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Autore: Simone Cola

Amante del calcio in ogni sua forma e degli uomini che hanno contribuito a scriverne la leggenda

TOP 11: Calciatori di colore che hanno fatto la storia del calcio

A dire la verità con il titolo di questo articolo mi sono trovato in difficoltà in quanto è difficile per me spiegare dove voglio andare a parare.

L’ispirazione me l’hanno data i fatti dell’ultimo week-end calcistico con i tifosi dell’Inter che fischiavano Asamoah e Pogba della Juventus fino al punto da essere squalificati per la prossima gara della Beneamata – ma non sempre ben tifata, è evidente.

Ma questi qualche stagione fa non stravedevano per Eto’o?

Prima di iniziare alcune doverose specificazioni:

A) è evidente che non servirebbe un articolo per sottolineare quanto sia stupido il razzismo, a maggior ragione nel 2013, in una società multietnica come quella in cui viviamo. Purtroppo però questi episodi si ripetono, per cui questo post vuole sottolineare una volta di più che molti dei protagonisti dello sport che amiamo sono e sono stati di colore

B) ovviamente non sono da condannare solo i tifosi interisti protagonisti sabato: purtroppo nel calcio quasi ad ogni latitudine, soprattutto in Italia, si assiste a certi beceri atteggiamenti

C) la “classifica” di per sé non è nemmeno una classifica ed è oltretutto assai personale; chiaro che dimenticherò qualcuno ma come sempre scriverò di getto, come mi viene.

E ora via con 11 uomini che, se mai ce ne fosse bisogno, dovrebbero far capire ancora di più quanto sia stupido il razzismo. Si parla di campioni, di persone di colore, ma soprattutto di uomini. Uomini veri.

Ritratto di Arthur Wharton, primo calciatore professionista di colore la cui storia ho raccontato QUI

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Enéas, il brasiliano triste che fece innamorare Bologna

Quel 27 Dicembre del 1988 si dice che ogni tifoso del Bologna versò una lacrimuccia. In seguito ai postumi di un incidente stradale, dopo quattro mesi di battaglia, si spegneva – a 35 anni ancora da compiere – la giovane vita di Enéas de Camargo, per il mondo del calcio semplicemente Enéas.

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Leônidas, il “Diamante Nero”

Quasi ogni calciatore sogna un giorno di giocare i Mondiali con la maglia del proprio paese. Infatti, quasi tutti i più grandi calciatori della storia sono stati protagonisti nella Coppa del Mondo, a lungo e forse anche a tutt’oggi la vetrina più importante che il calcio offra.

Eppure ci sono stati grandi calciatori che ai Mondiali non hanno lasciato il segno: alcuni per essere parte di un movimento calcistico incapace di offrire una Nazionale abbastanza competitiva, ed è il caso del gallese Giggs, del nord-irlandese Best, dello svedese Ibrahimovic, del liberiano Weah e di molti altri.

Il grandissimo Alfredo Di Stefano (da molti considerato il più grande calciatore della storia, più di Pelé e Maradona) giocò sia con la Spagna che con l’Argentina, ma senza lasciare traccia: per entrare nella storia ha però vinto 5 Coppe dei Campioni consecutivamente, trascinando un Real Madrid zeppo di campioni sul tetto del mondo.

Ma il giocatore di cui oggi vorrei raccontare qualcosa, sconosciuto ai più in quanto simbolo di quel calcio dei pionieri mai abbastanza conosciuto, pur avendo deluso con la sua Nazionale in ben due Mondiali, è riuscito in una edizione ad essere il capocannoniere del torneo.

E poi, per tutti quelli che lo conoscono, è stato colui che ha inventato la rovesciata. Parliamo di Leônidas da Silva, per tutti semplicemente Leônidas, il Diamante Nero.

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Lutz Pfannenstiel, globetrotter inarrestabile

Ogni calciatore ha la sua storia. C’è chi da bambino sogna di giocare per la propria squadra del cuore, chi sogna di vincere coppe e trofei, giocare negli stadi più prestigiosi del mondo e magari vestire la maglia della Nazionale.

Per quei pochi che arrivano a realizzare questi sogni molti altri finiscono per essere piccole comparse nel grande racconto del calcio, magari giocando nelle divisioni minori e riuscendo comunque a fare del football il proprio lavoro ma con un pizzico di malinconia di quello che poteva essere e invece non è stato.

