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TOP 11: club inglesi e britannici scomparsi

L’epoca del football vittoriano, che ho provato a raccontarvi nel mio “Pionieri del football”, mi affascina per una numerosa serie di motivi. Uno di questi è la nascita e la scomparsa, in un periodo così fervido e di cambiamento come quello appena successivo alla codificazione delle “Laws of the Game”, di tutta una serie di squadre che, giorno dopo giorno, divennero sempre più numerose in tutta la Gran Bretagna man mano che il calcio prendeva piede.

Molte di queste squadre sopravvivono ancora oggi, alcune hanno cambiato nome ma non forma e sostanza, altre invece hanno brillato per un periodo più o meno breve e poi sono scomparse, contribuendo ognuna a suo modo a scrivere la storia del gioco che tutti quanti amiamo. Altre ancora sono nate negli anni successivi, ma per un motivo o per l’altro non sono riuscite a “restare nel giro” del calcio professionistico, lasciando soltanto ricordi ai tifosi di un tempo.

Ecco una breve lista di squadre che, secondo me, meritano di essere conosciute: alcune sono state protagoniste di storie importanti, altre avevano semplicemente nomi, idee o divise particolarmente curiose. In ogni caso ognuna ha avuto una storia che merita di essere ricordata.

Ho preso in considerazione esclusivamente club britannici, escludendo quindi realtà come gli Alumni in Argentina o lo Stroitel Pripyat di Chernobyl a cui comunque ho dedicato approfondimenti mirati. Non escludo comunque di realizzare in futuro un nuovo capitolo dedicato alle squadre scomparse, magari internazionale o dedicato al calcio italiano.

11 – Bon Accord

Leggenda vuole che quando il modesto club di cricket dell’Orion di Aberdeen si vide recapitare una lettera da parte della Scottish Football Association, non pensò neanche per un attimo, forse, che i veri destinatari della missiva fossero i concittadini dell’Orion Football Club.

Ansiosi di misurarsi nel nuovo sport che piaceva tanto alla massa, i giocatori organizzarono qualche allenamento e in breve tempo misero su la squadra che avrebbe risposto alla lettera. Si trattava di un invito da parte della federcalcio nazionale, cui mancava ancora evidentemente un po’ di organizzazione, a partecipare all’edizione della Scottish Cup 1885/1886.

Così, il 12 settembre del 1885, gli entusiasti cricketers dell’Orion Cricket Club, rinominatisi per l’occasione Bon Accord, scesero in campo contro l’Arbroath per il primo turno dell’allora unico torneo esistente in terra scozzese. Il povero Andrew Lornie, keeper designato, finì per raccogliere il pallone, calciato tra i pali alle sue spalle, per ben 36 volte. Altri cinque gol vennero annullati dall’arbitro, che dichiarò poi che l’estrema velocità con cui i giocatori dell’Arbroath riuscivano ad arrivare nei pressi della porta avversaria lo aveva messo in difficoltà.

Il 36-0 incassato quel giorno dal Bon Accord è stato a lungo record mondiale e rimane ancora oggi il peggior risultato calcistico a livello europeo: compresi quelli annullati possiamo calcolare che venisse segnato di fatto un gol ogni due minuti di gioco, il tempo in pratica di riportare il pallone al centro del campo dopo averlo raccolto in seguito a una segnatura.

10 – Lockwood Brothers FC

Espressione calcistica di una ditta edile di Sheffield che nei primi anni ’80 del XIX secolo impiegava addirittura 400 operai, il Lockwood Brothers Football Club fu attivo appena per 10 anni. Ma nella stagione 1886/1887 tutta l’Inghilterra si accorse di questa squadra che, come comparsa dal nulla, giunse fino al 5° turno della FA Cup. Qui cadde dopo una dura battaglia contro i futuri finalisti del West Bromwich Albion.

