Per più di 20 anni Carlos Kaiser è stato un calciatore professionista, senza però averne le capacità o scendere mai davvero in campo. La foto più famosa che lo ritrae, in cui è appoggiato al palo di una porta mentre sorride indossando la maglia dei francesi dell’Ajaccio, ha fatto il giro del mondo. E riassume perfettamente la sua incredibile vita, talmente ricca di menzogne da nasconderle anche in mezzo ad altre menzogne.
Una montagna incredibile di falsità, che sono state raccontate talmente tante volte da diventare reali. Prima tra compagni, presunti colleghi, tifosi e donne. Quindi, con l’avvento della tecnologia, grazie ai numerosi siti come questo, che raccontando storie di calcio e di uomini non potevano certo perdersi la sua. Incredibilmente, però, anche la vera storia di questo falso calciatore, quella che ci hanno raccontato negli anni, è stata infarcita negli anni di menzogne diventate per molti realtà assodate.
A sbrogliare questa incredibile matassa ha provveduto un docu-film del 2018, che ho avuto il piacere di vedere trionfare l’anno successivo all’OffSide Festival Italia, evento annuale che si svolge a Milano ed è imperdibile per tutti gli appassionati di calcio, cultura e società. “Kaiser, il più grande truffatore nella storia del calcio”, regia del britannico Louis Myles. Per questo ne scrivo oggi, per dare un quadro quanto più completo possibile di questa incredibile (impossibile definirla diversamente) storia.
Carlos Kaiser, alle origini del mito
È davvero difficile ricostruire la carriera di Carlos Kaiser, soprattutto il momento in cui nella sua mente prende forma l’idea di diventare un calciatore nonostante l’assenza di talento. Le sue testimonianze, così come quelle di tanti che per anni gli hanno creduto o retto il gioco, devono doverosamente essere prese con le molle. Secondo quanto ricostruito dal documentario che lo riguarda, tuttavia, tutto ha inizio nei primi anni ’80.
Carlos è un giovane di bell’aspetto, e a poco meno di 20 anni può sfoggiare un fisico degno di un vero atleta professionista. La somiglianza con il noto campione Renato Gaúcho, che si sta facendo largo nella prima squadra del Gremio, lo spinge a identificarsi con lui inizialmente per fare colpo con le donne. Entrambi hanno i capelli lunghi, e dalla distanza con cui i suoi bersagli osservano i gol del vero calciatore è difficile riconoscere la differenza.
Una storia nata quasi per caso
Sono moltissime le donne che finiscono a letto con Kaiser, in alcuni casi pagando, e che il giorno dopo sono convinte di essere state con Renato. Tanti anche i fan che confondono i due nel momento in cui chiedono una fotografia insieme al campione, o si mettono in fila per un autografo. Carlos Henrique Raposo si trasforma in Carlos Kaiser, presunto asso del pallone.
Questo accade anche perché Carlos si è presto reso conto che può compensare l’assenza di talento nei piedi con una sorprendente faccia tosta. Non si limita a dire bugie, ma racconta storie con così tanta convinzione che in pochi potrebbero avere sospetti sulla loro veridicità. Del resto è quasi a tutti gli effetti un calciatore: ne ha il fisico, si atteggia e vive come tale. Certo, non sa giocare a calcio. Un dettaglio non da poco, ma che a lungo, incredibilmente, riuscirà davvero a trasformare soltanto in un dettaglio.
Ancora oggi non è dato sapere con esattezza quale sia stata la prima squadra che questo incredibile non-calciatore riuscì a beffare. A metà degli anni ’80, comunque, comincia a presentarsi agli allenamenti di numerosi club in cui militano calciatori professionisti che nel frattempo sono diventati suoi amici. Racconta di aver giocato in Messico, nel Puebla, e soprattutto in Argentina all’Independiente, con cui nel 1984 avrebbe vinto la Coppa Intercontinentale sconfiggendo il Barcellona.
Una bugia dopo l’altra
Certo, nell’Independiente all’epoca giocava il quasi omonimo Carlos Enrique. Ma era un difensore argentino, non un attaccante brasiliano come Kaiser. E il trofeo era stato vinto ai danni del Liverpool, non del Barcellona. Incredibile ma vero, anche queste evidenti incongruenze si trasformano in dettagli quasi irrilevanti grazie alla sua arte affabulatoria.
