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Quali Europei dobbiamo aspettarci – Tutto calcio che Cola #07

Ho pensato di rivolgere tre domande a diverse personalità del calcio sul web un parere su quello che dobbiamo aspettarci dai Campionati Europei 2016 cominciati ieri sera e cosa questi riserveranno all’Italia. Hanno partecipato Agnese Priorelli (ColpoDiTacco), Andrea Dalmasso (Il mio calcio libero), Carlo Perigli (Storie del Boskov), Dario Ronzulli (Radio Sportiva), Emanuele Marlia (Agente FIFA), Giacomo Peron (Calcio da Dietro), Gianmarco Galli Angeli (TuttoCalcioEstero.it) e Yuri Dell’Aquila (vocegiallorossa.it). Ecco a voi i loro pensieri sulla questione.

Quali sono secondo voi le favorite per la vittoria finale agli Europei? E quali le possibili ‘outsider’?

Priorelli: Tutte tranne l’Italia. Ma l’Italia potrebbe essere l’outsider. Passare il girone sarebbe già un bel passo… ma chi ci crede!

Dalmasso: Davanti a tutti io metterei la Francia. L’assenza di Benzema è pesante, ma la rosa può contare comunque su fior di campioni: da Pogba a Griezmann, passando per Coman. I Bleus non sono l’unica compagine a poter contare su fuoriclasse di questo livello, certo, ma credo che il “fattore campo” potrebbe essere il valore aggiunto dei Galletti. Basti pensare a quanto accadde nel 1998, l’ultima volta in cui i nostri cugini d’Oltralpe ospitarono una grande manifestazione calcistica. Per questo, io metto la Francia davanti a tutte le altre pretendenti al titolo: Spagna, Germania, Inghilterra, Belgio, tanto per citare le nazionali più quotate. Per quanto riguarda il ruolo di “outsider”, io vedo nella Croazia una possibile sorpresa del torneo (ammesso che di sorpresa si possa parlare, visti i campioni che il CT Cacic ha a disposizione). I croati non rientrano nel novero delle favorite, secondo i bookmakers, ma la rosa è forte e completa in ogni reparto: io li terrei d’occhio.

Perigli: La Germania resta la nazionale da battere, la Francia ha formato un bel gruppo e gioca in casa, e poi c’è la Spagna, che nonostante la fine del ciclo 2008-2012, non è certo da sottovalutare. Aggiungerei il Belgio, che per organico ha ben poco da invidiare alla altre, anche se potrebbe soffrire il peso delle aspettative. Attenzione alla Croazia, il girone non semplicissimo può essere un modo per prendere consapevolezza dei propri mezzi. Voglio spararla grossa: sono curioso di vedere l’Islanda. Quasi sicuramente non arriverà in fondo, ma credo che se ne parlerà molto.

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Ronzulli: Impossibile non considerare la Germania per storia, tradizione, tecnica e duttilità tattica. La Francia è padrona di casa e bisogna inserirla quasi di default anche per il talento che ha a disposizione: ma deve togliersi di dosso la pressione del risultato e capire quanto sia affidabile la difesa. La Spagna è in una fase ibrida tra rinnovamento e conferma della vecchia guardia ma bisogna mettere anche lei tra le favorite. L’Inghilterra non ha mai avuto così tanto bel materiale umano a disposizione negli ultimi anni: non so però se Hodgson sia l’uomo giusto per trarne il meglio. In definitiva non c’è una squadra che si presenti ad Euro2016 senza punti di domanda ma comunque non uscirei da queste quattro. Come outsider terrei d’occhio la Croazia e la Polonia, che non ha solo Lewandowski.

