Cinema nel Pallone: L’ultimo Ultras

Luca Vanni, capo-ultras dell’immaginaria squadra della Gladio, in uno scontro con tifosi rivali uccide in maniera fortuita un ragazzo. Sconvolto e ricercato dalla polizia, fugge al Nord dove vive in un albergo mantenendosi con le scommesse sui cavalli e cambiando identità in attesa che le acque si calmino. Proprio all’agenzia di scommesse conosce e si innamora di una commessa, Marina, ed entra in conflitto con un malavitoso locale, Bruno – interpretato dal vero capo dei tifosi del Milan Giancarlo Lombardi. Le cose precipitano quando quest’ultimo scopre chi è in realtà Luca e cosa nasconde…

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Denílson, il giullare che sembrava Garrincha

A vederlo palla al piede puntare l’avversario e ridicolizzarlo con finte e controfinte degne del grandissimo Garrincha, mai qualcuno avrebbe potuto pensare che quel puro fenomeno fosse soltanto pittoresco, un bell’orpello da esibire qualche minuto ma da mettere da parte quando la partita si fa importante e servono calciatori e non giocolieri.

Perché questo fu Denìlson, un giocoliere, eppure talmente fenomenale che per anni tutti gli appassionati di calcio non hanno smesso di sperare che diventasse anche un calciatore.

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Viva Maradona

Se chiedete chi è stato il miglior calciatore della storia a un brasiliano, questo vi risponderà Pelé. Se lo chiedete a chiunque altro, è probabile che vi farà solo un nome: Diego Armando Maradona.

Nato in una delle tante baraccopoli dell’Argentina di allora e di oggi, cresce giocando a calcio ogni giorno nelle strade polverose di Lanùs. Lo nota l’Argentinos Juniors di Buenos Aires, che ha appena preso il suo più acerrimo rivale e migliore amico Goyo.

Il provino è rocambolesco, ma subito agli occhi del suo scopritore Francisco Cornejo la cosa è evidente: il talento di quel ragazzino è infinito, potrebbe diventare il migliore.

Non il migliore della squadra, del quartiere. Non il migliore della città, o del Paese, e neanche il migliore del Sudamerica.

Il migliore al mondo. Il migliore di sempre.

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Adriano, l’Imperatore spodestato da se stesso

Chiedi chi fu Adriano Leite Ribeiro.

Chiedi e qualcuno ti dirà che per un periodo, un breve ma intenso periodo, lo si sarebbe potuto considerare il miglior centravanti al mondo senza timore di bestemmiare.

Perché se Ronaldo, O Fenomeno, era stato giocatore capace di spaccare in due la storia, evoluzione dei grandi campioni del passato con un fisico potente e scattante, Adriano sembrava essere giovanissimo la stessa evoluzione di Ronaldo, al quale cedeva il passo in termini di classe pura ma che poteva persino superare in potenza.

Il suo sinistro potente e preciso era il terrore di ogni portiere, il fisico scultoreo esaltava i tifosi dell’Inter, capaci finalmente di ritrovare un campione dopo la partenza del loro idolo, Ronaldo appunto.

E invece tutto finì forse nel momento più bello, quando il mondo era ai piedi di questo ragazzone che grazie al talento era riuscito a sfuggire alla difficile vita di una favela di Rio de Janeiro. La fama, i soldi, improvvisamente si ritorsero contro un ragazzo buono e ingenuo, vittima di se stesso e dei suoi demoni e che da anni è letteralmente scomparso dal mondo del calcio.

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23 maggio 1915: il calcio va alla guerra

23 maggio 1915: la Prima Categoria, antesignana di quella che oggi conosciamo come la Serie A, si avvia alle sue battute conclusive. Il Genoa, dominatore dei primi campionati pionieristici, si trova per la prima volta dopo dieci anni a un passo dalla conquista del titolo di campione nazionale.

Si prepara ad ospitare il Torino secondo, gli basterà un pari per tornare ad essere il club più forte d’Italia. Poi, improvvisamente, tutto si ferma.

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Cinema nel Pallone: “Goal of the Dead”

Sam Lorit, promessa non del tutto mantenuta in forza all’Olympique Paris, non ha lasciato un bel ricordo di se a Caplounge, piccolo paese di provincia dove è cresciuto e dove si è fatto conoscere nel grande calcio. Dopo 17 anni il club della capitale è atteso per una trasferta di fine stagione proprio là dove la sua carriera ha avuto inizio.

