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“Un assist per morire”, un viaggio noir nella parte oscura del calcio

A Torino un ragazzo di soli 17 anni si è ucciso, gettandosi dalla finestra del palazzo dove abitava. Non si trattava di un ragazzo qualsiasi, ma di Mark Andreani, talento cresciuto nella Juventus e che era venuto a farsi le ossa nella Sanpa, piccola realtà cittadina con grandi ambizioni: punta al professionismo, ha alle spalle forti investitori, si è specializzata nell’affiancare ad alcuni giocatori “di categoria” molti talenti in cui le grandi squadre hanno smesso di credere.

Era questo il caso di Mark Andreani, troppo gracile per la Serie A nonostante un talento da predestinato e rapidamente cresciuto in muscoli e rapidità nella sua amaramente breve esperienza alla Sanpa. Un miglioramento sospetto, che induce il sostituto commissario Massimo Brandi, della Squadra Mobile, a guardare più a fondo nella vicenda. C’è qualcosa che non va, questo il poliziotto lo sa: quello che non sa è che sta per cominciare un lungo e torbido viaggio nella parte più oscura del calcio dilettantistico, solo in apparenza più puro e genuino di quello cosiddetto mainstream

Noir e pallone? Si può!

Non è affatto facile mescolare cronaca nera e pallone in un romanzo, o perlomeno non lo è per tanti scrittori abituati a occuparsi di una o dell’altra cosa. Ben diverso è il discorso se si parla di Andrea Monticone, giornalista torinese classe 1972 che in carriera si è a lungo occupato di cronaca nera e in possesso anche di una spiccata passione e conoscenza della materia calcistica.

Ci siamo incontrati a Milano, il 10 giugno, quando entrambi abbiamo partecipato al “5° Torneo Italian Connection”, raduno dedicato ai tifosi italiani di squadre estere: la sua passione per l’Arsenal è enorme e ben si evince anche dal badge e dalla postfazione che accompagnano “Un assist per morire”, che parlano della genuina passione degli “Italian Gooners” di cui fa parte.

Andrea ci accompagna in questo oscuro viaggio nell’inferno (vero e proprio) del calcio dilettantistico con un uso sapiente della scrittura, degna di uno sceneggiatore di livello. Arriviamo così a immaginare le scene, i personaggi, a empatizzare con loro e anche ad averli tutti sempre ben presenti in testa mano a mano che il libro prosegue.

Il vecchio e saggio portiere e capitano Pat Fornero, indeciso se crescere o continuare a sognare nonostante i quarant’anni; il cinico e disincantato commissario Brandi, omosessuale dichiarato e uomo tutto di un pezzo, deciso a scoprire la verità, a grattare la superficie; il giovane e talentuoso Mark, i sogni spezzati da un gioco più grande di lui. Questi sono solo alcuni dei personaggi che l’autore ci presenta, quelli che posso citare senza rovinarvi la sorpresa, ma c’è ovviamente molto di più.

Personaggi che vivono di vita propria

Ci sono ad esempio i resoconti degli interrogatori, che riga dopo riga svelano una realtà sconcertante. E poi ci sono le canzoni che Pat passa in radio, ultimo romantico tanto tra i pali quanto nel ruolo di DJ, colme di citazioni e di suggestioni. Questi elementi fanno sembrare “Un assist per morire”, più che un vero e proprio romanzo, addirittura una sceneggiatura già pronta, una sceneggiatura di sicuro impatto.

È davvero notevole l’uso che Monticone fa della narrazione, svelando mano a mano che l’opera prosegue ma senza mai farlo del tutto se non nel finale, lasciando intuire, supporre, facendo salire immancabile quel senso di disgusto di chi vuole credere che il calcio sia solo uno splendido gioco ma sa che è molto di più, a qualsiasi livello.

“Un assist per morire” è un libro che si divora in pochi giorni, che presenta personaggi così ben delineati che è quasi un dispiacere rendersi conto di essere arrivati in fondo. Ed è un libro coraggioso, su quel lato malato del calcio che poco piace ai mass media – tranne quando si tratta di marciarci sopra – e che rischia di avere poco appeal anche sul mercato editoriale. Non è un libro per tutti, insomma, ma chi lo acquisterà non se ne pentirà, e anzi si troverà a ringraziare la piccola quanto coraggiosa Golem Edizioni per avergli dato la luce.

“Un assist per morire”, un libro non per tutti

Nata nel 2013, Golem Edizioni pubblica libri che spaziano dal giallo classico al noir, dal fantasy all’horror, dalla saggistica alla pura narrativa. “Un assist per morire” è in definitiva un giallo noir su un lato del calcio malato, dove regnano opportunismo e malaffare, un lato del calcio di cui tanti, troppo spesso, fingono di ignorare l’esistenza. Non Andrea Monticone, non il sostituto commissario Max Brandi, che pagina dopo pagina permetteranno al lettore di capire che i sogni, a volte, richiedono spaventosi compromessi. E possono costare carissimo.

“Ma il vero spettacolo è quel fantasista con la maglia numero 17. È alto poco più di un metro e sessanta, dalla Juventus l’hanno mandato a farsi ossa e muscoli, letteralmente, fino in serie D perché era troppo esile anche per il campionato Primavera. Quel piede sinistro sembra tracciare magie e le gambine secche mulinano metri su metri tra la metà campo e l’area. Ha una zazzera nera sempre ribelle e dritta come i capelli di chi ha preso la scossa, gli occhi come spiritati e sorride. Sorride a denti stretti nelle foto, Mark, perché è un timidone. Ma Baldassi lo sta trasformando.”


Monticone, Andrea (2017) Un assist per morire, Golem Edizioni

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