Se oggi socchiude gli occhi, dimenticando per un momento di osservare i ragazzi che allena nella zona di Long Island e annusando invece semplicemente l’odore dell’erba, del campo, Werner Roth può tornare indietro nel tempo fino agli anni d’oro del calcio in America.
Non quello di oggi quindi, ovviamente più organizzato e sicuramente meglio gestito da dirigenti attenti ai bilanci, ma a quello degli anni ’70, quando il soccer divenne improvvisamente cultura di massa anche nel paese del football americano e del basket NBA, attirando colossi imprenditoriali e campioni incredibili.
Colorato, eccessivo, questo è stato il calcio americano nella sua prima incarnazione, quando nel giro di pochi anni ragazzi come Roth passarono da giocare anonime partite in campetti quasi dimenticati a trovarsi allo Yankee Stadium stracolmo, i dollari che abbondavano, le vittorie, la fama e compagni di squadra straordinari.
Qualche nome? Gordon Banks, Franz Beckenbauer, Giorgio Chinaglia, Carlos Alberto, Johan Neeskens. E poi il più grande di tutti, Sua Maestà Pelé, l’uomo che aveva reso possibile l’impossibile.
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