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La leggenda di Eurico Lara, “Stella Immortale”

Protagonista assoluto nella storia del calcio, il Brasile nel corso degli anni è stato capace di raccontare agli appassionati centinaia di storie straordinarie. Quelle dei grandi campioni che hanno infiammato gli stadi nel momento in cui il gioco è diventato fenomeno planetario sono note più o meno a tutti, mentre molte altre restano a disposizione di chi ha tempo e voglia di scoprirle.

E anche se la storia di Eurico Lara potrebbe appartenere ai classici racconti che contraddistinguono questo sito che narra storie di uomini e di calcio, per la maggior parte di nicchia, la verità è che in Brasile questa è conosciutissima. Una vera e propria favola popolare, romantica e dal finale tragico.

Eurico Lara, morto parando un calcio di rigore

Per spiegare come mai Eurico Lara sia entrato nella leggenda, del resto, potremmo partire proprio dalla fine. Leggenda vuole, infatti, che questo straordinario portiere, tra i primi veri idoli del calcio brasiliano dopo i pionieri britannici come Harry Welfare, ai quali va il merito di aver insegnato il football al popolo che più ha saputo trasformarlo in poesia, sia letteralmente morto in campo.

Proprio così: subito dopo aver neutralizzato un calcio di rigore, ovviamente decisivo e per giunta calciato proprio da uno dei suoi numerosi fratelli. In un derby infuocato tra il suo Grêmio e l’Internacional, valido per il campionato cittadino di Porto Alegre del 1935.

Secondo il racconto tramandato ai posteri, subito dopo la sua straordinaria parata in tuffo, l’arbitro avrebbe fischiato la fine, dando di fatto il via a una festosa invasione di campo dei tifosi. Soltanto dopo alcuni minuti alcuni di questi si sarebbero accorti che Lara, il grande Eurico Lara, se ne era andato per sempre. Il pallone stretto ancora al petto.

Tra mito e realtà

Una storia tanto tragica e romantica insieme, ovviamente, non può essere vera. Ma è così che viene raccontato, ad ogni bambino, il primo grande mito della tifoseria del Tricolor Imortal. Così, del resto, lo racconta l’inno stesso del club, scritto nel lontano 1953 da Lupicinio Rodrigues.

Lara, stella immortale, ho imparato il tuo nome per poterlo elevare al cielo

Oggi, con il tuo stesso ideale, noi sapremo onorarlo

Lupicinio Rodrigues

Anche se oggi sappiamo che non fu così che si concluse, comunque, l’intera vita di Eurico Lara resta comunque avvolta nel mito. Una leggenda che oggi non sarebbe possibile, in un calcio così globale e ricco di statistiche e resoconti, testimonianze scritte e video. Ai tempi in cui questo straordinario portiere infiammava i cuori dei tifosi del Grêmio, tra gli anni ’20 e ’30 del XX secolo, era invece tutta un’altra storia.

Si diceva che un tempo nella squadra dell’esercito, l’Uruguaiana, giocasse un portiere tanto forte da essere praticamente imbattibile. Capace di mantenere la porta inviolata anche quando si trovava di fronte i migliori attaccanti del Brasile, e allo stesso tempo per niente interessato a cambiare casacca. Si era convinto soltanto dopo una corte serrata dei dirigenti del Grêmio, che avevano insistito nonostante egli inventasse a ogni incontro improbabili problemi di famiglia o di essere afflitto da misteriose malattie.

Il primo grande idolo del Tricolor Imortal

Una volta arrivato nel “calcio dei grandi” Lara si sarebbe imposto da subito come uno dei più grandi protagonisti. Senza alcun dubbio, almeno per i numerosi cronisti dell’epoca, il miglior portiere del Paese, capace di neutralizzare in una sola partita ben 20 tiri scoccati da Arthur Friedenreich, il più grande centravanti dell’epoca.

Inspiegabilmente ignorato dalla Nazionale, Eurico Lara si sarebbe votato nel corso della sua intera vita solo ed esclusivamente al Grêmio. Una maglia che avrebbe imparato ad amare poco a poco e che infine sarebbe diventata la sua seconda pelle: in 15 anni di fedele militanza avrebbe conquistato 4 volte il Campeonato Gaucho e 11 il torneo cittadino, competizione in cui prendeva forma la grande rivalità con l’Internacional.

Costretto al ritiro per motivi di salute, afflitto non ancora quarantenne dalla tubercolosi per cui i medici avevano ordinato assoluto riposo, Lara tornò in campo il 22 settembre del 1935. La sua presenza inattesa, in occasione di un derby che avrebbe deciso il campionato, sconvolse i giocatori dell’Internacional, che già si sentivano il trofeo in tasca con un punto di vantaggio, e infiammò l’animo di compagni e tifosi.

O Craque Imortal

In quel Gremio-Internacional entrato nella leggenda Eurico Lara giocò soltanto il primo tempo, prima di essere portato via quasi a forza dal campo dopo che le sue condizioni di salute erano evidentemente peggiorate. Non neutralizzò alcun rigore, e tra gli avversari non giocava nessuno dei suoi numerosi fratelli. Fu immediatamente ricoverato mentre il suo club, il Clube de Todos, festeggiava una vittoria importante quanto inattesa. E da quel momento nessuno lo vide più.

Circa due mesi dopo la sua ultima partita, a soli 38 anni, Eurico Lara morì nell’ospedale Beneficência Portuguesa dove ormai riposava da tempo entrando, quasi immediatamente, nella leggenda del calcio brasiliano come o Craque Imortal. Il suo nome è l’unico presente nell’inno ufficiale del club, doveroso omaggio a un portiere, “la stella immortale”, che a esso dedicò l’intera vita.


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