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Tag: anni ’90

“Maradona, il Pibe de Oro” – di Raffaele Nappi

3 luglio 1990: a Napoli si gioca la semifinale del Mondiale italiano, quello delle “Notti magiche”. Di fronte i padroni di casa azzurri e l’Argentina di Diego Armando Maradona. Non sarà una partita come tante altre, e in qualche modo segnerà la storia di questa competizione come poche altre gare. La spuntano i sudamericani, che annullano il “fattore campo” grazie all’amore smisurato che i napoletani hanno per Maradona, l’uomo dei miracoli e degli scudetti, che sentono più vicino a loro di quel Paese che spesso finisce per dimenticarsi dei problemi del meridione.

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Sheffield Wednesday, where to Find Owls

Una ventina di anni fa sono stato a Sheffield per un paio di giorni. Con Internet agli albori, che in tutta franchezza all’epoca associavo più a una partita di Coppa UEFA fra i nerazzurri milanesi e una modesta squadra olandese, conscio della scarsa pesantezza del mio portafoglio, mi imposi scelte dal pericolo subodorato, imbattendomi nel tipico, inevitabile, terribile, hotel inglese di quei lustri.

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Cinema nel Pallone: “Hooligans (I.D.)”

Inghilterra, primi anni ’90: Scotland Yard sospetta da tempo che, dietro i numerosi gruppi di hooligans che popolano gli stadi di calcio, vi siano organizzazioni criminali che, sfruttando la passione e il fanatismo dei tifosi, gestiscono a vari livelli anche criminalità e gruppi di estremismo politico. A finire nel mirino delle forze dell’ordine è in particolare lo Shadwell Town, squadra che gioca le sue partite in uno stadio soprannominato “Il Canile” e i cui tifosi, i “Dogs”, sono tra i più estremi e violenti al mondo.

Resasi presto conto che, condannando gli atti di violenza che sono ormai all’ordine del giorno dentro e fuori lo stadio, la polizia non farà che arrestare pesci piccoli e di poco conto – in un sistema che sembra rigenerarsi continuamente grazie alla popolarità del football – ecco allora che vengono scelti quattro agenti che tenteranno di infiltrarsi tra i tifosi, scalando le gerarchie fino ad arrivare ai vertici e produrre le prove necessarie per sconfiggere quella che è molto più di una Firm.

I quattro si trovano così protagonisti di un doppio gioco pericoloso, perché mentre si trovano a far sempre più parte di un mondo che abbina violenza e criminalità a straordinari valori di fede e fratellanza dovranno stare attenti a non farsi scoprire e, soprattutto, a non dimenticare chi sono e perché sono lì, in curva con i “Dogs”.

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Genoa, you are red and blue

Se qualcuno avesse dovuto dipingere Genova in quel momento, nell’attesa, col sole basso sul mare, avrebbe usato colori a olio per ottenere una pasta lucida e spessa allo stesso tempo.

Avrebbe mescolato il blu e il rosso in una tonalità intensa con cui avrebbe coperto tutto, ma schiacciando forte il pennello sulla tela, per separare le setole e lasciare lunghe strisce biancastre sporcate appena di colore. Allora avrebbe aggiunto ancora del rosso per sfumare quel cielo, assottigliarlo e dilatarlo fino a farlo scivolare lentamente in una tonalità meno accesa.

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Working Glass Hero : la favola di Jimmy Glass

“Eroe”, sostantivo maschile comunemente utilizzato per indicare una “persona che per eccezionali virtù di coraggio o abnegazione s’impone all’ammirazione di tutti”. Tutto avrebbe potuto immaginare, Jimmy Glass, tranne di arrivare a sentirsi ritratto in quel modo. Certo, come molti, anche lui covava questo sogno fin da piccolo, quando, inseguendo i miti dei più grandi attaccanti inglesi, si era avvicinato al calcio nelle partitelle tra amici.

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Il volo spezzato di Giuliano Maiorana

Molto spesso si è portati a credere che il calcio sia un sistema perfetto, capace di raccontare con le sue classifiche soltanto grandi verità. Un sistema dove se sei abbastanza bravo arriverai, e in caso contrario il motivo risiederà soltanto nel tuo talento, evidentemente non sufficiente.

Chi racconta queste storie spesso dimentica che il successo del football risiede invece proprio nella sua imprevedibilità, che il destino di una carriera dipende anche, come ogni aspetto della vita, dalla fortuna, dal caso.

Così come un palo o una zolla d’erba possono determinare l’esito di una partita o di un torneo, un infortunio può cambiare per sempre il futuro di un calciatore. È quello che accade a Giuliano Maiorana, straordinario talento la cui favola conquista l’Inghilterra a fine anni ’80 e che purtroppo però non avrà calcisticamente un lieto fine.

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Adrian Doherty, il quinto Beatle della classe del ’92

Adrian Doherty era l’ala destra del Manchester United giovanile che nel 1992 stupì tutta l’Inghilterra. Una squadra in cui spiccavano molti giovani talenti che avrebbero fatto le fortune dei Red Devils negli anni a venire. Nomi come i fratelli Gary e Phil Neville, difensori abili e versatili, il centrocampista Paul Scholes, un ragazzino rossiccio e asmatico che sarebbe diventato contro ogni pronostico uno dei più forti e completi interpreti recenti del ruolo.