Marlia: La prima favorita di questo Europeo è prevedibilmente il paese ospitante: la Francia. Guidata da un tecnico preparato come Deshcamps, la nazionale francese si presenta alla competizione con un organico che vede Paul Pogba tra le sue stelle più brillanti e pronto a mettersi in mostra davanti al pubblico di casa. Un’altra possibile favorita è indubbiamente la Germania di Low. Gli attuali campioni del mondo in carica arrivano all’europeo con un organico giovane e futuribile. Top player in ogni reparto, con qualche sbavatura, se si vuole essere pignoli, nel riparto difensivo. Ultima favorita che mi sento di indicare è la Spagna. L’attuale campione d’Europa uscente non può non essere indicata tra le favorite. Anche in questo torneo la scelta della rosa è compito ben semplice per Vicente Del Bosque, che può andare a pescare in una realtà sportiva, che non smette mai di sfornare talenti eccezionali. Tra le possibili outsider ci sono la Svizzera, Belgio ed un’Inghilterra, che potrebbe far dimenticare le tante occasioni disattese. 

Ireland v England - International Friendly

Peron: Domanda molto più complicata di quello che possa sembrare. In questo Europeo, per un motivo o per l’altro, le tradizionali favorite d’obbligo non sono poi così imbattibili, mentre in maniera simmetrica tutte le altre hanno alzato il loro livello. Da una parte questo è causato dall’inarrestabile globalizzazione del calcio: praticamente ogni nazionale, anche quelle i cui campionati sono di basso livello, può vantare talenti emigrati, spesso in giovane età, nei migliori campionati europei, dove hanno potuto migliorare ed acquisire esperienza. Poi ci sono i fattori contingenti: infortuni e/o periodi di transizione, che risultano in un rimescolamento delle carte in tavola che non è detto i CT riescano a districare. Tutto questo rende il classico gioco del pronostico ancora più aleatorio, fermo restando che, per ragioni puramente statistiche, una delle grandi deluderà le aspettative uscendo magari non ai gironi, dove è veramente difficile, ma agli ottavi contro una squadra meno quotata. La mia favorita è la Francia padrona di casa, che ha forse l’organico più talentuoso, soprattutto per merito di Pogba e Payet, ha un centrocampo muscolare, anche se paga dazio in difesa con la coppia Koscielny-Rami, non esattamente affidabile. Spagna e Germania sono due incognite, che possono fare il botto come floppare alla grande (vale a dire non andare oltre i quarti, sia chiaro), perché non è semplice la quadratura del cerchio e non è detto si riesca a trovarla in tempo. Una mina vagante può essere l’Inghilterra più talentuosa vista da almeno un ventennio, nonostante Hogdson in panchina, s’intende. Il Belgio invece non mi convince più di tanto, nonostante le grandi qualità di cui dispone è spesso risultata una squadra sterile, tutto dipenderà dallo stato di forma di Hazard e dall’inserimento di Nainggolan, uno dei pochi in grado di spaccare veramente le partite. Tra le “piccole” cito la Repubblica Ceca, squadra talentuosa ed organizzata, la Svezia che intorno ad Ibra sta rinnovando molto, l’Ucraina dove vedremo consacrarsi Stepanenko e Kovalenko e non sottovaluterei il Portogallo dove attorno a CR7 si sta accendendo più di una luce. Non concordo con i molti che invece indicano la Polonia come “la sorpresa”. Nonostante l’attacco stellare, dietro c’è troppa poca esperienza, penso si fermeranno agli ottavi, a meno di un accoppiamento molto favorevole.

Galli Angeli: Credo che la Germania resti la squadra da battere anche in questa kermesse continentale: il gruppo che ha meritatamente trionfato in Brasile due anni fa, non solo è confermato (eccezion fatta per Lahm) ma si è anche rinnovato grazie a giovani già pronti a giocare ad alto livello. Lo schema di gioco di Loew esalta tutti i suoi interpreti e il gruppo sembra assai coeso: ai nastri di partenza li vedo molto più preparati di Francia, Inghilterra, Belgio e Spagna. I padroni di casa hanno una squadra decisamente forte e votata all’attacco ma la retroguardia scricchiola molto e questo può risultare decisivo; lo stesso discorso lo ritengo applicabile alla squadra allenata da Roy Hodgson mentre vedo gli iberici più completi ma meno preparati alla competizione dei tedeschi. Il Belgio invece ha alcuni problemi sulle fasce e nonostante la grande qualità non lo vedo ancora pronto per vincere la competizione.

