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Mese: Aprile 2017

No Borders League, per un mondo antirazzista

Non sono solito esprimere opinioni personali forti su questo sito, persino a livello calcistico: sono dell’idea che ogni persona al mondo possa avere una sua opinione, e che per quanto questa possa essere diversa dalla mia sia meritevole di rispetto anche se da me non viene condivisa, in quanto figlia di percezioni personali e convinzioni che non possono essere frutto del caso.

Naturale che tutto questo si possa applicare nel valutare la forza di un calciatore, la bellezza di una partita e anche, uscendo un momento dall’ambito pallonaro, per quanto riguarda la qualità di una band musicale o la bontà di un piatto. Discorso ben diverso è quello che riguarda il razzismo, una piaga che purtroppo da sempre dilaga nella nostra società e a cui mai il progresso è riuscito realmente a porre un freno.

Esiste da sempre, ed è naturalmente quanto profondamente sbagliato, in quanto con violenza e ignoranza si permette di giudicare e discriminare intere etnie, interi popoli, come se questi non fossero umani – nel bene e nel male – quanto noi.

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Dino Fiorini e Mario Pagotto, uniti dal calcio e divisi dalla guerra

11 giugno 1933. L’edizione numero 33 del massimo campionato di calcio italiano si avvia alla conclusione e il Bologna, ormai fuori dalla lotta Scudetto, scende in campo al Comunale di Busto Arsizio contro la pericolante Pro Patria. È l’occasione ideale per lanciare una giovane promessa, ed è in quel momento che il calcio italiano scopre il talento di Dino Fiorini.

La sfida si concluderà con un rocambolesco 3-3, ma nonostante una prestazione non impeccabile il giovanissimo (deve ancora compiere 18 anni) Fiorini non ha alcuna paura del futuro. Anzi, affronta i due veterani della squadra, Monzeglio e Gasperi, difensori come lui e titolari apparentemente inamovibili, e li avvisa: “Mettetevi d’accordo, perché presto uno di voi mi lascerà il posto!“.

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SITI NEL PALLONE: Blog Calcio Cina

La Cina è, oggi più che mai, vicina. Calcisticamente parlando, infatti, siamo ormai in un’epoca di trasformazione, che forse non piacerà a tutti ma con cui, specialmente alla luce delle recenti acquisizioni in Italia di Inter e Milan, sarà bene imparare a fare i conti. A capire, soprattutto: perché questo sta succedendo, chi sono i nuovi padroni del vapore, cosa ci riserva un futuro che è già presente.

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“Juan” John Harley, o della nascita del calcio in Uruguay

Nella storia secolare del calcio vi è un antico detto: “Se gli inglesi hanno inventato il football, gli scozzesi hanno insegnato al mondo come questo andava giocato”. Si tratta di un’affermazione che può sembrare pomposa, ma che in realtà è del tutto veritiera.

Se è innegabile che il nostro amato gioco abbia preso forma e sostanza a Londra nella metà dell’800, infatti, è impossibile negare che i primi maestri della tattica siano stati gli uomini delle Highlands, teorici del primo stile di gioco organizzato, il passing game, e abili a superare prima e influenzare poi il modo di giocare di coloro che, forse a torto, si ritenevano i maestri.

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“Dammi tre minuti” (Torino-Juventus = 3-2, 1983)

Quella domenica decisi di prendermela comoda, di non partire troppo presto.

Già in nottata era tornata l’ora legale e le lancette si erano mosse inclementi, quasi furtive, in avanti nel quadrante. Inoltre ad aspettarmi ci sarebbe stata una settimana fatta di alzatacce alle cinque di mattina e mi scoppiava la testa solo a pensarci.

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