John Madden, l’idolo del Celtic Park che divenne “il padre del calcio ceco”

6 luglio 1930, Stade des Charmilles, Ginevra.

Forse fu in quel momento che Jake Madden capì che la sua missione si era conclusa. Oltre ventimila persone circondavano il campo, in attesa di vedere all’opera quelli che poteva senz’altro considerare, senza mezzi termini, “i suoi ragazzi”.

I suoi e di nessun altro, perché quando era arrivato a Praga, oltre vent’anni prima, il football non era altro, per il popolo boemo, che un curioso passatempo, un gioco praticato da pochi appassionati e senza alcuna eccellenza.

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Arthur Pember, il primo leader del calcio

Coraggioso, pieno d’iniziativa, carismatico: il primo presidente nella storia della Football Association, e dunque primo leader di quello sport che molti anni dopo sarebbe diventato il più amato al mondo, fu Arthur Pember, uomo di legge e capitano del pittoresco No Name Club di Kilburn.

Calciatore capace, ma non certo abile quanto i contemporanei Charles Alcock, Ebenezer Morley, Francis Marindin e Arthur Kinnaird, la scelta di eleggerlo come leader della neonata associazione avrebbe sorpreso soltanto gli osservatori più superficiali: le sue modeste qualità sul campo di gioco erano infatti ampiamente compensate da una straordinaria apertura mentale e da grandi capacità diplomatiche.

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John Goodall e la rivoluzione del Preston North End

Agli appassionati di calcio di oggi, quasi sicuramente, il nome di John Goodall dirà poco o niente. Il suo mito è ormai cosa per pochi appassionati storici, scolorito dai tanti anni passati da quando fu il re del gioco, offuscato dai tanti nomi che sono stati protagonisti nella storia del football britannico e mondiale.

Sminuito da chi sostiene, con una certa dose di ignoranza, che il calcio di un tempo fosse assai meno competitivo di quello odierno.

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Del Darwen FC, o della nascita del professionismo

L’estate del 1880 si è da poco conclusa e la stagione calcistica inglese è da poco ricominciata.

Sono in pochi a sospettarlo, ma lo stesso gioco che ha visto la luce a Londra sta per subire un brusco ed epocale cambiamento. Gli old boys delle più prestigiose scuole della capitale, che hanno dominato i primi anni della FA Cup, stanno per terminare la loro epoca, lasciando spazio alle squadre del laborioso nord d’Inghilterra.

La stagione calcistica 1880/1881 passerà alla storia, in quanto vedrà l’ultima finale di FA Cup disputata tra due squadre rappresentative delle più prestigiose public schools del Paese: gli Old Carthusians di Charterhouse, a sorpresa, avranno la meglio sugli Old Etonians di Eton, che a loro volta saranno, la stagione successiva, l’ultimo club amateur capace di sollevare il prestigioso trofeo ideato da Sir Charles Alcock.

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FA Cup 1875, una vittoria per Alfred Goodwyn

Una delle storie più struggenti che ci regala il football vittoriano è quella che ha come protagonista Alfred Goodwyn.

Figlio di un maggiore dell’esercito britannico di stanza in India, è qui che nasce – il 13 marzo del 1850 – e trascorre l’infanzia, prima di tornare in Inghilterra per iscriversi all’accademia di Chatham, il luogo dove vengono addestrati i futuri membri del prestigioso ordine militare dei Royal Engineers.

L’evidente desiderio di ripercorrere le orme paterne lo porta a distinguersi come uno dei migliori del suo corso, ma è nello sport che diventa ben presto una figura di riferimento per la sua compagnia. 

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Arthur e Percy Melmoth Walters, “The Meridian Brothers”

La più grande coppia di difensori dell’epoca del calcio vittoriano fu quella composta dai fratelli Arthur e Percy Melmoth Walters, puri amateurs che, rifiutando il professionismo ormai conclamato, all’epoca in cui fecero il loro esordio sul campo, non conquistarono mai alcun trofeo a livello di club.

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Arthur Wharton, il “colored” che rivoluzionò il football

La domanda che si fecero i membri del comitato a capo del Darlington Football Club nell’estate del 1885, mentre il giovane Arthur Wharton si presentava al campo d’allenamento per mostrare a tutti le sue qualità di footballer, aveva una risposta tutt’altro che scontata.

“Può un nero giocare al football?”

In un’epoca infatti in cui persino l’Encyclopædia Britannica definiva “the Negro” come un essere “mentalmente inferiore al bianco” per via “dell’impossibilità del cervello di svilupparsi completamente a causa della particolare forma del cranio”, in un periodo in cui l’Impero Britannico invadeva l’Africa per aumentare le proprie ricchezze senza curarsi di chi quelle terre abitava – ed era evidentemente “sacrificabile” in nome di Sua Maestà la Regina – a tutti doveva sembrare ben strano che quel giovane ed energico ragazzo di colore avesse deciso di cimentarsi con il pallone.

