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Tag: meteore

Jean Chera, il sogno infranto del “nuovo Pelé”

Immaginate cosa significhi avere il mondo del calcio ai vostri piedi a soli 15 anni. Di essere nel mirino dei migliori club del pianeta fin da bambini, momento in cui avete iniziato un percorso che per molti, sicuramente, vi porterà a ripetere le gesta dei più grandi campioni di tutti i tempi. E poi, in un attimo, di perdere tutto: il talento che vi rendeva speciali, l’amore per uno sport che vi ha quasi immediatamente dimenticati. È questo quello che è successo a Jean Chera, nome oggi quasi completamente dimenticato ma che un tempo non troppo lontano veniva definito addirittura “il nuovo Pelé”.

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Sadick Adams, polvere di stella

La storia del calcio, da sempre, viene scritta dai grandi campioni. Nomi diventati famosi in tutto il mondo, osannati da milioni di persone, capaci di imprese straordinarie. Talenti naturali, che quasi sembrano nati per esaltare le folle. Nella maggior parte dei casi, fin da giovanissimi, vengono definiti dei “predestinati”. Come se appunto fosse stato il fato, e nessun altro, a tracciare il loro percorso verso la grandezza.

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Alípio, quello che doveva essere l’erede di Cristiano Ronaldo

Oggi che il Real Madrid sogna con i nuovi giovanissimi fenomeni brasiliani Vinicius e Rodrygo a qualcuno viene in mente il nome di Alípio, giovane talento che il club preferì nel 2009 a un certo Coutinho e che addirittura era stato definito come l’erede di Cristiano Ronaldo.

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Mario Jardel, il bomber incompreso

Il calcio è pieno di storie in cui a un’ascesa che sembra inarrestabile segue una fragorosa, immediata, caduta: una delle più incredibili ha il volto di un bomber brasiliano che nel giro di un’estate passò da essere il miglior centravanti d’Europa a un clamoroso carneade. La carriera di Mario Jardel può essere divisa in due capitoli: un prima, che racconta l’esplosione in patria a suon di reti, le affermazioni con Vasco da Gama e Gremio – con cui vince una Coppa Libertadores da capocannoniere.

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Cesarino Grossi, primo eroe di Bari

11 dicembre 1999: Eugenio Fascetti decide di far esordire il diciassettenne Antonio Cassano  durante un Bari-Lecce che i biancorossi perdono per 1 a 0. Un esordio come tanti? Mica tanto, il ragazzo ha talento e si farà – anche se non compiutamente – e infatti la settimana successiva umilia la difesa dell’Inter e il libero e campione del mondo francese Laurent Blanc segnando un goal strepitoso.

È nata una stella, ma non è certo la prima. La prima stella del Bari fu Cesare Grossi detto Ninì, straordinario talento che negli anni ’30 avrebbe infiammato il pubblico dello “Stadio della Vittoria” prima di andare incontro a una morte tanto prematura quanto misteriosa.

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Kaz Patafta, l’uomo oltre il calciatore

Nel 2006 sulla panchina della Nazionale australiana siede uno dei più grandi santoni del calcio moderno, l’olandese Guus Hiddink. L’obbiettivo, con il Mondiale tedesco alle porte, è quello di preparare una squadra che possa non solo ben figurare, ma che abbia anche prospettive nel futuro. Per questo alla rosa dei “socceroos” vengono aggiunti cinque giovani, considerati i migliori del Paese: non andranno al Mondiale, ma allenandosi con i “grandi” faranno un’esperienza che sarà utile nel proseguio delle loro carriere e magari aiuterà anche il calcio australiano ad emergere.

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Freddy Adu, “from Hero to Zero”

U.S.A., 4 ottobre 2005

In America esce il nuovo capitolo del videogioco di calcio più famoso del mondo, “FIFA ’06”. In copertina, per il mercato yankee, troneggia Ronaldinho, idolo del Barcelona e che sarà a fine anno Pallone d’Oro. Al suo fianco due giovani talenti continentali: il messicano Omar Bravo e il ghanese, ma ormai a tutti gli effetti americano, Freddy Adu.

