domenica, Giugno 22, 2025

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Il resto di Lipsia: storia degli “scarti” più forti di sempre

Con “il resto di Lipsia” (Rest von Leipzig) storici e appassionati di calcio tedesco si riferiscono alla squadra che vinse il campionato della Germania dell’Est nel 1964. Si trattò di una vera e propria impresa, realizzata da giocatori scartati dai grandi club del Paese e su cui non avrebbe scommesso nessuno. Un successo contro tutto e contro tutti, che chiunque ami il calcio merita di conoscere.

Accostare oggi le parole Lipsia (o Leipzig) e calcio (o fussball) porterà gran parte degli appassionati di pallone a pensare al RasenBallsport Leipzig, multimilionaria società calcistica di proprietà della nota multinazionale Red Bull che ha da poco guadagnato la promozione in Bundesliga, il massimo campionato di calcio tedesco.

Una squadra tanto moderna quanto poco romantica, contestata da gran parte dei vecchi tifosi locali. Ma quello che può sembrare un semplice “eccesso di nostalgia” per un calcio che non c’è più, nella città che nell’ottobre del 1813 fu teatro della famosa “Battaglia delle Nazioni”, nasconde in realtà radici ben più profonde.

Per ritrovarle bisogna fare un salto indietro nel tempo di oltre mezzo secolo, fino al 1963, quando un pugno di uomini che non godeva di alcuna considerazione fu capace di realizzare una delle imprese più clamorose nella storia del calcio. Una storia che si tramanda di generazione in generazione, e che contribuisce all’allergia locale per il cosiddetto calcio moderno.

Il calcio in Germania Est

Il calcio a Lipsia, nell’estate del 1963, vive momenti estremamente concitati. Nella Germania dell’Est, dalla fine della seconda guerra mondiale, ogni aspetto della vita è regolato dal Partito Socialista instauratosi per volere dell’Unione Sovietica in risposta al blocco occidentale che ha invece appoggiato la parte ovest del Paese.

Nel 1948 è nata la DDR (Deutsche Demokratische Republik) Oberliga, il massimo campionato nazionale. Un torneo che sin da subito è stato territorio di caccia per i vari gerarchi appassionati di pallone, trovatisi improvvisamente nelle condizioni di detenere un club calcistico e determinarne fortune e sfortune.

Nel 1951 il titolo è andato al BSG Chemie Leipzig, ma si è trattato evidentemente di un caso fortunato dato che già dalla stagione successiva il prestigioso titolo di “campione della Germania Est”, in un campionato formalmente dilettantistico ma molto sentito, è stato spartito tra i viola del SC Wismut Karl-Marx-Stadt (l’attuale Erzgebirge Aue) e lo ZSK Vorwärts Berlin, che oggi addirittura gioca le sue gare a Francoforte con il nome di Fußballclub Viktoria.

Soprattutto quest’ultimo club è il vanto della nazione, in quanto fiero rappresentante dell’esercito, reparto che non è rappresentato altrettanto bene nel resto della Germania Est. A Lipsia, ad esempio, il Vorwärts locale è finito puntualmente alle spalle del più glorioso e amato Chemie, vera e propria espressione calcistica della città.

Il “resto di Lipsia”: una squadra di “scarti”

Si tratta di una situazione a cui il Partito intende porre rimedio. Mentre i vertici del calcio della DDR ponderano sull’opportunità di trasferire forzatamente i migliori calciatori – scelta che tra l’altro ha portato alla nascita del Vorwärts Berlin – ecco l’idea che sembra invece rappresentare la soluzione perfetta.

I gerarchi decidono di puntare tutto sul Rotation, club cittadino che viene prontamente rinominato SC Leipzig e fuso con un’altra grande realtà locale, il Lokomotive. L’obiettivo è quello di selezionare i migliori calciatori della città attraverso una lunga serie di provini che coinvolge anche i giocatori del Chemie. Quest’ultimo, considerato una scocciatura dal regime, avrà al massimo la possibilità di formare la propria rosa scegliendo tra chi non è stato considerato all’altezza del progetto.

Il risultato, almeno sulla carta, è il seguente: nonostante abbia portato in città l’unico titolo appena 10 anni prima, il Chemie seleziona la sua rosa con il Rest von Leipzig, “il resto di Lipsia”, mentre l’SC Leipzig si presenta ai nastri di partenza del campionato tedesco orientale con una squadra eccezionale. Formata dai migliori giocatori in circolazione, è chiaramente favorita per la vittoria del torneo.

Il resto di Lipsia e la rivincita di Alfred Kunze

Allenare il Chemie, a tutti gli effetti un’improvvisata armata Brancaleone, è un compito che spetta ad Alfred Kunze. Nato a Lipsia, ha sempre vissuto in città prima come calciatore e poi come insegnante di educazione fisica. Questo almeno fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, quando è stato arruolato nell’esercito nazista e quindi catturato e deportato in Inghilterra.

Una volta tornato in patria da uomo libero, nel 1948, Kunze aveva già deluso il partito prima guidando la Germania Est in due gare concluse con altrettante sconfitte e poi fallendo nel rendere grande il Vorwärts Leipzig, formato anche in quel caso da provini e trasferimenti forzati. La squadra era stata spostata a Berlino, mossa che le aveva fatto perdere la bussola e generato addirittura una clamorosa retrocessione.

