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Tag: gran bretagna

Working Glass Hero : la favola di Jimmy Glass

“Eroe”, sostantivo maschile comunemente utilizzato per indicare una “persona che per eccezionali virtù di coraggio o abnegazione s’impone all’ammirazione di tutti”. Tutto avrebbe potuto immaginare, Jimmy Glass, tranne di arrivare a sentirsi ritratto in quel modo. Certo, come molti, anche lui covava questo sogno fin da piccolo, quando, inseguendo i miti dei più grandi attaccanti inglesi, si era avvicinato al calcio nelle partitelle tra amici.

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Tinsley Lindley, centravanti e gentiluomo

Tanti e vari sono stati i primissimi eroi del football inglese, una moltitudine di campioni e innovatori di cui la stessa storia fatica a tenere il conto, man mano che gli anni passano e i ricordi dei primi calci a un pallone diventano sempre più sfumati.

Anche per un popolo attento alla propria storia e alle proprie tradizioni come quello britannico è possibile che, nel continuo susseguirsi di nuove stelle e di nuove imprese, qualcuno finisca per essere dimenticato, non onorato come meriterebbe.

È stato a lungo il caso di Tinsley Lindley, centravanti e gentiluomo, perfetto rappresentante di quello che il calcio è stato una volta, prima delle televisioni, dei milioni, della fama planetaria.

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Cinque grandi decadute del calcio inglese

Prima di tutto una doverosa premessa: in questo periodo sto scrivendo, senza avere l’idea del risultato finale, quello che sarà il mio primo libro. Tratterà del football dei pionieri, che in questo sito ho raccontato molte volte, e lo farà seguendo lo spirito che ha portato alla nascita del progetto: nessuna pretesa di insegnare niente a nessuno, solo il desiderio di vedere realizzato qualcosa che non c’è e che a me personalmente farebbe piacere ci fosse.

Approfittando anche della stagione particolare vissuta dalla Premier League inglese quest’anno, che ha visto oltre il clamoroso trionfo del Leicester di Ranieri anche la retrocessione di due grandi e storici club quali Newcastle e Aston Villa, ho pensato di riassumere in poche righe la storia di altri club che un tempo dominavano il calcio albionico.

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Soldato, artista, calciatore, atleta olimpico: le mille vite di Harold Walden

Se i tifosi del Bradford Park Avenue possono citare orgogliosamente come idolo il nome di Len Shakleton, grandissimo campione dei primi anni ’40 soprannominato “The Clown Prince of soccer”, i rivali cittadini del Bradford City possono senz’altro rispondere loro per le rime facendo il nome di Harold Walden.

Ma mentre del primo non sono note le capacità comiche e teatrali, per il secondo a parlare è la storia personale. Soldato, attore, musicista, comico e calciatore, in quest’ultima veste fu l’assoluto protagonista delle Olimpiadi del 1912 giocate a Stoccolma.

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Cuthbert Ottaway, il primo capitano dei maestri

Nato a Dover il 19 luglio 1850, figlio unico di un ricco chirurgo locale che aveva ricoperto in passato anche la carica di primo cittadino, Cuthbert Ottaway è stato il primo capitano dell’Inghilterra che il 30 novembre 1872, sfidando la Scozia, dava vita alla prima partita internazionale nella storia del calcio.

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Nettie Honeyball, la prima donna nel pallone

“Pochi minuti sono stati sufficienti a dimostrare che il calcio praticato delle donne, se le British Ladies possono essere prese come criterio, è totalmente fuori questione.

A un calciatore sono richieste velocità, giudizio, abilità e coraggio. Nessuna di queste quattro qualità è stata mostrata sabato. Per gran parte della gara le donne vagavano senza meta sul campo, in un trottare senza grazia.”

Se fosse vero, come si dice, che il buongiorno si vede dal mattino, il calcio femminile avrebbe dovuto terminare la propria avventura non appena l’aveva iniziata.

Con queste parole, infatti, il reporter di “The Daily Sketch” aveva liquidato la prima partita ufficiale giocata tra donne il 23 marzo del 1895 a Londra, un’esibizione tra due squadre rappresentanti il nord e il sud della città e che aveva visto le prime, vestite di rosso, dominare le avversarie e sconfiggerle con un rotondo 7-1.

Ma neanche le aspre parole degli altri giornalisti presenti, che predicavano lo spettacolo come “incapace di attirare le folle”, bastarono a scoraggiare queste intrepide pioniere. Il merito fu senz’altro della loro leader, che aveva avuto un’intuizione, un sogno, e non intendeva rinunciarvi.

Per questa donna coraggiosa il football, quel bellissimo sport che ormai da anni infiammava il pubblico inglese, poteva essere giocato anche dalle ragazze. Il suo nome era Nettie Honeyball, e sarebbe passata alla storia come la creatrice del calcio femminile.

