Allez Calais: l’incredibile storia dei dilettanti che conquistarono la Francia

Chi si ricorda del Calais?

Quando in Italia ci lamentiamo dello scarso appeal calcistico che ha la nostra Coppa Nazionale dimentichiamo spesso che basterebbe ben poco per restituire dignità a questo trofeo.

Il fatto che venga snobbato da media e tifosi è una conseguenza diretta dello scarso interesse che i nostri club per primi provano per quello che poi, al termine della stagione, è pur sempre il secondo trofeo nazionale.

L’alto numero di partite che si giocano in un’annata calcistica non può poi essere realmente considerata una giustificazione per quelle squadre (anche di bassa classifica) che usano la Coppa Italia per dare spazio alle riserve mai utilizzate in campionato, visto che in molti paesi evoluti calcisticamente di coppe ce ne sono addirittura due o più.

Si tratta di un mero calcolo economico: una squadra anche di medio livello trae più soldi da un buon piazzamento in campionato (con magari una qualificazione in Europa) piuttosto che dal raggiungimento di un turno finale di Coppa.

È però anche questione di cultura e di tradizione, e resto dell’avviso che bisognerebbe donare alla nostra Coppa Italia un senso, in un modo o nell’altro.

In altri paesi, come detto, la Coppa Nazionale ha tutto un altro significato, e tutt’altro fascino.

Ad esempio in Francia, dove nel 2000 accadde un piccolo miracolo calcistico: protagonista una minuscola squadra di dilettanti di un meraviglioso paese sulla Manica, il Calais.

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Il Miracolo di Berna, spartiacque tra due ere

Quel 4 Luglio del 1954, i giocatori della Germania Ovest fissavano il campo nei momenti precedenti la partita con ferrea determinazione. Non sarebbero stati carne da macello, avrebbero tentato di riscrivere la storia.

Erano ben nove anni che l’inno nazionale non veniva suonato dal vivo in nessuna occasione, nove anni che il Nazismo era stato sconfitto e che il popolo tedesco aveva cercato faticosamente di ricostruire sulle macerie dei bombardamenti alleati.

Era una squadra, quella Germania Ovest, arrivata alla Finale della V^ Edizione della Coppa del Mondo un po’ a sorpresa: eppure poteva contare su alcuni fuoriclasse, su un gioco solido e pratico e soprattutto sulla ferrea volontà tedesca, che porta questo popolo a non arrendersi mai, a dare sempre il 101%.

E poi pioveva, e la pioggia era “il tempo di Fritz Walter”, il capitano di quella Germania, che si esaltava durante gli acquazzoni perché avendo contratto la malaria da piccolo era rimasto per sempre infastidito dal sole.

Insomma, c’era fiducia. Anche se poi c’erano anche gli avversari.

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Jean-Pierre Adams, il lungo sogno della Guardia Nera

Jean-Pierre Adams fu, con Marius Trésor, la metà della coppia di difensori centrali della Francia di metà  anni ’70 chiamata “La garde noire”,“la guardia nera”, soprannome che sottolineava il colore della pelle dei suoi componenti.

Trésor, primo giocatore di colore a indossare la fascia di capitano della Francia, proveniva dalla Guadalupa, mentre Adams era nato in Senegal, ma entrambi si sentivano profondamente francesi.

Jean-Pierre fu un buonissimo difensore e sarebbe diventato, secondo il parere di chi lo conosceva, anche un eccellente allenatore, se solo, oltre trent’anni fa, il destino non avesse deciso diversamente.

Trasformando quello che doveva essere una banale operazione di routine in una condanna che a oggi ancora non ha avuto termine. Adams è oggi un calciatore in coma, che forse corre ancora ma in un mondo tutto suo.

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