domenica, Febbraio 16, 2025

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Albert Fantrau, l’amico immaginario di Cristiano Ronaldo

La leggenda vuole che sia stato Albert Fantrau a lanciare la carriera di Cristiano Ronaldo, uno dei più forti calciatori di tutti i tempi. Stella delle giovanili insieme al futuro CR7, si sarebbe fatto da parte per permettergli di spiccare il volo nel calcio che conta. Una storia troppo bella per essere vera. E che infatti non lo è.

Qualsiasi appassionato di calcio che vada oltre l’attualità e i meri risultati sportivi, incuriosito dallo spessore umano che si nasconde dietro i grandi campioni degli stadi, si sarà chiesto un giorno quando questi siano diventati tali. Il momento, più o meno preciso, in cui un ragazzo appassionato di pallone ha scoperto di avere talento, esprimendolo per la prima volta e iniziando di fatto il percorso che lo avrebbe portato all’affermazione.

Spesso questi momenti vengono individuati in giorni o date ben precisi, anche se ovviamente parliamo di percorsi che sono in realtà già iniziati da tempo: la famiglia sudamericana che vende l’auto per permettere al figlio talentuoso di comprare le scarpe, il primo gol nelle giovanili, l’esordio in prima squadra. Nel caso di Cristiano Ronaldo, uno dei più forti calciatori mai esistiti e attuale detentore del record mondiale di reti messe a segno in carriera – 895 nel momento in cui questo articolo viene scritto – il giorno sarebbe stato estrapolato addirittura da una sua intervista.

Cristiano Ronaldo e Albert Fantrau

A una effettivamente non meglio specificata testata calcistica, infatti, più o meno intorno al 2010 Cristiano Ronaldo avrebbe raccontato come tutto ebbe inizio. Grazie alla generosità di un compagno, con cui era in competizione e che si sarebbe sacrificato per permettergli di spiccare il volo.

Devo la mia gratitudine eterna al mio amico Albert Fantrau, la cui generosità ha segnato il mio destino. Giocavamo insieme in un club giovanile, uniti dal sogno di diventare grandi calciatori. Quando gli scout dello Sporting ci osservavano con occhi attenti, ci promisero che chi avesse segnato più gol sarebbe stato accettato nella loro Accademia.

Quella partita fu un punto di svolta. Vincemmo 3-0. Io segnai il primo gol, poi Albert colpì di testa, realizzando il secondo. Ma il terzo gol fu quello che decise tutto. Albert si trovò solo davanti al portiere, con me che correvo al suo fianco. Dopo aver dribblato il portiere, con la porta spalancata davanti a sé, invece di segnare, mi passò la palla. E io segnai. Fu quel momento che cambiò la mia vita, e fui accettato nell’Accademia.

Dopo la partita, con il cuore in tumulto, gli chiesi perché lo avesse fatto. La sua risposta fu un colpo al cuore: “Sei meglio di me.” Anni dopo, un giornalista andò a cercare Albert, desideroso di verificare questa storia straordinaria. Albert confermò ogni parola, raccontando come la sua carriera calcistica fosse terminata quel giorno e di come ora fosse disoccupato.

Il giornalista, stupefatto dal lusso della sua casa e del suo stile di vita, chiese come avesse fatto. Albert, con occhi pieni di orgoglio, rispose semplicemente: “È grazie a Cristiano.” Non dimenticherò mai la persona che ha creduto in me e mi ha dato una possibilità nella vita.

Questa storia, decisamente strappalacrime, viene riproposta periodicamente da numerose pagine social in cerca di facili visualizzazioni e interazioni a costo zero. Un rapido copia/incolla e via, è possibile leggere ciclicamente della storia vera (?) di Albert Fantrau, l’amico di Cristiano Ronaldo: la cosa impressionante è che nei commenti la percentuale di chi si pone dubbi sulla sua veridicità è praticamente inesistente.

La cosa, poi, non dovrebbe sorprendere: in un’epoca giornalistica frenetica, dove conta pubblicare e scrivere parole per guadagnarsi la pagnotta, non sorprende che questo capiti anche ad alcune testate. Ma il fatto che non è possibile trovare la storia di Albert Fantrau su siti riconosciuti come autoritari quali quelli dei quotidiani sportivi italiani, inglesi e persino portoghesi, beh, dovrebbe fare scattare un campanello d’allarme. Insieme, ovviamente, alla scarsa verosimiglianza della storia.

Non so se vi rendete conto…

La vera storia di Albert Fantrau? Non c’è

Arrivati a questo punto, infatti, è quasi scontato affermare che la storia non ha alcun fondamento. Nessuno ha mai davvero intervistato Albert Fantrau, e tutti gli articoli che ne parlano omettono chi lo avrebbe fatto. Del vero Fantrau, inoltre, non abbiamo del resto neanche una foto certa: tutti i post social che hanno ripreso questo racconto lo accompagnano (come questo stesso articolo, ma ci arriveremo dopo) con foto che di volta in volta ritraggono il fratello o alcuni dei migliori amici del campione oggi all’Al Nassr. Nessuno di questi però è Fantrau.

