Juventus-Fiorentina: storia di una sfida eterna

 

È una delle sfide più sentite del calcio italiano. Più dalla Fiorentina, ovviamente, visto che mentre la Juventus – squadra da sempre dominante nel calcio italiano – ha molti nemici per i viola il nemico più grande è sempre uno: la “Vecchia Signora”, simbolo di un potere ritenuto non soltanto limitato al campo che stimola la voglia di sfida, di vincere contro quelli che (anche se nessun fiorentino lo ammetterà mai) sono “i più forti”. C’è naturalmente molto altro dietro alla lunga rivalità tra bianconeri piemontesi e viola toscani, qualcosa che molti (come l’amico giornalista Marco Gargini, che me lo ha raccontato e che ringrazio) fanno risalire addirittura alla fondazione stessa della compagine di Firenze.

AC Fiorentina 1926: Gobbi nel DNA?

La Fiorentina nasce infatti il 26 agosto del 1926: il regime fascista da poco al potere opera una serie di fusioni delle tante realtà calcistiche cittadine presenti fino ad allora soprattutto nel centro e nel sud Italia al fine di creare una sola compagine competitiva per ognuna delle città che ritiene debbano ben figurare nello sport che – pur inviso al regime, che tenterà di sostituirlo addirittura con “la Volata”, uno sport di propria invenzione – ormai sta prendendo sempre più spazio nel cuore degli sportivi italiani. Firenze ha vissuto fino all’estate del 1926 un quasi auto-imposto esilio calcistico, rinunciando quasi a confrontarsi con compagini non cittadine: la sfida, per i fiorentini, è quella che coinvolge ogni anno le due più importanti realtà locali, il “Club Sportivo Firenze” e la “Palestra Ginnastica Fiorentina Libertas”: entrambe figlie del “Florence Foot-Ball Club” nato a fine ‘800 per mano di aristocratici inglesi e nobili fiorentini, le due squadre si sfidano da anni e hanno nel frattempo assorbito varie realtà cittadine. Tra le squadre entrate a far parte della “Libertas” vi è lo “Juventus Foot-Ball Club”, sorto nel 1908 per volere di alcuni appassionati che – ebbene si – ammirano la Juventus capace di passare nel giro di appena 8 anni dall’essere formata da un gruppo di studenti (1897) al primo di una lunga serie di Scudetti (1905): si può ben dire, dunque, che nella Fiorentina, frutto della fusione forzata e fascista di “CS Firenze” e “PGF Libertas”, vi sia un poco di DNA bianconero, come le maglie dello “Juventus Foot-Ball Club” o “Juventus Firenze” vissuto tra il 1908 e il 1912 e poi confluito nella più famosa Libertas.


7 ottobre 1928: Juventus-Fiorentina = 11 – 0

Come vi ho poi raccontato ieri sempre su queste pagine web, il 7 ottobre del 1928 avviene quella che molti considerano ufficialmente la data di nascita della rivalità: la Fiorentina, imbottita di dilettanti e iscritta forzatamente al massimo campionato calcistico in seguito alla “riforma Pozzo” – che intende istituire ufficialmente una Serie A e una Serie B laddove prima vi erano svariati campionati locali – affronta la Juventus e viene seppellita di reti: i bianconeri sono una signora squadra, si apprestano a dominare il calcio italiano – lo faranno per ben cinque anni di seguito, dal 1930 al 1935 – e forniranno diversi elementi all’Italia di Pozzo (sempre lui) vincitrice dei Mondiali del 1934 e del 1938 e medaglia d’oro olimpica a Berlino nel 1936. È un 11 a 0 figlio delle triplette di Munerati, Vojak e Galluzzi e della doppietta di Testa, con i fiorentini che protestano per l’impegno profuso dagli avversari, che consapevoli di avere di fronte una squadra tanto debole avrebbero anche potuto a parer loro non infierire. I toscani se la legano al dito, e da allora considereranno sempre la Juventus una squadra prepotente e di sbruffoni.


