“Astle is the King”: la storia di Jeff Astle, il Re di West Bromwich

“Astle is the king!
Astle is the king!
The Brummie Road will sing this song,
Astle is the king!”

Non sono pochi i tifosi inglesi che rimpiangono i tempi di una volta, quelli in cui il campionato organizzato dalla Football Association non aveva i milioni e gli sponsor di adesso, i i ricchi contratti TV, i campioni patinati.

A prima vista può sembrare paradossale, ma il rendere la Premier League un fenomeno mondiale ha generato, in tanti tifosi, un senso di smarrimento e di nostalgia che è possibile ritrovare soltanto evitando gli stadi ormai più “in” di Londra, Manchester e Liverpool.

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Harry Cursham, il cecchino della FA Cup

Il nome di Harry Cursham è oggi a stento ricordato nella storia del football inglese: numerosi eroi sono venuti dopo di lui, stella del Notts County durante l’epoca del football vittoriano, ma nessuno di questi è riuscito mai a cancellare il suo record, che dura ormai dal lontano 1887.

Fu in quell’anno infatti che Cursham, attaccante scaltro e dotato di un tiro letale, segnò l’ultimo dei 49 gol che lo hanno reso il miglior marcatore di sempre nella FA Cup, la Coppa d’Inghilterra, il più antico trofeo calcistico al mondo.

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Un goal per sempre: la storia di Marc Burrows

Aprile del 2004, Westwood Park di Cowes. Siamo sull’Isola di Wight, un luogo per molti simbolo di poesia e magia, e in effetti anche se nessuno può immaginarlo sta davvero per accadere qualcosa di magico.

Si gioca una partita del Campionato Riserve della Wessex League, nono livello del sistema calcistico inglese, e si affrontano le seconde squadre del Cowes Sports e dell’Eastleigh. Battuto il calcio d’inizio i padroni di casa si portano,  incredibilmente e inaspettatamente, in vantaggio dopo un battito di ciglia: l’attaccante degli “Yachtsmen” – dal simbolo del club, fondato nel lontano 1881 – Marc Burrows riceve infatti il passaggio da un compagno, si porta avanti il pallone con un tocco di destro e sempre con lo stesso piede fulmina il portiere avversario da distanza siderale con un bel tiro a effetto.

Sono passati appena 2,5 secondi, e il buon Marc non può immaginare di essere entrato nella storia del football.

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1857: nasce lo Sheffield Football Club, la prima squadra

Fondato il 24 ottobre del 1857 – e tutt’ora esistente – lo Sheffield Football Club è considerato dalla FIFA la squadra più antica al mondo. Anche se aveva visto la luce in una città nota per le sue industrie, il club non era certo nato per il proletariato: i due principali fondatori, Nathaniel Creswick e William Prest, erano infatti rispettivamente un legale e un mercante di vino.

Sportivi entusiasti, Creswick e Prest, nei mesi invernali, spesso giocavano a calcio con i compagni di cricket per mantenersi in forma già da qualche anno, senza però alcuna regola scritta.

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Charles Wreford-Brown, “Mister Soccer”

Quando Charles Wreford-Brown morì, il 26 novembre del 1951, il calcio stava definitivamente lasciandosi alle spalle il periodo dei pionieri per trasformarsi nello sport moderno: i maestri inglesi avrebbero subito nel giro di pochi anni due pesanti scoppole dalla “Grande Ungheria”, che avrebbe smontato per sempre il mito dei “Leoni di Sua Maestà” imbattibili nella disciplina da essi stessi inventata.

Una disciplina che Wreford-Brown contribuì in modo sostanziale a far diventare grande, ma della quale non seppe mai accettare i risvolti economici e politici: per lui il soccer – termine che si dice fu lui stesso a inventare, contrazione del termine association – doveva rimanere disciplina sportiva nobile e giocata senza secondi fini, ma solo per la gioia della sfida e l’appagamento del pubblico.

