Charles Wreford-Brown, “Mister Soccer”

Quando Charles Wreford-Brown morì, il 26 novembre del 1951, il calcio stava definitivamente lasciandosi alle spalle il periodo dei pionieri per trasformarsi nello sport moderno: i maestri inglesi avrebbero subito nel giro di pochi anni due pesanti scoppole dalla “Grande Ungheria”, che avrebbe smontato per sempre il mito dei “Leoni di Sua Maestà” imbattibili nella disciplina da essi stessi inventata.

Una disciplina che Wreford-Brown contribuì in modo sostanziale a far diventare grande, ma della quale non seppe mai accettare i risvolti economici e politici: per lui il soccer – termine che si dice fu lui stesso a inventare, contrazione del termine association – doveva rimanere disciplina sportiva nobile e giocata senza secondi fini, ma solo per la gioia della sfida e l’appagamento del pubblico.

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“Fratello Walfrid”

I Celtic di Glasgow sono una delle squadre più note, antiche e vincenti della storia del football: oltre ad aver conquistato 46 volte il campionato scozzese e 36 volte la coppa nazionale, i Bhoys hanno raggiunto due volte la finale della Coppa dei Campioni, trionfando nell’edizione 1966-1967, quando la squadra – composta interamente da calciatori nati a Glasgow e dintorni – superò l’Inter di Helenio Herrera a Lisbona, impresa che valse ai protagonisti il soprannome di Lisbon Lions.

Tutto era nato quasi un secolo prima per merito di un prete, che impresse per sempre il suo credo nell’anima della squadra, la parte cattolica di Glasgow: il suo nome era Andrew Kerins, ma passò alla storia come “Fratello Walfrid”.

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Konrad Koch, “Herr Fußball”, il padre del calcio tedesco

Che il calcio tedesco sia tra i migliori – se non il migliore – del mondo non lo dice soltanto il fatto che nell’estate del 2014, durante l’ultima edizione dei Mondiali, la Germania abbia alzato la coppa destinata ai vincitori. Lo dicono anche gli altri tre titoli Mondiali e i tre Campionati Europei conquistati in precedenza, oltre che le numerose finali raggiunte.

Dal 1954, l’anno del famoso “Miracolo di Berna”, i teutonici sono i veri maestri del calcio, come testimoniato dal famoso bomber inglese Gary Lineker, che una volta disse che “il calcio è un gioco che si gioca undici contro undici con un pallone, e poi vincono i tedeschi“. Eppure tutto questo forse non sarebbe stato possibile se un uomo illuminato, verso la fine del 1800, non avesse portato il football in Germania, aiutandolo a sbocciare nonostante numerosi ostracismi fino a farlo diventare Fußball.

Il suo nome era Wilhelm Carl Johan Konrad Koch.

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Storia di Palm, l’elefante-calciatore, e dell’uomo che lo sconfisse

“Gli elefanti non dimenticano” si ripeteva William Keech mentre sistemava il pallone per l’ultimo tiro. Era questa la sua ultima possibilità: lui, che i campi di calcio li aveva frequentati davvero, si era ritrovato in questa assurda sfida e intendeva vincerla.

Un uomo che sfida un elefante a football. Ci sarebbe stato da ridere, non fosse stato per il ricco premio che Lord Sanger stringeva tra le mani e che nessuno era riuscito a conquistare. Era una questione di orgoglio.

“Gli elefanti non dimenticano”, ricordò ancora mentre prendeva la rincorsa.

Aveva una sola possibilità, e doveva sfruttarla al meglio.

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Herbert Kilpin, diavolo rossonero

Fu all’inizio del XX° Secolo che il foot-ball esplose in Italia, trasformandosi da passatempo per pochi appassionati a vera religione di massa. Come è noto a questo sviluppo contribuirono quegli stessi inglesi che per i più disparati motivi avevano raggiunto la nostra penisola gettando già le basi di quello che sarebbe in presto diventato anche il nostro sport nazionale.

