Segnando sull’acqua: l’incredibile favola del Panyee FC

Del calcio ti innamori un po’ così: sei un bambino, vedi i grandi campioni in TV, ti esalti per le loro movenze e sogni di ripeterle, magari insieme ai tuoi migliori amici, quelli con cui poi cominci a giocare, sognando palcoscenici invisibili intorno a te, ispirandoti ai grandi campioni.

La Coppa del Mondo del 1986 ebbe questo effetto su milioni di bambini in tutto il pianeta, rapiti soprattutto dalla genialità e la classe di un Diego Armando Maradona forse mai così grande: è senz’altro possibile che mentre “El Pibe de Oro” segnava il “gol del secolo” seminando mezza Inghilterra, in ogni parte del mondo nascevano futuri calciatori.

Il bello del calcio, poi, è che come la fantasia dei bambini non ha confini, arriva dovunque: e così il sogno di emulare le gesta di Maradona arrivò persino in un piccolo villaggio di pescatori nel sud della Thailandia, trasformando l’impossibile in possibile, il sogno in realtà.

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Quei giorni a Sanremo tra canzoni, fiori e la “Grande Ungheria”

Se dici Sanremo è naturale che il pensiero corra al Festival della canzone italiana, che qui si svolge dal 1951. Piaccia o non piaccia, rimane un evento seguitissimo da milioni di spettatori, un’importante kermesse che per quasi una settimana ogni anno mette la cittadina ligure – anche nota come “città dei fiori” – al centro della cronaca italiana.

Eppure questa incantevole località, che vanta anche uno dei quattro Casinò presenti in Italia, ha anche un’importante tradizione sportiva.

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Sardi e Santamaria: storia del primo trasferimento in Italia

“Aveva fatto scalpore una campagna-acquisti del Genoa, che aveva prelevato dal Milan “il figlio di Dio” De Vecchi per 24 mila lire e il trio Santamaria-Fresia-Sardi dall’Andrea Doria.

Aggiudicarsi quattro giocatori del giro della Nazionale non era mossa che potesse passare inosservata ai tempi in cui il calcio si professava rigorosamente dilettantistico.”

Diversi anni prima che il professionismo nel calcio italiano fosse cosa riconosciuta, i trasferimenti di calciatori da un club all’altro erano rari ma non infrequenti. Dissapori caratteriali, scelte tecniche, a volte anche eventi di vita privata che portavano un foot-baller a trasferirsi in un’altra città (ad esempio per un lavoro) erano le cause che facevano si che l’eroe di una tifoseria finisse per diventarlo di un’altra, e del resto furono diversi i club calcistici nati proprio per via di giocatori finiti a vivere in luoghi dove il foot-ball non era ancora arrivato.

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John Alexander Brodie, l’inventore della rete

Inglese di Liverpool, appassionato di football e grande tifoso dell’Everton, la storia ricorda John Alexander Brodie come uno dei più famosi ingegneri civili inglesi di sempre, costruttore del “Queensway Tunnel” che passando sotto il fiume Mersey collegava Liverpool e Birkenhead, capolavoro d’ingegneria e ai tempi tunnel subacqueo più lungo al mondo.

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Viktoria Berlino VS FC Hanau: “la Finale del Secolo”

Hanau

Quando gli inglesi cominciarono ad esportare il football al di fuori del Regno Unito, nella madrepatria degli inventori del gioco si disputava già da qualche anno il primo campionato di calcio ufficiale al mondo.

Naturale che negli altri Paesi toccati dai marinai e commercianti britannici il gioco prendesse piede a poco a poco, e che prima che sorgessero le varie federazioni calcistiche ci volle un tempo più o meno lungo.

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Jimmy Thorpe, il martire dei portieri

Entrato nel Sunderland ad appena 17 anni, nel 1930, Jimmy Thorpe era un promettente portiere che dopo un paio di stagioni si era imposto come titolare in una delle squadre più importanti d’Inghilterra.

