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Categoria: Curiosità

Le cose più incredibili e divertenti – spesso comiche – del calcio ve le racconto qui!

Football Drama: recensione e trama del “manageriale filosofico” di Open Lab

Il panorama dei videogiochi calcistici manageriali, un tempo ricco di numerose alternative ognuna con pregi e difetti, risulta ormai da tempo monopolizzato dalla fortunata serie di Football Manager. Un vero e proprio regno che è impossibile non definire meritato: pur non del tutto privo di difetti, il titolo Sports Interactive regala un’esperienza a 360° difficilmente eguagliabile e senz’altro ricca di numerose sfaccettature.

Se competere con un gigante come Football Manager è quasi impossibile, oggi, meglio tentare altre strade. In fondo il mondo del calcio è ricco di sfumature e aspetti interessanti anche a livello narrativo e filosofico. E questa è stata la scelta di Open Lab, software house che sul proprio sito ufficiale si descrive come “specialista in storytelling” e che nel 2019 si è distinta con Football Drama, titolo che analizzeremo in questo articolo.

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Breve storia della tattica #04: Diagonal e sistema ungherese

Benché il Sistema, uscito infine vincitore dal confronto con il Metodo, avesse rivoluzionato completamente il concetto di tattica calcistica (portando alla specializzazione di ruoli quali lo stopper, il mediano o l’interno e l’idea che una partita venisse decisa a centrocampo) il fatto che negli anni ’40 del XX° secolo il football fosse ormai sport universalmente conosciuto e praticato significava anche che non solo ai maestri inglesi spettava dettare la linea strategica per il futuro. Anzi, mentre questi erano spesso rimasti fermi sulle proprie idee e tradizioni cambiando soltanto quando era strettamente necessario, popoli meno legati ad un passato che di fatto non sentivano proprio riuscirono in breve tempo a creare nuove e importanti alchimie tattiche che nel giro di qualche anno finirono per superare il Sistema, divenuto col tempo troppo rigido e dogmatico.

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Breve storia della tattica #03: Metodo e Sistema

La Piramide di Cambridge, sorta nei primi anni ’80 del XIX° secolo, fu a lungo l’unico modulo calcistico conosciuto. Questo era il modo in cui i britannici giocavano e questo era il modo in cui gli stessi lo insegnavano mentre girando il mondo insegnavano le basi del football a latini, danubiani e sudamericani. Questi popoli si appropriavano con sempre più entusiasmo del gioco, interpretandolo poi in modo molto personale ma senza mai discostarsi dal 2-3-5 che Jack Hunter e il Blackburn Olympic aveva portato alla ribalta per primo: ai difensori spettava il compito di proteggere il portiere e guidare il fuorigioco, ai centrocampisti quello di assistere al meglio delle proprie possibilità le punte e dare una mano quando era possibile in fase di recupero del pallone, il tutto secondo un gioco ancora molto schematico e che si basava su una serie di duelli individuali a cui chi difendeva – essendo continuamente o quasi in inferiorità numerica – poteva rispondere utilizzando al meglio la tattica del fuorigioco. Fu proprio il cambiamento di questa regola, iniziato nella stagione 1925-1926 nella fervida Inghilterra, a rivoluzionare la storia della tattica nel calcio.

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Breve storia della tattica – #02: la Piramide di Cambridge

Intorno al 1880, nonostante di fatto il calcio fosse cosa fatta da almeno vent’anni, esso era molto diverso dallo sport che conosciamo adesso: ancora praticato perlopiù da gentiluomini dell’alta società britannica, ne ricalcava lo spirito battagliero e orgoglioso in partite che più che scontri strategici erano vere e proprie cariche all’arma bianca verso la porta avversaria. Anche se alcune squadre si ostinavano a tentare di trovare nuovi modi di interpretarlo, il football restava sport per uomini coraggiosi e sprezzanti del pericolo più che per maestri di tecnica e tattica. Tentare un approccio che non fosse quello tradizionale e tipico delle scuole londinesi era considerato un tentativo di mascherare propri limiti innati, da deridere, e del resto era vero che se gli scozzesi avevano sviluppato un gioco basato sui passaggi lo avevano fatto principalmente per ovviare a limiti fisici evidenti nei confronti dei più possenti vicini inglesi. Come spesso sarebbe accaduto nella storia del calcio, una rivoluzione tattica sarebbe arrivata soltanto insieme a una contemporanea rivoluzione culturale, ed è quello che accadde nei primi anni ’80 del XIX° secolo, quando nacque il primo vero modulo nella storia del calcio, una tattica che sarebbe divenuta l’unica esistente per tutta la durata del football Vittoriano e, di conseguenza, per tutto il calcio mondiale almeno fino al primo dopoguerra: si sarebbe chiamata “the Pyramid”, “la Piramide”, anche nota come “Piramide di Cambridge”. 