La breve gloria di questa curiosa squadra fu dovuta a una fortunata coincidenza: nell’estate del 1886 lo Wednesday di Sheffield, la compagine calcistica dominante in città, consegnò la propria iscrizione alla FA Cup oltre tempo massimo, vedendola rifiutata. Fu così che i migliori giocatori della “Steel City”, per non restare con le mani in mano, confluirono nei Lockwood Brothers FC: tra questi Billy Mosforth, “the Sheffield Dodger“, e il terzino Ned Stringer, in futuro calciatore, dirigente, osservatore e arbitro per lo Sheffield United.

La sconfitta rimediata contro il WBA non fu priva di polemiche. Arrivò infatti ai tempi supplementari, e soltanto dopo che l’arbitro non convalidò un gol in cui i Lockwood Brothers affermavano che il pallone era stato respinto dal portiere avversario Roberts ben oltre la linea di porta. Nel giro di pochi anni, complice l’esplosione di Wednesday e United a Sheffield e il ritiro degli investitori, il club cessò l’attività.

09 – Gitanos FC

Una divisa unica, con strisce orizzontali alternate di colore rosso scarlatto, viola e bianco, insieme al particolare nome ispanico, ha reso il Gitanos Football Club una delle squadre più pittoresche del football dei pionieri. Anche questo club è vissuto infatti agli albori del gioco, e doveva il suo nome alla particolarità di non avere un campo “di casa”.

Una particolarità che li accomunava agli Wanderers, ai tempi il club più forte d’Inghilterra e dunque del mondo. Oltre al nome che richiamava questa caratteristica (“gitani”, un popolo nomade, in spagnolo) il Gitanos Football Club condivideva con i “vagabondi” anche la caratteristica di eleggibilità: per indossarne la maglia bisognava aver frequentato in gioventù le prestigiose public school di Charterhouse o Eton.

I due club nacquero e scomparvero più o meno contemporaneamente, ma furono protagonisti di storie completamente diverse: gli Wanderers conquistarono 5 volte la FA Cup, compresa la prima storica edizione, mentre i Gitanos furono sempre snobbati dagli old boys, che preferivano rappresentare il club più blasonato. Nell’unica partecipazione alla FA Cup, datata 1873, la squadra giocò in soli 8 uomini perdendo 3-0 contro l’Uxbridge.

La nascita degli Old Carthusians e degli Old Etonians alla fine degli anni ’70 del XIX secolo sancì la fine dei club “misti”: le stelle preferivano rappresentare la vecchia scuola, e come i ben più prestigiosi e rinomati Wanderers anche i Gitanos finirono inghiottiti dallo scorrere inesorabile della storia. Sparirono nel 1881, proprio mentre il calcio si preparava alla rivoluzione iniziata dal Darwen che avrebbe portato al professionismo.

08 – Bootle FC

La disputa su quale sia stato il primo calciatore di colore professionista nella storia del calcio tira in ballo anche il Bootle Football Club, un tempo ormai dimenticato acerrimo rivale dell’Everton nella leadership calcistica di Liverpool. Una sfida che spinse il club a ingaggiare anche Andrew Watson, difensore scozzese di origine guyanese che forse, per scendere in campo, fu persino pagato.

Se ciò venisse provato la storia, che al momento indica in Arthur Wharton il primo colored professionista, andrebbe riscritta. Quello che è certo è che la squadra in cui si ritrovò a giocare Watson era estremamente ambiziosa, ma tutto cambiò in occasione della nascita della Football League. Il fondatore del torneo, William McGregor, preferì che a rappresentare Liverpool fosse l’Everton.

La regola del primo campionato professionistico era che ogni città avrebbe potuto schierare un solo club. Fu questo che determinò l’inizio della fine per club gloriosi come Blackburn Olympic e Sunderland Albion, tra i tanti. Un triste destino che toccò anche al Bootle, che dopo aver preso parte alla Football Alliance, alternativa sfortunata alla Football League, partecipò per una stagione alla seconda divisione quando questa vide la luce.

