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Tag: calcio esotico

Eric Liddell: vita di un missionario scozzese a Tianjin

L’articolo che state per leggere è stato scritto da Nicholas Gineprini, autore del libro “Il Sogno Cinese 中国梦 Storia ed economia del calcio in Cina” e creatore del portale dedicato al calcio in questa particolare e pittoresca realtà “Calcio8Cina”: il consiglio è quello di seguire questo progetto per scoprire tanti dati e curiosità su un mondo calcistico così diverso e affascinante come quello cinese.

Nell’estate del 2018 alcuni tifosi del Tianjin Teda, si sono recati nella città di Weifang (provincia di Shandong) per assistere al match della propria rappresentativa giovanile valido per il campionato U17. Nulla di rilevante dal punto di vista della prestazione, ma assolutamente per quel che concerne la cultura sportiva. Tianjin e Weifang sono le due città che hanno segnato l’inizio e la fine della vita di Eric Liddell: scozzese, missionario, atleta olimpico, ma soprattutto un eroe per il popolo cinese e i supporters del Tianjin Teda.

Così un tifoso del Teda, Guanpeng Wang, uno dei fondatori del gruppo ultras Flying Tigers of Tientsin, scrive sui propri profili social.

Prima di andare a vedere la partita, sono stato al campo di concentramento di Weifang, con fiori blu e bianchi (i colori della mia squadra), ho scritto una lettera e portato una bandiera. Volevo dire grazie a Mr. Eric Liddell. Questo è il posto dove ci ha lasciati. Non tutti credono negli eroi, ma credo che Eric debba essere definito come tale.

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1867: la nascita del calcio in Cina (di Nicholas Gineprini)

Appassionato di finanza e geopolitica, Nicholas Gineprini è forse il più grande esperto in Italia sul calcio cinese, terreno dove ha trovato logicamente moltissimi punti di interesse. Per Urbone Publishing ha pubblicato nel 2016 “Il sogno cinese 中国梦 – Storia ed economia del calcio in Cina”, ha collaborato con numerose riviste cartacee e online e oggi ho il piacere di ospitarlo qui sul mio sito.

Potete seguirlo anche sul suo portale, Blog Calcio Cina.

La Cina è stata la culla primordiale del calcio.

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Lee Wai Tong, il Re del football cinese

Chissà se davvero un giorno si realizzerà il progetto che l’amico Nicholas Gineprini ben descrive nel suo libro “Il Sogno Cinese” e che prevede appunto uno sforzo da parte di federcalcio e governo cinesi per portare la nazione più popolosa al mondo in cima alla piramide calcistica entro il 2050.

Per adesso si tratta, appunto, soltanto di un sogno: nonostante possa contare su oltre un miliardo di abitanti, infatti, la Cina non ha mai potuto contare su undici bravi calciatori.

Questione di cultura, di passione, sono innumerevoli i motivi per cui il football non ha mai attecchito, e ancora oggi sono molti i dubbi su quale sarà la reale passione della popolazione, vero motivo di successo nel calcio più dei miliardi e di assi stranieri strapagati ma certamente non altrettanto motivati a lasciare un segno.

Certo è che, se il successo arriverà sarà necessario, più di tutto, ricordare un passato che seppur poco glorioso ha comunque avuto un lampo di speranza, un eroe che ispirò tanti giovani, una meteora che illuminò a giorno la notte cinese.

Il suo nome era Lee Wai Tong.

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SITI NEL PALLONE: Blog Calcio Cina

La Cina è, oggi più che mai, vicina. Calcisticamente parlando, infatti, siamo ormai in un’epoca di trasformazione, che forse non piacerà a tutti ma con cui, specialmente alla luce delle recenti acquisizioni in Italia di Inter e Milan, sarà bene imparare a fare i conti. A capire, soprattutto: perché questo sta succedendo, chi sono i nuovi padroni del vapore, cosa ci riserva un futuro che è già presente.

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La leggenda di Mokhtar Dahari, l’anima del calcio malesiano

È davvero difficile da credere, ma non molto tempo fa la storia del calcio ha scritto un capitolo importantissimo anche in Malesia. Al turista e appassionato che dovesse capitare dalle parti dello Stadium Merdeka (“Stadio dell’Indipendenza”), che ha ospitato la sua ultima partita internazionale addirittura nel 2001, potrebbe sembrare una leggenda locale e poco più.

Possibile che un impianto tanto piccolo, capace di contenere a stento 20.000 spettatori, un tempo ne ospitasse più del triplo e fosse noto per essere il più grande di tutto il sud-est asiatico? Possibile che un tempo, qui, i grandi campioni internazionali venissero a sfidare la Malesia senza la certezza di vincere giocando in pantofole?

È tutto vero. Un tempo, che oggi sembra lontanissimo ed è ovviamente sconosciuto ai giovani tifosi locali che seguono i campioni occidentali, le Harimau Malaysia (le “Tigri della Malesia”) erano l’orgoglio di un’intera nazione, che andava letteralmente in estasi ogni volta che vedeva scendere in campo i propri eroi.

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L’ultimo doppio passo di Law Adam (con Carlo Perigli)

“Un altro, ne vogliamo vedere un altro!”. Il pubblico di Surabaja si agita e grida, invoca un altro colpo del suo idolo, vuole nuovamente strofinarsi gli occhi di fronte a quella maledetta diavoleria.

In campo, in quelle che di lì a poco smetteranno di chiamarsi Indie Orientali Olandesi, per prendere il nome di Indonesia, il 15 maggio del 1941 c’è solo un’amichevole tra Thor e Anasher, due squadre locali, ma il pubblico giunto per vedere la partita è quello delle grandi occasioni.