La storia del talento perduto, inoltre, fa spesso breccia nel pubblico dei social che ama credere ai bei racconti senza preoccuparsi di verificare che siano veri. Potremmo dire che è una debolezza comune a molti, e che nel calcio si è già vista con la presunta “Partita della Morte”, con Matthias Sindelar, il Trinche Carlovich e molti altri. E del resto vale sempre, forse, il vecchio adagio: “Non lasciare mai che la verità rovini una bella storia”.

In un calcio iper competitivo come quello di oggi, dove i campioni sono sempre più lontani per abitudini e stile di vita dall’uomo comune, al pubblico del resto piace credere a storie come quella di Albert Fantrau. E poco importa quindi che su internet non c’è traccia dell’intervista di Cristiano Ronaldo in cui lo menziona, o che nessuna delle sue biografie, stilate da giornalisti di rinomato spessore e professionalità, racconti di quel pomeriggio decisivo per entrare in una non meglio specificata “Accademia”.

Questo articolo addirittura definisce Cristiano Ronaldo “l’amico di Albert Fantrau”

Tra realtà e leggenda urbana

Anche gli scout dello Sporting (Lisbona?) che decidono di selezionare soltanto chi segna più gol, e che infine selezionano quello a cui il terzo gol è stato servito su un piatto d’argento dall’altro, appaiono come figure decisamente improbabili. Come improbabile è che la comunque promettente carriera di Albert Fantrau sia terminata quel giorno. Dopo essersi praticamente fatto da parte per favorire il futuro CR7, un campione che ha scritto la storia del calcio come pochissimi prima di lui.

Sono fatti che chiunque segua anche solo vagamente il calcio potrebbe trovare inverosimili, associandoli semmai a un qualche manga giapponese sullo sport. Ma che non bastano per ridurre la storia di Albert Fantrau a semplice leggenda urbana. E anzi provocano aggressività in chi non può ammettere che probabilmente ha preso un abbaglio, riflesso di una società come quella in cui viviamo in cui tutto è fede, divisivo, polarizzante. E sia mai mettere in dubbio la propria opinione. Un esempio?

“Non lasciare che la verità ostacoli una bella storia” è il presupposto da cui parte anche un giornalista molto più quotato di me, Mark Pitman, che su SportSkeeda affronta la questione punto per punto. Dopo aver raccontato il mito, la promessa del passaggio nel calcio che conta a chi avrebbe segnato più gol eccetera, ricostruisce la carriera di CR7, peraltro ovviamente ben nota: primi calci nell’Andorinha, due anni al Nacional di Madeira, infine il passaggio nel 1997, 12enne, allo Sporting Lisbona.

La verifica dei fatti

Da lì l’esordio nel calcio professionistico, il passaggio al Manchester United, la leggenda a Madrid con la maglia del Real. Il resto è storia, ma quello che conta è che non è possibile individuare un momento in cui quell’assist a porta vuota di Albert Fantrau sia stato effettivamente realizzato.

Ed è per questo che la storia appartiene alla mitologia calcistica. Si, Ronaldo e Fantrau potrebbero aver giocato insieme da bambini, e aver avuto osservatori che guardando la loro crescita, partita dopo partita, si sarebbero accorti dei progressi e della maturazione di Cristiano. Le basi della storia, è innegabile, esistono. Quello che non esiste è il romanticismo.

Mark Pitman, SportSkeeda

La conferma arriva da un vero “fact check” effettuato su questa storia all’indomani di EURO 2020, competizione in cui Cristiano Ronaldo si laureò capocannoniere con 5 reti. Anche se circolava già da anni sul web, la storia di Albert Fantrau tornò d’attualità perché si disse che CR7 avesse dedicato il trofeo proprio all’amico, che a questo punto possiamo definire senza alcun timore di smentita del tutto immaginario.

Prima del 2020, del resto, il nome di Albert Fantrau era già circolato in diverse occasioni, e la prima volta che i cantastorie nostrani avevano abboccato risaliva al 2014: dopo la vittoria della Champions League sull’Atletico Madrid Ronaldo aveva abbracciato il fratello Hugo, che qualcuno prontamente aveva identificato proprio nell’amico che non aveva esitato a sacrificarsi per il bene del futuro CR7. La Gazzetta dello Sport ai tempi aveva definito come una “storiella” la presunta favola di Fantrau, peraltro storpiandone il nome in Frantau.

