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Tag: pionieri

Blackburn Rovers-Darwen, 1880: la prima invasione di campo

La prima invasione di campo nella storia del calcio avviene addirittura nel novembre del 1880, nel Lancashire che si sta preparando a stravolgere il football fino ad allora conosciuto con l’introduzione del professionismo. Siamo ancora in un’epoca ingenua, dominata dalle squadre di amateurs formate dagli ex-studenti delle migliori scuole di Londra, campioni che molti nel nord operaio ammirano con riverenza, senza neanche immaginare di potervi competere.

Non tutti la pensano così, e il primo club a scagliare la pietra del professionismo è il Darwen: appena quattro anni dopo l’adozione del football come sport principale, i Darreners riescono grazie ai buoni uffici di un loro ex-giocatore trasferitosi in Scozia a ingaggiare due fenomenali campioni delle Highlands, l’attaccante James Love e il cerebrale difensore Fergus Suter: sarà proprio lui la causa scatenante della prima invasione di campo nel football. 

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Sir Francis Marindin, il Colonnello del football

Nato nella città di mare di Weymouth, nel Dorset, Francis Marindin non poteva sapere che proprio una missione al di là del mare avrebbe finito per sottrargli il solo, meritatissimo, successo che sarebbe stato in grado di cogliere come calciatore.

Accadde il 13 marzo del 1875, quando la sezione calcistica dei Royal Engineers, che lui stesso aveva fondato poco più di dieci anni prima, riuscì al terzo tentativo a trionfare in quella che era la quarta edizione della Football Association Challenge Cup, la Coppa d’Inghilterra.

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Pim Mulier, il padre dello sport olandese

Quando la morte lo colse, all’età di 89 anni nella sua casa dell’Aja, Pim Mulier era ormai da tempo un uomo stanco di vivere in un mondo che non riconosceva più come il suo. La società, per lui, si era lanciata da tempo in una folle corsa verso il futuro che aveva portato progresso, forse, ma che allo stesso tempo aveva disumanizzato le persone. Cancellando i valori di una volta, quelli che erano stati i suoi e che aveva cercato, fino all’ultimo, di trasmettere a ogni giovane olandese.

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1867: la nascita del calcio in Cina (di Nicholas Gineprini)

Appassionato di finanza e geopolitica, Nicholas Gineprini è forse il più grande esperto in Italia sul calcio cinese, terreno dove ha trovato logicamente moltissimi punti di interesse. Per Urbone Publishing ha pubblicato nel 2016 “Il sogno cinese 中国梦 – Storia ed economia del calcio in Cina”, ha collaborato con numerose riviste cartacee e online e oggi ho il piacere di ospitarlo qui sul mio sito.

Potete seguirlo anche sul suo portale, Blog Calcio Cina.

La Cina è stata la culla primordiale del calcio.

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John Madden, l’idolo del Celtic Park che divenne “il padre del calcio ceco”

6 luglio 1930, Stade des Charmilles, Ginevra.

Forse fu in quel momento che Jake Madden capì che la sua missione si era conclusa. Oltre ventimila persone circondavano il campo, in attesa di vedere all’opera quelli che poteva senz’altro considerare, senza mezzi termini, “i suoi ragazzi”.

I suoi e di nessun altro, perché quando era arrivato a Praga, oltre vent’anni prima, il football non era altro, per il popolo boemo, che un curioso passatempo, un gioco praticato da pochi appassionati e senza alcuna eccellenza.

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Arthur Pember, il primo leader del calcio

Coraggioso, pieno d’iniziativa, carismatico: il primo presidente nella storia della Football Association, e dunque primo leader di quello sport che molti anni dopo sarebbe diventato il più amato al mondo, fu Arthur Pember, uomo di legge e capitano del pittoresco No Name Club di Kilburn.