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Dong Fangzhuo, dalle stelle alle stalle

Forse non tutti sanno che anche in Cina si gioca a calcio, e da quasi mille anni. È infatti attorno addirittura al 1500 A.C. che si attribuisce l’invenzione, nel Celeste Impero, del Cuju (o Tsu’ Chu), sport che mirava a infilare un pallone di cuoio ripieno di piume e capelli femminili dentro un sostegno mediante l’uso esclusivo dei piedi.

Il fatto che poi il Paese, dai tempi della Rivoluzione di Mao, sia rimasto abbastanza chiuso al resto del mondo non ha certo favorito lo sviluppo del calcio moderno, solo recentemente venuto alla ribalta grazie al Guangzhou che ha avuto tra i suoi protagonisti Lippi, Diamanti e Gilardino.

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Marco Macina, quello più forte di Mancini

Quando l’estate finisce, forse, Marco dà un’occhiata distratta ai giornali e ricorda i tempi in cui era una stella del calcio. Ricorda gli esordi, il suo nome su quelle pagine, ricorda le estati delle grandi attese e quelle delle delusioni. O forse no, forse al pallone preferisce non pensarci proprio più, per dimenticare quello che non è stato ma poteva essere, se solo “se”. La storia di Marco Macina è quella di tanti, troppi giocatori dimenticati.

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Mateja Kežman, il fu bomber

Quando si è ritrovato a calciare il rigore valido per il terzo posto nella Asian Challenge Cup, Mateja Kežman deve essersi chiesto come potesse essere finito così in basso.

Si parla infatti di una coppa di poca importanza e di un terzo posto che il “suo” South China, compagine di Hong Kong, stava giocandosi con il Guangzhou R&F, “cugina minore” della ricca squadra allenata in passato anche da Marcello Lippi e Fabio Cannavaro.

Quando il tiro è finito fuori, ecco che il centravanti serbo deve aver capito che basta, era finita. E infatti pochi giorni dopo ha annunciato il suo ritiro. Una fine ingloriosa per un attaccante che nei primi anni del 2000 aveva fatto parlare di se in tutta Europa per la sua media-gol impressionante.

Dopo essere esploso nel Partizan Belgrado, infatti, Kezman era stato acquistato dagli olandesi del PSV Eindhoven, che prima di lui avevano lanciato nel calcio che conta gente come Romàrio e Ronaldo.

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Denílson, il giullare che sembrava Garrincha

A vederlo palla al piede puntare l’avversario e ridicolizzarlo con finte e controfinte degne del grandissimo Garrincha, mai qualcuno avrebbe potuto pensare che quel puro fenomeno fosse soltanto pittoresco, un bell’orpello da esibire qualche minuto ma da mettere da parte quando la partita si fa importante e servono calciatori e non giocolieri.

Perché questo fu Denìlson, un giocoliere, eppure talmente fenomenale che per anni tutti gli appassionati di calcio non hanno smesso di sperare che diventasse anche un calciatore.

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Adriano, l’Imperatore spodestato da se stesso

Chiedi chi fu Adriano Leite Ribeiro.

Chiedi e qualcuno ti dirà che per un periodo, un breve ma intenso periodo, lo si sarebbe potuto considerare il miglior centravanti al mondo senza timore di bestemmiare.

Perché se Ronaldo, O Fenomeno, era stato giocatore capace di spaccare in due la storia, evoluzione dei grandi campioni del passato con un fisico potente e scattante, Adriano sembrava essere giovanissimo la stessa evoluzione di Ronaldo, al quale cedeva il passo in termini di classe pura ma che poteva persino superare in potenza.

Il suo sinistro potente e preciso era il terrore di ogni portiere, il fisico scultoreo esaltava i tifosi dell’Inter, capaci finalmente di ritrovare un campione dopo la partenza del loro idolo, Ronaldo appunto.

E invece tutto finì forse nel momento più bello, quando il mondo era ai piedi di questo ragazzone che grazie al talento era riuscito a sfuggire alla difficile vita di una favela di Rio de Janeiro. La fama, i soldi, improvvisamente si ritorsero contro un ragazzo buono e ingenuo, vittima di se stesso e dei suoi demoni e che da anni è letteralmente scomparso dal mondo del calcio.

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