Dell’Aquila: Su tutte vedo favorite Francia e Inghilterra: i primi hanno ricostruito una rosa, seppur con l’assenza di Benzema e le numerose defezioni in difesa, in grado di tenere botta per tutto il torneo, i secondi hanno dalla loro l’annata formidabile di alcuni elementi cardine (Alli, Vardy, Kane su tutti) ma si dovrà vedere se abbiano sparato tutte le cartucce nell’incredibile rush finale in campionato o abbiano una riserva di energia per questa competizione.

Germany v Austria - EURO 2012 Qualifier

Detto che ad ogni convocazione la lista dei 23 è passibile di critiche, siete d’accordo con i 23 scelti da Conte? Chi avreste cambiato?

Priorelli: Ha portato il meglio che c’era… (oddio l’ho scritto davvero?!). Unica cosa che non ho capito è perché ha lasciato a casa Bonaventura, che è un jolly e ha disputato un buon campionato, considerando con che squadra giocava. Non ho altro da aggiungere vostro onore… anche perché rischierei di essere linciata per la mia “ostilità contiana”. La difesa è l’unica certezza, anche se Bonucci e Chiellini in azzurro diverse ca***te le hanno fatte. Il centrocampo poteva essere migliore con Verratti e Marchisio, ma anche io potevo essere 180 centimetri e avere gli occhi verdi, quindi bisogna accontentarsi di quello che si ha: Motta, De Rossi, Giaccherini, Sturaro (ok basta, non ce la faccio a scriverli tutti). Gli attaccanti sono pieni di volontà ma poco incisivi, sono più CANIni. Diciamo che “si impegnano ma non sono bravi”, al contrario di come si dice a scuola.

Dalmasso: Penso che le convocazioni di Conte siano state ipercriticate. Giusto puntare sul blocco Juve, tra i più ermetici d’Europa, in difesa, giusta secondo me anche la scelta di inserire Thiago Motta tra i 23: l’italo-brasiliano è tra i pochi giocatori azzurri ad avere esperienza a certi livelli. Se Blanc, in una squadra stellare come il PSG non ha quasi mai rinunciato a lui un motivo ci sarà. Capitolo attacco: sebbene non presenti fuoriclasse di primo livello, mi sembra ben assortito e dotato della giusta “fame”. Uno solo l’appunto che mi sento di fare al nostro CT: io un posto per Bonaventura lo avrei trovato.

Perigli: Conte ha fatto il ragionamento che fu tanto caro a Sacchi nel 1994: prima il tipo di gioco, poi i giocatori più adatti per esprimerlo. Così, come Sacchi guardava al suo Milan (e fece fuori gente come Bergomi, Vierchowod e Vialli), Conte guarda alla sua Juve. Preso per buono questo ragionamento, i giocatori rispecchiano fedelmente l’idea del ct. Ma la domanda è la stessa che ci facevamo 22 anni fa: è possibile far giocare una Nazionale come un club? E per di più, aggiungo io, senza Roberto Baggio?

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Ronzulli: È una lista coerente con l’idea di calcio che Conte vuole proporre. Avrei fatto uno sforzo per trovare un punto di incontro tra quello che chiede il CT e quello che può offrire Jorginho (in sostituzione di Thiago Motta che non critico in assoluto ma non mi pare adatto a questa Italia). Si è detto tanto di Pavoletti: però l’attaccante del Genoa è un uomo d’area quasi solitario, meno associativo di Pellè e Zaza, ed è per questo che non è stato portato. Conte ha fatto le convocazioni con una logica che può piacere o meno ma c’è. L’impressione è che se partiamo bene possiamo prendere fiducia e fare strada.

Marlia: È molto complicato rispondere a questa domanda, proprio per i motivi da te presentati. Personalmente credo che Conte, anche in quest’ occasione, si sia comportato da allenatore di club e non da commissario tecnico della nazionale. Ha prediletto gli uomini utili per il suo modulo, non quelli atleticamente più preparati per la competizione o quelli esplosi nell’ultima stagione. Fatta questa premessa necessaria sono allora condivisibili gli uomini scelti da Conte, che indubbiamente ha lasciato a casa giocatori di talento come Jorginho, Bonaventura e Pavoletti.

