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Tutto calcio che Cola #01 – Onore a Messi, il Maradona del nuovo millennio

663 partite giocate e 506 reti segnate; primatista di gol segnati in un’edizione della Champions League; 33 triplette in carriera; 4 Champions League vinte, 26 trofei sollevati in totale fino ad oggi; titolare nel Barcelona dall’età di 18 anni, stessa cosa nell’Argentina di cui è il capitano; 5 volte Pallone d’Oro, unico nella storia; il tutto a 27 anni e mezzo nel momento in cui scrivo. Eppure, girovagando per Internet, è possibile trovare ancora qualcuno che non riconosce la grandezza di Leo Messi, e sono le volte in cui capisco che forse, scrivere di calcio, è una causa persa.

L’assegnazione del Pallone d’Oro 2015 a questo straordinario campione, un dono per chi ama il calcio senza se e senza ma, ha portato almeno da noi la solita incomprensibile scia di polemiche basate sul niente, espressione gretta di di quel malcontento e di quella frustrazione che ormai purtroppo permea buona parte della nostra popolazione, purtroppo anche in situazioni ben meno frivole di quelle pallonare. Ma siamo qui per parlare di calcio, e allora parliamone: Lionel Messi, nell’ultima stagione, ha segnato 43 reti in 38 partite in quello che a dispetto di chi ama raccontarsi favole è un campionato ben più competitivo del nostro, abbinandole a 5 reti in 6 gare in Coppa del Re. Ha vinto il Mondiale per Club, prima ha vinto naturalmente la Champions League, torneo che raggruppa le squadre più forti del pianeta, segnando 10 reti in 13 partite. Questa competizione, per dirla tutta, l’ha vinta in quattro occasioni, un record che per ora condivide con Xavi e Iniesta ma che da qui a fine carriera è presumibile pensare migliorerà ulteriormente.

Sarebbe interessante sapere, a questo punto, come si possa ancora affermare che “in Italia però farebbe fatica”, a meno che non si sia una di quelle pagine satiriche che si esaltano su chi fa partire un crociato al primo dribbling subito; sarebbe interessante sapere secondo quale logica il Levante sarebbe inferiore al Verona che non ha ancora vinto una partita in questo campionato, secondo quale logica il Real Madrid sarebbe inferiore (con tutto il rispetto) a Napoli e Inter, secondo quale logica un campione che ha segnato praticamente ad ogni squadra che ha affrontato e che gioca nel campionato che ha espresso il 70% delle vittorie dell’ultimo decennio calcistico dovrebbe trovarsi in difficoltà contro le difese di Carpi, Frosinone e Palermo ma anche Fiorentina, Sassuolo, Milan. Leggo che qualcuno sostiene che senza i compagni che ha non avrebbe mai vinto quello che ha vinto, ed è un ragionamento tanto logico quanto sterile: da sempre nel calcio i campioni vincono quando vengono circondati da altri campioni.

Si dirà che Maradona riuscì a vincere lo Scudetto al Napoli da solo, e sebbene sia un ragionamento in parte ingiusto per chi comunque corse per lui ci si può anche stare. Ma Maradona era Maradona, unico ed inimitabile, e il fatto di non averlo eguagliato in questo non dovrebbe scalfire minimamente la grandezza di un ragazzo che ha praticamente riscritto la storia del calcio. Si può forse dire in modo sprezzante che “però Maradona e Pelé” parlando di Messi? Anche se fosse riconosciuto inferiore a certi miti questo cosa significherebbe? Forse che se non sei grandissimo ma non il più grande tra i grandissimi non vali niente? Onestamente non capisco questo cercare sempre lo scontro, il contrasto, l’odio in questo meraviglioso sport che è il calcio. A cui Messi neanche doveva giocare, visti i problemi patiti da bambino, problemi risolti dal Barcelona al quale si è legato a filo doppio in una di quelle bellissime storie d’amore che più che il calcio va avanti e più diventano rare, e più ne lamentiamo l’assenza (“non ci sono più bandiere”) e più quando questo accade siamo pronti a cercarne il lato sporco fino ad inventarcelo. Oh, si, viene pagato lautamente – prima che qualcuno mi dica che non è una storia d’amore per questo si ricordi che parliamo del calcio milionario e di professionisti, che il calcio piaccia o no è un lavoro e che nessuno di noi lavorerebbe gratis – ma allo stesso tempo ha ripagato il Barcelona, che non a caso da quando c’è lui è tornato ad essere il club più forte al mondo. E poi chiariamoci, se cambiasse squadra questa non gli riconoscerebbe forse un lauto stipendio?

