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Mese: Novembre 2015

Dong Fangzhuo, dalle stelle alle stalle

Forse non tutti sanno che anche in Cina si gioca a calcio, e da quasi mille anni. È infatti attorno addirittura al 1500 A.C. che si attribuisce l’invenzione, nel Celeste Impero, del Cuju (o Tsu’ Chu), sport che mirava a infilare un pallone di cuoio ripieno di piume e capelli femminili dentro un sostegno mediante l’uso esclusivo dei piedi.

Il fatto che poi il Paese, dai tempi della Rivoluzione di Mao, sia rimasto abbastanza chiuso al resto del mondo non ha certo favorito lo sviluppo del calcio moderno, solo recentemente venuto alla ribalta grazie al Guangzhou che ha avuto tra i suoi protagonisti Lippi, Diamanti e Gilardino.

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Marco Macina, quello più forte di Mancini

Quando l’estate finisce, forse, Marco dà un’occhiata distratta ai giornali e ricorda i tempi in cui era una stella del calcio. Ricorda gli esordi, il suo nome su quelle pagine, ricorda le estati delle grandi attese e quelle delle delusioni. O forse no, forse al pallone preferisce non pensarci proprio più, per dimenticare quello che non è stato ma poteva essere, se solo “se”. La storia di Marco Macina è quella di tanti, troppi giocatori dimenticati.

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Perché si alza la Coppa?

Il gesto di alzare la Coppa per festeggiare la vittoria in una competizione fu “inventato” dal capitano del Brasile Campione del Mondo nel 1958 in Svezia Hilderaldo Bellini, autentica icona del futebol verde-oro. Icona di Vasco da Gama e São Paulo, il difensore di origine italiana fu il leader del primo Brasile capace di vincere un Mondiale, ripetendosi anche nel 1962 in Cile e lasciando la Nazionale dopo i Mondiali del 1966 all’età di 36 anni.

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“Scusa se lo chiamo Futebol” (Enzo Palladini)

La simpatia e il rispetto che ho per un’iniziativa editoriale innovativa e coraggiosa come quella di “Edizioni InContropiede”, casa editrice specializzata in uscite di carattere sportivo, vanno di pari passo con la stima che nutro per Enzo Palladini, una delle firme più note del giornalismo nostrano e profondo conoscitore sia del calcio che del futebol, come viene chiamato in Brasile il gioco più amato al mondo. Una differenza, quella tra il football nostrano e quello brasiliano, che non risiede soltanto nel nome e che Palladini racconta benissimo nel suo “Scusa se lo chiamo Futebol”, un libro che mi sento veramente di consigliare.

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Recensione: L’Arbitro

La recensione de “L’Arbitro”, film del 2013 firmato da Paolo Zucca, non può che partire dalla trama che si rivela nel finale. Nell’ultimo livello del calcio italiano due squadre sarde competono per la supremazia cittadina. Il fortissimo Montecrastu, abituata a dominare il campionato ogni stagione, deve vedersela con i rivali dell’Atletico Pabarile, tornati avversari di livello grazie al ritorno dall’Argentina del figlio di un emigrato locale, tale Matzutzi.

Contemporaneamente – e al massimo livello calcistico – l’arbitro Cruciani, detto “Il Principe” per le sue movenze teatrali ed il piglio con cui conduce le gare, nonché vero protagonista della pellicola, ha l’occasione della vita. Vista l’assenza di compagini italiane dalle finali europee potrebbe infatti essere designato per dirigere la finale, evento che gli spalancherebbe le porte per la vittoria del Fischietto d’Argento, il massimo riconoscimento a cui un direttore di gara possa aspirare.

La storia e la carriera di Cruciani prenderanno però una china inattesa, portandolo dalla possibilità di imporsi come miglior arbitro d’Europa all’incrociare il suo percorso proprio con il piccolo paesino sardo dove è attesa la partita decisiva tra il Pabarile di Matzutzi ed il Montecrastu.

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Mateja Kežman, il fu bomber

Quando si è ritrovato a calciare il rigore valido per il terzo posto nella Asian Challenge Cup, Mateja Kežman deve essersi chiesto come potesse essere finito così in basso.

Si parla infatti di una coppa di poca importanza e di un terzo posto che il “suo” South China, compagine di Hong Kong, stava giocandosi con il Guangzhou R&F, “cugina minore” della ricca squadra allenata in passato anche da Marcello Lippi e Fabio Cannavaro.

Quando il tiro è finito fuori, ecco che il centravanti serbo deve aver capito che basta, era finita. E infatti pochi giorni dopo ha annunciato il suo ritiro. Una fine ingloriosa per un attaccante che nei primi anni del 2000 aveva fatto parlare di se in tutta Europa per la sua media-gol impressionante.

Dopo essere esploso nel Partizan Belgrado, infatti, Kezman era stato acquistato dagli olandesi del PSV Eindhoven, che prima di lui avevano lanciato nel calcio che conta gente come Romàrio e Ronaldo.

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