Prima di dichiarare fallimento il club votò a favore dell’allargamento del campionato, che permise ai concittadini del Liverpool di subentrare per non lasciare all’Everton il monopolio del calcio in città. I 19 punti conquistati in 22 partite nell’unica stagione vissuta nel sistema della Football League sono ancora oggi il peggior score mai registrato da un club.

07 – Accrington FC

Nato nel 1878 in seguito a un incontro tra i soci avvenuto al Black Horse Pub, locale ancora oggi attivo con lo stesso nome, l’Accrington FC è stato tra i principali club coinvolti nella nascita del professionismo e uno dei 10 partecipanti e membri fondatori della Football League. Nel primo campionato di calcio professionistico mai giocato si piazzò al 7° posto, in quello successivo al 6°.

Alcune scelte economiche e di mercato poco fortunate spinsero il club nei bassifondi della First Division, e al termine della stagione 1892/1893, penultimo, l’Accrington fu chiamato a giocare contro lo Sheffield United. Questi “test match” servivano alla commissione per valutare chi era degno di giocare al massimo livello, e la sconfitta per 1-0 rimediata quel giorno sancì la fine del club.

Piuttosto che scendere di categoria, infatti, l’Accrington FC preferì lasciare il sistema della Football League. Una scelta che mai nessuno aveva preso prima e che segnò l’inizio della fine, arrivata ufficialmente nel 1896. L’ultima gara giocata fu una triste sconfitta per 12-0 patita contro il Darwen nella Lancashire Senior Cup.

06 – Argonauts FC

Ispirandosi agli Argonauti, mitico gruppo di eroi dell’Antica Grecia che guidato da Giasone riconquistò il vello d’oro, l’Argonauts Football Club si proponeva alla fine degli anni ’20 del XX secolo di cambiare la storia del calcio. L’obiettivo? Cancellare il professionismo ormai imperante proponendosi come una squadra di extraordinary gentlemens, dilettanti decisi a sconfiggere qualsiasi club professionistico.

Fu con questo ambizioso obiettivo che nel 1928 Richard Sloley presentò il progetto chiedendo l’ammissione del club alla Football League. Ex interno offensivo per l’Aston Villa, di nobili origini e blue a Cambridge, il rappresentante di questo pittoresco club ottenne 16 voti favorevoli, non sufficienti a sancire l’ingresso della sua squadra ma che comunque facevano ben sperare per il futuro.

Bisogna infatti considerare che gli Argonauts non erano mai scesi in campo, né potevano contare su una rosa ancora definita. Sloley, passato alla storia anche come Dick Stoley, affermava comunque di poter contare sui migliori amateurs di Londra e dintorni. Questi, inoltre, avrebbero giocato nel Wembley Stadium, sorto appena 5 anni prima e capace di ospitare fino a 100.000 spettatori.

Dopo un anno di inattività il club provò nuovamente a candidarsi per entrare nel sistema calcistico inglese, ma anche stavolta fu respinto ottenendo soltanto 6 voti, che l’anno successivo divennero addirittura 4. Da quel momento nessuno sentì più parlare degli Argonauts.

05 – Druids FC

Un tempo rinomato come il club più forte del Galles, primo a rappresentare il Paese nella FA Cup inglese e per anni serbatoio per la Nazionale, i Druids sono una squadra davvero suggestiva ancora oggi a partire da nome (i Druidi) e dal soprannome, The Ancients, “gli antichi”, che ne indica l’impatto nella storia del football gallese.

Tra il 1879 e il 1904 questa suggestiva squadra di Ruabon, villaggio di poche migliaia di anime oggi sobborgo di Wrexham, conquistò ben 8 volte la Coppa del Galles. Tra le sue stelle figurava anche Llewellyn Kenrick, considerato dagli storici “il padre del calcio gallese” e fondatore della federcalcio nazionale.

