sabato, Luglio 27, 2024
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Ariel Huguetti, “il Maradona di Barrio Billinghurst”

“El Diego y Ariel, uno solo. Suerte 10.”

Scritta sul muro del Barrio Billinghurst, Buenos Aires

Difficile che a un turista capiti di passare per caso dal Barrio Billinghurst, periferia povera e degradata di Buenos Aires. Chi visita l’Argentina vuole vedere altro, non certo posti dove la disperazione e la miseria la fanno da padrone. Ma se qualcuno proveniente da fuori dovesse comunque capitare da quelle parti forse potrebbe notare una scritta su un muro. Ormai scolorita e dal significato non del tutto immediato.

Diego (Maradona) e Ariel (Huguetti): la stessa cosa.

E potrebbe domandarsi chi fosse mai questo Ariel, che qualcuno ha osato paragonare nientemeno che a “El Diez”, il Dio del calcio, Diego Armando Maradona. Forse chi abita a Barrio Billinghurst potrebbe persino dirgli a chi era dedicata quella scritta. E forse – ma solo se questo curioso turista fosse molto fortunato – potrebbe anche dirgli chi è adesso.

Si chiamava Ariel, e per qualcuno era nientemeno che la reincarnazione di Diego Armando Maradona, per molti appassionati il più grande di tutti i tempi nella storia del calcio. Stesso sinistro che incantava, stessa fama precoce, fin da bambino.

Non è la storia di Ariel Ortega, “El Burrito” che in effetti fu accostato a Maradona in giovane età e finì poi per essere schiacciato dal paragone come tanti altri prima e dopo di lui. Dotato di tecnica sopraffina, portentoso nei dribbling, Ortega ha fallito nel lasciare scolpito il suo nome a lettere cubitali nella storia del calcio, ma ha avuto pur sempre una carriera notevole, diventando un’icona del River Plate e partecipando da titolare ad un Mondiale con la Selección Albiceleste.

Ariel Huguetti, il talento scomparso

Il protagonista di questa storia però si chiama Ariel Huguetti. Cresciuto nella periferia di Buenos Aires, appunto nel Barrio Billinghurst, nell’estate del 2001 diventa protagonista a soli 14 anni dei rotocalchi sportivi di tutto il mondo. Lo vuole il Barcellona, che ha da poco scoperto un certo Lionel Messi. Lo vuole il Real Madrid, che proprio al colpo dei rivali vuole rispondere ingaggiando un ragazzo che si dice abbia lo stesso talento.

Si parla già di milioni di euro in ballo. Di un futuro assicurato, di un predestinato che con i piedi riesce a fare quello che a moltissimi non riesce di fare neanche con le mani. Figlio di un modesto autista di tram, Don Adolfo, il piccolo Ariel è capace di fare addirittura 600 palleggi consecutivi.

Da poco è entrato in una squadra di quartiere, succursale del Boca Juniors. Una di quelle realtà che per i predestinati rappresentano semplicemente un rapido passaggio verso la scontata affermazione nelle realtà più importanti. Per molti gli starà presto stretta, e persino il glorioso club Xeneize potrebbe non essere che un trampolino di lancio.

La gavetta sembra dunque una formalità. Quasi un fastidio. Pare inoltre che Ariel abbia parenti italiani, e che quindi le porte del ricco calcio europeo per lui possano aprirsi già da subito. Ai tempi il nostro calcio è ancora il più importante al mondo, e giornali e neonati siti internet si sprecano in suggestioni e retroscena.

Predestinato

Ariel Huguetti è un predestinato, dunque. Con solo l’imbarazzo della scelta riguardo al modo in cui andrà a imporsi nel calcio mondiale. Uno di cui parla persino lo stesso Maradona, che saggiamente gli consiglia di completare prima la propria crescita umana e professionale in patria. Vicino alla famiglia, ai genitori, alle quattro sorelle.

E in Argentina in effetti rimarrà. Finendo però quasi immediatamente nel dimenticatoio, una delle tante storie di calcio che parlano di talenti sfumati troppo presto. A volte inspiegabilmente, con la stessa rapidità con cui erano saliti all’onore delle cronache.

Non solo non arriverà l’attesa, quasi scontata, chiamata dal calcio europeo. Anche le porte del Boca Juniors non si apriranno mai per lui, così come quelle di qualsiasi altra società professionistica argentina. Il ragazzino che aveva incantato mezzo mondo sparirà letteralmente nel nulla. E il telefono di casa, che un tempo squillava mattina e sera, tornerà a essere silenzioso.

Eppure, poche settimane prima, la storia era ben diversa. Ai giornalisti che chiamavano per chiedere informazioni lui e il padre avevano raccontato una storia che sembrava una favola con un lieto fine che sembrava già scritto. Un bambino come tanti altri, ma con un dono, che dormiva con le scarpe da calcio e il pallone, che andava a piedi agli allenamenti. Che era il più conteso, ammirato e invidiato del quartiere.

Un brusco risveglio

Ariel Huguetti è sempre stato il migliore, fino a quando però non si è trattato di fare quel salto di qualità che per molti era ormai una formalità. Oggi non gioca più: avrebbe 27 anni, e persino Google, oggi risorsa infinita di informazioni, non riesce a dirci più niente di lui. E di cosa è stato da allora, dai giorni in cui il mondo sembrava ai suoi piedi.

Internet può mostrarci soltanto una cosa, in mezzo ad alcuni entusiastici articoli dell’epoca che parlano dell’ormai imminente offerta del Barcellona. Una foto scolorita del piccolo Ariel, il pallone in mano e le amate scarpette ai piedi. Carico di sogni, lo sguardo rivolto a un futuro ricco di promesse che sembravano reali e non si sono mai concretizzate. Al suo fianco una scritta sul muro del quartiere, ricordo di quello che poteva essere e non è stato.

El Diego y Ariel, uno solo. Suerte 10.

E chissà, forse tutto sarebbe stato diverso senza la frenesia del giornalismo sportivo. Senza i media costantemente a caccia di campioni sempre più giovani, sempre pronti a creare storie senza pensare alle conseguenze che queste hanno sui protagonisti. Forse Ariel avrebbe potuto davvero vivere di calcio, ma l’eredità di Maradona era impossibile da sostenere. Cancellando per sempre il suo sogno.

Dove è finito Ariel Huguetti? Aggiornamento del 2016

Grazie all’amico e lettore Davide Di Lorenzo (il suo blog su YOUng.it lo potete trovare a questo LINK) sono riuscito a scoprire che fine ha fatto Ariel Huguetti, notizia a dire la verità molto difficile da reperire.

Il sito danese www.cules.dk, dedicato ai tifosi del Barcelona, racconta che dopo l’estate del 2001 effettivamente il ragazzo scomparve dai radar del calcio mondiale, dimostrandosi incapace di rispondere alle enormi aspettative che lo circondavano.

Dopo essere stato bocciato in un provino al Barcelona, dove stava per imporsi il suo coetaneo Messi, ha lasciato il calcio per poi tentare un rientro nel 2006 in Lussemburgo. Qui però è stato scartato, cosa che si è ripetuta anche nel calcio amatoriale tedesco. Attualmente vive a Madrid, dove è diventato da poco papà e si guadagna da vivere come agente immobiliare.


SITOGRAFIA:

  • The_Big_Aristotele (09/01/2008) Non eri Maradona. Non eri niente. ForUML
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Simone Cola
Simone Colahttps://www.uomonelpallone.it
Amante del calcio in ogni sua forma e degli uomini che hanno contribuito a scriverne la leggenda

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