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Tag: pionieri

L’Alumni Athletic Club e la “familia Brown”, le radici scozzesi del fútbol argentino

Sulle origini del calcio gli storici discutono da tempo, ma la teoria comune e ormai accettata è la seguente: se è vero che il football fu ideato dagli inglesi, furono gli scozzesi a codificarlo attraverso regole e moduli tattici, trasformandolo da sport di pura valenza agonistica a arte vera e propria.

Sia quel che sia, è certo invece che scozzesi furono i pionieri del calcio argentino, la scuola che in seguito ha dato al mondo campioni assoluti come Alfredo Di Stefano, Diego Maradona e Lionel Messi, tra i migliori calciatori della storia.

Molto tempo è passato e molte cose sono cambiate da quei giorni di fine ‘800, quando numerose famiglie di latifondisti britannici giunsero sulle coste argentine per avviare le proprie attività imprenditoriali: alcuni membri di queste famiglie, sotto braccio, portavano con sé un pallone da football.

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1857: nasce lo Sheffield Football Club, la prima squadra

Fondato il 24 ottobre del 1857 – e tutt’ora esistente – lo Sheffield Football Club è considerato dalla FIFA la squadra più antica al mondo. Antecedente alla nascita della Football Association, si può dire senza esagerare che la storia del calcio inizi proprio con questo storico club. Che anche se aveva visto la luce in una città nota per le sue industrie, non aveva certo radici proletarie.

I due principali fondatori, Nathaniel Creswick e William Prest, erano infatti rispettivamente un legale e un mercante di vino. Sportivi entusiasti nei mesi invernali i due spesso giocavano a calcio con i compagni di cricket per mantenersi in forma già da qualche anno, senza però alcuna regola scritta.

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Charles Wreford-Brown, “Mister Soccer”

Quando Charles Wreford-Brown morì, il 26 novembre del 1951, il calcio stava definitivamente lasciandosi alle spalle il periodo dei pionieri per trasformarsi nello sport moderno: i maestri inglesi avrebbero subito nel giro di pochi anni due pesanti scoppole dalla “Grande Ungheria”, che avrebbe smontato per sempre il mito dei “Leoni di Sua Maestà” imbattibili nella disciplina da essi stessi inventata.

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Charles Miller, “el Senhor Futebol”

La leggenda vuole che, quando i genitori lo videro sbarcare dal battello che lo riportava in Brasile dopo gli studi compiuti in Inghilterra con due palloni da calcio sotto le braccia, i genitori di Charles Miller chiesero al figlio cosa fossero quegli oggetti, a cosa servissero.

E che lui, fiero, rispose così: “Sono le mie lauree. Vostro figlio infatti si è laureato nel football”. Forse quel giovane e ambizioso brasiliano di origini scozzesi già immaginava il futuro: e cioè che il football sarebbe divenuto futebol, e che il Brasile sarebbe diventato IL Paese per eccellenza in questo sport.

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Amilcar, Bolívar e Carlos: i fratelli Céspedes

Vere e proprie leggende degli albori del calcio in Uruguay, i fratelli Céspedes furono campioni leggendari, i primi calciatori che riuscirono a far parlare di se nel proprio Paese. Si diceva che fossero talmente forti da poter vincere qualsiasi partita, contro qualsiasi avversario, con qualsiasi compagno di squadra. 

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“Fratello Walfrid”

I Celtic di Glasgow sono una delle squadre più note, antiche e vincenti della storia del football: oltre ad aver conquistato 46 volte il campionato scozzese e 36 volte la coppa nazionale, i Bhoys hanno raggiunto due volte la finale della Coppa dei Campioni, trionfando nell’edizione 1966-1967, quando la squadra – composta interamente da calciatori nati a Glasgow e dintorni – superò l’Inter di Helenio Herrera a Lisbona, impresa che valse ai protagonisti il soprannome di Lisbon Lions.

Tutto era nato quasi un secolo prima per merito di un prete, che impresse per sempre il suo credo nell’anima della squadra, la parte cattolica di Glasgow: il suo nome era Andrew Kerins, ma passò alla storia come “Fratello Walfrid”.