22 febbraio 1953: Juventus-Fiorentina = 8 – 0

Tanto che il 22 febbraio del 1953, ben venticinque anni dopo, la storia si ripete: stavolta la Juventus distrugge i viola sempre in casa con il rotondo risultato di 8 a 0. Una partita nata subito male per i toscani, in svantaggio dopo appena un minuto e ridotti prima in dieci e poi in nove uomini per gli infortuni occorsi a Cervato e Venturi: in un’epoca dove le sostituzioni devono ancora essere inventate la Fiorentina è costretta a giocare con due uomini in meno, circostanza che dovrebbe indurre gli avversari ad essere magnanimi: non accade niente di tutto questo, la Juventus anzi approfitta della situazione per seppellire i viola sotto un’altra valanga di gol, con lo stesso atteggiamento mostrato nel 1928. Il risultato finale è figlio delle doppiette di Hansen, Carapellese e Boniperti e dei gol di Vivolo e Praest. Ancora una volta la Fiorentina torna da Torino con le ossa rotte, ma non è comunque più la squadra di dilettanti di un tempo: a fine campionato si piazzerà settima, e nel giro di tre stagioni Bernardini la porterà al suo primo storico Scudetto.


11 maggio 1969: Juventus-Fiorentina = 0 – 2

Il secondo – e ultimo – Scudetto della loro storia i viola lo conquistano a Torino l’11 maggio del 1969: sulla panchina della Fiorentina siede adesso Bruno Pesaola, che prima della gara decisiva contro la Juventus, penultima giornata e con titolo matematicamente conquistato solo in caso di vittoria, ordina ai propri giocatori di distrarsi e non pensare alla gara mentre lui passa la notte in bianco a studiare mosse e contromosse: una fatica che darà i suoi frutti, visto che il giorno dopo i viola prima contengono benissimo i padroni di casa bianconeri e poi li puniscono con le reti di Chiarugi e Maraschi. Un 2 a 0 che porta lo Scudetto sulle rive dell’Arno e che sembra calmare la fino ad allora accesa rivalità tra le due compagini: sono proprio giocatori e dirigenti della Juventus i primi a congratularsi con la squadra viola, campione d’Italia un po’ a sorpresa e che purtroppo per i tifosi toscani avrà un breve futuro. Superchi, Brizi, Ferrante, Rogora, Mancin, De Sisti, Esposito, Rizzo, Merlo, Maraschi, Amarildo e Chiarugi regalano comunque un sogno a Firenze e ai fiorentini, che a lungo sembreranno essersi dimenticati poi della Juventus.

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16 maggio 1982: “Scudetto della seconda stella” o “Scudetto rubato”?

Tutto questo fino al 16 maggio del 1982: la Juventus è tornata ad essere tra le squadre dominanti del nostro campionato, ma a contenderle lo Scudetto è la Fiorentina di Antognoni, fino ad allora restata nelle retrovie. All’ultima giornata lo Scudetto è ancora in bilico, con i viola che volano a Cagliari e la Juventus che invece va a Catanzaro: le due squadre sono a pari punti in classifica, e un solo gol potrebbe decidere il futuro del campionato. È quello che succede, infatti: la rete decisiva la segna Liam Brady su rigore, consegnando alla Juventus il suo ventesimo Scudetto. Alla Fiorentina rimane tanta rabbia, visto che in Sardegna i viola si vedono annullare un gol regolare di Graziani che avrebbe mandato le squadre allo spareggio. I toscani hanno molti dubbi anche sulla vittoria dei bianconeri in Calabria, non per il rigore realizzato da Brady ma per quello netto non fischiato a favore del Catanzaro nel primo tempo. Sono dubbi che generano rabbia tra i tifosi: da allora la pace non tornerà mai più tra le due tifoserie e spesso anche tra i due club, che finiranno sovente ai ferri corti. Due note a margine: la prima riguarda il fatto che il gol decisivo per il titolo lo segni Brady, che appena una settimana prima ha saputo dai dirigenti della Juventus che non sarà riconfermato come straniero per la stagione successiva visto l’imminente arrivo in bianconero di un certo Michel Platini. La seconda che – a conferma della forza delle due squadre – sei juventini e quattro fiorentini contribuiranno alla vittoria dei Mondiali di calcio del 1982, che vengono giocati pochi giorni dopo in Spagna.

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Maggio 1990: Fiorentina-Juventus 0 – 0 (and. 1 – 3)

Al termine di un’altra stagione che conduce ai Mondiali, quelli di Italia ’90, Juventus e Fiorentina sono protagoniste della prima finale europea che vede affrontarsi due compagini italiane: l’andata si gioca a Torino, con la Juventus che si porta in vantaggio e poi viene immediatamente ripresa ma poi è capace di conquistare un’importante vittoria per 3 a 1 grazie a una papera del portiere viola Landucci e di un arbitraggio che i fiorentini definiscono a dir poco discutibile da parte dell’arbitro spagnolo Aladrén. Il ritorno si gioca due settimane dopo, e visto che lo stadio di Firenze è squalificato gli organi competenti scelgono come campo neutro Avellino, nota roccaforte bianconera: una scelta discutibile e che di fatto consegna la coppa alla Juventus, capace di fermare i rivali sullo 0 a 0 complice anche una serata davvero opaca di Roberto Baggio, stella nascente del calcio italiano e idolo assoluto dei tifosi toscani.

