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Mese: Agosto 2013

Lutz Pfannenstiel, globetrotter inarrestabile

Ogni calciatore ha la sua storia. C’è chi da bambino sogna di giocare per la propria squadra del cuore, chi sogna di vincere coppe e trofei, giocare negli stadi più prestigiosi del mondo e magari vestire la maglia della Nazionale.

Per quei pochi che arrivano a realizzare questi sogni molti altri finiscono per essere piccole comparse nel grande racconto del calcio, magari giocando nelle divisioni minori e riuscendo comunque a fare del football il proprio lavoro ma con un pizzico di malinconia di quello che poteva essere e invece non è stato.

A volte è sfortuna, a volte mancanza di talento o di carattere, spesso una combinazione di tutte queste cose. C’è chi potrebbe deprimersi.

Ma questa è la storia di un calciatore che, pur dotato di un certo talento, ha deciso di vivere la sua vita calcistica in modo completamente diverso, inseguendo più la conoscenza che il denaro e la fama, più la crescita personale che quella sportiva. Finendo per avere una carriera unica ed inimitabile, una carriera da “Guinnes dei Primati” quasi impossibile da ripetere.

Finendo per diventare non il portiere di una squadra, o di un certo numero di squadre, o di una Nazionale, ma “il Portiere del Mondo”, un nomade inarrestabile affamato di calcio e voglia di conoscere le diverse realtà – calcistiche e non – del pianeta.

Questa è la storia di Lutz Pfannenstiel.

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Flop 11: le peggiori figurine della storia

Il sito agenziainforma.it ha selezionato tempo fa alcune tra le figurine più brutte della storia del calcio, e ovviamente ho chiesto alla mia fidanzata Sara di ordinarle secondo il suo gusto. Io aggiungerò qualche info e qualche considerazione personale, sperando di farvi cosa gradita. Al solito ditemi la vostra personale classifica nei commenti! E ora iniziamo!!!

04 Alain Sutter

Non è una figurina, e questo salva Alain Sutter da entrare in questa classifica: noto per la sua guerra contro il disboscamento dell’Amazzonia, poteva però cercare un espressione un pelo più convincente.

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Flop 11: Le peggiori acconciature della storia del calcio

Il bello del calcio è che i calciatori, prima di essere professionisti abili e spesso strapagati, sono principalmente esseri umani: e un essere umano ha pregi e difetti che lo rendono unico.

L’alcolismo di Best e Gascoigne, l’individualismo di Friday, la pigrizia di Le Tissier, l’arroganza di Balotelli e Ibrahimovic, la fragilità fisica di Kerlon e Pato sono cose che ci ricordano quanto questi “eroi del pallone” siano in fondo più simili a noi comuni mortali di quanto si possa essere portati a credere.

E chi di noi non ha mai sbagliato un taglio di capelli? Chi di noi non ha mai creduto di essere originale e figo sfoggiando un acconciatura mai vista per poi coprirsi solo di ridicolo?

Questa è la classifica delle peggiori acconciature che la storia del calcio ricordi: ho selezionato le acconciature più improbabili e poi ho chiesto alla mia ragazza, Sara, di ordinarle per bruttezza.

Il risultato sarà ovviamente soggettivo, e quanti di voi si troveranno in disaccordo potranno sempre dire la propria opinione nei commenti. E ora…via con l’orrore!

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Robin Friday, il più grande calciatore che non avete mai visto

Un talento eccezionale, britannico, con un innato istinto autodistruttivo e problemi di dipendenza. Qualsiasi appassionato di calcio, di fronte a questi indizi, potrebbe fare istintivamente il nome di George Best, personaggio straordinario su cui sono stati scritti libri e girati film. Quasi nessuno, invece, penserebbe a Robin Friday, una specie di leggenda urbana del calcio che a differenza del più illustre collega non ha mai giocato in massima serie, figuriamoci vincere il Pallone d’Oro.

Eppure la sua storia, in qualche modo, è entrata comunque nel mito. Diventando una specie di cult tra appassionati grazie a uno splendido libro del 1998, “The Greatest Footballer You Never Saw”, che raccontava vita e imprese di questo eroe di provincia attraverso racconti e ritagli di giornale. La vita di una vera e propria rockstar di periferia, un campione che non riuscì a essere tale. O forse non lo volle, che importa. Questa è la sua storia. La storia di Robin Friday, “il più grande calciatore che non avete mai visto”.

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Il Miracolo di Berna: recensione, trama e cast

Il “Miracolo di Berna” è il nome con cui è passata alla storia una delle partite più leggendarie di tutti i tempi. Appunto un vero e proprio “miracolo sportivo”, la finale dei Mondiali di calcio di Svizzera del 1954 rappresentò una vera e propria “sliding door” nella storia della disciplina, segnando la nascita della Germania (Ovest) come potenza calcistica. Inevitabile che dunque potesse essere oggetto di una sceneggiatura cinematografica.

È quanto accade nel 2003, quando il regista tedesco Sönke Wortmann trasforma uno degli avvenimenti più importanti nella storia del calcio in un film decisamente riuscito, destinato ovviamente a un pubblico di calciofili ma che può essere apprezzato anche da un pubblico più eterogeneo. Un’opera che abbina valori sportivi e umani, con questi ultimi che recitano un ruolo preponderante. Non un film sul calcio, dunque, ma un film CON il calcio come filo conduttore.

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