Il Pallone d’Oro, per quel che conta, è un premio strameritato da questo giocatore straordinario, più forte dei pregiudizi che da sempre accompagnano i “piccoletti” e più forte dell’odio e dell’invidia dei tanti che non perdono occasione per ricordare come “però non ha vinto il Mondiale”, come se il Mondiale fosse un’opportunità per tutti, una cosa logica, e non una sfida che si può vincere o perdere e che comunque Leo ha perso in finale appena nel 2014. Grandissimi campioni del passato il Mondiale non lo hanno vinto, penso di primo acchito a Puskas, Van Basten, Cruijff, Di Stefano, Giggs (che neanche lo hanno giocato) e poi ancora Baggio, Maldini, Batistuta, Platini. E mi piacerebbe sapere se chi dice queste atrocità culturali ritiene i giocatori che ho appena citato migliori o peggiori di gente come (con tutto il rispetto, naturalmente) Karembeu, Guivarc’h, Barone e Iaquinta. Quando leggo questa storia di “però non ha vinto il Mondiale”, credetemi, spero sempre intimamente che chi scrive sia soltanto un bimbo in cerca di attenzione e che butti lì una boiata scientemente, consapevole che di boiata si tratta, soltanto per leggersi divertito i commenti di chi lo invita alla ragione. Un comportamento ridicolo, indubbiamente, ma senz’altro uno scenario migliore del pensare che certa gente ridimensioni uno come Messi semplicemente perché non ha vinto il Mondiale o “non si è mai misurato con il campionato italiano”. Seriamente?

Tutti siamo stati bambini, tutti abbiamo avuto il proprio idolo calcistico e tutti lo avremmo esaltato su tutti. Poi però si cresce, è naturale ed è necessario visto che si guadagnano diritti come il voto – per dirne uno – ed ecco quindi che sarebbe necessario, superati i 14 anni (e già sono largo) cessare di essere dei fanboys di un campione sportivo e cominciare a vedere certi personaggi con un giusto occhio critico e una giusta oggettività. Non capisco cosa speri di ottenere chi sui social commenta sostenendo Cristiano Ronaldo – che è fortissimo, ma nel 2015 è stato inferiore – e sminuendo uno come Messi, che certo non ha vinto tutto quello che ha vinto ed è nella posizione in cui è per caso. Chi scrive trova ridicole persino le questioni di “ha vinto di più la mia squadra”, figuriamoci quelle su un giocatore, neanche si parlasse di ragazzine col poster di Tom Cruise in “Top Gun” in camera. A queste persone non posso che rivolgere un augurio: crescete, che se credete che il calcio vi piaccia figuratevi che bellezza sarà quando ne capirete, anche.