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Morte sul campo da gioco: l’ultima partita di Bob Benson

19 febbraio 1916: la Grande Guerra è scoppiata da pochi mesi ma è già in una fase estremamente cruenta. In Inghilterra il football è ormai diventato da tempo lo sport principale, ma ha dovuto piegarsi alla battaglia, spedendo i suoi migliori e giovani talenti al fronte.

Inizialmente si era tentato di risparmiare ai calciatori l’orrore e la morte che li attendevano, fatalmente, sul fronte occidentale. Meglio sarebbe stato che continuassero a fare quello che ormai era il loro lavoro, e cioè intrattenere le masse. Un tentativo di rassicurare la popolazione che non solo niente sarebbe cambiato, ma che anzi i proiettili avrebbero smesso di sibilare nel giro di pochi mesi.

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Charles William “C.W.” Alcock, il padre del calcio moderno

“Quello che appena dieci o quindici anni fa era il divertimento di pochi è oggi la passione di migliaia di persone.”

Così parlava Charles William Alcock nel 1876, quando all’età di 34 anni abbandonava agonisticamente lo sport, il football, che forse più di chiunque altro al mondo aveva contribuito a creare.

L’influenza di questo vero e proprio genio visionario, nato a Sunderland il 2 dicembre del 1842, è stata fondamentale nel trasformare, appunto, lo sport a cui si era immediatamente appassionato ai tempi degli studi nella Harrow School in un fenomeno di massa.

Ovunque infatti il football abbia mosso un passo significativo lì era presente questo giovane entusiasta, pieno di idee e capace di vedere oltre, vedere il futuro, gli stadi pieni e i giornali intenti a narrare le gesta degli eroi del rettangolo verde.

Fu per questo che si prese la briga, primo nella storia, di redigere il primo “Annuario del football” nel 1868, un modo per rendere omaggio ai primissimi pionieri senza i quali, forse, non saremmo qui a parlare, a scrivere, a emozionarci per 90 minuti.

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Thomas Brown Mitchell, il Mourinho dell’800

Fin dai suoi albori, il calcio fu in continua evoluzione dal punto di vista tattico: il primo modulo riconosciuto, paragonabile oggi ad un 2-3-5, fu praticato in modo vincente ad alti livelli dai Blackburn Rovers, capaci di vincere ben 5 volte la Coppa d’Inghilterra dal 1884 al 1891, con addirittura tre vittorie consecutive.

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Il volo spezzato di Giuliano Maiorana

Molto spesso si è portati a credere che il calcio sia un sistema perfetto, capace di raccontare con le sue classifiche soltanto grandi verità. Un sistema dove se sei abbastanza bravo arriverai, e in caso contrario il motivo risiederà soltanto nel tuo talento, evidentemente non sufficiente.

Chi racconta queste storie spesso dimentica che il successo del football risiede invece proprio nella sua imprevedibilità, che il destino di una carriera dipende anche, come ogni aspetto della vita, dalla fortuna, dal caso.

Così come un palo o una zolla d’erba possono determinare l’esito di una partita o di un torneo, un infortunio può cambiare per sempre il futuro di un calciatore. È quello che accade a Giuliano Maiorana, straordinario talento la cui favola conquista l’Inghilterra a fine anni ’80 e che purtroppo però non avrà calcisticamente un lieto fine.

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Blackburn Olympic, gli operai che fecero l’impresa

Sono numerosi gli episodi che qualsiasi appassionato potrebbe indicare come decisivi nella storia del calcio. È infatti attraverso una numerosa serie di evoluzioni che il football degli albori, praticato da un gruppo di nobili nostalgici del gioco praticato a scuola, è diventato quello che oggi tutti conosciamo. Un punto cruciale deve tuttavia essere indicato, e a parere di chi scrive nessuno può essere più importante della FA Cup vinta dal Blackburn Olympic nell’edizione 1882/1883.

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Herbert Chapman, l’inventore del Sistema

Da sempre tra l’Inghilterra e il resto del mondo, calcisticamente parlando, esiste una differenza fondamentale che risiede nella figura di chi siede in panchina: mentre in ogni parte del pianeta si parla di allenatore, nel Paese che ha dato vita al football questo ruolo viene chiamato manager.

La differenza non risiede soltanto nel nome, naturalmente, ma nello stesso ruolo che questi ricopre: mentre infatti l’allenatore ha il compito di mettere in campo nel modo migliore i giocatori che la società gli mette a disposizione, potendo al massimo dare qualche suggerimento ai vari direttori sportivi, nel Regno Unito il manager si occupa di tutto quel che riguarda la squadra, dall’allenamento al calciomercato, dai rinnovi contrattuali alla parte tattica.

Si potrebbe dire che è così da sempre, ma il primo degno di essere chiamato in questo modo fu un allenatore leggendario capace di vincere due campionati consecutivi con l’Huddersfield Town per poi, nel momento di maggior successo, spostarsi a Londra per far diventare l’Arsenal la superpotenza calcistica che oggi tutti conosciamo.

Quest’uomo, una delle figure più importanti nella storia del calcio, rispondeva al nome di Herbert Chapman, il primo vero manager che il football ricordi.

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