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Konrad Koch, “Herr Fußball”, il padre del calcio tedesco

Che il calcio tedesco sia tra i migliori – se non il migliore – del mondo non lo dice soltanto il fatto che nell’estate del 2014, durante l’ultima edizione dei Mondiali, la Germania abbia alzato la coppa destinata ai vincitori. Lo dicono anche gli altri tre titoli Mondiali e i tre Campionati Europei conquistati in precedenza, oltre che le numerose finali raggiunte.

Dal 1954, l’anno del famoso “Miracolo di Berna”, i teutonici sono i veri maestri del calcio, come testimoniato dal famoso bomber inglese Gary Lineker, che una volta disse che “il calcio è un gioco che si gioca undici contro undici con un pallone, e poi vincono i tedeschi“. Eppure tutto questo forse non sarebbe stato possibile se un uomo illuminato, verso la fine del 1800, non avesse esportato il football in Germania, aiutandolo a sbocciare nonostante numerosi ostracismi fino a farlo diventare Fußball.

Il suo nome era Wilhelm Carl Johan Konrad Koch.

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Herbert Kilpin, diavolo rossonero

Fu all’inizio del XX° Secolo che il foot-ball esplose in Italia, trasformandosi da passatempo per pochi appassionati a vera religione di massa. Come è noto a questo sviluppo contribuirono quegli stessi inglesi che per i più disparati motivi avevano raggiunto la nostra penisola gettando già le basi di quello che sarebbe in presto diventato anche il nostro sport nazionale.

E se Genova deve moltissimo a James Spensley, una figura altrettanto (se non più) importante per il calcio italiano fu Herbert Kilpin: dopo aver insegnato agli italiani i segreti del foot-ball ed aver perso due finali nazionali giocando nelle file dell’Internazionale Torino, lasciò il Piemonte per lavoro, e stabilitosi a Milano fondò, insieme ad altri soci e amici, il Milan, quella che attualmente è la squadra più titolata al mondo.

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Carlo Bigatto, sigarette e Juventus

In un calcio italiano che stava rapidamente cambiando il proprio volto, e in una Juventus che stava finalmente scoprendo il proprio destino – diventare la squadra più vincente d’Italia – Carlo Bigatto fu uno dei più grandi protagonisti, simbolo di passaggio dal calcio dei pionieri e dei dilettanti a quello dei professionisti protagonisti dei grandi stadi in tutto il Paese.

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Archie Hunter, il primo vero eroe del football

“Archie Hunter fu un principe del dribbling. Non era un atto insolito per lui partire da metà campo e superare in dribbling l’intera squadra avversaria!

Non si sarebbe liberato del pallone fino a quando non lo avrebbe letteralmente accompagnato in mezzo ai pali”.

(“Association Football and the men who made it”, 1906)

Si mormora che sul letto di morte abbia espresso un ultimo singolare desiderio: quello di essere sollevato dal letto per osservare dalla finestra lo spettacolo di una folla sul punto di dirigersi al “Perry Barr”, lo stadio della sua squadra del cuore. E che solo allora sia spirato. Pochi minuti o poche ore dopo non è dato saperlo, considerato che l’episodio risale alla fine del 1800, e tutto ciò che possiamo ricostruire sul calcio dell’epoca rimane sospeso fra mito e realtà.

Di certo possiamo attestare che a morire in quella fredda sera di fine novembre del 1894 nella sua casa di Aston, a Birmingham, fu una delle prime leggende della storia del football inglese, uno dei primi eroi, quindi, della storia del calcio mondiale. Il suo nome era Archie Hunter.

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Rafael Moreno Aranzadi, “Pichichi”

Il “Trofeo Pichichi” è un trofeo che il quotidiano sportivo spagnolo Marca assegna ogni anno al miglior marcatore della prime due divisioni del campionato spagnolo; e si chiama così in omaggio al primo grande goleador del calcio iberico: Rafael Moreno Aranzadi, soprannominato appunto Pichichi per via delle sue dimensioni ridotte.

Aranzadi era infatti alto appena 154 centimetri, ma questo non gli impedì di essere un gigante delle aree di rigore, terrore di ogni difesa.

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