Peron: Prima di andare a vedere le cose nel dettaglio, penso sia importante fare il quadro generale della situazione. In questo momento storico, ma in generale quasi sempre nella storia calcistica italiana, siamo stati una di quelle nazioni in cui i valori dei singoli giocatori non si discostavano granché dal livello medio degli “azzurrabili”. Non siamo cioé una nazione in cui troviamo un gruppetto di giocatori di alto profilo imprescindibili attorno a cui sistemare un po’ di paccottiglia mediocre, come possono essere attualmente il Galles, la Polonia o l’Uruguay. Che poi il livello medio fosse più alto nel 2002 e nel 2006 che oggi penso sia più che pacifico, ma su questo Conte ha poca influenza. Questo per dire che il compito del CT in un paese come l’Italia non è tanto di costruire la squadra per Tizio o per Caio, quanto piuttosto di scegliere un approccio e selezionare i giocatori più funzionali a quell’approccio. Conte lo conosciamo e le partite vuole giocarsele alla morte, in generale con un 3-5-2 tremendamente meccanico e codificato, con compiti ben definiti per tutti che non è semplice trasmettere nel mesetto di preparazione all’Europeo. Per questo ha fatto tutte le scelte più criticate: Ogbonna come vice-Bonucci perché sa già cosa deve fare avendo giocato in quel modo nella Juventus, Motta e Sturaro e non Jorginho e Bonaventura, Immobile ed Eder e non Pavoletti. Dopo la partita con la Finlandia in tanti si lamentano di Thiago Motta perché non gioca in verticale, ma il fatto è che Motta non ha mai fatto nulla di diverso. Al PSG quest’anno ha giocato solo 0,5 passaggi chiave a partita (passaggi che portano il compagno al tiro) e solo 0,1 palle filtranti a partita. Conte queste cose le sa, ma quello che gli interessa non sono tanto questi dati quanto il 92,5% di passaggi completati. Motta è lì per far girare il pallone da una parte all’altra del campo, perché giocando col 3-5-2 contiano spesso non c’è una profondità proficua allo sviluppo del gioco, ed è quindi necessario cercare spazio sull’esterno e muovere la difesa avversaria. Jorginho è un regista meno conservativo, abituato sì ad un contesto molto dinamico, ma anch’esso molto codificato (Sarri è noto per sfruttare moltissimo lo strumento dell’11vs0 in allenamento). Conte secondo me, oltre che della sua struttura fisica non imponente, non si fida anche della sua capacità di adattarsi a una situazione completamente diversa da quella che, solo in questa stagione, ha permesso a Jorginho di esprimersi su alti livelli. Per quanto riguarda gli altri nodi, Bonaventura credo fosse più in ballottaggio con Giaccherini che con Sturaro, nel ruolo di mezzala di qualità, mentre il giocatore della Juve avesse un posto assicurato come il “falciatutto” da mandare in campo gli ultimi quindici minuti per mantenere il risultato. Invece la mancata convocazione di Pavoletti credo sia sempre stata fantacalcio. Nel ruolo di punta fisica ha sempre giocato Pellé, peraltro destreggiandosi bene, e convocare al suo posto uno alla sua prima vera stagione da titolare in A, in un Genoa mediocre, per giunta esordiente in nazionale, sarebbe stato il vero errore. Eder ci può stare come seconda punta tecnica, al di là del suo scarso rendimento nell’Inter, perché può dare qualcosa che altrimenti non dà nessuno: la capacità di proteggere palla, girarsi e portarla su per 30 metri dopo un calcio d’angolo. Ha meno qualità di Insigne, ma più esperienza e più impatto fisico. Immobile mi lascia invece più perplesso ma, essendo sempre o quasi stato parte del gruppo, la sua chiamata come quinta punta ci sta per come Conte ha gestito la sua nazionale, cercando di ibridare la nazionale con un club. Penso che in generale il CT abbia fatto scelte sensate e coraggiose, seguendo la sua idea di gioco, senza voler per forza includere tutti, poi se arriviamo ai quarti è tanto perché abbiamo poco talento, ma di quello dovrebbero preoccuparsi Tavecchio, Rivera e Tisci, più che il CT della nazionale. 