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Lord Arthur Kinnaird, il primo campione

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Quando ancora il calcio era poco più che un’idea confusa, quando ancora la storia di questo straordinario sport doveva essere scritta, il suo più grande e incontrastato dominatore fu Lord Arthur Kinnaird.

Straordinario sportivo polivalente, questo energico scozzese spiccava rispetto ai suoi contemporanei sia per l’aspetto fisico che per le indubbie doti atletiche e calcistiche: non molto alto, robusto, la barba rossa e i lunghi pantaloni bianchi, Kinnaird fu uno straordinario campione, capace di imporsi in ogni posizione del campo e dotato di tali qualità da permettergli di vivere da dominatore il primo mezzo secolo del football, prima da calciatore e poi da dirigente.

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La “Football War” di Sunderland e il sogno svanito di James Allan

James Allan

Quando si parla del football dei pionieri, quello dei primissimi entusiasti che presero un pallone e decisero come utilizzarlo, si è portati a credere che si sia trattato di un’epoca del calcio magica e irripetibile.

Un’epoca dove eleganti gentlemen si sfidavano con entusiasmo e fair play per il puro piacere di farlo, contenti dello sforzo prodotto e consapevoli del fatto che avrebbe vinto il migliore.

E può forse darsi che, per un periodo di tempo limitato, questo sia stato vero.

Ma quando il calcio smise di essere un semplice gioco, quando folle sempre più numerose cominciarono ad accorrere intorno a quei campi che un tempo non dovevano neanche essere recintati, ecco che tutto cambiò.

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Cuthbert Ottaway, il primo capitano dei maestri

Cuthbert Ottaway fu il primo capitano dei maestri dell’Inghilterra, il leader della Nazionale inglese impegnata nella prima storica partita internazionale riconosciuta dalla FIFA e datata 30 novembre 1872.

Così la storia del calcio ricorda questo nome, ma forse sarebbe il caso di essere meno riduttivi: stella del primo calcio inglese e leader dell’Oxford University vincitore della FA Cup del 1874, fu anche campione scolastico di cricket, racquets, atletica leggera e pallacorda.

Fu insomma, con molta probabilità, il più grande sportivo della sua epoca.

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Nettie Honeyball, la prima donna nel pallone

“Pochi minuti sono stati sufficienti a dimostrare che il calcio praticato delle donne, se le British Ladies possono essere prese come criterio, è totalmente fuori questione.

A un calciatore sono richieste velocità, giudizio, abilità e coraggio. Nessuna di queste quattro qualità è stata mostrata sabato. Per gran parte della gara le donne vagavano senza meta sul campo, in un trottare senza grazia.”

Se il buongiorno si vede dal mattino, il calcio femminile avrebbe dovuto immediatamente terminare la sua avventura.

Con queste parole, infatti, il reporter di “The Daily Sketch” aveva liquidato la prima partita ufficiale giocata tra donne il 23 marzo del 1895 a Londra, un’esibizione tra due squadre rappresentanti il nord e il sud della città e che aveva visto le prime, vestite di rosso, dominare le avversarie e sconfiggerle con un rotondo 7-1.

Ma neanche le aspre parole degli altri giornalisti presenti, che predicavano lo spettacolo come “incapace di attirare le folle”, bastarono a scoraggiare queste intrepide pioniere. Il merito fu senz’altro della loro leader, che aveva avuto un’intuizione, un sogno, e non intendeva rinunciarvi.

Per questa donna coraggiosa il football, quel bellissimo sport che ormai da anni infiammava il pubblico inglese, poteva essere giocato anche dalle ragazze. Il suo nome era Nettie Honeyball, e sarebbe passata alla storia come la creatrice del calcio femminile.

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Charles William “C.W.” Alcock, il padre del calcio moderno

“Quello che appena dieci o quindici anni fa era il divertimento di pochi è oggi la passione di migliaia di persone.”

Così parlava Charles William Alcock nel 1876, quando all’età di 34 anni abbandonava agonisticamente lo sport, il football, che forse più di chiunque altro al mondo aveva contribuito a creare.

L’influenza di questo vero e proprio genio visionario, nato a Sunderland il 2 dicembre del 1842, è stata fondamentale nel trasformare, appunto, lo sport a cui si era immediatamente appassionato ai tempi degli studi nella Harrow School in un fenomeno di massa.

Ovunque infatti il football abbia mosso un passo significativo lì era presente questo giovane entusiasta, pieno di idee e capace di vedere oltre, vedere il futuro, gli stadi pieni e i giornali intenti a narrare le gesta degli eroi del rettangolo verde.

Fu per questo che si prese la briga, primo nella storia, di redigere il primo “Annuario del football” nel 1868, un modo per rendere omaggio ai primissimi pionieri senza i quali, forse, non saremmo qui a parlare, a scrivere, a emozionarci per 90 minuti.

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