martedì, Settembre 10, 2024

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Storia e curiosità dei Mondiali di Uruguay 1930

Uruguay 1930 è stata la prima edizione dei Mondiali, un evento che ancora oggi, nonostante il calcio dei club domini l’interesse e l’economia del gioco, risulta ancora il più importante appuntamento calcistico al mondo. Al pari della prima edizione della FA Cup, il torneo che andò in scena dal 13 al 30 luglio rappresenta ancora oggi un passaggio fondamentale nella storia del calcio.

Uruguay 1930: curiosità sui primi Mondiali di sempre

Mettendo da parte la pura cronaca sportiva dell’evento, che è stata raccontata su numerosi siti di spessore – segnalo a questo proposito l’eccellente articolo dedicato di Game Of Goals firmato da Jo Araf – e che ogni appassionato avrà sicuramente conosciuto anche in video e libri, in questo articolo voglio sottolineare alcune interessanti curiosità legate a questo torneo.

Il primo gol dei Mondiali

Alle 15:19 del 13 luglio 1930 il francese Lucien Laurent realizza il primo gol nella storia dei Mondiali, il primo dei 2.720 messi a segno – come riportato dalla FIFA – comprendendo l’ultima edizione di Qatar 2022. Impiegato nella squadra della Peugeot, il Sochaux, si era aggregato alla spedizione per l’Uruguay dopo aver chiesto un permesso ai propri datori di lavoro. Il suo destro al volo scrisse la storia, anche se come ha confessato lui stesso successivamente nessuno sul campo sembrò sul momento comprendere l’importanza della rete realizzata.

Stavamo affrontando il Messico e nevicava, dato che nell’emisfero meridionale era inverno. Uno dei miei compagni crossò il pallone e io ne seguii con attenzione il movimento, colpendolo al volo di destro. Fummo tutti contenti, ma non esultammo — nessuno comprese che eravamo passati alla storia. Una veloce stretta di mano e proseguimmo l’incontro. Non ci fu neanche dato un compenso: all’epoca eravamo dilettanti a tutti gli effetti.

Lucien Laurent in un’intervista avvenuta anni dopo il suo primo storico gol ai Mondiali

Guillermo Stabile, il primo capocannoniere ai Mondiali

Stella dell’Huracán di Buenos Aires, Guillermo Stabile era in panchina quando la sua Argentina esordì ai Mondiali. In campo dalla seconda partita contro il Messico, quando il titolare Roberto Cherro fu colpito da un attacco d’ansia, realizzò una tripletta e divenne il punto fermo dell’Albiceleste. Seguirono due doppiette contro Cile e Stati Uniti, quindi un ulteriore rete nella finale persa contro l’Uruguay: 8 gol in 4 partite e titolo di primo capocannoniere dei Mondiali.

Al termine dei Mondiali Stabile, diventato per tutti El Filtrador per la sua capacità di muoversi oltre la linea difensiva avversaria, tentò l’avventura in Italia al Genoa. Esordì con una tripletta, ma poi fu fermato da numerosi infortuni. Successivamente fu allenatore di ottimo livello, conquistando 3 campionati argentini e soprattutto guidando l’Argentina a ben 6 trionfi in Copa America nell’arco di un ventennio.

Villaplane, da eroe a collaborazionista

L’incredibile parabola di Alexandre Villaplane è stata una delle prime storie che ho raccontato su questo sito ma merita ovviamente di essere citata anche in questo articolo riguardante storia e curiosità dei Mondiali di Uruguay 1930. Capitano della Francia ed eroe popolare, nonché uno dei primi calciatori di origine africana a vestire la maglia dei Bleus, questo strepitoso centrocampista dopo il torneo fu prima coinvolto in uno scandalo legato alle scommesse, quindi fu criminale incallito e addirittura collaborazionista dei nazisti che invasero Parigi. Al termine della seconda guerra mondiale venne infine catturato e fucilato per alto tradimento a soli 39 anni.

La rivincita di Monti

Uno dei più importanti protagonisti dei Mondiali di Uruguay 1930 fu l’argentino Luis Monti, poderoso mediano del San Lorenzo noto per la sua stazza fisica come “Doble Ancho”, le “due ante” di un armadio. Fortissimo in fase difensiva, sapeva rilanciare l’azione con grande perizia, poteva colpire con un gran tiro dalla distanza e aveva un carisma inarrivabile. Fu la stella dell’Argentina fino alla finale persa con l’Uruguay, in cui apparve sottotono anche, si dice, a causa di alcune minacce ricevute personalmente alla vigilia.

Monti si sarebbe rifatto comunque 4 anni più tardi con la maglia di un’altra Nazionale, l’Italia, vestita dopo la naturalizzazione arrivata grazie ad alcuni avi emiliani. Campione del mondo con gli Azzurri, è stato l’unico calciatore nella storia dei Mondiali a giocare due finali (per giunta consecutive) con due maglie differenti. Un record che, considerando le regole cambiate successivamente, resterà suo per sempre.