Soppiantato ormai da giovani stelle rampanti, Sam spera almeno di riappacificarsi con i suoi vecchi tifosi, ma Caplounge è rimasta rancorosa nei suoi confronti. Soprattutto il padre del suo migliore amico d’infanzia, dottore cittadino, che per l’occasione ha ordinato un potente doping dalla Russia per caricare il figlio – capitano del Caplounge – ed avere la vendetta che pensa di meritare.

Gli steroidi sono però infetti, e trasformano il ragazzo in una belva assetata di sangue che infetta in poco tempo tutti gli abitanti, radunatisi allo stadio per l’occasione. Per i pochi sfuggiti all’infezione sarà dura salvarsi…

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1857: nasce lo Sheffield Football Club, la prima squadra

Fondato il 24 ottobre del 1857 – e tutt’ora esistente – lo Sheffield Football Club è considerato dalla FIFA la squadra più antica al mondo. Anche se aveva visto la luce in una città nota per le sue industrie, il club non era certo nato per il proletariato: i due principali fondatori, Nathaniel Creswick e William Prest, erano infatti rispettivamente un legale e un mercante di vino.

Sportivi entusiasti, Creswick e Prest, nei mesi invernali, spesso giocavano a calcio con i compagni di cricket per mantenersi in forma già da qualche anno, senza però alcuna regola scritta.

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Charles Wreford-Brown, “Mister Soccer”

Quando Charles Wreford-Brown morì, il 26 novembre del 1951, il calcio stava definitivamente lasciandosi alle spalle il periodo dei pionieri per trasformarsi nello sport moderno: i maestri inglesi avrebbero subito nel giro di pochi anni due pesanti scoppole dalla “Grande Ungheria”, che avrebbe smontato per sempre il mito dei “Leoni di Sua Maestà” imbattibili nella disciplina da essi stessi inventata.

Una disciplina che Wreford-Brown contribuì in modo sostanziale a far diventare grande, ma della quale non seppe mai accettare i risvolti economici e politici: per lui il soccer – termine che si dice fu lui stesso a inventare, contrazione del termine association – doveva rimanere disciplina sportiva nobile e giocata senza secondi fini, ma solo per la gioia della sfida e l’appagamento del pubblico.

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Carlo Castellani, l’eroe di Empoli scomparso a Mauthausen

3 Dicembre 2011: siamo in Serie B, e a Empoli i padroni di casa giocano contro l’Ascoli.

Dopo appena 4 minuti Francesco Tavano riceve palla da Buscé e porta in vantaggio gli azzurri: è un goal storico, con il quale “Ciccio” Tavano entra nella storia dell’Empoli come il miglior marcatore di sempre della formazione toscana.

Succede dopo oltre 70 anni a Carlo Castellani, il campione a cui lo stadio empolese è dedicato.

Nell’occasione, finalmente, sono in tanti a ricordare chi fu questo grande giocatore, primo e più grande eroe di sempre della piccola compagine toscana.

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Cinema nel Pallone: “Heleno”

“Non sono un genio. Semplicemente, so esattamente quel che voglio: gol, vite sottili e Cadillac!”

Mentre nel resto del mondo infuriava la guerra, negli anni ’40 il Brasile era un piccolo paradiso di musica, calcio e passione, e il re indiscusso di questo paradiso era Heleno de Freitas, centravanti del Botafogo e mattatore delle notti di Rio de Janeiro. Così come nessun difensore sapeva come fermarlo sul campo da gioco, nessuna donna sapeva resistergli nelle numerose serate ai nightclub alle quali partecipava. Eppure, nonostante tutto il successo, il male di vivere divorava questo campione dall’interno e lo portò ad un rapido declino e all’oblio, prima di una tragica fine. La sua epopea da noi è giunta in sordina, la fama oscurata dal fatto che mentre Heleno era all’apice del suo splendore calcistico non si disputarono quei Mondiali che gli avrebbero dato fama planetaria.

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Charles Miller, “el Senhor Futebol”

La leggenda vuole che, quando i genitori lo videro sbarcare dal battello che lo riportava in Brasile dopo gli studi compiuti in Inghilterra con due palloni da calcio sotto le braccia, i genitori di Charles Miller chiesero al figlio cosa fossero quegli oggetti, a cosa servissero.

E che lui, fiero, rispose così: “Sono le mie lauree. Vostro figlio infatti si è laureato nel football”. Forse quel giovane e ambizioso brasiliano di origini scozzesi già immaginava il futuro: e cioè che il football sarebbe divenuto futebol, e che il Brasile sarebbe diventato IL Paese per eccellenza in questo sport.

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