Calciatore capace, ma non certo abile quanto i contemporanei Charles Alcock, Ebenezer Morley, Francis Marindin e Arthur Kinnaird, la scelta di eleggerlo come leader della neonata associazione avrebbe sorpreso soltanto gli osservatori più superficiali: le sue modeste qualità sul campo di gioco erano infatti ampiamente compensate da una straordinaria apertura mentale e da grandi capacità diplomatiche.

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John Goodall e la rivoluzione del Preston North End

Agli appassionati di calcio di oggi, quasi sicuramente, il nome di John Goodall dirà poco o niente. Il suo mito è ormai cosa per pochi appassionati storici, scolorito dai tanti anni passati da quando fu il re del gioco, offuscato dai tanti nomi che sono stati protagonisti nella storia del football britannico e mondiale.

Sminuito da chi sostiene, con una certa dose di ignoranza, che il calcio di un tempo fosse assai meno competitivo di quello odierno.

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Del Darwen FC, o della nascita del professionismo

L’estate del 1880 si è da poco conclusa e la stagione calcistica inglese è da poco ricominciata.

Sono in pochi a sospettarlo, ma lo stesso gioco che ha visto la luce a Londra sta per subire un brusco ed epocale cambiamento. Gli old boys delle più prestigiose scuole della capitale, che hanno dominato i primi anni della FA Cup, stanno per terminare la loro epoca, lasciando spazio alle squadre del laborioso nord d’Inghilterra.

La stagione calcistica 1880/1881 passerà alla storia, in quanto vedrà l’ultima finale di FA Cup disputata tra due squadre rappresentative delle più prestigiose public schools del Paese: gli Old Carthusians di Charterhouse, a sorpresa, avranno la meglio sugli Old Etonians di Eton, che a loro volta saranno, la stagione successiva, l’ultimo club amateur capace di sollevare il prestigioso trofeo ideato da Sir Charles Alcock.

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FA Cup 1875, una vittoria per Alfred Goodwyn

Una delle storie più struggenti che ci regala il football vittoriano è quella che ha come protagonista Alfred Goodwyn. Figlio di un maggiore dell’esercito britannico di stanza in India, è qui che nasce – il 13 marzo del 1850 a Roorhir, nell’odierno Bangladesh – e trascorre l’infanzia, prima di tornare in Inghilterra per iscriversi all’accademia di Chatham, il luogo dove vengono addestrati i futuri membri del prestigioso ordine militare dei Royal Engineers.

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Arthur e Percy Melmoth Walters, “The Meridian Brothers”

La più grande coppia di difensori dell’epoca del calcio vittoriano fu quella composta dai fratelli Arthur e Percy Melmoth Walters, amateurs nella più pura definizione del termine che, rifiutando il professionismo ormai conclamato nell’epoca in cui fecero il loro esordio sul campo, non conquistarono mai alcun trofeo a livello di club. Tuttavia la loro classe eccelsa dentro e fuori dal campo, insieme al suggestivo stile di gioco combinato che rendeva la difesa delle loro squadre quasi impenetrabile, permise loro di essere punti fermi della Nazionale inglese dal 1885 al 1890.

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Arthur Wharton, il “colored” che rivoluzionò il football

La domanda che si fecero i membri del comitato a capo del Darlington Football Club nell’estate del 1885, mentre il giovane Arthur Wharton si presentava al campo d’allenamento per mostrare a tutti le sue qualità di footballer, aveva una risposta tutt’altro che scontata.

“Può un nero giocare al football?”

In un’epoca infatti in cui persino l’Encyclopædia Britannica definiva “the Negro” come un essere “mentalmente inferiore al bianco” per via “dell’impossibilità del cervello di svilupparsi completamente a causa della particolare forma del cranio”, in un periodo in cui l’Impero Britannico invadeva l’Africa per aumentare le proprie ricchezze senza curarsi di chi quelle terre abitava – ed era evidentemente “sacrificabile” in nome di Sua Maestà la Regina – a tutti doveva sembrare ben strano che quel giovane ed energico ragazzo di colore avesse deciso di cimentarsi con il pallone.

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