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Tag: sud america

Carlos Kaiser: vera storia di un falso calciatore

Per più di 20 anni Carlos Kaiser è stato un calciatore professionista, senza però averne le capacità o scendere mai davvero in campo. La foto più famosa che lo ritrae, in cui è appoggiato al palo di una porta mentre sorride indossando la maglia dei francesi dell’Ajaccio, ha fatto il giro del mondo. E riassume perfettamente la sua incredibile vita, talmente ricca di menzogne da nasconderle anche in mezzo ad altre menzogne.

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Dall’urlo del Maracanà alla morte per strada: la tragica parabola di Valdiram

La morte del 36enne Valdiram Caetano de Morais, che viveva ormai da tempo per strada e il cui cadavere fu ritrovato all’alba del 20 aprile 2019 con i segni di un pestaggio durato ore, per la polizia di Rio de Janeiro avrebbe potuto essere una delle tante che purtroppo accadono ogni anno nei quartieri più pericolosi della metropoli brasiliana. E in effetti era così. Ma con un particolare: quel nome, molti anni prima, era stato sulla bocca di tutti gli appassionati di futebol.

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Jean Chera, il sogno infranto del “nuovo Pelé”

Immaginate cosa significhi avere il mondo del calcio ai vostri piedi a soli 15 anni. Di essere nel mirino dei migliori club del pianeta fin da bambini, momento in cui avete iniziato un percorso che per molti, sicuramente, vi porterà a ripetere le gesta dei più grandi campioni di tutti i tempi. E poi, in un attimo, di perdere tutto: il talento che vi rendeva speciali, l’amore per uno sport che vi ha quasi immediatamente dimenticati. È questo quello che è successo a Jean Chera, nome oggi quasi completamente dimenticato ma che un tempo non troppo lontano veniva definito addirittura “il nuovo Pelé”.

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La leggenda di Eurico Lara, “Stella Immortale”

Protagonista assoluto nella storia del calcio, il Brasile nel corso degli anni è stato capace di raccontare agli appassionati centinaia di storie straordinarie. Quelle dei grandi campioni che hanno infiammato gli stadi nel momento in cui il gioco è diventato fenomeno planetario sono note più o meno a tutti, mentre molte altre restano a disposizione di chi ha tempo e voglia di scoprirle.

E anche se la storia di Eurico Lara potrebbe appartenere ai classici racconti che contraddistinguono questo sito che narra storie di uomini e di calcio, per la maggior parte di nicchia, la verità è che in Brasile questa è conosciutissima. Una vera e propria favola popolare, romantica e dal finale tragico.

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Alípio, quello che doveva essere l’erede di Cristiano Ronaldo

Oggi che il Real Madrid sogna con i nuovi giovanissimi fenomeni brasiliani Vinicius e Rodrygo a qualcuno viene in mente il nome di Alípio, giovane talento che il club preferì nel 2009 a un certo Coutinho e che addirittura era stato definito come l’erede di Cristiano Ronaldo.

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José Leandro Andrade, “la Meraviglia Nera”

In principio fu Montevideo, in principio fu l’Uruguay. Il luogo dove si svolsero i primi Mondiali di sempre, datati 1930; la squadra che per prima alzò al cielo la Coppa Rimet.

Una compagine che univa classe e forza. La prima rappresentata da un attacco di artisti quali El Vasquito Pedro Cea, el Divino Manco Castro e Héctor Scarone, soprannominato el Gardel del fútbol per la sua eleganza infinita; la seconda sintetizzata nella durezza e nella tenacia di capitan Nasazzi, el Gran Mariscal, leader di una difesa a tratti insuperabile.

Tra difesa e attacco lui, José Leandro Andrade, mirabile sintesi di tutte le qualità che possono servire per creare il calciatore perfetto: fisico, eleganza, capacità di trattare la sfera e abilità nell’essere ugualmente efficace in entrambe le fasi di gioco.

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Harry Welfare, da spirito libero a idolo Fluzão

Nonostante il calcio moderno, soprattutto dopo la sentenza Bosman del 1995, sia ormai in gran parte un incredibile mix di culture diverse da loro – tanto che non ha quasi più senso parlare di identità calcistiche nazionali o di “stranieri” – il futebol brasiliano appare ancora oggi un mondo a sé, dove i “non brasiliani”, calciatori o manager, appaiono autentiche mosche bianche.