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“Fratello Walfrid”

I Celtic di Glasgow sono una delle squadre più note, antiche e vincenti della storia del football: oltre ad aver conquistato 46 volte il campionato scozzese e 36 volte la coppa nazionale, i Bhoys hanno raggiunto due volte la finale della Coppa dei Campioni, trionfando nell’edizione 1966-1967, quando la squadra – composta interamente da calciatori nati a Glasgow e dintorni – superò l’Inter di Helenio Herrera a Lisbona, impresa che valse ai protagonisti il soprannome di Lisbon Lions.

Tutto era nato quasi un secolo prima per merito di un prete, che impresse per sempre il suo credo nell’anima della squadra, la parte cattolica di Glasgow: il suo nome era Andrew Kerins, ma passò alla storia come “Fratello Walfrid”.

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Storia di Palm, l’elefante-calciatore, e dell’uomo che lo sconfisse

“Gli elefanti non dimenticano” si ripeteva William Keech mentre sistemava il pallone per l’ultimo tiro. Era questa la sua ultima possibilità: lui, che i campi di calcio li aveva frequentati davvero, si era ritrovato in questa assurda sfida e intendeva vincerla.

Un uomo che sfida un elefante a football. Ci sarebbe stato da ridere, non fosse stato per il ricco premio che Lord Sanger stringeva tra le mani e che nessuno era riuscito a conquistare. Era una questione di orgoglio.

“Gli elefanti non dimenticano”, ricordò ancora mentre prendeva la rincorsa.

Aveva una sola possibilità, e doveva sfruttarla al meglio.

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Forse non tutti sanno che…L’invenzione della rete

Sebbene il calcio avesse quasi mezzo secolo di vita, si dovette attendere fino al 1891 perché qualcuno pensasse di inventare la rete della porta, atta a raccogliere il pallone dopo la marcatura di un goal. Fino ad allora, nell’epoca del calcio dei pionieri e del football Vittoriano, era talvolta estremamente difficile per un arbitro stabilire se un goal fosse stato effettivamente segnato, soprattutto in caso di tiri forti e partiti da distanza ravvicinata.

A rendere il tutto ancora più difficile contribuiva il pubblico, che spesso preso dall’entusiasmo si accalcava intorno alle porte finendo per confondere chi doveva controllare se la palla fosse entrata o meno: erano infatti presenti due “giudici di porta” che aiutavano l’arbitro, ma anche la loro presenza non impediva che nascessero vere e proprie controversie.

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Forse non tutti sanno che…la storia della traversa

La storia del calcio e delle sue regole è lunga e complessa, e forse non tutti sanno che nelle regole originali create nel 1863 ad opera della “Football Association” – quando ad esempio venne stabilito che spinte e sgambetti erano infrazioni, così come toccare il pallone con le mani – non vi era traccia di un limite in altezza nelle porte di calcio.

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VIDEO: Intervista a Gianni Galleri, autore di “La città del football”

“Londra è una realtà calcistica unica in Europa e nel mondo.” Basta questa frase, con cui Gianni Galleri esordisce nella nostra intervista, per capire l’anima di “La città del Football – Un viaggio nella Londra del calcio” (2014, Urbone Publishing), vero e proprio “diario” di quella che è la realtà del calcio londinese.

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Archie Hunter, il primo vero eroe del football

“Archie Hunter fu un principe del dribbling. Non era un atto insolito per lui partire da metà campo e superare in dribbling l’intera squadra avversaria!

Non si sarebbe liberato del pallone fino a quando non lo avrebbe letteralmente accompagnato in mezzo ai pali”.

(“Association Football and the men who made it”, 1906)

Si mormora che sul letto di morte abbia espresso un ultimo singolare desiderio: quello di essere sollevato dal letto per osservare dalla finestra lo spettacolo di una folla sul punto di dirigersi al “Perry Barr”, lo stadio della sua squadra del cuore. Dopodiché è spirato.

Pochi minuti o poche ore dopo non è dato saperlo, considerato che l’episodio risale alla fine del 1800, e tutto ciò che possiamo ricostruire sul calcio dell’epoca rimane sospeso fra mito e realtà.

Di certo possiamo attestare che a morire in quella fredda sera di fine novembre del 1894 nella sua casa di Aston, a Birmingham, fu una delle prime leggende della storia del football inglese, uno dei primi eroi, quindi, della storia del calcio mondiale.

Il suo nome era Archie Hunter.

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