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Galli Angeli: Sono decisamente convinto delle scelte operate dal mister ma mi tengo giusto un paio di riserve: una a centrocampo ed una in attacco. Le scelte di Conte seguono il gioco che lui ha voglia di esprimere e quindi capisco le assenze, ciò nonostante avrei portato uno tra Jorginho e Bonaventura e Pavoletti. Il napoletano poteva essere un ottimo regista, mentre il milanista una mezz’ala di alto livello capace anche a giocare sull’esterno: è stato scelto Sturaro, giocatore che apprezzo molto, e credo che il CT abbia avuto le sue ragioni. Mi stupisce di più la scelta di non portare Pavoletti, unico vero finalizzatore tra gli attaccanti Azzurri: Pellè è una torre e al suo fianco gioca una seconda punta, secondo me il genoano poteva risultare decisivo per le partite che non si riuscivano a sbloccare. Fiducia a Conte, incondizionata.

Dell’Aquila: Le critiche più feroci da parte degli addetti ai lavori si sono incentrate sulle assenze di Acerbi, Bonaventura, Jorginho e Pavoletti, a parte quest’ultimo (che avrebbe meritato un posto ai danni di Eder o Immobile) a mio avviso gli altri calciatori non avrebbero spostato molto gli equilibri di una squadra piuttosto scarsa; a prescindere dagli interpreti serviranno cuore e polmoni piuttosto che la tecnica, quindi vanno bene più o meno tutti.

Giampiero Ventura è l’uomo giusto per il dopo-Conte? Da chi o cosa dovrà ripartire?

Priorelli: Sì, potrebbe essere l’uomo giusto. Le mie perplessità sono due: l’età, ha 70 anni e quindi, diciamo, che non è un investimento per il futuro, non è un progetto a lungo termine, e il fatto che non ha mai allenato “una big”. Però come persona mi piace e potrebbe portare essere utile per “addestrare” i giovani. Come direbbero gli esperti deve ripartire dai giovani: Verratti, Bernardeschi, Donnarumma, Romagnoli… insomma, trovare il meglio e sfruttarlo al massimo. Il problema è trovarlo…

Dalmasso: Sì, secondo me Ventura è l’uomo giusto, la scelta ideale per la nostra nazionale, visto il momento storico che il nostro calcio sta attraversando. Di campioni non ne abbiamo (o meglio, ne abbiamo pochi, pochissimi rispetto al passato), quindi sarebbe stato inutile affidare la panchina dell’Italia a un semplice selezionatore. Serviva un Allenatore: la A maiuscola non è messa a caso. Serviva un uomo in grado di insegnare calcio, in grado di far crescere i nostri giovani, e in questo Ventura è un maestro: gli ultimi cinque anni al Toro ne sono la dimostrazione. Non ha esperienza internazionale, non ha esperienza nel gestire i campioni, ma come ho già detto, di campioni veri, in Italia, ne abbiamo davvero pochi. Credo che Ventura debba ripartire dai nostri giovani: non perché la “linea verde” va di moda, ma perché è l’unica via percorribile per far ripartire il nostro calcio. E il “materiale umano” sul quale lavorare non manca: con i vari Perin, Sportiello, Romagnoli, Rugani, Verratti, Bernardeschi, Berardi e Belotti si intravede una buona ossatura per l’Italia del futuro.

Perigli: La lunga carriera di Ventura ci consegna una certezza: il mister di Genova sa valorizzare il capitale umano a disposizione come pochi altri. L’Italia deve accettare il passaggio – forse momentaneo – da selezione di grandi nomi a Nazionale operaia. Ecco, in questo senso Ventura può essere il capo cantiere perfetto.

Ronzulli: Non è solo questione di CT ma di progettualità, che è totalmente assente in federazione. Ventura non ha la bacchetta magica e non avrà all’improvviso una generazione di fenomeni: certo avrà Verratti e Berardi, certo punterà su Rugani. Ma quello che manca è la visione su un lungo periodo, quella che ha portato paesi come Germania e Belgio a sorpassarci.