Ci sarebbe poi la “prova sul campo”. Ma quando si tratta di calciare il pallone, subito dopo gli esercizi fisici, Carlos Kaiser trova il modo di beffare tutti alla luce del sole. Vaga intorno alla sfera, ma senza mai entrarvi davvero in contatto. E poco dopo, immancabilmente, accusa qualche fastidio fisico che lo costringe a fermarsi proprio sul più bello.
Impossibile scoprirlo. In un’epoca dove internet non esiste o è ancora agli albori, e in cui la scienza medica non si avvale ancora di strumenti come la risonanza magnetica, si tratta della sua parola contro quella dei dottori. Ovviamente il periodo di prova si conclude senza successo, ma in quel momento Kaiser ha comunque guadagnato un paio di mensilità, entrando inoltre in contatto con altre stelle del pallone.
Carlos Kaiser, 26 anni di carriera senza mai giocare
Oltre ad avere un’enorme faccia tosta e la capacità innata di entrare nelle grazie di chiunque abbia a che fare con lui, Carlos Kaiser è un vero e proprio visionario. Negli anni affina la propria tecnica, che diventa sempre più convincente. Ripete il trucco più volte, e riesce a strappare periodi di prova con tutte le squadre più importanti di Rio de Janeiro: Botafogo, Flamengo, Fluminense, Vasco da Gama.
Ogni volta il gioco funziona: compagni di squadra e membri dello staff suoi amici gli reggono il gioco, che incredibilmente diventa sempre più credibile. Nella sua presentazione compaiono articoli di giornale in cui viene definito un campione, racconta di pittoresche esperienze all’estero, con gli El Paso Sixshooters negli Stati Uniti, addirittura al Gazélec Ajaccio, in Corsica. Fa sfoggio di uno dei primi modelli di cellulare, con cui è costantemente in contatto con il suo agente o con club di grande spessore internazionale. In realtà è un giocattolo.
Oggi, con internet, una storia come la sua potrebbe durare qualche ora, al massimo qualche giorno. È successo in passato, come nell’eclatante caso di Ali Dia in Premier League, e potrebbe accadere in futuro. Ma Carlos Kaiser avrà una carriera lunga ben 26 anni. Oltretutto vissuta, ma ormai lo avrete intuito, senza mai giocare davvero a calcio.
Il presunto debutto in Corsica
Torniamo al punto sollevato pochi paragrafi fa: qual è stata la prima squadra di Kaiser? Dando ovviamente per assodato che non sia mai diventato campione del mondo di club a 21 anni con l’Independiente, e considerando inoltre che anche dell’esperienza messicana al Puebla non esiste testimonianza che non sia la sua parola, possiamo presumere che Carlos abbia iniziato addirittura in Francia, appunto nel Gazélec Ajaccio.
Sarà lui stesso a raccontare in più occasioni di una presentazione avvenuta in pompa magna, occasione in cui per non mostrare i propri limiti tecnici finisce per calciare tutti i palloni in tribuna mandando la folla in visibilio. Alla prima partita, subito dopo il fischio d’inizio, si accascia in terra al primo scatto in profondità. L’avventura pare si concluda lì, ma “l’esperienza europea” gli permette di tornare in Brasile in pompa magna.
Mostrando prove apparentemente inoppugnabili, foto scattate in Francia e il cartellino che lo legava al club corso, inizia davvero a girare per alcune squadre professionistiche di Rio. Del resto è il Kaiser, soprannome che afferma gli sia stato dato come omaggio al grande Franz Beckenbauer, che dovrebbe ricordare nello stile di gioco. E fa niente se gli amici riveleranno anni dopo un’origine molto meno romantica, legata al fisico robusto che ricorda una bottiglia di birra con lo stesso nome.
Giocare con il fuoco
Tra le tappe da ricordare spicca senza dubbio il Bangu, guidato all’epoca dal controverso imprenditore Castor de Andrade. Carlos Kaiser viene presentato come “O Rei” da alcuni giornali, pur arrivando dal nulla o quasi e in una squadra dove giocano numerose stelle affermate. Ormai il suo sistema è collaudato: prima del provino convince alcuni raccattapalle a spingere il pubblico presente a gridare il suo nome, promettendo di ricompensarli. Funziona, ed entra così in quello che all’epoca è uno dei migliori club del Brasile.
