Immaginate cosa significhi avere il mondo del calcio ai vostri piedi a soli 15 anni. Di essere nel mirino dei migliori club del pianeta fin da bambini, momento in cui avete iniziato un percorso che per molti, sicuramente, vi porterà a ripetere le gesta dei più grandi campioni di tutti i tempi. E poi, in un attimo, di perdere tutto: il talento che vi rendeva speciali, l’amore per uno sport che vi ha quasi immediatamente dimenticati. È questo quello che è successo a Jean Chera, nome oggi quasi completamente dimenticato ma che un tempo non troppo lontano veniva definito addirittura “il nuovo Pelé”.
Chi lo ricorda vagamente potrebbe dire che Jean Chera non è stato altro che una delle tante meteore di cui è piena la storia del calcio. Un bambino di talento che, semplicemente, fu troppo esaltato da media e tifosi da sempre alla ricerca di sensazioni forti, e per questo pronti ad emozionarsi per qualsiasi bambino prodigio capace di mostrare lampi da fuoriclasse senza attendere la prova del campo.
Stella delle giovanili nel Santos di Neymar e Ganso, dei quali veniva considerato l’erede, a soli 15 anni Chera era già circondato da attese enormi. Gli sponsor lo ricoprivano d’oro, la sensazione era che da un momento all’altro il club che era stato di Pelé lo avrebbe lanciato in prima squadra. Non era una speranza, era praticamente una certezza: una volta fatto l’ingresso nel calcio dei grandi, tutto il resto sarebbe arrivato come naturale conseguenza grazie a un talento abbagliante.
Jean Chera, da “nuovo Pelé” al dimenticatoio
Oggi, con il senno di poi, sappiamo che così non è stato. Proprio sul più bello, in modo del tutto inaspettato, il nome di Jean Carlos Chera è finito nella lista delle meteore del calcio: l’adolescente che avrebbe dovuto conquistare il mondo non ha mai neanche sfiorato la grandezza a cui per moltissimi addetti ai lavori era destinato. Ma perché? Cos’è successo? Davvero “il nuovo Pelé” fu un’allucinazione collettiva?
Per capirlo bisogna tornare a una data ben precisa. E cioè al 25 marzo 2011, quando prossimo a compiere 16 anni la stella delle giovanili del Santos lascia improvvisamente il club che lo ha cresciuto fin da quando era un bambino. Motivo del contendere il primo contratto da professionista, mai firmato nonostante sembrasse ormai per molti una semplice formalità.
Naturalmente, ancora adolescente, Jean deve essere rappresentato dal padre di cui si fida ciecamente. È stato lui, del resto, a filmare tutte le sue partite fin da quando era un bambino. Registrazioni che hanno fatto presto il giro del Brasile, spingendo il Santos a prelevarlo dal modesto Associação Desportiva Atlética do Paraná a soli 10 anni.
Il trasferimento al Genoa
Il club è convinto di avere tra le mani un diamante grezzo, che con i dovuti accorgimenti potrà trasformarsi in una stella come già accaduto con tantissimi talenti passati nelle giovanili. Ma il padre di Jean è stato contattato dal ricco calcio europeo ed è convinto di sapere cosa è meglio per suo figlio: dopo aver parlato con squadre come Manchester United e Monaco trova un accordo con il Genoa, rifiutando quello con il Santos.
In Italia, del resto, sembrano esserci tutte le condizioni necessarie per emergere. Un club storico ma non così competitivo, un ricco premio alla firma, uno stipendio che si aggira intorno al mezzo milione di euro a stagione e un torneo comunque tra i più prestigiosi al mondo. Quello che manca, però, è il passaporto necessario per regolarizzare la sua posizione nel calcio italiano. Qualcosa che le parti erano convinte di poter risolvere, e che invece costringerà il ragazzo a tornare in Brasile dopo aver trascorso appena 5 mesi in Liguria.
Incredibile a dirsi, ma è già l’inizio di una fine che arriverà in tempi straordinariamente ristretti. Nel giro di pochi mesi Jean Chera passa dalle giovanili del Flamengo a quelle dell’Atletico Paranaense, quindi finisce al Cruzeiro. E non solo l’esordio tra i professionisti continua a essere rimandato, ma per la prima volta il bambino prodigio non è più superiore ai propri compagni. Anzi.
L’illusione europea
Quando il Cruzeiro sembra finalmente pronto a lanciarlo, Jean lascia il club. Il suo agente, che ha sostituito il padre, gli ha infatti prospettato un trasferimento al West Ham e una ricca sponsorizzazione con la Nike. Ma è tutta una balla, che lo costringe a tornare nuovamente al punto di partenza, provando a riprendere in mano i fili sempre più sfilacciati di una carriera che non è mai decollata.
Deciso a rimettersi in gioco, a 19 anni Chera scende in seconda serie accasandosi all’Oeste. Ma ormai il treno è passato, la magia è stata irrimediabilmente perduta. Incapace di sviluppare seriamente il suo talento in un contesto professionistico, quello che doveva essere “il nuovo Pelé” è diventato un’attrazione da circo e poco più, tanto che anche in un club che non riesce ad evitare la retrocessione in terza divisione l’attesa prima partita ufficiale non arriva.
Accadrà, clamorosamente considerando le aspettative che lo circondavano, soltanto a ottobre del 2014 e in contesto tutt’altro che da sogno: Jean Chera debutta da professionista con il Paniliakos, club della seconda serie greca. Niente di speciale, la conferma che il meglio, a 20 anni ancora da compiere, sembra ormai essere già alle spalle.