“L’imbattibile Uruguay”

Come è noto a tutti i primi Mondiali di sempre furono vinti dall’Uruguay, padrone di casa e due volte campione olimpico in carica nel 1924 e nel 1928. La Celeste non si presentò poi ai Mondiali successivi in Italia, e boicottò anche la terza edizione in Francia. Tornata nel 1950 in Brasile, conquistò nuovamente il trofeo nel famoso finale del Maracanazo, quindi nel 1954 in Svizzera cadde in semifinale ai supplementari contro l’Ungheria che poi sarebbe stata beffata nella finale passata alla storia come “il miracolo di Berna”.

Il 4-2 incassato dall’Ungheria segna la prima sconfitta ai Mondiali dell’Uruguay, e mette fine a una striscia positiva durata ben 10 partite, contraddistinte da 9 vittorie, un pareggio, 43 reti messe a segno e appena 10 incassate. E ovviamente due titoli di campione del mondo messi in bacheca.

Le 4 stelle dell’Uruguay

A proposito di titoli in bacheca, l’Uruguay sulla propria maglia mostra con orgoglio 4 stelle, ognuna delle quali rappresenterebbe la vittoria ai Mondiali. Se 2 di queste stelle sono ovvie – i trionfi a Uruguay 1930 e Brasile 1950 – gli altri due sono un riferimento ai successi nel torneo calcistico delle Olimpiadi 1924 e 1928. Queste competizioni sono infatti considerate come basi per i successivi Mondiali FIFA, in quanto videro la partecipazione di selezioni da ogni continente.

Mondiali…sudamericani

Alla prima edizione dei Mondiali presero parte appena 13 squadre. La FIFA infatti invitò tutte le più valenti Nazionali al mondo, ma in un’epoca in cui il calcio era giocato in modo professionistico in pochissime realtà molte selezioni europee preferirono risparmiarsi il lungo viaggio in Sud America. Alla fine dal vecchio continente partirono soltanto Belgio, Francia, Romania e Jugoslavia. Anche per questo motivo, offeso, l’Uruguay rifiutò di difendere il titolo 4 anni più tardi in Italia.

Un Mondiale, tre stadi e una sola città

A oggi i Mondiali di Uruguay del 1930 risultano gli unici giocati in una sola città, Montevideo, capitale del Paese ospitante e ai tempi unica in possesso delle infrastrutture necessarie per l’evento. Inizialmente le 18 partite in programma dovevano essere giocate tutte nell’Estadio Centenario, costruito per l’occasione, ma dato che questo non era ancora pronto per l’inizio del torneo le prime gare andarono in scena sui campi dell’Estadio Pocitos, all’epoca “casa” del Peñarol, e del Gran Parque Central che ospitava invece le gare del Nacional.

Una finale e due palloni

Poco prima del fischio d’inizio di Uruguay-Argentina, la prima finale nella storia dei Mondiali di calcio, le due squadre ebbero da ridire sul pallone che sarebbe stato utilizzato per la sfida. Ogni Nazionale voleva utilizzare il proprio, più leggero quello argentino e più duro e pesante quello uruguaiano. L’arbitro Langenus alla fine tirò una monetina per decidere quale usare nel primo tempo e quale nel secondo. Curiosamente l’Argentina concluse il primo tempo in vantaggio utilizzando il proprio pallone, per poi subire la rimonta uruguaiana nella seconda frazione di gioco quando cambiò anche la sfera.

La favola di Hector Castro

Alla vigilia della finale, qualcuno racconta addirittura negli spogliatoi poco prima del fischio d’inizio, il fenomenale attaccante dell’Uruguay Juan Peregrino Anselmo fu colpito da un attacco di panico al punto da chiedere ai compagni di essere estromesso dalla formazione. Il suo posto fu quindi preso da Hector Castro, soprannominato el Manco (“il monco”) perché privo della mano destra persa da giovanissimo in un incidente in segheria.

Castro scese in campo senza alcun timore, giocando un’ottima partita e realizzando nel finale il 4-2 che chiuse ogni possibile velleità di rimonta da parte degli argentini. Per tutti diventò allora el Divino Manco, “il monco divino”. Stella del Nacional, esclusa una breve parentesi in Argentina all’Estudiantes, avrebbe affrontato poi molte volte Peregrino Anselmo, bomber del Peñarol, compresa quella che è passata alla storia come “la partita più lunga di tutti i tempi”.

Il più giovane CT campione del mondo

Il Commissario Tecnico dell’Uruguay campione del Mondo era Alberto Horacio Suppici, nato a Colonia del Sacramento il 28 novembre del 1898. Ancora oggi è il più giovane CT ad aver vinto i Mondiali, dato che quando la Celeste da lui guidata superò l’Argentina nella finalissima aveva appena 31 anni. In gioventù era stato un mediano sinistro del Nacional, giostrando al fianco del leggendario Abdón Porte e conquistando 7 volte il campionato uruguaiano. Occorre sottolineare che all’epoca la figura del Commissario Tecnico era paragonabile a quella di un preparatore atletico.

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Simone Cola
Simone Colahttps://www.uomonelpallone.it
Amante del calcio in ogni sua forma e degli uomini che hanno contribuito a scriverne la leggenda

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