E se Genova deve moltissimo a James Spensley, una figura altrettanto (se non più) importante per il calcio italiano fu Herbert Kilpin: dopo aver insegnato agli italiani i segreti del foot-ball ed aver perso due finali nazionali giocando nelle file dell’Internazionale Torino, lasciò il Piemonte per lavoro, e stabilitosi a Milano fondò, insieme ad altri soci e amici, il Milan, quella che attualmente è la squadra più titolata al mondo.

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Forse non tutti sanno che…L’invenzione della rete

Sebbene il calcio avesse quasi mezzo secolo di vita, si dovette attendere fino al 1891 perché qualcuno pensasse di inventare la rete della porta, atta a raccogliere il pallone dopo la marcatura di un goal. Fino ad allora, nell’epoca del calcio dei pionieri e del football Vittoriano, era talvolta estremamente difficile per un arbitro stabilire se un goal fosse stato effettivamente segnato, soprattutto in caso di tiri forti e partiti da distanza ravvicinata.

A rendere il tutto ancora più difficile contribuiva il pubblico, che spesso preso dall’entusiasmo si accalcava intorno alle porte finendo per confondere chi doveva controllare se la palla fosse entrata o meno: erano infatti presenti due “giudici di porta” che aiutavano l’arbitro, ma anche la loro presenza non impediva che nascessero vere e proprie controversie.

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Forse non tutti sanno che…la storia della traversa

La storia del calcio e delle sue regole è lunga e complessa, e forse non tutti sanno che nelle regole originali create nel 1863 ad opera della “Football Association” – quando ad esempio venne stabilito che spinte e sgambetti erano infrazioni, così come toccare il pallone con le mani – non vi era traccia di un limite in altezza nelle porte di calcio.

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Archie Hunter, il primo vero eroe del football

“Archie Hunter fu un principe del dribbling. Non era un atto insolito per lui partire da metà campo e superare in dribbling l’intera squadra avversaria!

Non si sarebbe liberato del pallone fino a quando non lo avrebbe letteralmente accompagnato in mezzo ai pali”.

(“Association Football and the men who made it”, 1906)

Si mormora che sul letto di morte abbia espresso un ultimo singolare desiderio: quello di essere sollevato dal letto per osservare dalla finestra lo spettacolo di una folla sul punto di dirigersi al “Perry Barr”, lo stadio della sua squadra del cuore. Dopodiché è spirato.

Pochi minuti o poche ore dopo non è dato saperlo, considerato che l’episodio risale alla fine del 1800, e tutto ciò che possiamo ricostruire sul calcio dell’epoca rimane sospeso fra mito e realtà.

Di certo possiamo attestare che a morire in quella fredda sera di fine novembre del 1894 nella sua casa di Aston, a Birmingham, fu una delle prime leggende della storia del football inglese, uno dei primi eroi, quindi, della storia del calcio mondiale.

Il suo nome era Archie Hunter.

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John Alexander Brodie, l’inventore della rete

Inglese di Liverpool, appassionato di football e grande tifoso dell’Everton, la storia ricorda John Alexander Brodie come uno dei più famosi ingegneri civili inglesi di sempre, costruttore del “Queensway Tunnel” che passando sotto il fiume Mersey collegava Liverpool e Birkenhead, capolavoro d’ingegneria e ai tempi tunnel subacqueo più lungo al mondo.

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Ned Doig, il portiere del “Team of all Talents”

Leggenda vuole che Ned Doig, portiere che fu per un periodo considerevole reputato “il più forte del Regno Unito”, avesse un solo punto debole: straordinariamente atletico tra i pali, dove si era allenato forgiando egli stesso alcuni attrezzi appositi, coraggioso nelle uscite alte e basse, robusto abbastanza da reggere le frequenti cariche cui erano soggetti i keeper del football pionieristico, Ned Doig poteva essere superato soltanto dalla vergogna.

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