Giro di boa e prime pagelle

Il campionato ha concluso il suo girone d’andata, un momento dunque ideale, a metà del cammino, per esprimere i primi giudizi. L’ho già fatto nel mio punto sulla Serie A uscito ieri, qui diciamo che riassumo ed estremizzo alcuni concetti: per la retrocessione direi che il Verona è spacciato, il Carpi quasi mentre sul Frosinone due spiccioli me li giocherei, anche se ancora fatico ad individuare chi potrebbe prenderne il posto. Forse il Palermo che è una polveriera e dove Zamparini sta incredibilmente riuscendo a complicare una situazione che sembrava chiara e ormai definita: troppo forti per retrocedere  e troppo deboli per correre per l’Europa, i rosanero sembravano ormai destinati a recitare un ruolo da comprimari in Serie A. E forse è questo che non piace al presidente, uomo che vive di passioni forti nel bene e nel male e che prima di rassegnarsi alla mediocrità ha provato a mescolare le carte: via (ingiustamente) Iachini, via Ballardini, ecco il nome che non ti aspetti, Guillermo Barros Schelotto, da noi praticamente (purtroppo) sconosciuto a molti ma leggenda del calcio argentino quasi alla pari di personaggi come Martin Palermo e Riquelme. L’amico Andrea Bracco ne parla assai bene in un suo editoriale che vi consiglio di leggere, vedremo però se avrà tempo e modo di lavorare come vuole. Scorrendo verso l’alto la classifica ecco il Milan, delusione per molti ma non per me visto che il calciomercato impone di spendere ma anche di spendere bene, poi la Fiorentina che forse ha avuto la colpa di volare inizialmente troppo in alto rispetto alle sue possibilità illudendo parte di una tifoseria che non vuole capire che lo Scudetto è nel 2016 – purtroppo, visto che tifo viola – affare per piazze più importanti dal punto di vista mediatico e soprattutto economico. Scudetto che purtroppo penso sarà appannaggio della Juventus, e dico purtroppo non per un odio tra tifoserie che superata la pubertà fatico a comprendere, ma perché sarebbe effettivamente bello se presentasse alternanza tra i propri vincitori: i bianconeri sono troppo forti sulla carta, Napoli e Inter sono – con modalità diverse – ottime realtà ma le vedo – per motivi diversi – una spanna dietro nonostante la classifica attuale che vede gli azzurri in testa. Poi per carità, il campionato è ancora lungo, i pronostici sono fatti per essere sbagliati e c’è di mezzo un calciomercato che potrebbe anche cambiare alcuni equilibri. Potrebbe, per cui mi raccomando, andiamoci piano prima di condannare De Laurentiis nel caso non arrivino Iniesta o Messi: ricordiamoci che situazione viveva il Napoli prima dell’arrivo del presidente e teniamo presente che parliamo comunque di una delle realtà attualmente più importanti del panorama calcistico italiano.

Iturbe, il Calciobidone 2015 e i guai della Roma

calciobidone2015-ufficiale-slideshowIn radio, prossimamente, parleremo anche dei problemi della Roma con chi senz’altro ne sa più di me e potrà fornire un quadro più completo ed esaustivo sul crollo per certi versi inspiegabile di una delle squadre più attrezzate della nostra Serie A. L’amico Cristian Vitali di Calciobidoni.it, che abbiamo avuto come ospite fisso nel mese di dicembre, ci ha informati che Juan Iturbe ha vinto il “Calciobidone 2015”, una sorta di Pallone d’Oro al contrario destinato allo straniero più deludente del nostro campionato e che ironicamente è andato proprio a chi veniva definito un possibile erede di Messi, impegnato nello stesso momento a ricevere quello vero. In effetti Iturbe – strappato alla Juventus e pagato oltre 20 milioni di euro – ha deluso non poco in giallorosso, giocando poco e male e segnando la miseria di 3 reti in un anno e mezzo. Non solo Iturbe, comunque, tra gli errori di Sabatini: al terzo posto ecco Doumbia, al quarto il bollitissimo Ashley Cole, mentre in tanti già indicano Dzeko come prossimo papabile vincitore. Così come i rigori li sbaglia chi li tira anche gli acquisti vengono sbagliati da chi li effettua, è una legge naturale del calcio e sarebbe ingiusto ricordare gli errori senza ricordare altre belle operazioni, ma la verità è che tra errori e successi il saldo delle ultime stagioni pende sempre più verso i primi, segnale evidente che forse la rosa giallorossa è quella che è. E allora siamo davvero sicuri che i problemi verrebbero risolti allontanando Garcia?

Tre uomini e un pallone: ricominciamo

A proposito di radio vorrei ricordarvi che domani sera ricomincia la trasmissione radio da me ideata e che conduco insieme agli amici Fabio e Gabriele su RadioCanale7, una web-radio che in Toscana può essere ascoltata anche sul Digitale Terrestre al canale 710 e che altrimenti potete sentire in streaming sul sito. Ogni mercoledì dalle 22,30 ci divertiamo a fare una chiacchierata lunga 90 minuti con ospiti vari: blogger, giornalisti, scrittori, opinionisti e amici. Come nello stile di “L’uomo nel pallone” si tratta di chiacchiere non faziose, che spaziano dall’attualità agli aneddoti del passato, e l’invito è quello di seguirci puntata per puntata o sulla pagina Facebook del programma, dove troverete di volta in volta i vari estratti.

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