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Mese: Maggio 2013

Jorge Washington Caraballo, “meglio perdello che trovallo”

Nella stagione 1982-83 il Pisa Calcio torna in Serie A dopo 13 anni: si sono da poco riaperte le frontiere per gli stranieri nel nostro calcio, ed è così che il oresidente Romeo Anconetani, personaggio pittoresco ma grande intenditore di calcio, decide di rinforzare la squadra con ben due stranieri.

Il primo è il danese Klaus Berggreen, discretissima ala che parteciperà anche a due Campionati Europei e ad una Coppa del Mondo con la sua Nazionale e giocherà anche nella Roma e nel Torino. Il secondo, invece, è il misconosciuto mediano uruguaiano Jorge Washington Larrosa Caraballo. Pur giocando appena 7 partite in Italia, entrerà nella storia della società come il più pittoresco ed improbabile calciatore che ne abbia mai vestito la maglia.

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Arpad Weisz, la gloria e l’oblio

Un tempo buon giocatore di calcio, appesi gli scarpini al chiodo Arpad Weisz divenne il miglior allenatore d’Italia in un’epoca in cui la storia del calcio nel nostro Paese era ancora agli albori. Oltre a insegnare la tecnica fu il primo a introdurre una vera organizzazione tattica e lanciò un certo Giuseppe Meazza.

La sua conoscenza del gioco era tale che fu autore di un libro che ancora oggi, a ottant’anni di distanza, potrebbe suonare attuale ed essere utile ai tanti che parlano di pallone senza conoscerne la scienza esatta. Un personaggio che avrebbe meritato gloria e memoria eterna, ma che invece, improvvisamente, sparì letteralmente nel nulla. Inghiottito dalla follia dell’Olocausto.

Arpad Weisz, il rivoluzionario

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Ali Dia, professione impostore

La storia del calcio è piena di giocatori sopravvalutati, da cui ci aspettava sfracelli ma che per un motivo o per l’altro non hanno saputo realizzare le aspettative che gli esperti avevano intravisto in loro. Problemi fisici, problemi caratteriali, problemi tattici o di ambientamento: molti possono essere i motivi per cui un calciatore brilla solo un momento, un attimo, e poi mai più.

Sono le meteore, giocatori che magari hanno brillato per pochi istanti e che poi non hanno saputo confermarsi. La storia che state per leggere, tuttavia, non può essere inserita in questo gruppo. Ali Dia fu infatti un vero e proprio impostore, che incredibilmente riuscì anche a giocare nella prestigiosa Premier League inglese.

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Barbados VS Grenada, alla ricerca dell’autogoal

La storia di cui stiamo per parlare è un qualcosa di assurdo, una partita unica nella storia del calcio e a tratti addirittura allucinante per chi la seguì. Un esempio di come non dovrebbe essere fatto un regolamento e anche, diciamolo, di scarsa sportività a livelli estremi. Per raccontare una delle partite più assurde e incredibili mai giocate è necessario però andare con ordine.

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Australia-Samoa Americane 31-0, la partita dei Record

L’incantevole villaggio di Pago Pago è la capitale delle suggestive Samoa Americane. Un luogo dove il tempo sembra essersi fermato (ed in effetti qui è ancora possibile trovare in vendita la “New Coke”, una poco fortunata versione alternativa della Coca-Cola uscita di produzione nel 2002) e dove gli sport più praticati sono il cricket, il baseball e soprattutto il football americano.

Il calcio, a queste latitudini, è quasi sconosciuto. Eppure la selezione nazionale di calcio delle Samoa Americane, a suo modo, è riuscito a entrare nella storia. Ed è di questo che parleremo nel corso di questo incredibile – ma vero – racconto.

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Theyab Awana, dal rigore di tacco alla tragica fine

È il 17 luglio 2011 quando una semplice amichevole tra nazionali asiatiche, di cui probabilmente molti avrebbero persino ignorato l’esistenza, finisce in tendenza su YouTube a livello planetario. La partita in questione è Emirati Arabi Uniti-Libano, si è conclusa 7-2 e il motivo di tanta attenzione risiede nel fatto che l’ultimo gol è stato messo a segno dal 21enne Theyab Awana con un rigore di tacco.

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La storia di “Foquinha” Kerlon, campione di sfortuna

Lo chiamavano Foquinha per via del suo più noto colpo ad effetto: si alzava la palla sulla testa e filava via, imprendibile per avversari spesso grossi il doppio di lui, senza mai far toccare il pallone a terra. Ma, appunto, palleggiandolo con la testa. Un numero da circo. Un numero da foquinha, appunto.

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Jean-Pierre Adams, il lungo sogno della Guardia Nera

Jean-Pierre Adams fu, con Marius Trésor, la metà della coppia di difensori centrali della Francia di metà  anni ’70 chiamata “La garde noire”,“la guardia nera”, soprannome che sottolineava il colore della pelle dei suoi componenti. Il primo era nato in Senegal, il secondo in Guadalupa: entrambi però si erano affermati come calciatori e come uomini nel paese transalpino, nei cui confronti nutrivano riconoscenza e del quale si sentivano giustamente cittadini a tutti gli effetti.

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