Amante dello stile inglese, appreso durante la prigionia e contraddistinto da compattezza e verticalità, Kunze non aveva fallito per colpe proprie. Ma questo ovviamente nessuno poteva immaginarlo nell’estate del 1963, quando “il resto di Lipsia” si allenava in vista della 17ª edizione di una DDR Oberliga che prometteva scintille: al leader cittadino del Partito i responsabili del SC Leipzig lo avevano giurato, il titolo sarebbe tornato in città grazie a quei provini che li avevano forniti dei migliori giocatori possibili.

Un torneo indimenticabile

Quando il campionato ebbe inizio invece fu subito chiaro a tutti l’antico detto che nel calcio non basta mettere insieme undici buoni giocatori per creare una buona squadra. Uniti forzatamente e rivali fino a qualche giorno prima, caricati dalla pressione di addetti ai lavori che speravano nel titolo e vari gerarchi che addirittura lo pretendevano, i giocatori del SC Leipzig stentarono non poco a trovare continuità, cadendo nel primo derby addirittura per 3-0, risultato che lasciò basiti tutti.

Anche perché quel risultato non era un exploit isolato, niente affatto. Gli scarti di Lipsia, i giocatori non ritenuti all’altezza dal prepotente quanto poco preparato Partito Socialista, avevano trasformato rabbia e orgoglio in energie positive. Energie che gli permettevano di correre il doppio degli avversari, farlo fino all’ultimo minuto e oltre, giocare compatti come una sola entità.

Dove nei “prescelti” mancava coesione e riesplodevano vecchi rancori, nel “resto di Lipsia” avveniva il contrario: i giocatori si muovevano all’unisono, seppellendo le vecchie rivalità e aiutandosi l’un con l’altro. Dopo aver a lungo inseguito Empor Rostock e il resuscitato Vorwärts Berlin, il Chemie operò il sorpasso all’inizio del girone di ritorno, regolando una dopo l’altra le rivali negli scontri diretti che seguirono.

Il derby che scrive la storia

L’impresa degli “scarti” stuzzicò l’orgoglio dei campioni scelti dal Partito, che presero a risalire la classifica fino a trovarsi ad ospitare proprio “il resto di Lipsia” in una partita che sarebbe passata alla storia e avrebbe deciso il campionato. Passati inizialmente in vantaggio, i giocatori del SC Leipzig subiscono una tanto clamorosa quanto epica rimonta da parte degli uomini di Kunze.

Prima Pacholski pareggia, quindi arriva il gol della vittoria che porta la firma di Bernd Bauchspieß, bomber che si era messo in luce giovanissimo nel modesto Chemie Zeitz e poi era stato sedotto e abbandonato dalla Dynamo Berlin, club in cui aveva militato un anno giocando solo 5 partite – condite peraltro da 3 reti. Bauchspieß rappresenta al meglio i propri compagni, scartato e desideroso di mostrare a tutti che si sono sbagliati, che il calcio non è una scienza esatta, che volontà e organizzazione possono portarti ovunque.

Ed è quello che succederà. Superati i rivali cittadini, quelli che gli erano stati preferiti, gli uomini di Kunze non si fermano più, gestendo il vantaggio sugli inseguitori dell’Empor Rostock e conquistando il titolo di campioni della Germania dell’Est.

La storia viene scritta nell’ultima giornata, quando si impongono 2-0 sul campo del Turbine Erfurt, ultimo in classifica ma sceso in campo per lottare con il coltello tra i denti. In parte per una salvezza ancora possibile e in parte, si dice, per compiacere tutti quei membri del Partito che non prenderanno benissimo una vittoria del “resto di Lipsia”. Niente da fare, la volontà può fare miracoli: il Chemie Lipsia, la squadra degli scartati, dei rifiutati, vince il campionato 1963/1964.

Una vittoria contro tutti i pronostici

Lo fa alla faccia dei provini, alla faccia dei campioni, contravvenendo le previsioni e rimarcando forte il concetto fondamentale che nello sport non sempre vince il più forte, che volontà e orgoglio valgono quanto tecnica e classe. La loro, paradossalmente, è la vittoria “più comunista” avvenuta sotto un regime che comunista lo è solo sulla carta, vittima di giochi di potere, invidie e sotterfugi. Tutti ostacoli che il Chemie Lipsia seppe superare partita dopo partita.

Oggi. come detto, il calcio a Lipsia parla la lingua della multinazionale Red Bull. Tanta acqua è passata sotto i ponti dalla clamorosa impresa del “resto di Lipsia”: il muro di Berlino è caduto, la Germania è stata riunificata e il capitalismo ha invaso la vita di tutti i tedeschi, travolgendo gran parte delle vecchie società orientali.

Tra queste anche il Chemie, già finito ai margini del calcio che conta nei primi anni ’70 grazie ai trasferimenti forzati, e naturalmente senza alcun compenso, dei suoi migliori calciatori e poi vittima nei tempi moderni di una serie di fallimenti che lo hanno quasi cancellato in più di un’occasione.

Eppure qualcosa è sopravvissuto, qualcosa che porta i vecchi tifosi a sorridere e ricordare tempi migliori, quando il calcio era ancora semplicemente calcio. Poco sopra le tribune spesso deserte dell’Alfred Kunze Sportpark, lo stadio intitolato al loro grande allenatore scomparso nel 1996, undici sagome vestite di verde fissano il campo dove fu scritta una delle pagine più importanti e pure nella storia del calcio in Germania Est. Sono le statue stilizzate degli eroi che nel 1964 realizzarono un’impresa, e che nessun fallimento e nessuna bevanda multimilionaria potrà mai cancellare.

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Simone Cola
Simone Colahttps://www.uomonelpallone.it
Amante del calcio in ogni sua forma e degli uomini che hanno contribuito a scriverne la leggenda

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