Il fatto che il nome di Hughie Ferguson e la sua storia siano praticamente sconosciuti da noi la dice tragicamente lunga sull’attenzione che abbiamo in Italia nei confronti della storia del football e dei suoi primi eroi, artefici della nascita dello stesso mito di cui oggi godiamo, forse un po’ troppo freneticamente, tutti.
Ferguson, attaccante scozzese nato a Glasgow mentre il XIX secolo entrava nel suo ultimo lustro, è stato uno dei più grandi bomber nella storia del calcio britannico, uno dei soli 7 uomini tra massima serie inglese e scozzese ad aver segnato più di 350 gol.
E se la maggior parte di questi arrivarono mentre indossava la maglia del Motherwell – dal 1916 al 1925 giocò con la maglia degli Steelmen 288 gare segnando ben 284 reti! – sarebbe entrato nella storia a Wembley il 23 aprile del 1927, segnando la rete che permise al Cardiff City di superare 1-0 l’Arsenal in finale di FA Cup.
Hughie Ferguson, l’eroe del Cardiff City
Un trionfo storico e probabilmente irripetibile: mai nessun club non inglese aveva vinto il trofeo, mai nessuno ci sarebbe riuscito dopo. Un gol non bello, forse il più brutto dei tanti realizzati, un tiro debole sfuggito incredibilmente dalle mani del portiere avversario. Eppure quanta gioia per Hughie!
Sarebbe durata poco, troppo poco, come poco dura spesso la gioia più autentica e genuina. Un brusco calo di rendimento nei mesi successivi relegò il grande bomber scozzese ai margini della prima squadra. Quindi arrivò la cessione a prezzo di saldo al Dundee, un ritorno a casa che però non portò bene.
Hughie Ferguson sembrava aver disimparato a giocare a calcio, a volte inciampava da solo, finendo per essere fischiato e deriso dai tifosi. Si disse che la pressione intorno a lui era troppo forte, che le aspettative erano troppo alte, ma è difficile credere che a 34 anni il bomber soffrisse questo tipo di situazione.
Un triste finale
Negli anni successivi qualcuno avrebbe ipotizzato, piuttosto, che una forte pressione sul timpano dell’orecchio, di cui molto spesso si lamentava, gli causasse perdite di equilibrio e disorientamento. Era forse l’indizio di un tumore in stato ormai avanzato, e chissà se con gli strumenti della medicina moderna questo non avrebbe potuto essere diagnosticato in tempo per salvarlo.
Nessuno avrebbe mai saputo la verità, perché in seguito a un infortunio alla schiena e a un attacco di depressione Hughie Ferguson si attardò un pomeriggio negli spogliatoi e non ne uscì più. Il suo corpo fu trovato il mattino successivo da alcuni inservienti, riverso sul fornello di una piccola cucina, un sacchetto stretto intorno al collo.
Il grande campione, uno dei più prolifici bomber nella storia del calcio britannico, si era tolto la vita a soli 34 anni, lasciando una moglie, un figlio, un altro in arrivo e i suoi numerosi tifosi senza parole. In archivio tanti, tantissimi gol. Uno solo brutto, ma allo stesso tempo indimenticabile
SITOGRAFIA:
- Corrigan, James (17/05/2008) The Tragedy of Hughie Ferguson, The Independent