Quando il pubblico che aveva preso posto sugli spalti del Recreation Ground di Chesterfield, il 24 novembre del 1879, vide entrare la misteriosa squadra che avrebbe affrontato i beniamini locali, non furono pochi i presenti che dovettero stropicciarsi gli occhi per capire l’inganno.
Curiosi, gli appassionati di football presenti in città avevano acquistato il biglietto per assistere a una sfida contro la rappresentativa calcistica del Regno Zulu, ed ecco che quando questa misteriosa selezione fece il suo ingresso in campo lo stupore zittì per un momento gli spalti.
Fu il capitano degli africani, Re Cetewayo, a prendere la parola e a rivolgersi ai presenti in un’insospettabilmente ottimo inglese: oltre a combattere strenuamente i britannici nel lontano Sud Africa, disse, gli Zulu erano capaci di sfidare i sudditi di Sua Maestà anche in casa propria, e di farlo nel football, il gioco che stava lentamente ma inesorabilmente diventano lo sport nazionale inglese.
Cetewayo e i suoi, dunque, avrebbero percorso l’Inghilterra cercando avversari all’altezza, accontentandosi di mietere vittorie e lasciando l’incasso delle sfide al popolo inglese, che avrebbe potuto utilizzare il denaro per aiutare le tante famiglie private di un proprio caro caduto al fronte, magari trafitto da una zagaglia come quelle che gli Zulu mostrarono orgogliosi, prima di esibirsi in una singolare danza rituale che avrebbe preceduto il calcio d’inizio.
C’era da crederci?