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ESTATE 1990: Baggio passa alla Juventus

Come se non bastasse, per i fiorentini al danno si aggiunge la beffa: non soltanto devono lasciare la coppa alla Juventus, ma con essa devono lasciargli anche lo stesso Baggio, che proprio in quelle ore annuncia il suo passaggio in bianconero. A Firenze sono prima increduli e poi rabbiosi, ne nasce quasi una rivolta popolare che ha come obbiettivo la cacciata dei Pontello, proprietari del club: non ce n’è bisogno, gli aristocratici stanno già vendendo la squadra al produttore cinematografico Cecchi Gori, che però si è sentito porre come condizione dal presidente uscente “la consegna di una squadra senza Baggio”. Il quale va alla Juventus, con la quale il rapporto durerà ben cinque anni ma senza mai esplodere in amore vero: Agnelli lo definirà un “coniglio bagnato”, Platini “non un dieci ma un nove e mezzo”, lui prima rifiuterà di indossare la sciarpa bianconera durante la presentazione e poi di tirare un rigore contro la Fiorentina nel campionato successivo, quando i viola sconfiggono gli odiati rivali a Firenze per 1 a 0, gol di Fuser. Il rigore per la Juventus lo tira De Agostini, che però sbaglia, mentre Baggio sostituito raccoglie una sciarpa viola gettata dai suoi ex-tifosi: un gesto che vale più di mille parole, sia per i fiorentini – che ancora gli vogliono bene – sia per gli juventini, per i quali “il Divin Codino” non sarà mai fino in fondo uno di loro.

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4 dicembre 1994: Juventus-Fiorentina = 3 – 2

Anche perché a sostituirlo, in campo e nei cuori di chi tifa Juve, arriverà un giovane talento che presto si conquisterà il posto proprio di Baggio, costringendolo ad emigrare al Milan iniziando un lungo e dispersivo giro dell’Italia calcistica: il nome del prescelto è Alessandro Del Piero, e diventerà con il tempo uno dei più grandi simboli di sempre della Juventus giocandovi a lungo e vincendo tutto. Arrivato dal Padova, giovane e gracilino, è dotato di un talento straordinario, che mette in mostra in una gara a Torino che la Fiorentina crede ormai di avere in tasca dopo aver concluso il primo tempo in vantaggio per 2 a 0.  Alle reti di Baiano e Carbone risponde Gianluca Vialli con una doppietta, ma il gol che decide la gara e che fa entrare Del Piero nella storia della Juventus è il 3 a 2 finale, arrivato a pochi minuti dalla fine: si tratta di uno splendido pallonetto al volo su lancio di Alessandro Orlando che supera l’altissimo Toldo regalando ai tifosi bianconeri una vittoria indimenticabile. È nata una stella.


20 ottobre 2013: Fiorentina-Juventus = 4 – 2

Infine facciamo un balzo in avanti, fino al 2013, quando a Firenze arriva una Juventus che è un rullo compressore: gli anni difficili post-Calciopoli sono ormai un ricordo da quando sulla panchina bianconera siede l’ex-capitano Antonio Conte, che ha rivitalizzato la squadra riportandola prima a vincere e poi a dominare il campionato: nella stagione 2013/2014 i bianconeri sembrano inarrestabili (concluderanno infatti la stagione con l’incredibile “score” di 102 punti in classifica) e infatti si portano in vantaggio in scioltezza grazie alle reti di Tevez e Pogba, che festeggiano imitando la mitragliatrice come era solito fare Gabriel Batistuta, storico bomber viola. La Fiorentina non ci sta, ingrana la quarta e nel secondo tempo colpisce e affonda la corazzata bianconera: quattro gol arrivano nel giro di un quarto d’ora e portano la firma di Joaquìn e di Giuseppe “Pepito” Rossi, che segna una clamorosa tripletta che stende i campionissimi di Conte. Vero che la Juventus vincerà lo Scudetto a fine stagione segnando anche diversi record, ma quella sconfitta resterà una macchia in una stagione spettacolare, una macchia che la Fiorentina sarà orgogliosa di aver lasciato, l’ultimo atto di una sfida che non avrà mai fine.

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