A volte è sfortuna, a volte mancanza di talento o di carattere, spesso una combinazione di tutte queste cose. C’è chi potrebbe deprimersi.

Ma questa è la storia di un calciatore che, pur dotato di un certo talento, ha deciso di vivere la sua vita calcistica in modo completamente diverso, inseguendo più la conoscenza che il denaro e la fama, più la crescita personale che quella sportiva. Finendo per avere una carriera unica ed inimitabile, una carriera da “Guinnes dei Primati” quasi impossibile da ripetere.

Finendo per diventare non il portiere di una squadra, o di un certo numero di squadre, o di una Nazionale, ma “il Portiere del Mondo”, un nomade inarrestabile affamato di calcio e voglia di conoscere le diverse realtà – calcistiche e non – del pianeta.

Questa è la storia di Lutz Pfannenstiel.

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Flop 11: le peggiori figurine della storia

Il sito agenziainforma.it ha selezionato tempo fa alcune tra le figurine più brutte della storia del calcio, e ovviamente ho chiesto alla mia fidanzata Sara di ordinarle secondo il suo gusto. Io aggiungerò qualche info e qualche considerazione personale, sperando di farvi cosa gradita. Al solito ditemi la vostra personale classifica nei commenti! E ora iniziamo!!!

04 Alain Sutter

Non è una figurina, e questo salva Alain Sutter da entrare in questa classifica: noto per la sua guerra contro il disboscamento dell’Amazzonia, poteva però cercare un espressione un pelo più convincente.

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Flop 11: Le peggiori acconciature della storia del calcio

Il bello del calcio è che i calciatori, prima di essere professionisti abili e spesso strapagati, sono principalmente esseri umani: e un essere umano ha pregi e difetti che lo rendono unico.

L’alcolismo di Best e Gascoigne, l’individualismo di Friday, la pigrizia di Le Tissier, l’arroganza di Balotelli e Ibrahimovic, la fragilità fisica di Kerlon e Pato sono cose che ci ricordano quanto questi “eroi del pallone” siano in fondo più simili a noi comuni mortali di quanto si possa essere portati a credere.

E chi di noi non ha mai sbagliato un taglio di capelli? Chi di noi non ha mai creduto di essere originale e figo sfoggiando un acconciatura mai vista per poi coprirsi solo di ridicolo?

Questa è la classifica delle peggiori acconciature che la storia del calcio ricordi: ho selezionato le acconciature più improbabili e poi ho chiesto alla mia ragazza, Sara, di ordinarle per bruttezza.

Il risultato sarà ovviamente soggettivo, e quanti di voi si troveranno in disaccordo potranno sempre dire la propria opinione nei commenti. E ora…via con l’orrore!

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Robin Friday, il più grande calciatore che non avete mai visto

Un talento eccezionale, britannico, con un innato istinto autodistruttivo e problemi di dipendenza. Qualsiasi appassionato di calcio, di fronte a questi indizi, potrebbe fare istintivamente il nome di George Best, personaggio straordinario su cui sono stati scritti libri e girati film. Quasi nessuno, invece, penserebbe a Robin Friday, una specie di leggenda urbana del calcio che a differenza del più illustre collega non ha mai giocato in massima serie, figuriamoci vincere il Pallone d’Oro.

Eppure la sua storia, in qualche modo, è entrata comunque nel mito. Diventando una specie di cult tra appassionati grazie a uno splendido libro del 1998, “The Greatest Footballer You Never Saw”, che raccontava vita e imprese di questo eroe di provincia attraverso racconti e ritagli di giornale. La vita di una vera e propria rockstar di periferia, un campione che non riuscì a essere tale. O forse non lo volle, che importa. Questa è la sua storia. La storia di Robin Friday, “il più grande calciatore che non avete mai visto”.

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Il Miracolo di Berna: recensione, trama e cast

Il “Miracolo di Berna” è il nome con cui è passata alla storia una delle partite più leggendarie di tutti i tempi. Appunto un vero e proprio “miracolo sportivo”, la finale dei Mondiali di calcio di Svizzera del 1954 rappresentò una vera e propria “sliding door” nella storia della disciplina, segnando la nascita della Germania (Ovest) come potenza calcistica. Inevitabile che dunque potesse essere oggetto di una sceneggiatura cinematografica.

