La più grande coppia di difensori dell’epoca del calcio vittoriano fu quella composta dai fratelli Arthur e Percy Melmoth Walters, puri amateurs che, rifiutando il professionismo ormai conclamato, all’epoca in cui fecero il loro esordio sul campo, non conquistarono mai alcun trofeo a livello di club.
gran bretagna
Vita e imprese di Leigh Richmond Roose, portiere e gentiluomo
L’ultima persona che vide Leigh Roose in vita fu un suo collega, Gordon Hoare. Era la seconda volta che i due condividevano lo stesso mestiere, e dopo aver calcato i campi di football si erano ritrovati al fronte, soldati come tanti giovani britannici venuti in Francia per arrestare l’avanzata tedesca durante la prima guerra mondiale.
Sul fronte occidentale, nella Bataille de la Somme, caddero oltre un milione di uomini. Britannici, francesi, tedeschi, persone che fino a pochi anni prima avevano condotto magari vite straordinariamente ordinarie, e che per la follia di pochi si erano poi ritrovati nel fango, un fucile in mano, numeri in un gioco mortale.
Ode al battaglione McCrae – “Hearts of glory”
Un vento carico di pioggia spazza i campi della Somme, la madre di tutte le battaglie. Muove onde lunghe nel grano, piega le spighe, le abbandona un istante e loro si ergono di nuovo, dritte, aspettando senza scelta la nuova folata o le prime gocce del temporale. E in quest’attesa, priva di un Kronos afferrabile, pensano, ricordano, vogliono ricordare.
Sheffield Wednesday, where to Find Owls
Una ventina di anni fa sono stato a Sheffield per un paio di giorni. Con Internet agli albori, che in tutta franchezza all’epoca associavo più a una partita di Coppa UEFA fra i nerazzurri milanesi e una modesta squadra olandese, conscio della scarsa pesantezza del mio portafoglio, mi imposi scelte dal pericolo subodorato, imbattendomi nel tipico, inevitabile, terribile, hotel inglese di quei lustri.
Bobby Charlton, il campione vissuto due volte
Immaginate di essere un ragazzo, un giovane calciatore dal talento immenso. Immaginate di giocare nel più forte club inglese e di vedere, poco più che ventenni, morire con i vostri stessi occhi quei campioni che erano i vostri compagni, in un tragico incidente aereo.Immaginate di sopravvivere, voi e pochi altri, e da lì riformare la squadra mattone su mattone. E dieci anni dopo conquistare, prima volta per un team inglese, la Coppa dei Campioni.
TOP 11: I migliori calciatori del football vittoriano
Accade spesso che siti e giornali specializzati, se non la stessa FIFA, pubblichino le proprie liste dei migliori calciatori della storia. E se queste possono variare parecchio, anche per via dell’oggettiva difficoltà di paragonare campioni di epoche tanto diverse, potrete notare come il punto di unione di tutte queste classifiche sia la totale (o quasi totale) assenza di calciatori che giocavano prima del XX secolo.
Se è vero che il football è diventato fenomeno non più esclusivamente britannico solo dopo diverse decadi del 1900, e quindi è comprensibile l’omissione di chi è stato un fenomeno quando ancora il calcio era quasi esclusivamente un gioco, è altrettanto necessario ricordare chi per primo ha saputo emozionare il pubblico prendendo a calci una sfera di cuoio.
La tribuna più antica del mondo
No dai, questa non la sapete. Questa è bella davvero. Fra le primizie della storia del calcio c’è ne è una davvero curiosa: la tribuna più antica e ancora rigorosamente in funzione è quella del Great Yarmouth Town Football Club, nel suggestivo scenario del Wellesley Recreation Ground, impianto disposto sulla costa ventosa del Norfolk.
Cinema nel Pallone: “Hooligans (I.D.)”
Inghilterra, primi anni ’90: Scotland Yard sospetta da tempo che, dietro i numerosi gruppi di hooligans che popolano gli stadi di calcio, vi siano organizzazioni criminali che, sfruttando la passione e il fanatismo dei tifosi, gestiscono a vari livelli anche criminalità e gruppi di estremismo politico. In particolare, sotto il mirino degli investigatori, è finito lo Shadwell Town, squadra che gioca le sue partite in uno stadio soprannominato “Il Canile” e i cui tifosi, i “Dogs”, sono tra i più estremi e violenti al mondo.
Resasi presto conto che, condannando gli atti di violenza che sono ormai all’ordine del giorno dentro e fuori lo stadio, la polizia non farà che arrestare pesci piccoli e di poco conto – in un sistema che sembra rigenerarsi continuamente grazie alla popolarità del football – ecco allora che vengono scelti quattro agenti che tenteranno di infiltrarsi tra i tifosi, scalando le gerarchie fino ad arrivare ai vertici e produrre le prove necessarie per sconfiggere quella che è molto più di una Firm.