Marlia: È un allenatore esperto e capace di lavorare con i giovani. Quanto fatto nelle ultime stagioni è sotto gli occhi di tutti, sia il bene che il male. Come scelta è da condividere, ma attenzione a reputarlo “un uomo di federazione” disposto ad una eccessiva condivisione di idee con altri soggetti nominati dalla Federazione stessa. Credo che ripartirà, come normale che sia, dai suoi pupilli del Torino assieme ad un mix di giovani emergenti e giocatori esperti, fondamentali per lo spogliatoio. Il suo compito più importante, ancora prima di raggiungere i risultati sul campo, sarà quello di dimostrarsi un ottimo selezionatore. E sotto questo punto di vista mi sento abbastanza fiducioso.

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Peron: La scelta di Ventura è razionale e conservativa, oggettivamente c’erano pochi altri tecnici italiani che rappresentassero un’alternativa valida, e si è inserita una persona comunque di una certa caratura mediatica e morale, che dovrebbe perlomeno portare una ventata di pacatezza al movimento nazionale. Scelta positiva, per me, quindi. Tuttavia, penso che mai come questa volta si sia persa un’occasione. So che quanto sto per dire è un’eresia qui da noi, ma mai come in questo momento si poteva pensare ad un CT straniero. Giusto per fare due nomi di gente libera in questo momento: Marcelo Bielsa e Jorge Sampaoli. Penso che un personaggio del genere avrebbe fatto bene a tutto il nostro movimento, tremendamente a corto di cultura sportiva anche tra addetti ai lavori, soprattutto nei settori giovanili e nel mondo dilettantistico, ovvero le fondamenta su cui si regge tutto quello che seguiamo in TV. Un CT con questa impronta di gioco propositiva, mobile, tattica intesa come imperniata sulle scelte dei calciatori, sarebbe stata il perfetto esempio per il mondo iperconservatore e sparagnino della formazione giovanile, dando l’impulso per una vera modernizzazione dei contenuti proposti ai giovani calciatori in fieri. Ovviamente, avere Bielsa come maestro sarebbe stato un plus anche per quei giovani dal cui lancio non si potrà più prescindere nel prossimo ciclo azzurro. Da El Shaarawy in giù (in Italia consideriamo un ’92 ancora un giovane, riflettiamoci), abbiamo una serie di ragazzi tecnici, atleticamente prestanti e tatticamente maturi pronti a portarci finalmente nel calcio degli anni ’10. Purtroppo qui in Italia c’è la convinzione di avere i migliori allenatori del mondo, fatto vero con buona approssimazione, ma siamo i migliori nell’adattarsi, non nel proporre, ed è in questo che avremmo bisogno di un ripassino allo stato attuale delle cose.

Galli Angeli: Sono veramente entusiasta della scelta fatta da Tavecchio: mesi fa pronosticai un Gianpiero Ventura nuovo CT e quando è stato annunciato non posso nascondere di essere stato felice: credo sia l’uomo giusto per far integrare i giovani promettenti alla Nazionale maggiore, l’ex allenatore del Torino è da sempre molto bravo a far crescere i suoi ragazzi e può essere la spinta giusta per vedere una selezione decisamente più talentuosa di questa. Magari non la riuscirà a vedere neanche lui ma tra 3-4 anni secondo me apprezzeremo molto i frutti del suo lavoro. 

Dell’Aquila: Allenatore adatto alla pochezza di un sistema che anno dopo anno vede l’abisso sempre più profondo.


Questi dunque i pensieri di alcuni autorevoli amici del web. Per quanto mi riguarda credo che la Francia potrà arrivare molto avanti e temo che l’Inghilterra deluderà come sempre – temo, perché amo il calcio inglese. Favorite? Germania e Spagna, che vedo in netta ripresa: l’Italia potrà dire la sua se le gambe la sorreggeranno, Conte ha giustamente scelto gli uomini che reputava più adatti e in forma consapevole che in un mese anche la Grecia può diventare campione d’Europa. Reputo infine Ventura un’ottima scelta visto il momento del nostro calcio, un allenatore elastico e con molte idee bravo soprattutto a crescere i giovani, la nostra ultima speranza di riscossa in vista del Mondiale del 2018.

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