L’ala sinistra era un tale Ryan Wilson, dotato di dribbling fulmineo e velocità pazzesca. Tutti ne parlavano un gran bene, in seguito avrebbe abbandonato il cognome e la nazionalità inglese del padre per prendere quelli della madre. Giggs. E poi c’erano David Beckham, che sarebbe diventato una stella non solo sul campo, uno dei giocatori più pagati e conosciuti al mondo, e l’ottimo mediano Nicky Butt. Tutti forti, fortissimi.

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Khalidi Al Rowaihi, l’eroe dimenticato dei “Figli del Deserto”

L’Arabia Saudita che vince il Mondiale. Il suo centravanti miglior marcatore del torneo. Succederà mai? È già successo. Precisamente nel 1989 in Scozia, durante la terza edizione del Mondiale FIFA Under-16: pochissimi dei 22 ragazzi che quel pomeriggio scesero in campo avrebbero poi davvero giocato a livello professionistico, visto che il passaggio al “calcio reale” spesso è una tagliola che spezza tante gambe, lasciando andare avanti solo chi davvero può diventare qualcuno. La storia del calcio è del resto piena di questi racconti.

Khalid Al Rowaihi ce l’avrebbe potuta fare. E non fu bloccato, come tutti gli altri, dall’impatto con il calcio “adulto”; né ebbe infortuni gravi o comportamenti fuori dalle righe tali da fargli perdere il treno giusto. Morì, semplicemente e tristemente, un giorno di metà marzo in Giordania, il Paese della madre. Un incidente in auto come purtroppo ne capitano tanti, il destino che implacabile decide – spesso capricciosamente – chi deve restare e chi se ne deve andare.

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Matt Le Tissier, Dio di provincia

Si può essere, tecnicamente, tra i primi dieci calciatori nella storia eppure non aver mai sfondato in Nazionale né giocato ad alto livello?

Si può, è esistito un calciatore che pur essendo stato dotato dalla natura di una classe infinita non ha saputo – o forse non ha voluto – farla fruttare al massimo.

Di lui rimangono i numerosi gol, tutti bellissimi, e giocate che così non se ne sono viste più. Una città intera sarà sempre ai suoi piedi, ricordando le magie di quello che tutti i tifosi locali consideravano un Dio.

Anzi, Le God.

Lui è forse il mio calciatore preferito di sempre, sicuramente un motivo validissimo per giustificare un amore per il calcio nato intravedendo le sue movenze e mai tramontato. Perché il football troverà sempre nuovi eroi, e di conseguenza nuovi anti-eroi, come fu questo calciatore tozzo e sgraziato ma con due piedi magici.

Ma nessuno sarà mai come lui.

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FLOP 11: I peggiori trasferimenti di sempre della Serie A

Vero che ormai nel calcio frenetico del 2000 le trattative tra i club durano tutto l’anno, ma è d’estate che il calciomercato impazza, è in quei giorni che i tifosi cominciano a sognare e a disegnare le proprie squadre.

Nel giorno della chiusura del calciomercato ho pensato (bene?) di stilare una mia personale classifica dei peggiori affari di calciomercato mai conclusi in Serie A.

Naturalmente è una classifica personale e scritta di getto, per cui sentitevi liberi di commentare e dire la vostra nella mia Pagina Facebook.

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La rapida eclissi di Billy Kenny jr., il “Gazza di Goodison Park”

“Può diventare il Gazza di Goodison Park!”

Con questo entusiasta e forse affrettato paragone Peter Beardsley, che sta concludendo la carriera all’Everton, risponde ai giornalisti che gli chiedono lumi sul giovane compagno Billy Kenny, esploso improvvisamente nel derby del Merseyside contro il Liverpool.

“Il Gascoigne di Goodison Park”. Un complimento importante se arriva da un nazionale inglese come Beardsley, e Gascoigne (siamo nel 1992) è il calciatore che va di più in Inghilterra al momento.

Aggiungeteci che l’oggetto di questo complimento è nato in città, tifa Everton e quello tra i “Toffees” ed il Liverpool non solo è il primo derby a cui prende parte, ma è proprio una delle sue prime gare in assoluto da professionista. Roba da montarsi la testa.

È quello che succede, infatti. E Beardsley si rivelerà fin troppo bravo come profeta, dato che Billy Kenny (Junior, per distinguerlo dal padre omonimo e già giocatore dell’Everton) finirà come Gascoigne senza però essere minimamente arrivato agli stessi livelli.

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Kazu Miura, altro che meteora

Il Dizionario Italiano definisce il significato di “Meteora”, quando si parla di artisti o uomini di sport, come “detto di persona che ha avuto grande fama per poco tempo”.

Per molti appassionati di calcio del Belpaese, Kazuyoshi Miura, primo giapponese a calcare un campo di Serie A, è stato una meteora: una fugace esperienza, appena una stagione al Genoa, e poi la scomparsa dai radar.

Molto si ironizzò su di lui e sulle sue presunte capacità tecniche, e prima dell’arrivo di Hidetoshi Nakata – il miglior calciatore proveniente dal Sol Levante mai visto – si continuò a pensare ai calciatori giapponesi come a delle vere e proprie macchiette, degli esaltati cresciuti con il mito di “Holly & Benji” senza una vera formazione tecnica.

Eppure per molti appassionati nipponici Kazu Miura è stato il più grande calciatore giapponese di sempre, e questa è la sua storia.

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