Ma non c’è da stupirsi, d’altronde il calcio rappresenta uno svago importante in tempi che iniziano a farsi complicati. Dicono che la guerra, che già da qualche anno sta devastando l’Europa, si stia per estendere anche nel Pacifico.

Quel che ancora non sanno però, è che la loro città diventerà il luogo chiave della lotta per l’indipendenza indonesiana. “Kota Pahlawan – la città degli eroi“ – questo il soprannome che potrà sfoggiare quando il colonialismo verrà sconfitto.

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La prima volta dell’Isola di Pasqua

Miguel Ángel Gamboa, nella vita, ne aveva viste davvero tante. Attaccante di buon livello in uno dei periodi forse peggiori nella storia del calcio cileno – fu nella spedizione che partecipò ai Mondiali di Spagna del 1982 – in patria era arrivato a vestire le maglie di Colo Colo e Universidad de Chile ma era in Messico che si era ritagliato uno spazio importante, giocando con Tecos, Club América e Deportivo Neza.

Appesi gli scarpini al chiodo mai avrebbe pensato di allenare, né tanto meno di ritrovarsi a farlo dove sbarcò nell’estate del 2009, autentico pioniere in uno dei Paesi più singolari del mondo: l’Isola di Pasqua.

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Kaz Patafta, l’uomo oltre il calciatore

Nel 2006 sulla panchina della Nazionale australiana siede uno dei più grandi santoni del calcio moderno, l’olandese Guus Hiddink. L’obbiettivo, con il Mondiale tedesco alle porte, è quello di preparare una squadra che possa non solo ben figurare, ma che abbia anche prospettive nel futuro. Per questo alla rosa dei “socceroos” vengono aggiunti cinque giovani, considerati i migliori del Paese: non andranno al Mondiale, ma allenandosi con i “grandi” faranno un’esperienza che sarà utile nel proseguio delle loro carriere e magari aiuterà anche il calcio australiano ad emergere.

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Paulino Alcántara, la prima stella del Barcelona

Quando lasciò questo mondo, il 13 febbraio del 1964 all’età di 67 anni, Barcelona lo pianse come un figlio e come un eroe nonostante la sua fosse stata una vita con moltissimi lati oscuri.

Abissi in cui era sprofondato una volta appesi gli scarpini al chiodo, quando quello che una volta era l’eroe del “Camp de Les Corts” – “casa” del Barcelona prima del Camp Nou – si era ritrovato ad essere un fedele servitore di Francisco Franco, il “Generalissimo” che dominò la Spagna dal 1939 fino al 1975, anno della sua morte.

Prima di arruolarsi al servizio di Franco, prima di partecipare attivamente alla Guerra Civile Spagnola insieme al battaglione fascista Flechas NegrasPaulino Alcántara era stato un calciatore, il migliore mai visto in un campo spagnolo.

Un attaccante straordinario che univa tecnica e potenza a una ferocia caratteriale senza pari, quella che gli permetteva di scontrarsi con difensori molto più grandi di lui senza alcuna paura e di calciare con violenza inaudita – e con immancabile, chirurgica, precisione – il pallone in fondo alla rete.

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Sait Altınordu, il più grande “uomo squadra” di sempre

Con la conclusione della prossima stagione, quella 2015/2016, Francesco Totti concluderà la sua stagione numero 24 con la maglia della Roma. Una striscia incredibile, che gli permetterà di raggiungere icone come il pioniere inglese Bob Crompton, che si distinse a inizio secolo con il Blackburn Rovers, e i ben più noti Paolo Maldini e Ryan Giggs, leggende rispettivamente di Milan e Manchester United.

Una striscia da record? Quasi. Ancora tre stagioni ed ecco che “Er Pupone” potrà dire di avere raggiunto colui che guida la classifica dei calciatori che più a lungo si sono identificati con un solo club. Il suo nome? Sait Altınordu, turco, professione difensore, che fu per ben 27 stagioni bandiera inossidabile dell’Altınordu Spor Kulübü.

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Dong Fangzhuo, dalle stelle alle stalle

Forse non tutti sanno che anche in Cina si gioca a calcio, e da quasi mille anni. È infatti attorno addirittura al 1500 A.C. che si attribuisce l’invenzione, nel Celeste Impero, del Cuju (o Tsu’ Chu), sport che mirava a infilare un pallone di cuoio ripieno di piume e capelli femminili dentro un sostegno mediante l’uso esclusivo dei piedi.

Il fatto che poi il Paese, dai tempi della Rivoluzione di Mao, sia rimasto abbastanza chiuso al resto del mondo non ha certo favorito lo sviluppo del calcio moderno, solo recentemente venuto alla ribalta grazie al Guangzhou che ha avuto tra i suoi protagonisti Lippi, Diamanti e Gilardino.

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Panajot Pano, il più grande calciatore albanese di tutti i tempi

Il più grande calciatore albanese di tutti i tempi è considerato all’unanimità la mezzala Panajot Pano, maestro di tecnica e in patria considerato un campione unico, capace agli occhi dei suoi numerosi tifosi di rivaleggiare persino con Pelé e Maradona.

Nato nel 1939 a Durazzo e di origini greche, Pano cominciò nelle giovanili del 17 Nëntori di Tirana come portiere, ma ben presto scoprì di trovarsi molto più a suo agio nella parte opposta del campo, trasformandosi in una mezzala offensiva tecnicamente dotata e capace sotto porta.

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