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Breve storia della tattica – #01: Dal dribbling al “combination game”

Inizio oggi una serie di articoli con cadenza settimanale in cui mi divertirò a raccontare, nel modo più conciso e semplice possibile, storia ed evoluzione della tattica calcistica dalle origini ai giorni nostri. Un percorso che è stato realizzato da grandi uomini di calcio, innovatori più o meno passati alla storia, e che allo stesso tempo si è fondato seguendo diverse tradizioni, culture e momenti storici. Fondamentali, per me, si sono rivelate alcune letture scritte da persone molto più competenti di me che di volta in volta citerò in calce all’articolo.

Questi articoli non sono da intendersi quindi né come qualcosa di particolarmente innovativo (sentivo però il bisogno di avere qualcosa di simile all’interno di “L’uomo nel pallone”) né come lezioni che non posso permettermi di dare e per cui rimando appunto ai testi che indicherò. Nel mio libro di prossima pubblicazione sfiorerò soltanto l’argomento, trattando infatti il periodo storico che va dalla metà alla fine del diciannovesimo secolo.

Le origini: il dribbling game

Dire che ai primordi il calcio non prevedesse alcuna tattica non è certamente un’eresia. Il gioco affondava infatti le sue radici nel ‘mob game’, una sfida che si svolgeva ritualmente in alcune città britanniche e che vedeva due enormi squadre formate da un numero indefinito di giocatori lottare letteralmente senza esclusione di colpi per trascinare una palla formata da stracci o budella di animale gonfiate in un determinato punto della città, spesso l’arco di un ponte o il campanile di una chiesa.

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Il Bologna, il Cesena, la guerra (di Bruno Gasperutti)

Sono numerose le pagine e i gruppi su Facebook che trattano storia e curiosità sportiva, un esercito di appassionati a cui cerco di dare spazio settimanalmente nel mio programma radio “Tre uomini e un pallone” (che potete ascoltare QUI mentre invece QUI ne trovate i podcast) e che meritano senz’altro di essere frequentati. Uno dei miei preferiti si chiama “Il grande calcio degli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta” e vede la presenza di veri appassionati di fatti e statistiche. Questa breve ma significativa storia è stata riportata dal signor Bruno Gasperutti e riguarda uno dei numerosi fatti incredibili che avvennero durante la guerra di occupazione in Italia: mentre Alleati e fascisti combattevano, infatti, il pallone non aveva comunque smesso di rotolare.

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#StranoCalcio08 – Saranno famosi

Molto spesso si è portati a pensare che il campione di calcio sia un predestinato. Una questione di genetica, di talento innato, qualità che una vita sana e un allenamento mirato sicuramente miglioreranno ed esalteranno ma che non si possono creare da zero.

Possibile, del resto, così come molti altri talenti dell’essere umano anche il calcio può dipendere da qualcosa di ‘magico e incomprensibile’. A volte però può succedere che chi è destinato a grandi cose in un campo non se ne renda subito conto, perdendo tempo in altre faccende per cui è senz’altro meno portato.

Queste sono alcune storie di calciatori più o meno di successo che hanno comunque trovato la propria consacrazione lontano dal campo di gioco.

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La prima volta dell’Isola di Pasqua

Miguel Ángel Gamboa, nella vita, ne aveva viste davvero tante. Attaccante di buon livello in uno dei periodi forse peggiori nella storia del calcio cileno – fu nella spedizione che partecipò ai Mondiali di Spagna del 1982 – in patria era arrivato a vestire le maglie di Colo Colo e Universidad de Chile ma era in Messico che si era ritagliato uno spazio importante, giocando con Tecos, Club América e Deportivo Neza. Appesi gli scarpini al chiodo mai avrebbe pensato di allenare, né tanto meno di ritrovarsi a farlo dove sbarcò nell’estate del 2009, autentico pioniere in uno dei Paesi più singolari del mondo: l’Isola di Pasqua.

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#StranoCalcio07 – Con Topolino, sculture e occhiali

A distanza di quasi tre mesi torna l’appuntamento con i fatti più strani e curiosi della storia del calcio: #StranoCalcio!