João Oliveira, il “vero” Albert Fantrau

Grazie alla verifica delle fonti effettuata dall’Observador, e segnalatami dall’amico e straordinario professionista Marco Rola, scopriamo infatti che Cristiano Ronaldo non ha mai parlato di tale Albert Fantrau, che questo non è addirittura mai esistito e che il ragazzo ritratto nella foto con lui è tale João Oliveira – per la precisione João Pedro Pereira Oliveira – come confermato dallo stesso Sporting Lisbona.

Una rapida ricerca sul sempre dettagliato Transfermarkt permette inoltre di scoprire alcuni dettagli in più. Oliveira non riuscirà mai a sfondare nel calcio che conta, ma non perché “talentuoso quanto CR7” e troppo altruista: dopo aver lasciato le giovanili dei Leões indosserà infatti le maglie di club dimenticabili come Estoril, Beja, Sacavenense, Cacem, Sertanense e Musgueira per poi ritirarsi a 23 anni nel luglio del 2008.

Un mese prima Ronaldo ha vinto la sua prima (di 5) Champions League, da capocannoniere, e a dicembre alzerà il suo primo (di 5) Pallone d’Oro. L’anno successivo si trasferirà al Real Madrid, dove scriverà la sua leggenda come uno dei più forti calciatori di tutti i tempi e un vero fenomeno mediatico. Nonostante questo, quando la balla di Albert Fantrau inizierà a circolare sul web in pochi si prenderanno la briga di verificarne la veridicità. Del resto lo abbiamo già detto: “perché rovinare una bella storia con la verità?”

Già nel 2015, del resto, il periodico brasiliano E-Farsas, che si occupa di smentire le numerose bufale che vengono pubblicate sul web quotidianamente, aveva smentito la storia, ricordando inoltre che il futuro CR7 era stato ceduto dal Nacional allo Sporting Lisbona appena 12enne per saldare un debito di circa 23.000€.

La storia di Albert Fantrau? Buona per i social

A questa vera e propria leggenda urbana è stata persino dedicata una canzone. Ma la (triste?) verità è la seguente:

  • Non esiste alcun video in cui Cristiano Ronaldo parla di Albert Fantrau
  • Lo stesso Albert Fantrau non è mai stato intervistato da alcuna testata giornalistica autorevole
  • I personaggi indicati nelle foto sul web come Albert Fantrau sono in realtà il fratello e il giovane compagno dello Sporting João Oliveira
  • Nessuno scout di un club professionistico deciderebbe mai il destino di un calciatore dai gol segnati in una partita
  • Nessuna biografia ufficiale di Cristiano Ronaldo racconta l’episodio
  • La storia circola da anni sulle pagine social ma non è mai stata condivisa da una fonte ufficiale

In sintesi, anche se fa male ammetterlo a chi vuole credere nelle favole, Albert Fantrau non esiste. La partita che ha cambiato la vita di uno dei più grandi campioni di tutti i tempi, l’assist a porta vuota, il sacrificio ricompensato con ville, auto di lusso e milioni di euro, non sono altro che una fantasia. A cui tanti – oserei dire troppi – purtroppo vogliono continuare a credere, alimentando il traffico di pagine fake che con la storia del calcio (quella vera) non hanno niente a che vedere.

Miti e leggende si alimentano di teorie dissonanti, ipotesi, congetture. Fanno volentieri a meno di certificati di autenticità. Dalla memoria dello sport si sprigiona un’incalcolabile cifra d’immaginazione. A Sam Silverman, giornalista sportivo molto legato a Rocky Marciano, viene attribuita una frase emblematica: “Mai rovinare una bella storia con la verità”. E in un capolavoro crepuscolare di John Ford, dopo aver scoperto cosa accadde dalla viva voce dell’uomo che non uccise Liberty Valance, chi raccoglie la testimonianza conclude che fra la verità e la leggenda, è sempre la leggenda a farsi preferire.

Rudi Ghedini – “Il compagno Tommie Smith e altre storie di sport e politica” (Malatempora)

SITOGRAFIA:

  • Lopes, Gilmar (20/11/2015) É verdadeira a história de Cristiano Ronaldo e Albert Fantrau? – E-farsas
  • Pitman, Mark (10/09/2017) Cristiano Ronaldo and the myth of Albert FantrauSportSkeeda
  • Capucho, José Paiva (13/07/2021) Fact Check. Cristiano Ronaldo confessou que “deve tudo” a antigo colega do Sporting Albert Fantrau?Observador

Questo articolo si è piazzato al 9° posto nell’edizione 2024 di Off The Post, il concorso che ogni anno premia i migliori articoli sul calcio pubblicati online promosso da OFFSide Festival Italia.

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Simone Cola
Simone Colahttps://www.uomonelpallone.it
Amante del calcio in ogni sua forma e degli uomini che hanno contribuito a scriverne la leggenda

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