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Mese: Luglio 2016

Higuaín-Juve, tutto nella norma – Tutto calcio che Cola #08

Dopo quasi due mesi (l’ultimo editoriale risale ai giorni precedenti EURO 2016) torno ad occuparmi di attualità. Lo faccio perché ritengo giusto dire la mia sugli ultimi avvenimenti di calciomercato, stimolato dalle reazioni tutt’altro che comprensibili in cui mi sono imbattuto in rete legate all’affare-Higuaín, senz’altro la più importante operazione estiva della nostra Serie A in entrata – ché in uscita pare certo il ritorno di Pogba al Manchester United per oltre 100 milioni. 

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Il resto di Lipsia: storia degli “scarti” più forti di sempre

Accostare oggi le parole Lipsia (o Leipzig) e calcio (o fussball) porterà gran parte degli appassionati di pallone a pensare al RasenBallsport Leipzig, multimilionaria società calcistica di proprietà della nota multinazionale Red Bull che ha da poco guadagnato la promozione in Bundesliga, il massimo campionato di calcio tedesco.

Una squadra tanto moderna quanto poco romantica, contestata da gran parte dei vecchi tifosi locali. Ma quello che può sembrare un semplice “eccesso di nostalgia” per un calcio che non c’è più, nella città che nell’ottobre del 1813 fu teatro della famosa “Battaglia delle Nazioni”, nasconde in realtà radici ben più profonde.

Per ritrovarle bisogna fare un salto indietro nel tempo di oltre mezzo secolo, fino al 1963, quando un pugno di uomini che non godeva di alcuna considerazione fu capace di realizzare una delle imprese più clamorose nella storia del calcio.

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Attilio Ferraris, “er Più”

Un aneddoto che la dice lunga su chi sia stato Attilio Ferraris detto “er Più”, primo capitano della storia della Roma e Campione del Mondo nel 1934, può senz’altro essere quello che riguarda il suo funerale: nella commozione generale ci si accorse che non era stato possibile trovare una maglia azzurra con cui seppellirlo, tanto che il fraterno amico Fulvio Bernardini provvide a donare la sua.

Impossibile trovare una sola delle tante maglie azzurre vestite da Attilio Ferraris, che al rientro da ogni partita con l’Italia veniva assalito da orde di ragazzini a cui finiva inevitabilmente per donare il cimelio tanto prezioso.

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L’ultimo doppio passo di Law Adam (con Carlo Perigli)

“Un altro, ne vogliamo vedere un altro!”. Il pubblico di Surabaja si agita e grida, invoca un altro colpo del suo idolo, vuole nuovamente strofinarsi gli occhi di fronte a quella maledetta diavoleria.

In campo, in quelle che di lì a poco smetteranno di chiamarsi Indie Orientali Olandesi, per prendere il nome di Indonesia, il 15 maggio del 1941 c’è solo un’amichevole tra Thor e Anasher, due squadre locali, ma il pubblico giunto per vedere la partita è quello delle grandi occasioni.

Ma non c’è da stupirsi, d’altronde il calcio rappresenta uno svago importante in tempi che iniziano a farsi complicati. Dicono che la guerra, che già da qualche anno sta devastando l’Europa, si stia per estendere anche nel Pacifico.

Quel che ancora non sanno però, è che la loro città diventerà il luogo chiave della lotta per l’indipendenza indonesiana. “Kota Pahlawan – la città degli eroi“ – questo il soprannome che potrà sfoggiare quando il colonialismo verrà sconfitto.

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