martedì, Settembre 10, 2024

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La grande passione: recensione, trama e cast

Nella recensione di “La grande passione” (“United Passions”) analizzeremo tutto quello che non ha funzionato nel film con cui la FIFA intendeva celebrare sé stessa nel 2014. Un’opera a dir poco fallimentare, nonostante le notevoli risorse investite e un cast di prim’ordine.

Nel 2014, a ridosso della 20ª edizione dei Mondiali di calcio in Brasile, viene distribuito sugli schermi di tutto il mondo “La grande passione”. Il film, certamente poco pubblicizzato, viene accolto nel silenzio e quasi totale indifferenza del pubblico, perfino degli appassionati più incalliti: costato 25 milioni di euro ne incasserà alla fine appena 150.000, finendo immediatamente nel dimenticatoio. La domanda, a distanza di 10 anni, è scontata: parliamo davvero di un’opera così disastrosa?

La risposta è purtroppo affermativa. Pur potendo contare su un buon budget, un cast di alto livello e le risorse disponibili soltanto all’organo che da oltre un secolo sovrintende il calcio mondiale, come film “La grande passione” non convince praticamente mai, mentre come documentario riesce addirittura a essere peggiore. Dopo essere stato uno dei pochi che andò a vederlo ai tempi della sua uscita, nel periodo in cui avevo messo online questo sito di storie di calcio, ho deciso recentemente di provare a concedergli una seconda possibilità. Restando ancora più deluso della prima volta.

La grande passione: la storia del calcio dalle origini a oggi

La trama de “La grande passione” è decisamente ambiziosa: raccontare, in poco meno di due ore, più di un secolo di storia del calcio e della FIFA. E come, naturalmente, quest’ultima abbia migliorato il gioco inventato dagli inglesi nel 1863, organizzandolo a livello planetario. All’epoca venne inoltre annunciato che, nonostante fosse la federazione calcistica stessa a sovvenzionarlo quasi al 100%, la pellicola non sarebbe stata tenera con i vari personaggi di rilievo coinvolti.

Nella primavera del 1904 un gruppo di giovani entusiasti, dopo essere stati snobbati dalla Football Association inglese, decide di dare vita alla Fédération Internationale de Football Association, la FIFA appunto. L’obiettivo è quello di rendere il calcio un fenomeno globale, e di fungere da punto di riferimento alla varie federcalcio continentali che stanno nascendo un po’ in tutta Europa. La prima scena vede i “padri fondatori” recare visita a Lord Arthur Kinnaird e Sir Frederick Wall, rispettivamente presidente e segretario della FA, e si rivela subito storicamente imprecisa.

Non è chiaro infatti a quale partita i due uomini più importanti nel calcio inglese stiano assistendo. Quello che sappiamo è che si gioca a Londra, in primavera, e che soprattutto Kinnaird è inferocito dalla deludente prestazione di una squadra “sotto di due reti” a cui intende fare una bella ramanzina nell’intervallo. Ma nel 1904 l’Inghilterra giocò soltanto gare in trasferta (nell’ordine in Galles, Irlanda e Scozia) e la finale di FA Cup fu Manchester City-Bolton Wanderers 1-0: in quest’occasione, inoltre, difficilmente il presidente della Football Association si sarebbe preso tanto a cuore una delle due squadre, le cui maglie peraltro non corrispondono.

Un film superficiale…

Può sembrare un particolare di poco conto, ma è in realtà il primo segnale della superficialità con cui viene gestita la pellicola. Che comunque, per tornare alla trama, si trova poi a raccontare la storia del calcio attraverso quelle di tre presidenti della FIFA: Jules Rimet, che organizza la prima edizione dei Mondiali in Uruguay nel 1930, João Havelange, che all’inizio degli anni ’70 del XX secolo apre il torneo anche a movimenti calcistici minori, e infine il controverso Sepp Blatter che li trasforma nell’avvenimento più seguito al mondo.

In oltre un secolo di storia, ovviamente, le occasioni per raccontare episodi entrati nell’immaginario collettivo degli appassionati non mancano. E invece, anche in questo caso, i passaggi a vuoto sono innumerevoli: perché è vero che in qualche maniera vengono toccati avvenimenti storici di un certo spessore, come il dramma del Maracanazo, ma altri passaggi risultano davvero troppo forzati persino considerando la scritta che apre il film, che sorprendentemente parla di opera “basata su eventi reali ma romanzata a fini di fiction”.

…con attori svogliati

Presto infatti il focus si sposta sui dirigenti protagonisti, scelta a dir poco infelice: Rimet accusa l’Italia di essersi appropriata della vittoria ai Mondiali casalinghi del 1934 – torneo in effetti controverso, su cui tornerò in futuro ma che comunque non può facilmente essere ascritto a “vittoria del fascismo” – e poi si fa raccontare la “Partita della Morte” mai andata in scena realmente. Il risultato, che dovrebbe essere drammatico, risulta a chi conosce la storia di questo fantomatico incontro tra prigionieri ucraini e soldati delle SS quasi comico.

Il problema di “La grande passione”, ovviamente, non si riduce semplicemente alle imprecisioni storiche, pur incomprensibili in un film patrocinato dalla FIFA. Ad affossare questo film sono le pessime prove di attori di alto livello come Gérard Depardieu, Sam Neill e Tim Roth, che appaiono poco convinti e a volte quasi più perplessi di noi, l’eccessiva attenzione rivolta a quanto avviene fuori dal campo di calcio e una regia elementare, priva di guizzi e con una gestione del tempo decisamente discutibile.

Le recensioni di “La grande passione”: bocciatura totale

Se vi aspettate il racconto del Maracanazo, del Miracolo di Berna, del Calcio Totale o di qualsiasi altra partita che ha segnato la storia del calcio a livello mondiale resterete infatti delusi. Il film non solo non raggiunge mai un livello accettabile, ma peggiora costantemente. La promessa di esporre le controversie della FIFA non viene mantenuta se non in maniera molto superficiale, mentre l’autocelebrazione è continua fino al finale in cui, in pratica, ci viene spiegato che è grazie alla FIFA che oggi il calcio è lo sport più giocato al mondo.

Non è un caso che il film sia stato stroncato praticamente ovunque all’indomani della sua uscita: nella pagina dedicata di Metacritic il voto della critica è 1, mentre quello degli utenti scende addirittura a 0.8 nonostante numerosi 10 assegnati ironicamente come quello dell’utente che argomenta così: “Mi piace la parte in cui il film finisce perché così non devo vedere oltre questa spazzatura”. Non va meglio su Rotten Tomatoes, mentre la recensione del Guardian si intitola così: “La propaganda FIFA è un puro escremento cinematografico”.

Pensate che nel mercato statunitense l’incasso fu di appena 600$, come riportato dall’Hollywood Reporter e prontamente segnalato da Il Post nella sua recensione del 2015. Tra le varie recensioni italiane segnalo inoltre quella di “Onesto & Spietato”, che in poche parole liquidò la pellicola non appena questa uscì con le parole che avrei usato ai tempi e che faccio mie dopo questa seconda visione: “nel complesso un film noioso, privo di anima, fatto un po’ con i piedi e a tempo perso” e “forse il più brutto film sul calcio mai realizzato“. Per quanto mi riguarda non ci sono dubbi.

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Simone Cola
Simone Colahttps://www.uomonelpallone.it
Amante del calcio in ogni sua forma e degli uomini che hanno contribuito a scriverne la leggenda

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