19 febbraio 1916: la Grande Guerra è scoppiata da pochi mesi ma è già in una fase estremamente cruenta.
In Inghilterra il football è ormai diventato da tempo lo sport principale, ma ha dovuto piegarsi alla battaglia, spedendo i suoi migliori e giovani talenti al fronte.
Inizialmente si era tentato di risparmiare ai calciatori l’orrore e la morte che li attendevano, fatalmente, sul fronte occidentale. Meglio sarebbe stato che continuassero a fare quello che ormai era il loro lavoro, e cioè intrattenere le masse.
Un tentativo di rassicurare la popolazione che non solo niente sarebbe cambiato, ma che anzi i proiettili avrebbero smesso di sibilare nel giro di pochi mesi.
Poi però l’opinione pubblica era insorta, trascinata da Sir Arthur Conan Doyle: l’autore di “Sherlock Holmes”, rispondendo alla lettera di un soldato al fronte che lamentava che, mentre molti giovani morivano in battaglia, altri giocavano a pallone, aveva chiesto ai calciatori di unirsi ai soldati come volontari.
“Se un calciatore ha forza nelle gambe, lasciate che la usi per marciare nel campo di battaglia”.