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Tag: anni ’10

Morte sul campo da gioco: l’ultima partita di Bob Benson

19 febbraio 1916: la Grande Guerra è scoppiata da pochi mesi ma è già in una fase estremamente cruenta. In Inghilterra il football è ormai diventato da tempo lo sport principale, ma ha dovuto piegarsi alla battaglia, spedendo i suoi migliori e giovani talenti al fronte.

Inizialmente si era tentato di risparmiare ai calciatori l’orrore e la morte che li attendevano, fatalmente, sul fronte occidentale. Meglio sarebbe stato che continuassero a fare quello che ormai era il loro lavoro, e cioè intrattenere le masse. Un tentativo di rassicurare la popolazione che non solo niente sarebbe cambiato, ma che anzi i proiettili avrebbero smesso di sibilare nel giro di pochi mesi.

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Roberto Chery, il portiere-poeta maledetto

Il Brasile adottò i colori attuali, dove spicca il giallo-oro, dopo la disfatta del “Maracanazo” ai Mondiali del 1950. Fino ad allora aveva vestito il bianco oppure il blu, mai ufficialmente il giallo.

Eppure una gara in cui la Seleção indossò la maglia gialla c’è stata: accadde nel 1919, il giallo (insieme al nero) era quello del Peñarol.

Ancora più curioso che la squadra avversaria, l’Argentina, indossasse la maglia “celeste” degli odiati rivali dell’Uruguay.

Le due Nazionali si sfidarono per l’inedito “Trofeo Roberto Chery”, la partita finì 3 a 3 tra applausi unanimi e grandi abbracci, il trofeo andò al Peñarol e l’incasso alla famiglia di tale Roberto Chery, scomparso il giorno precedente. Ma cos’era successo? E chi fu Roberto Chery?

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Tutte le prime volte nel calcio

Nell’augurare a tutti voi un buon primo dell’anno cercherò di raccogliere in breve – i preparativi per il Capodanno incombono anche per me! – tutte quelle cose che sono state le “prime volte” nel calcio.

Molte di queste cose sono note, altre meno, alcune di queste già sono presenti su questo sito da tempo e troverete quindi anche i relativi link per entrare più nel dettaglio. La maggioranza di questi “record” ha come protagoniste le squadre inglesi, come prevedibile essendo l’Inghilterra il luogo dove il football è nato ed è stato codificato.

Andiamo!

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Tregua di Natale 1914: il calcio nella “terra di nessuno”

Il segreto immortale del calcio e della sua enorme diffusione in tutto il pianeta è noto. Come spiegherei la felicità ad un bambino? Non gliela spiegherei, gli darei un pallone per farlo giocare”, ricordava il grande scrittore di fútbol Eduardo Galeano citando la teologa tedesca Dorothee Sölle.

Proprio così: nonostante le brutture che negli anni hanno pervaso questo sport, il calcio è sempre stato mezzo di unione tra culture e stili diversi, che nel campo si scontravano finendo però inevitabilmente per amalgamarsi. La famosa tregua di Natale del 1914 fu solo una delle tante dimostrazioni di questa verità, ma forse la più eclatante.

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Grigio, granata e azzurro: omaggio a Baloncieri, il primo mito

23 aprile 1944: è uno strano campionato quello che si gioca in un’Italia che va via via liberandosi del regime fascista. Due giorni prima è nato ufficialmente il Governo Badoglio, ma mentre l’attenzione degli italiani è interessata a tutt’altre questioni il calcio deve andare avanti: così ha voluto la FIGC e così i giocatori si sono adeguati, anche se ovviamente gli inconvenienti non mancano.

Ad esempio, quel 23 aprile, l’Alessandria si trova sul campo del Torino ma l’arbitro non può fischiare il calcio d’inizio tra i “grigi” ospiti e lo squadrone che sta cominciando un ciclo di vittorie che terminerà soltanto con lo schianto di Superga: manca un giocatore ospite, ed è così che per evitare che i suoi perdano la partita a tavolino l’allenatore alessandrino decide di scendere in campo.

Sebbene si sia ritirato molti anni prima i tifosi di entrambe le squadre sanno bene chi sia, visto che è stato idolo di entrambe le squadre e uno dei migliori calciatori italiani di sempre: il suo nome è Adolfo Baloncieri, il primo mito del nostro calcio.

