Carlo Rampini, bomber di un calcio di altri tempi

Nell’incredibilmente variegato oceano di aneddoti che riguardano il calcio italiano alle sue origini, quando fieri dilettanti nostrani cominciavano a prendere sempre più confidenza con quel gioco, il “foot-ball”, che sarebbe diventato “calcio” e che sarebbe passato dall’essere passatempo per benestanti a religione popolare, un posto speciale lo avrà sempre la mitica Pro Vercelli, la squadra che dominò i primi anni del XX° Secolo conquistando ben 5 Scudetti dal 1908 al 1913 e perdendone uno soltanto in finale, e in pratica per propria libera scelta.

Leggi tutto

David Arellano, il maestro della “Chilena”, e i suoi eterni “Enlutados”

Santiago del Cile, 4 aprile 1925: da diversi mesi la squadra più forte del Paese, il Club Deportivo Magallanes, attraversa una pesante crisi interna.

I giocatori più giovani e forti, guidati dal più talentuoso di questi, David Arellano, chiedono che il club diventi professionistico e che certi calciatori anziani, che giocano più per riconoscenza che per merito, vengano esclusi dalla formazione titolare.

Ne stanno parlando con il direttivo del club, che li ha appena informati che, oltre a non accettare ordini da quelli che considera poco più che dei niños, ha intenzione di partecipare all’elezione del capitano che deve svolgersi quella stessa sera.

Arellano avrebbe la squadra con sé, ma i giocatori più anziani – quelli che lui vuole estromettere dal club – e i membri del direttivo, che mai avevano partecipato prima alle votazioni, la pensano diversamente.

Finisce che Arellano non può indossare la fascia di capitano del club: è una sconfitta ingiusta, ma che segna anche qualcosa di importante.

Già, perché Arellano e i compagni a lui fedeli ne hanno le tasche piene e lasciano il Magallanes e si preparano a fondare il club più importante di tutto il Cile, il club che di quel Paese diventerà il motore dal punto di vista calcistico e non solo.

Leggi tutto

Alexandre Villaplane, da eroe a nazista

13 luglio 1930. Allo stadio “Pocitos” di Montevideo, davanti a un migliaio di spettatori, ventidue uomini stanno per dare inizio alla grande storia dei Mondiali di Calcio.

Non sono gli unici a dire il vero, visto che in contemporanea su un altro campo, il glorioso “Gran Parque Central”, anche Stati Uniti e Belgio si sfideranno.

Rimane comunque, quella che si svolge al “Pocitos” tra Francia e Messico, una partita storica: non solo una delle prime due del Mondiale, ma anche quella dove viene siglato il primo gol di sempre nella lunga epopea della Coppa del Mondo.

Lo sigla Lucien Laurent, operaio della Peugeot, e l’incontro termina 4-1 per gli europei. L’attaccante francese, tuttavia, pur essendo l’autore della storica rete, non è il protagonista della nostra storia. Per trovarlo bisogna andare qualche decina di metri indietro, arrivando fino al centrocampo.

Ed eccolo, il nostro uomo: Alexandre Villaplane, centromediano metodista, capitano e leader dei francesi. Campione sopraffino dall’animo nero come la notte.

Leggi tutto

Nikon El Maestro, il campione-bambino

A chiunque sia capitato di passeggiare per le Ramblas di Barcelona, in Spagna, sarà capitato di vedere tra i numerosi artisti di strada presenti alcuni veri e propri fenomeni calcistici, personaggi capaci di eseguire un numero impressionante di palleggi, fenomeni del numero ad effetto.

La domanda, che spesso sorge in questi casi all’osservatore casuale, è il perché questo talento venga usato per gli show in strada e non all’interno di uno stadio, in un contesto professionistico magari. La risposta – che ogni vero appassionato di calcio conosce – è che nel calcio il talento è solo uno degli ingredienti necessari per essere un buon calciatore, e spesso neanche quello più importante.

La prova? La storia di Nikon Jevtić, meglio noto al mondo con il nome di Nikon El Maestro: un decennio fa il mondo del web impazziva per il nuovo fenomeno del calcio serbo, prospettandogli un futuro da fenomeno per via di un talento cristallino e innegabile.