Avete perso gli altri numeri? Eccoli qui!

PARTE 1

La squadra con il nome più lungo al mondo, una scelta di moda discutibile, un goal segnato dal vento, il portiere più grasso del mondo, il più giovane esordiente di sempre, il campionato più piccolo esistente e la peggior squadra sul globo.

PARTE 2

La squadra e il giocatore più vincenti nella storia del calcio, la prima partita documentata, la terza squadra di Manchester e una partita con ben 149 autoreti

PARTE 3

La trasferta più difficile di tutte, una gara finita in delirio nella nebbia, le meraviglie truccate del calcio albanese

PARTE 4

Il calciatore-dittatore e poi tre portieri: uno si da al wrestling, uno compie un fallo incredibile e l’ultimo viene infortunato da un cane (!). Appendice con alcuni tra gli infortuni più assurdi nella storia del calcio.

PARTE 5

Un derby giocato solo nella mente di un radiocronista, scozzesi spendaccioni, un tifoso in tribuna anche da morto. E poi il più giovane calciatore ad aver raggiunto la Nazionale, la nascita del gioco con i piedi nelle prigioni inglesi e la censura patita da “Football Manager” in Cina.

PARTE 6

L’assurda morte del grande Goodwyn, la gara terminata anzitempo per via della noia di un dittatore, la selezione “Resto del Mondo” nel 1867 e i deliri dei primissimi pionieri del calcio americano.

SPECIALE CALCIOMERCATO

Una raccolta dei metodi più assurdi utilizzati in passato per ottenere le prestazioni di un calciatore: in ballo gelati, chili di carne e pesce, attrezzature sportive e persino una trentina di salsicce!

Ed eccoci a questa settima puntata!

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6 gennaio 1898: i primi calci a un pallone in Italia

Negli anni precedenti a quel 6 gennaio 1898 il foot-ball era arrivato in Italia, restando però confinato nella dimensione di passatempo per marinai inglesi a Genova, ai quali ogni tanto si univa qualche giovane di buona famiglia e qualche curioso, e a diletto per ricchi a Torino, dove in più occasioni si erano scontrate le compagini nate per volere del Duca degli Abruzzi e del giovane imprenditore Edoardo Bosio.

La mattina di Epifania del 1898, però, tutto stava per cambiare sul campo sportivo di Ponte Carrega a Genova, anche se in pochi allora potevano sospettarlo vedendo scendere dalle carrozze una decina di distinti uomini vestiti da “footballers“.

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Il pomeriggio da incubo di Jack Robinson: 11 gol subiti e nessun pudding!

John William Robinson, detto “Jack” da amici e tifosi, è stato uno dei portieri più importanti nella storia del calcio: nel corso di una carriera lunghissima avrebbe contribuito all’arte della parata rendendo popolare la parata in tuffo, fino ad allora utilizzata raramente e solo da pochi portieri, e sarebbe stato di esempio ai più grandi portieri europei dei primi anni del XX° secolo come, ad esempio, Gyula Grosics.

Sportivo completo, con Steve Bloomer, leggendario centravanti e compagno di squadra al Derby County, Robinson contribuì alla vittoria del campionato di baseball nazionale dell’apposita sezione del club nel 1900.

Traguardi importanti e che forse nessuno sospettava avrebbe mai raggiunto, a maggior ragione dopo un terribile pomeriggio di settembre del 1894, quando Robinson raggiunse il terreno di Newcastle Road per sfidare il fortissimo Sunderland nella prima giornata del campionato 1894/1895.

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Fischietto e pallone: storia dell’arbitro di calcio

Inghilterra, anno 1841: a Rochdale si svolge una delle prime partite di football che la storia ricordi, una delle tante di uno sport ancora lontano dall’essere codificato e che riguarda compagini cittadine improvvisate o poco più.

Body-Guard Club e Fear-noughts Club si sfidano, e stavolta in palio non vi è semplicemente la soddisfazione della vittoria, ma qualcosa di più.

Qualcuno ha infatti stabilito che il team vincente otterrà un premio in denaro accompagnato da un barile di gin. Appare chiaro a tutti che stavolta non basteranno i migliori propositi di fair play e di cavalleria, fin lì utilizzati per dirimere le questioni regolamentari che potrebbero sorgere sul campo: saranno necessarie delle figure esterne al gioco, il cui parere sarà decisivo e finale.

È forse proprio in quell’occasione, per quella partita giocata in quella cittadina nella Contea di Greater Manchester, che nasce la figura dell’arbitro di calcio.

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