Dal Paradiso all’Inferno
L’esperienza greca sarà l’unica documentata sulla scheda di Transfermarkt che lo riguarda e l’unica degna di nota in una carriera che non è mai decollata e che presto si avvita su sé stessa: 4 presenze, e 4 sconfitte, 133 minuti complessivi in campo e naturalmente nessun guizzo degno di nota. Come se non bastasse il club dichiara bancarotta pochi mesi dopo il suo arrivo, e dopo aver addirittura dormito per strada Jean si accorda con il Buelna, club della terza serie spagnola.
Un’altra esperienza a dir poco fugace: Jean Chera resta in Spagna due mesi, il tempo di guadagnare il denaro sufficiente per tornare in Brasile. Dove, inaspettatamente, arriva l’occasione di ripartire: al termine di una fugace esperienza al Cuiabá (2 presenze e appena 41 minuti in campo) il Santos gli offre un contratto al minimo sindacale, quanto basta per un nuovo inizio in prestito a un club filiale, il Portuguesa Santista.
Qui Jean Chera, apparentemente di nuovo in forma fisicamente e mentalmente, segna il suo primo e unico gol da professionista: chiamato a battere una punizione dalla trequarti, calcia in mezzo all’area un pallone che non viene sfiorato da compagni e avversari e finisce addosso al portiere per poi rimbalzare comicamente in fondo alla rete.
Un triste addio
Un gol tutt’altro che indimenticabile, come tutt’altro che indimenticabile è stata purtroppo la carriera di Jean Chera. Un talento naturale, che però fin da bambino ha dovuto convivere con enormi pressioni e presenze opprimenti che hanno condizionato la sua crescita. Quella che sembrava una strada completamente in discesa verso l’Olimpo del calcio si è trasformata in una salita sempre più ripida. Impossibile da affrontare.
Se ne rende conto anche lui. Cosa sia successo, di preciso, oggi è ancora un mistero. Si è parlato di incredibili interferenze da parte del padre nella sua gestione, fin da adolescente, che gli avrebbero inimicato tutti i club in cui ha giocato da giovanissimo. Una narrativa che Jean ha sempre negato, parlando invece di molestie sessuali subite quando era al Santos, poco più che un bambino.
Oggi sappiamo che mio padre ha sbagliato qualcosa. E qualcosa poi ho sbagliato anch’io. Ma il nostro rapporto non è mai cambiato. In pochi lo sanno, ma lui non ha mai studiato, ed è voluto entrare in un mondo come quello del calcio, sporco e pieno di persone di cui non devi fidarti, soltanto per proteggere i miei i interessi e fare quello che riteneva meglio per me.
Intervista a Globo.com
Anche nel calcio dei milioni di oggi, nonostante la retorica che contraddistingue tanti “romantici a tutti i costi” relativa alla mancanza di valori, è importante amare questo sport per praticarlo. Nel 2017, quando annuncia il suo ritiro a soli 23 anni e dopo una fugace esperienza al Sinop (8 presenze in un anno, quarta serie brasiliana), Jean Chera non ama più il pallone ormai da un pezzo.
“Cosa significa avere successo?”
Impossibile ormai prendersi anche solo una parte di tutto quello che, da adolescente, aveva finito con dare ormai per scontato. Meglio voltare pagina, con la consapevolezza perlomeno di aver contribuito a dare stabilità economica alla propria famiglia grazie a quel magico periodo da “wonderkid”. La maturità è anche questo, saper prendere atto che i sogni, a volte, possono purtroppo restare tali. Anche quando sembravano così reali.
Cosa significa avere successo? Giocare in Serie A? In Champions League? In Nazionale? Oppure prendersi cura della propria famiglia regalandole stabilità dal punto di vista economico?
Intervista a Globo.com
Affermare che Jean Chera non abbia rimpianti è ovviamente azzardato. Forse però ha imparato a conviverci, e la conferma in questo senso potrebbe essere arrivata nel giugno 2023: perdonato se stesso e il calcio, infatti, è tornato a giocare a distanza di 6 anni dal ritiro. Il contesto è ovviamente modesto, la Copa Paulista a 29 anni con la maglia del più che modesto EC São Bernardo.
Ma è un nuovo inizio. Qualcosa che certamente non lo porterà nell’Olimpo dei più grandi che per molti sarebbe stato la sua naturale destinazione. Ma che forse gli permetterà di chiudere il cerchio con una storia che sembrava quella della vita, e che si è invece rivelata soltanto un abbaglio.
Chissà, magari tra qualche anno sarò venduto a un grande club per una cifra enorme! Sto scherzando…tra qualche anno però giocherò ancora a calcio e lo farò con mio figlio. È per lui che sono tornato a farlo. E se vorrà seguire le mie orme lascerò che lo faccia. Ma con i suoi tempi, senza rinunciare all’infanzia. Chi vuole giocare a calcio deve farlo con i suoi tempi, allenandosi e divertendosi. È un messaggio che voglio arrivi a chiunque sia genitore: lasciate che i vostri figli siano felici.
Intervista a Globo.com
Oggi Jean Carlos Chera è comunque un uomo felice. Come racconta Davide Tuniz (uno dei massimi esperti in Italia di calcio brasiliano che conosco e collaboratore di Sottoporta – Il Calcio Internazionale) vive a São Paulo insieme alla compagna, un architetto, e gestisce una fazenda di famiglia. Per lui il calcio, finalmente, è tornato a essere passione.
SITOGRAFIA:
- (24/05/2023) J.E. de Matos/L. Monteiro: Em nome do filho, Jean Chera volta a jogar sem medo do passado: “Era uma coisa muito doida” – Globo.com
- (02/06/2023) R. Matuck: O recomeço de Jean Chera – Gazeta Esportiva