Il prossimo 3 giugno, invece, Nikon compirà 22 anni e lo si può già considerare un ex-calciatore.

Leggi tutto

Uruguay, 1933, Nacional contro Peñarol: la partita più lunga di sempre

Uno dei pezzi di storia più importanti del calcio sudamericano fu scritto in Uruguay nel 1934. Proprio mentre dall’altra parte dell’oceano l’Italia si apprestava – su ordine di Mussolini – a ospitare e vincere la seconda edizione della Coppa Rimet, a Montevideo andava concludendosi l’incredibile campionato uruguaiano del 1933.

Questo accadeva dopo quasi un anno, un ritardo dovuto ad un’incredibile serie di eventi che avrebbe portato le due squadre più importanti del Paese – il Nacional e il Peñarol, entrambe di Montevideo – a scontrarsi in una serie di gare che sarebbe passata alla storia, nella sua totalità, come “la partita più lunga di sempre”.

Leggi tutto

Heleno de Freitas, “il Principe Maledetto”

Quasi nessuno, in quella piccola casa di cura di Barbacena, sa chi sia quel gracile uomo che si aggira per i corridoi, percorrendoli avanti e indietro senza darsi pace.

Lo sguardo spiritato, non parla mai, se non per offendere chi come lui è giunto in quel luogo per attendere l’inevitabile o chi si prodiga per curarlo. Nei rari momenti di lucidità, quando può fumare una delle sue adorate sigarette, racconta storie incredibili.

Dice di essere stato un calciatore, “il più grande di sempre”; sostiene che Pelé, il giovane fenomeno che appena un anno prima ha portato per la prima volta il Brasile sul tetto del mondo calcistico, avrebbe soltanto potuto portargli la borsa; di avere avuto un tempo soldi come se piovessero dal cielo, e mille amanti, tra cui addirittura Evita Perón.

Tra gli infermieri sono in molti a sorridere compassionevoli, con pietà. Solo pochi tra loro sanno che è tutto vero, e riempiono la sua camera con i ritagli dei giornali che lo celebravano quando non si parlava che di lui.

Lo fanno anche se sanno che magari, pochi minuti dopo, in un attacco di rabbia e follia il paziente distruggerà tutto, gridando e scalciando, maledicendo un passato glorioso che è appena dietro l’angolo, ma che sembra così lontano.

Ormai in pochi ricordano chi fu Heleno de Freitas, “il principe maledetto”. La prima vera superstar del calcio brasiliano.

Leggi tutto

Kazu Miura, altro che meteora

Il Dizionario Italiano definisce il significato di “Meteora”, quando si parla di artisti o uomini di sport, come “detto di persona che ha avuto grande fama per poco tempo”.

Per molti appassionati di calcio del Belpaese, Kazuyoshi Miura, primo giapponese a calcare un campo di Serie A, è stato una meteora: una fugace esperienza, appena una stagione al Genoa, e poi la scomparsa dai radar.

Molto si ironizzò su di lui e sulle sue presunte capacità tecniche, e prima dell’arrivo di Hidetoshi Nakata – il miglior calciatore proveniente dal Sol Levante mai visto – si continuò a pensare ai calciatori giapponesi come a delle vere e proprie macchiette, degli esaltati cresciuti con il mito di “Holly & Benji” senza una vera formazione tecnica.

Eppure per molti appassionati nipponici Kazu Miura è stato il più grande calciatore giapponese di sempre, e questa è la sua storia.

Leggi tutto

Aleksandar Đurić, la “Goal Machine” di Singapore

La via per l’affermazione, nel calcio, segue a volte strade misteriose e mai battute. Ho raccontato tempo fa dell’avventurosa carriera di Lutz Pfannenstiel, portiere giramondo capace di giocare in tutti e sei i Continenti calcistici.

Una storia simile, anche se di fatto avvenuta principalmente in un solo Paese, è quella di Aleksandar Đurić, che da profugo durante la Guerra dei Balcani è riuscito a diventare la più grande leggenda di un esotico paese asiatico.

