volle essere Maradona

“El Trinche Carlovich fu uno di quei ragazzi di quartiere che, da quando sono nati, hanno come unico giocattolo la palla. Tra lui e la palla c’era un rapporto molto forte.

La tecnica che aveva lo rendeva un giocatore completamente differente. Era impressionante vederlo accarezzare la palla, giocare, dribblare. Certamente durante la sua carriera non trovò risorse fisiche che si abbinassero a tutte le qualità tecniche che aveva.

Inoltre, sfortunatamente, nemmeno ebbe qualcuno che lo guidasse o comprendesse.”

4 commenti

Don Elias Figueroa e l’incredibile storia del “gol illuminato”

Il calcio, si sa, è anche magia. Soprattutto in Sudamerica, la terra delle leggende, di Abdón Porte, suicida in campo a causa del troppo amore per il Nacional, di Sócrates e della “Democracia Corinthiana”, di Carlos Caszely e della sua ribellione a Pinochet, di Garrincha, del Trinche Carlovich e di moltissimi altri campioni che hanno scritto la storia.

Tra questi, un posto nell’immortalità lo merita anche Elias Figueroa, favoloso difensore cileno attivo tra la fine degli anni  ’60 e i primi anni ’80 e capace, nel 1975, di segnare uno dei goal più leggendari nella storia di questo sport: “El gol illuminado”, il gol illuminato.

Lascia un commento

Robin Friday, il più grande calciatore che non avete mai visto

Un talento eccezionale, britannico, con un innato istinto autodistruttivo e problemi di dipendenza. Qualsiasi appassionato di calcio, di fronte a questi indizi, potrebbe fare istintivamente il nome di George Best, personaggio straordinario su cui sono stati scritti libri e girati film. Quasi nessuno, invece, penserebbe a Robin Friday, una specie di leggenda urbana del calcio che a differenza del più illustre collega non ha mai giocato in massima serie, figuriamoci vincere il Pallone d’Oro.

Eppure la sua storia, in qualche modo, è entrata comunque nel mito. Diventando una specie di cult tra appassionati grazie a uno splendido libro del 1998, “The Greatest Footballer You Never Saw”, che raccontava vita e imprese di questo eroe di provincia attraverso racconti e ritagli di giornale. La vita di una vera e propria rockstar di periferia, un campione che non riuscì a essere tale. O forse non lo volle, che importa. Questa è la sua storia. La storia di Robin Friday, “il più grande calciatore che non avete mai visto”.

4 commenti

Quattro storie di calcio e politica

Il calcio e la politica sono due cose molto diverse che però, nel corso del secolo di storia di questo sport, hanno avuto numerosi incroci.

I più famosi regimi del mondo hanno sempre visto infatti il calcio come un mezzo di propaganda, interferendo con esso. Queste sono quattro storie in cui la politica è entrata prepotentemente, spesso tragicamente, nella vita dei calciatori.

Lascia un commento
error: Content is protected !!