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Mese: Marzo 2016

Adolf Jäger, l’uomo da 2.000 gol

21 novembre 1944: la seconda guerra mondiale sta per concludersi, e dopo i successi iniziali la macchina bellica tedesca sta perdendo colpi ogni giorno che passa. Le città della Germania sono oggetto di bombardamenti sempre più frequenti da parte delle forze alleate, e dopo ogni raid aereo è doveroso spostare le bombe inesplose, per fare in modo che non possano più rappresentare un pericolo.

Se ne occupa un corpo di volontari cittadini, ma quel giorno di fine novembre qualcosa va storto, e un ordigno fatalmente esplode. Muore così Adolf Jäger, il più grande calciatore tedesco fino ad allora conosciuto, stella indiscussa dell’Altonaer Fußball-Club von 1893 e capace di segnare oltre 2.000 reti in carriera in poco più di 700 partite.

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Tutto calcio che Cola #04 – Cosa resterà di Johan Cruijff

È successo giovedì, dopo una mattinata passata lontano dal web. Al telefono l’amico Tommaso, conduttore di “C’era una volta O Rei”, mi dice che vorrebbe fare una puntata su Cruijff. Che era già in programma, ma con quello che è successo…

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“Il sogno cinese” (Nicholas Gineprini)

Il calcio cinese è il calcio del futuro? I recenti pazzeschi investimenti che il mondo del pallone ha visto compiere da parte del “Celeste Impero” non sono una risposta, ma sicuramente hanno avuto il merito di catturare l’interesse di un mondo che soltanto fino a pochi anni fa ignorava una nazione con oltre un miliardo di abitanti domandandosi, al limite, come fosse possibile che con una popolazione così vasta nessuno riusce a trovare undici validi interpreti dell’arte del pallone.

Adesso gli acquisti di giocatori come Paulinho, Alex Teixeira e Jackson Martinez e Ezequiel Lavezzi hanno reso indubbiamente le compagini cinesi più forti a livello di club e alzato la spettacolarità del campionato, con il conseguente inserimento della Cina tra le possibili destinazioni di campioni di ogni età in sede di calciomercato – arrivando a clamorose boutade come quella che riguarda Zlatan Ibrahimović – ma la domanda di fondo ha soltanto cambiato forma, restando nei fatti la stessa: l’acquisto a peso d’oro di campioni prezzolati aiuterà la crescita di un movimento che per oltre un secolo è rimasto inferiore per qualità a quello di paesi rivali come Giappone e Corea del Sud?

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Tutto calcio che Cola #03 – Conte uno di noi

Il tempo che dedico all’attualità, su questo sito, è davvero poco. Non essendo una persona polemica – e avendo capito oltretutto che esserlo, nel calcio, raramente porta a discussioni costruttive visto che spesso chi parla si sente detentore della verità – rifiuto spesso e volentieri di parlare di rigori dati o non dati, di arbitri e di ideologie, preferendo parlare di ciò che amo del pallone, delle sue storie e dei suoi protagonisti. Rimango però un appassionato della disciplina a 360°, e avendo letto in questi giorni incredibili quanto qualunquiste prese di posizione nei confronti di Antonio Conte, CT dimissionario, non posso esimermi dal dire la mia sulla faccenda. L’ho capito ieri sera, quando nei minuti finali della trasmissione che conduco sul web – “Tre uomini e un pallone”, che conduco con gli amici Gabriele e Fabio e che vi invito a seguire su RadioCanale7 ogni mercoledì o QUI in podcast – mi sono lasciato andare in uno sfogo sul troppo qualunquismo con cui si sta affrontando questa vicenda. Ecco il mio punto di vista.

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La prima volta dell’Isola di Pasqua

Miguel Ángel Gamboa, nella vita, ne aveva viste davvero tante. Attaccante di buon livello in uno dei periodi forse peggiori nella storia del calcio cileno – fu nella spedizione che partecipò ai Mondiali di Spagna del 1982 – in patria era arrivato a vestire le maglie di Colo Colo e Universidad de Chile ma era in Messico che si era ritagliato uno spazio importante, giocando con Tecos, Club América e Deportivo Neza.

Appesi gli scarpini al chiodo mai avrebbe pensato di allenare, né tanto meno di ritrovarsi a farlo dove sbarcò nell’estate del 2009, autentico pioniere in uno dei Paesi più singolari del mondo: l’Isola di Pasqua.