In breve tempo è Re per davvero. Non sul campo, ovviamente. Ma per il resto si fa benvolere da tutti: è l’uomo di fiducia del presidente, porta i compagni nei night club più rinomati, è costantemente circondato da tantissime donne.
Per una volta, però, le cose si fanno rischiose: dopo averlo apprezzato a lungo come persona, il presidente vuole vederlo all’opera anche come calciatore, perché comincia ad avere la sensazione di essere stato preso in giro da quel ragazzo così sfrontato e sicuro di sé. Così ordina all’allenatore di farlo entrare in campo durante un’amichevole. Si tratta di uno degli uomini più pericolosi di tutto il Brasile: se Carlos fosse scoperto chissà quali sarebbero le conseguenze.
Improvvisando, come del resto ha sempre fatto, Kaiser interrompe il riscaldamento che sta svolgendo a bordo campo, scavalca la rete e inizia una rissa con alcuni tifosi. Sostiene che lo abbiano offeso per i suoi capelli lunghi, e che abbiano parlato male anche del presidente che per lui “è come un secondo padre”. Il risultato? Il debutto viene rimandato a data da destinarsi, e commosso Castor de Andrade gli prolunga il contratto.
Maestro dell’improvvisazione
La storia di Carlos Kaiser è incredibile ma vera. Forse. La sua spavalderia, al limite dell’incoscienza, lo porta a ripetere sempre lo stesso schema. Ma una volta che questo ha funzionato si è in un certo senso creato un passato, che diventa sempre più credibile. Così parla con i giornalisti, che in alcuni casi sono amici, in altri semplicemente ingenui e si fidano di lui. E racconta loro di faraoniche offerte ricevute dall’estero: dalla Grecia, dal Giappone, dagli Stati Uniti e dall’Arabia Saudita.
Al Fluminense copre le spalle ai compagni, si prende le loro colpe e le relative sospensioni. In questo modo loro sono salvi, e lui può evitare di scendere in campo. Al Palmeiras, dove si preannuncia un debutto almeno in amichevole, paga un compagno di squadra affinché lo stenda duramente in allenamento. Può fingere l’ennesimo infortunio, mentre all’América sfoggia un certificato medico che parla addirittura di un problema dentale. Firmato naturalmente da un dentista amico e compiacente.
Al Botafogo pare riesca a restare addirittura 5 anni, procurando donne su donne al presidente Emil Pinheiro, altro personaggio a dir poco controverso fissato con il gentil sesso. Anche in questo caso è il trascinatore del gruppo, racconta storie sempre più surreali, quasi ai confini con la realtà. E tutto, incredibilmente, continua a funzionare per anni.
A volte con un pizzico di fantasia in più, come quando al Vasco da Gama ingaggiano addirittura uno sciamano per provare a guarirlo. Anche lui si trova spiazzato dal solo apparentemente sfortunato campione, che di tornare in campo non ha proprio intenzione.
La “vera storia” di Carlos Henrique Raposo
Carlos Kaiser conclude la propria incredibile carriera nella seconda metà degli anni ’90. Ovviamente è impossibile conoscere l’anno esatto in cui appende gli scarpini al chiodo, e non è certo un caso che questo accada in coincidenza con la sempre maggiore diffusione di internet. È proprio questo strumento a rendere la sua storia, nota soltanto in Brasile, famosa in tutto il mondo. Chiunque ne venga a conoscenza non può fare a meno di chiedersi come tutto sia stato possibile e come davvero abbia avuto inizio.
La risposta alla prima è abbastanza evidente: Kaiser raccontava storie mirabolanti con talmente tanta convinzione da non far sorgere il dubbio che stesse mentendo a chi lo ascoltava. Si comportava come un calciatore, viveva come uno di loro, era loro amico. E in un’epoca in cui non esisteva l’informazione globale di oggi bastavano le esperienze maturate precedentemente, anche se completamente inventate, per rendere tutti i suoi racconti ogni volta più credibili.