Un tempo noto come The team of all talents, capace di vincere ben cinque campionati tra il 1892 e il 1902, il Sunderland era riuscito a imporsi soltanto una volta con l’avvento del XX secolo, ma con Thorpe in squadra le cose avevano ripreso a funzionare, e la squadra era tornata ad ambire una vittoria.

Il futuro era dalla parte di questo giovane e talentuoso portiere, ma purtroppo tutto si interruppe il 5 febbraio del 1936, quando morì nell’ospedale cittadino.

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Da “Foot-ball” a “Calcio”: storia del primo campionato in Italia

Giunto in Italia, come in ogni altra parte del mondo, tramite gli inglesi che per lavoro alla fine del XIX° secolo si spostavano nelle città costiere, il football nel nostro Paese ci mise diversi anni a prendere piede e considerazione.

I primi resoconti raccontano di partite disputate sulle banchine dei moli tra gli stessi marinai britannici, con la popolazione locale che osservava incuriosita e da cui veniva di tanto in tanto prelevato qualche elemento se finiva per mancare il numero necessario al gioco.

Tenendo presente che in Inghilterra il primo campionato ufficiale si svolse nel 1888, si consideri che in Italia il gioco era arrivato appena un anno prima, se togliamo le estemporanee esibizioni straniere: a portare il primo pallone di cuoio non fu però un inglese, ma un nostro compatriota.

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F.A. Cup 1871: l’inizio di un sogno

Ha avuto il via lo scorso 15 agosto, con l’Extra Preliminary Round, l’edizione numero 135 della FA Cup, la Coppa d’Inghilterra, il più antico torneo calcistico al mondo.

L’ultima edizione è stata vinta dall’Arsenal, che ha trionfato grazie a un gol del difensore tedesco Mertesacker: una rete decisiva, come quella segnata nella prima edizione di sempre da Charles Alcock, leader dei Wanderers campioni e ideatore della coppa stessa.

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#StranoCalcio – Speciale Calciomercato

Da quando il nostro amato sport è diventato professionistico, si può dire che il calciomercato sia la parte che più fa parlare di tutto quello che ruota intorno ad un pallone.

Almeno nei mesi estivi, infatti, le discussioni su tattiche e prestazioni individuali lasciano il posto ai sogni dei tifosi e alle dichiarazioni di dirigenti, agenti e calciatori stessi, pronti a giurare una cosa per poi fare esattamente l’opposto e fare e disfare squadre e carriere.

Centinaia di siti e giornali vivono grazie al calciomercato, grazie ai trasferimenti che avvengono, quelli possibili o anche soltanto quelli vociferati. E se è vero che per il dirigente di un club milionario “fare mercato” non è facile, viste le alte cifre e aspettative in ballo, è vero anche che a bassissimi livelli, quando la pecunia è proprio assente, bisogna pur ingegnarsi in qualche modo per donare al proprio allenatore e ai propri tifosi i giocatori necessari per sognare.

Ecco così che ho pensato di raccogliere per #StranoCalcio le storie più assurde legate ai trasferimenti dei calciatori, storie che cominciano addirittura nel lontano 1921, quando l’Hull City acquista il talentuoso difensore Ernest Blenkinsop.

Il costo? di 100 sterline e un barile di birra, necessario per consolare i tifosi del Cudworth Village delusi dalla partenza di un ragazzo che in carriera arriverà a giocare anche 26 gare con la Nazionale Inglese in un periodo compreso tra il 1928 e il 1933.

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Johnny Moscardini, il primo oriundo

Barga è un piccolo e incantevole paese in provincia di Lucca. Un posto bellissimo ma che a metà del 1800 non offriva grandi prospettive di lavoro.

Fu per questo, per cercare fortuna e magari per la voglia di visitare il mondo, che un giorno del 1872 tre giovani fratelli del posto, i Moscardini, lasciarono la Toscana per partire alla volta della Scozia.

Gli affari evidentemente andarono più che bene, ed essi si stabilirono a Falkirk: fu qui che, nel 1897, uno di essi mise al mondo un figlio, Giovanni.

Sarebbe stato uno dei primissimi grandi campioni del calcio italiano. Il primo vero e proprio oriundo nella storia della Nazionale.

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