Merito di un Paese, il Brasile, che ha milioni di cittadini e che sforna talenti a getto continuo anche per via di una passione che spesso si trasforma in vera e propria religione. Un fattore che spinge i tanti club che fanno parte della CBF (la Confederação Brasileira de Futebol) a preferire, anche per motivi economici, la coltivazione delle promesse indigene all’acquisto di calciatori stranieri che magari, poi, poco sanno del calcio brasiliano e che faticherebbero ad ambientarcisi.

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“Juan” John Harley, o della nascita del calcio in Uruguay

Nella storia secolare del calcio vi è un antico detto: “Se gli inglesi hanno inventato il football, gli scozzesi hanno insegnato al mondo come questo andava giocato”. Si tratta di un’affermazione che può sembrare pomposa, ma che in realtà è del tutto veritiera.

Se è innegabile che il nostro amato gioco abbia preso forma e sostanza a Londra nella metà dell’800, infatti, è impossibile negare che i primi maestri della tattica siano stati gli uomini delle Highlands, teorici del primo stile di gioco organizzato, il passing game, e abili a superare prima e influenzare poi il modo di giocare di coloro che, forse a torto, si ritenevano i maestri.

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Julinho, il brasiliano dal cuore viola

“Un’ala può arrivare a Julinho, non oltre”.

Nella sua lunga carriera, che lo aveva visto affermarsi come uno dei più grandi centromediani dell’epoca – escluso dalla Nazionale di Pozzo due volte mondiale solo perché “troppo bravo” – Fulvio Bernardini di fenomenali esterni d’attacco ne aveva visti, basti pensare a nomi come “Mumo” Orsi o Carlo Reguzzoni. Nessuno però superiore a Júlio Botelho, Julinho, il campione brasiliano che il buon Fuffo indicò ai dirigenti del club che stava allenando, la Fiorentina, nell’estate del 1955.

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Sergio Livingstone “El Sapo”, la storia del più grande portiere cileno mai esistito

Per qualcuno è stato il miglior portiere della storia del calcio.

E anche se il nome di Sergio Livingstone non viene ricordato al pari dei più famosi Lev Jašin, Américo Tesorieri, Ricardo Zamora e Dino Zoff, leggendo i racconti di chi ha assistito alle partite in cui questo straordinario portero cileno risulta facile comprendere perché negli anni ’40 qualcuno potesse dire che il più grande guardiano dei pali di sempre fosse cileno.

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Jaguaré Bezerra de Vasconcelos, i racconti incredibili di “Araña Negra”

A Marsiglia, il portiere brasiliano Jaguaré Bezerra de Vasconcelos se lo ricordano molto bene. Uno dei primi idoli del club, personaggio eccentrico e abile tra i pali al punto da guadagnarsi il soprannome di “El Jaguar“, Vasconcelos in Francia ci era arrivato dopo una vita a dir poco avventurosa, che dal natio Brasile lo aveva portato in Europa alla ricerca di soldi e fama.

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Obdulio Varela, “El Negro Jefe”

Di una scuola calcistica che univa classe sopraffina e grinta feroce, Obdulio Varela fu perfetto rappresentante di quest’ultima qualità.

Centromediano metodista, era tanto ruvido e aggressivo quando la palla era agli avversari quanto elementare e grezzo quando la sfera se la ritrovava tra i piedi.

Quello che lo rendeva un campione era però il carisma, un carattere da leader di poche parole e molti fatti che ne fece il naturale capitano del Peñarol e dell’Uruguay che si apprestava a tornare – da imbattuto – sulle scene dei Mondiali dopo ben vent’anni.

Una naturale tendenza al comando che gli fece guadagnare il soprannome di El Negro Jefe (“Il Capo Nero”) a causa del colore della sua pelle e la somiglianza nel modo di giocare con il mitico Jefe Nasazzi, capitano dell’Uruguay Campione del Mondo nel 1930.

Aveva trentatré anni quando si svolsero i Mondiali in Brasile; aveva vinto tre campionati uruguaiani e una Copa Amèrica nel 1942 con la Nazionale, e con il passare degli anni aveva preso a interpretare il suo ruolo in modo più difensivo, un libero ante litteram, un difensore capace di impostare più che un vero e proprio centromediano metodista.

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