Come è iniziato tutto? Ufficialmente all’Ajaccio, come detto: Carlos Kaiser si sarebbe trasferito in Corsica intorno al 1986 insieme al connazionale Fabio Barros, detto Fabinho. Ma quest’ultimo, nel finale del docu-film “Kaiser, il più grande truffatore nella storia del calcio”, racconta tutta un’altra storia. E cioè che semplicemente, un giorno in cui si trovava in Brasile in vacanza di ritorno dalla Francia, un amico del fratello, tale Carlos Henrique, lo avrebbe avvicinato.
Diventato suo amico, gli avrebbe chiesto alcuni souvenir della sua esperienza europea. Il cartellino, di cui fece immediatamente una copia da modificare, la divisa del club che indossò per alcune fotografie su un campetto vicino casa. Poi avrebbe iniziato a dire a tutti che lui e Fabinho erano compagni di squadra, in Europa.
L’eredità di Carlos Kaiser
Così ha avuto inizio la storia di Carlos Kaiser. Una storia che in parte non è mai esistita neanche come bugia. Iniziata quasi per caso, portata avanti improvvisando giorno per giorno, mese per mese, anno per anno. E in cui realtà e fantasia si confondono ancora oggi al punto da rendere impossibile affermare cosa sia effettivamente successo davvero e cosa sia stato inventato, ripetuto fino a creare una verità alternativa.
Quello che forse a molti sfugge, compresi i tanti che nel corso degli anni hanno raccontato la sua incredibile carriera, è che la vera storia di Carlos Kaiser non sarà mai davvero chiara. E che probabilmente avrà raccontato balle anche a chi lo ascoltava raccontare balle, che proprio per la natura del personaggio sono state considerate realtà. Del resto perché mentire confessando di essere un truffatore? Eppure questo è quello che ha fatto Kaiser.
Agli autori del documentario non può che confessare la verità. Non è mai stato all’Ajaccio, non ha mai beffato nessuno in Corsica. E il dubbio su quanto sia vero quello che racconta in seguito, ovviamente, diventa sempre più concreto agli occhi di chi lo ascolta. Forse ha semplicemente inventato altre storie.
Carlos Henrique Raposo oggi ha 60 anni e sbarca il lunario come insegnante di fitness. Molto probabilmente si è ritrovato, quasi senza volerlo, in una storia più grande di quella che avrebbe immaginato. E dal momento in cui è diventato davvero Carlos Kaiser, il calciatore, non ha neanche più avuto la possibilità di tornare indietro.
Il più grande truffatore nella storia del calcio è riuscito davvero a imbrogliare le grandi squadre di Rio de Janeiro? È stato davvero capace di vivere come un calciatore per un quarto di secolo senza mai scendere in campo? Oppure anche queste storie sono semplicemente frutto della fantasia, una leggenda metropolitana che molti hanno accettato come realtà assodata nonostante la mancanza di prove?
A queste domande non possiamo che rispondere con la famosa massima attribuita al giornalista Sam Silverman: “mai rovinare una bella storia con la verità”. Per questo Carlos Henrique Raposo, la simpatica canaglia che non andava d’accordo con pallone e allenamenti ma sognava di essere come Renato Gaúcho, resterà per sempre nella storia del calcio.
Carlos Henrique Raposo
Soprannome: Carlos Kaiser, 171
Nato a: Porto Alegre (Brasile), l’8 luglio 1963
Squadre di club: –
Trofei conquistati: –
SITOGRAFIA:
- (29/10/2014) Pisapia, L. – Carlos “Kaiser”, la leggenda del calciatore che non ha mai giocato una partita – Il Fatto Quotidiano
BIBLIOGRAFIA:
- (2018) Patrone, M. – Kaiser (Arkadia) – ACQUISTA
VIDEOGRAFIA
- (2018) Kaiser, il più grande truffatore nella storia del calcio – di Louis Myles
Dove vedere il documentario su Carlos Kaiser
Il documentario “Kaiser, il più grande truffatore nella storia del calcio” è attualmente disponibile gratuitamente per la visione sull’archivio della RSI (Radiotelevisione Svizzera) a questo link.