Per i quattro inizia così un gioco pericoloso, perché mentre si trovano a far sempre più parte di un mondo che abbina violenza e criminalità a straordinari valori di fede e fratellanza dovranno stare attenti a non farsi scoprire e, soprattutto, a non dimenticare chi sono e perché sono lì, in curva con i “Dogs”.
Jack Addenbrooke, il cuore e l’anima dei Lupi
Il nome di Jack Addenbrooke poco dirà alla stragrande maggioranza degli appassionati italiani di calcio, ma anche nell’Inghilterra della ricchissima Premier League, di Guardiola e Mourinho, potrebbe capitare che citando questo nome si ottenga dal nostro interlocutore uno sguardo perplesso e una domanda: “Chi era?”
Eppure, nella storia del football, nessuno più di Jack Addenbrooke ha saputo identificarsi con la squadra della propria città, risultandovi coinvolto sin dal primo giorno e dedicando poi ad essa la maggior parte della propria vita.
Arthur Wharton, il “colored” che rivoluzionò il football
La domanda che si fecero i membri del comitato a capo del Darlington Football Club nell’estate del 1885, mentre il giovane Arthur Wharton si presentava al campo d’allenamento per mostrare a tutti le sue qualità di footballer, aveva una risposta tutt’altro che scontata.
“Può un nero giocare al football?”
In un’epoca infatti in cui persino l’Encyclopædia Britannica definiva “the Negro” come un essere “mentalmente inferiore al bianco” per via “dell’impossibilità del cervello di svilupparsi completamente a causa della particolare forma del cranio”, in un periodo in cui l’Impero Britannico invadeva l’Africa per aumentare le proprie ricchezze senza curarsi di chi quelle terre abitava – ed era evidentemente “sacrificabile” in nome di Sua Maestà la Regina – a tutti doveva sembrare ben strano che quel giovane ed energico ragazzo di colore avesse deciso di cimentarsi con il pallone.
Tra finte e zagaglie: l’incredibile avventura degli Sheffield Zulus
Quando il pubblico che aveva preso posto sugli spalti del Recreation Ground di Chesterfield, il 24 novembre del 1879, vide entrare la misteriosa squadra che avrebbe affrontato i beniamini locali, non furono pochi i presenti che dovettero stropicciarsi gli occhi per capire l’inganno.
Curiosi, gli appassionati di football presenti in città avevano acquistato il biglietto per assistere a una sfida contro la rappresentativa calcistica del Regno Zulu, ed ecco che quando questa misteriosa selezione fece il suo ingresso in campo lo stupore zittì per un momento gli spalti.
Fu il capitano degli africani, Re Cetewayo, a prendere la parola e a rivolgersi ai presenti in un’insospettabilmente ottimo inglese: oltre a combattere strenuamente i britannici nel lontano Sud Africa, disse, gli Zulu erano capaci di sfidare i sudditi di Sua Maestà anche in casa propria, e di farlo nel football, il gioco che stava lentamente ma inesorabilmente diventano lo sport nazionale inglese.
Cetewayo e i suoi, dunque, avrebbero percorso l’Inghilterra cercando avversari all’altezza, accontentandosi di mietere vittorie e lasciando l’incasso delle sfide al popolo inglese, che avrebbe potuto utilizzare il denaro per aiutare le tante famiglie private di un proprio caro caduto al fronte, magari trafitto da una zagaglia come quelle che gli Zulu mostrarono orgogliosi, prima di esibirsi in una singolare danza rituale che avrebbe preceduto il calcio d’inizio.
C’era da crederci?
Hughie Gallacher, leggenda e tragedia
Chi era mai quel piccolo uomo di mezza età che, da almeno un’ora, percorreva avanti e indietro la banchina della stazione ferroviaria di Gateshead?
Erano ben pochi i presenti che se lo domandavano: nonostante avesse appeso gli scarpini al chiodo da almeno vent’anni, tutti in città sapevano chi fosse Hughie Gallacher, il grande centravanti del Newcastle e della Scozia.
Il mago dell’area di rigore, capace di sbattere la palla in fondo al sacco in qualsiasi modo e contro qualunque avversario.
Quello che una volta era stato il più grande centravanti del Tyneside piangeva e imprecava, lo sguardo perso nel vuoto e le orecchie sorde ai saluti dei presenti. Da tempo le cose non andavano più bene, del resto.
Da quando, terminata la gloria dei campi di gioco, si era ritrovato come molti altri eroi del suo tempo dall’altare alla polvere nel giro di un attimo.
Il football, che tanto gli aveva dato nei suoi anni migliori, esigeva sempre nuovi eroi, e non c’era proprio modo che si fermasse ad onorare chi un tempo aveva scaldato i cuori dei tifosi e adesso, per sopraggiunti limiti di età, non ne era più capace.