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Luigi Barbesino e il Casale campione d’Italia

14 maggio 1913: per la prima volta nella storia un club inglese, il Reading, venuto in tournée in Italia per maramaldeggiare com’è in uso all’epoca, lascia il campo con la coda tra le gambe. A conquistare la prima vittoria di un club italiano contro i “maestri del football” è il Casale guidato dal centromediano Luigi Barbesino.

Un sodalizio nato appena quattro anni prima per volere del professore ebreo Raffaele Jaffe, che insegna all’Istituto Tecnico Leardi di Casale Monferrato e che è rimasto conquistato dal “foot-ball” dopo averlo visto praticato da alcuni suoi giovani allievi. Nessuno può immaginarlo, ma in pochissimo tempo l’entusiasmo dilagante che ne consegue porterà il Casale a diventare una delle squadre più forti d’Italia, forse la meteora più accecante e incredibile nella storia del calcio almeno in Italia.

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Willem Hesselink, il cannone oranje

Il nome di Willem Hesselink è praticamente sconosciuto agli appassionati di calcio di oggi e anche a molti studiosi della materia, che spesso finiscono per ignorare il calcio olandese che, a cavallo tra il 1800 e il 1900, vide la nascita di un proprio movimento.

Eppure è sbagliato ignorare chi sia stato questo uomo straordinario, atleta eccellente che mise la sua classe, la sua passione e il suo spirito di iniziativa al servizio del football. Introdotto nei Paesi Bassi dal leggendario Pim Mulier, altro personaggio dalle mille sfaccettature, il gioco che per gli inglesi era già religione faticò a prendere campo in Olanda.

Fu qui che la figura di Willem Hesselink divenne straordinariamente importante: appassionatosi al gioco, seppe conquistare con la sua classe quegli spettatori, man mano sempre più numerosi, che si intrattenevano a vederne le gesta. Non è azzardato dire, dunque, che la trasformazione da football a voetbal avvenne grazie a questo mitico calciatore.

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23 maggio 1915: il calcio e la guerra

23 maggio 1915: la Prima Categoria, antesignana di quella che oggi conosciamo come la Serie A, si avvia alle sue battute conclusive. Il Genoa, dominatore dei primi campionati pionieristici, si trova per la prima volta dopo dieci anni a un passo dalla conquista del titolo di campione nazionale. Si prepara ad ospitare il Torino secondo, gli basterà un pari per tornare ad essere il club più forte d’Italia. Poi, improvvisamente, tutto si ferma. È la storia del calcio e la guerra.

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2 luglio 1916: storia della prima Copa Amèrica

Il 4 luglio 2015 il Cile, superando in finale ai rigori l’Argentina, ha conquistato la 44^ edizione ufficiale della Copa América, il trofeo che indica quale sia la Nazionale più forte di tutto il Sud America.

Questa manifestazione compirà il secolo di storia il prossimo anno, ed è quindi il trofeo calcistico per rappresentative nazionali più antico al mondo. La prima edizione si svolse in Argentina, dal 6 al 17 luglio del 1916, e vide la partecipazione delle quattro nazionali allora esistenti.

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Leopoldo Conti, il campione rubato

Nell’epoca pionieristica del calcio italiano, uno dei primi “trasferimenti” capaci di generare scalpore in tutta la città avvenne a Milano. Il protagonista fu un ragazzo appena maggiorenne, letteralmente rapito sul campo e tenuto “prigioniero” fino a quando non fu ufficializzato il suo trasferimento, per molti il primo vero trasferimento in Italia. Il suo nome era Leopoldo Conti, e si apprestava a diventare uno dei primi eroi nella storia dell’Inter.

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1° luglio 1916: partita contro la morte sul fiume Somme

Nella sua breve vita Wilfred Nevill fu molte cose: fiore all’occhiello del college di Dover, era studente modello, capoclasse, capitano della squadra di cricket e giocatore titolare delle rappresentative di rugby, hockey, oltre ad essere una stella dell’atletica leggera dell’istituto.

Eppure, nonostante del calcio fosse soltanto un semplice tifoso, è proprio attraverso questo sport che il nome di questo giovane capitano dell’Esercito Britannico, morto in guerra a due settimane dal suo 22° compleanno, è entrato nella storia.

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