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Kaz Patafta, l’uomo oltre il calciatore

Nel 2006 sulla panchina della Nazionale australiana siede uno dei più grandi santoni del calcio moderno, l’olandese Guus Hiddink. L’obbiettivo, con il Mondiale tedesco alle porte, è quello di preparare una squadra che possa non solo ben figurare, ma che abbia anche prospettive nel futuro. Per questo alla rosa dei “socceroos” vengono aggiunti cinque giovani, considerati i migliori del Paese: non andranno al Mondiale, ma allenandosi con i “grandi” faranno un’esperienza che sarà utile nel proseguio delle loro carriere e magari aiuterà anche il calcio australiano ad emergere.

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#StranoCalcio07 – Con Topolino, sculture e occhiali

A distanza di quasi tre mesi torna l’appuntamento con i fatti più strani e curiosi della storia del calcio: #StranoCalcio!

Avete perso gli altri numeri? Eccoli qui!

PARTE 1

La squadra con il nome più lungo al mondo, una scelta di moda discutibile, un goal segnato dal vento, il portiere più grasso del mondo, il più giovane esordiente di sempre, il campionato più piccolo esistente e la peggior squadra sul globo.

PARTE 2

La squadra e il giocatore più vincenti nella storia del calcio, la prima partita documentata, la terza squadra di Manchester e una partita con ben 149 autoreti

PARTE 3

La trasferta più difficile di tutte, una gara finita in delirio nella nebbia, le meraviglie truccate del calcio albanese

PARTE 4

Il calciatore-dittatore e poi tre portieri: uno si da al wrestling, uno compie un fallo incredibile e l’ultimo viene infortunato da un cane (!). Appendice con alcuni tra gli infortuni più assurdi nella storia del calcio.

PARTE 5

Un derby giocato solo nella mente di un radiocronista, scozzesi spendaccioni, un tifoso in tribuna anche da morto. E poi il più giovane calciatore ad aver raggiunto la Nazionale, la nascita del gioco con i piedi nelle prigioni inglesi e la censura patita da “Football Manager” in Cina.

PARTE 6

L’assurda morte del grande Goodwyn, la gara terminata anzitempo per via della noia di un dittatore, la selezione “Resto del Mondo” nel 1867 e i deliri dei primissimi pionieri del calcio americano.

SPECIALE CALCIOMERCATO

Una raccolta dei metodi più assurdi utilizzati in passato per ottenere le prestazioni di un calciatore: in ballo gelati, chili di carne e pesce, attrezzature sportive e persino una trentina di salsicce!

Ed eccoci a questa settima puntata!

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Nettie Honeyball, la prima donna nel pallone

“Pochi minuti sono stati sufficienti a dimostrare che il calcio praticato delle donne, se le British Ladies possono essere prese come criterio, è totalmente fuori questione.

A un calciatore sono richieste velocità, giudizio, abilità e coraggio. Nessuna di queste quattro qualità è stata mostrata sabato. Per gran parte della gara le donne vagavano senza meta sul campo, in un trottare senza grazia.”

Se fosse vero, come si dice, che il buongiorno si vede dal mattino, il calcio femminile avrebbe dovuto terminare la propria avventura non appena l’aveva iniziata.

Con queste parole, infatti, il reporter di “The Daily Sketch” aveva liquidato la prima partita ufficiale giocata tra donne il 23 marzo del 1895 a Londra, un’esibizione tra due squadre rappresentanti il nord e il sud della città e che aveva visto le prime, vestite di rosso, dominare le avversarie e sconfiggerle con un rotondo 7-1.

Ma neanche le aspre parole degli altri giornalisti presenti, che predicavano lo spettacolo come “incapace di attirare le folle”, bastarono a scoraggiare queste intrepide pioniere. Il merito fu senz’altro della loro leader, che aveva avuto un’intuizione, un sogno, e non intendeva rinunciarvi.

Per questa donna coraggiosa il football, quel bellissimo sport che ormai da anni infiammava il pubblico inglese, poteva essere giocato anche dalle ragazze. Il suo nome era Nettie Honeyball, e sarebbe passata alla storia come la creatrice del calcio femminile.

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“La promessa” (Libro+DVD) di Giovanni Aloi

Chiedi chi era Paolo Pizzirani. Chiedilo al calcio, quel mondo di cui avrebbe dovuto far parte come uno dei protagonisti principali, e con ogni probabilità non avrai alcuna risposta: sparita troppo presto, la promessa di Bologna, per meritare una pagina di Wikipedia o un video, qualche ricordo di quelle prodezze che facevano strabuzzare gli occhi ai tanti scout che giorno dopo giorno venivano a vederlo prevedendo per lui un futuro ai massimi livelli.

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