Questa è la storia di un uomo scopertosi calciatore, nato nella ex-Jugoslavia e che poi, anni dopo, ha trovato una nuova patria a Singapore, arrivando addirittura a indossare la fascia di capitano della Nazionale asiatica.

Leggi tutto

Duncan Edwards, per sempre giovane

La secolare storia del football inglese è colma di leggende, personaggi unici ed irripetibili che dai tempi dei pionieri sono pervenuti fino ai giorni nostri, conservando immutato il loro fascino: il gigantesco portiere William Foulke, il talento sprecato di Paul Gascoigne e poi George Best, Stanley Matthews, Bobby Charlton, Robin Friday e molti altri ancora, cui non basterebbero centinaia di pagine per raccontarne la storia.

Per molti tifosi inglesi, però, sopra tutti i grandi c’è stato un solo giocatore.

“Il più grande”.

Duncan Edwards. Un calciatore divenuto leggenda pur avendo giocato appena cinque stagioni da professionista: tanto bastò a “Big Dunc” per entrare nel cuore dei fans inglesi e non uscirne mai più.

Leggi tutto

Allez Calais: l’incredibile storia dei dilettanti che conquistarono la Francia

Chi si ricorda del Calais?

Quando in Italia ci lamentiamo dello scarso appeal calcistico che ha la nostra Coppa Nazionale dimentichiamo spesso che basterebbe ben poco per restituire dignità a questo trofeo.

Il fatto che venga snobbato da media e tifosi è una conseguenza diretta dello scarso interesse che i nostri club per primi provano per quello che poi, al termine della stagione, è pur sempre il secondo trofeo nazionale.

L’alto numero di partite che si giocano in un’annata calcistica non può poi essere realmente considerata una giustificazione per quelle squadre (anche di bassa classifica) che usano la Coppa Italia per dare spazio alle riserve mai utilizzate in campionato, visto che in molti paesi evoluti calcisticamente di coppe ce ne sono addirittura due o più.

Si tratta di un mero calcolo economico: una squadra anche di medio livello trae più soldi da un buon piazzamento in campionato (con magari una qualificazione in Europa) piuttosto che dal raggiungimento di un turno finale di Coppa.

È però anche questione di cultura e di tradizione, e resto dell’avviso che bisognerebbe donare alla nostra Coppa Italia un senso, in un modo o nell’altro.

In altri paesi, come detto, la Coppa Nazionale ha tutto un altro significato, e tutt’altro fascino.

Ad esempio in Francia, dove nel 2000 accadde un piccolo miracolo calcistico: protagonista una minuscola squadra di dilettanti di un meraviglioso paese sulla Manica, il Calais.

calais 2

Leggi tutto

Leônidas, il “Diamante Nero”

Quasi ogni calciatore sogna un giorno di giocare i Mondiali con la maglia del proprio paese. Infatti, quasi tutti i più grandi calciatori della storia sono stati protagonisti nella Coppa del Mondo, a lungo e forse anche a tutt’oggi la vetrina più importante che il calcio offra.

Eppure ci sono stati grandi calciatori che ai Mondiali non hanno lasciato il segno: alcuni per essere parte di un movimento calcistico incapace di offrire una Nazionale abbastanza competitiva, ed è il caso del gallese Giggs, del nord-irlandese Best, dello svedese Ibrahimovic, del liberiano Weah e di molti altri.

Il grandissimo Alfredo Di Stefano (da molti considerato il più grande calciatore della storia, più di Pelé e Maradona) giocò sia con la Spagna che con l’Argentina, ma senza lasciare traccia: per entrare nella storia ha però vinto 5 Coppe dei Campioni consecutivamente, trascinando un Real Madrid zeppo di campioni sul tetto del mondo.

Ma il giocatore di cui oggi vorrei raccontare qualcosa, sconosciuto ai più in quanto simbolo di quel calcio dei pionieri mai abbastanza conosciuto, pur avendo deluso con la sua Nazionale in ben due Mondiali, è riuscito in una edizione ad essere il capocannoniere del torneo.

E poi, per tutti quelli che lo conoscono, è stato colui che ha inventato la rovesciata. Parliamo di Leônidas da Silva, per tutti semplicemente Leônidas, il Diamante Nero.

Leggi tutto

error: Content is protected !!