È quanto accade nel 2003, quando il regista tedesco Sönke Wortmann trasforma uno degli avvenimenti più importanti nella storia del calcio in un film decisamente riuscito, destinato ovviamente a un pubblico di calciofili ma che può essere apprezzato anche da un pubblico più eterogeneo. Un’opera che abbina valori sportivi e umani, con questi ultimi che recitano un ruolo preponderante. Non un film sul calcio, dunque, ma un film CON il calcio come filo conduttore.

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Il Miracolo di Berna, spartiacque tra due ere

Quel 4 Luglio del 1954, i giocatori della Germania Ovest fissavano il campo nei momenti precedenti la partita con ferrea determinazione. Non sarebbero stati carne da macello, avrebbero tentato di riscrivere la storia.

Erano ben nove anni che l’inno nazionale non veniva suonato dal vivo in nessuna occasione, nove anni che il Nazismo era stato sconfitto e che il popolo tedesco aveva cercato faticosamente di ricostruire sulle macerie dei bombardamenti alleati.

Era una squadra, quella Germania Ovest, arrivata alla Finale della V^ Edizione della Coppa del Mondo un po’ a sorpresa: eppure poteva contare su alcuni fuoriclasse, su un gioco solido e pratico e soprattutto sulla ferrea volontà tedesca, che porta questo popolo a non arrendersi mai, a dare sempre il 101%.

E poi pioveva, e la pioggia era “il tempo di Fritz Walter”, il capitano di quella Germania, che si esaltava durante gli acquazzoni perché avendo contratto la malaria da piccolo era rimasto per sempre infastidito dal sole.

Insomma, c’era fiducia. Anche se poi c’erano anche gli avversari.

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Ma come ti vesti? – Flop 11: Le peggiori maglie della storia del calcio

Ci sono maglie che rappresentano la storia di questo sport.

La maglia dell’Uruguay, primo Campione del Mondo della storia, con i lacci bianchi intorno al colletto. La maglia dei Celtic Glasgow, da sempre strisce orizzontali bianche e verdi, una rarità nel calcio.

Ci sono maglie semplici ma leggendarie, quella arancione dell’Olanda di Crujiff, quella verde-oro che il Brasile adottò all’indomani del Disastro del Maracanà (ne parleremo), e ci sono quelle rare, come la maglia del Casale, nera con una stella bianca sul petto.

La maglia sta ad un calciatore come la divisa ad un soldato, sta ad un club come la bandiera ad una patria. I tifosi amano la maglia, e chiedono sempre ai loro giocatori di fare altrettanto.

Ma a volte ci sono maglie così brutte che nessuno può fare altro che ridere. Maglie che, forse, possono condizionare una stagione, perché la divisa fa tanto, portarla con orgoglio anche: e come si possono portare con orgoglio certe divise?

Ispirato da certe novità calcistiche, ecco a voi le peggiori maglie di sempre secondo me.

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Nii Lamptey, il Pelé perduto

Molte qualità servono per affermarsi nel calcio. Spirito di sacrificio, predisposizione fisica, capacità tattica e conoscenza dei fondamentali, unite a un po di fortuna, possono portarti ad essere un buon giocatore.

Ma senza il Talento, quello con la T maiuscola, non sarai mai un fenomeno. E’ il talento, una qualità innata, a fare la differenza tra essere un buon calciatore ed una stella mondiale. Il talento puro, quello che non si insegna, quello che non si spiega.

Nii Odartey Lamptey di Talento ne aveva da vendere. Eppure, dopo un inizio sfolgorante, la sua carriera è diventata via via sempre piu’ tortuosa, sempre piu’ lontana dai percorsi calcistici che contano, fino a fare sbiadire il suo nome, che oggi è conosciuto da pochi appassionati.

Questa è la storia di un ragazzo che da piccolo superò mille difficoltà grazie al suo talento ma che poi non riuscì a diventare un uomo, finendo per essere risucchiato nella periferia estrema del pallone. Un ragazzo che, però, non si è mai arreso.

Meteora o sopravvissuto? Questa è la storia di Nii Lamptey.

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#StranoCalcio01 – Eroi alternativi

Il calcio è bello perché è vario. Ogni Paese ha la sua storia calcistica, più o meno gloriosa, e quasi ogni Paese ha anche le sue incredibili storie urbane, curiose, epiche, che fanno capire perché si può amare il calcio anche lontano dai riflettori e dalle musiche della Champions League.

Oggi cerco di raccontarvi alcune di queste incredibili storie, sperando di strapparvi due risate…

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