L’avvento del professionismo allontanò i Druids dalle posizioni di vertice della piramide calcistica nazionale, mentre la necessità di cambiare campo e le susseguenti difficoltà economiche finirono per metterne a rischio il futuro. La fine arrivò dopo la prima guerra mondiale, quando ormai senza più risorse il club si unì all’Acrefair United FC per formare il Druids United.

Successivamente anche questo club si è unito a un’altra realtà, il Cefn Albion, per dare vita ai Cefn Druids e continuare la tradizione del club più antico del Galles. All’inizio della stagione 2023/2024, però, anche questa squadra sembra scomparsa dopo essersi ritirata dalla seconda divisione per protesta contro la federcalcio gallese colpevole a suo dire di averla punita ingiustamente in seguito ad alcuni trasferimenti ritenuti illeciti.

04 – Manchester Central

Più o meno nello stesso periodo degli Argonauts, a Manchester, un’altra squadra cercava di farsi spazio nel sistema della Football League. Parliamo del Manchester Central, ambiziosa compagine che aveva intenzione di rappresentare l’East End cittadino e di inserirsi come una valida alternativa al City e allo United. Quest’ultimo all’epoca era in enorme difficoltà, nei bassifondi della seconda serie e in crisi economica – lo racconta splendidamente questo articolo di “The Ball is Round”.

Guidato in panchina da Billy Meredith, ex leggenda di City e United e considerato uno dei più forti calciatori di tutti i tempi, il Manchester Central ritenne di aver finalmente trovato il momento giusto per entrare nel sistema calcistico quando la stagione 1931/1932 era iniziata da poco. Ai tempi i club nuovi venivano inseriti nella “piramide” soltanto dopo una votazione positiva, e quelle precedenti non avevano sorriso al Central anche per via degli scarsi risultati ottenuti sul campo nel campionato di Lancashire Combination.

Quando il Wigan Borough fallì, però, tutto sembrava pronto per l’ingresso del Central, che del resto disponeva di un solido progetto e uno stadio da oltre 30.000 spettatori, il Belle Vue Park. Quando tutto sembrava messo nero su bianco, però, qualcosa cambiò improvvisamente. Si dice che il Manchester United temesse per la propria sopravvivenza, e che il City corse in suo aiuto. La città, del resto, era troppo piccola per tre grandi club.

Fu così che il Manchester Central fu respinto ancora. E una volta realizzato che il sistema non li avrebbe mai accettati, gli Outcasts (“emarginati”) chiusero i battenti nel 1935, a distanza di 7 anni dalla fondazione. Chissà come sarebbe cambiata la storia del calcio se all’epoca qualche dirigente non avesse avuto un ripensamento.

03 – Surbiton

Anche se le fonti dell’epoca non possono per forza di cose essere precise, pare che il Surbiton sia stata una delle prime 20 squadre di calcio al mondo per fondazione. Quello che è certo è che fu tra le 12 che il 26 ottobre 1863, nella Freemason’s Tavern di Londra, diedero vita alla Football Association e in pratica al gioco per come lo conosciamo adesso.

Il club era guidato da Theodore Bell, figura di spicco nel football e nel cricket londinese. Possiamo supporre fosse un fan del football giocato con i piedi, in un’epoca antecedente la formazione delle regole ufficiali. Queste del resto erano state abbozzate nella Uppingham School, l’istituto dove aveva studiato il capitano e leader, e riproposte in seguito da una squadra di gentlemen, il Dingley Dell.

Anche questo club era contrario al gioco con le mani, e quando fu affrontato dal Surbiton contagiò a tal punto gli avversari con le nuove regole che pare che Bell, presente alla riunione che diede vita alla FA, fosse de facto anche un rappresentante del Dingley Dell. La prima gara, datata 15 febbraio 1862, fu inoltre il primo match di football giocato tra due veri e propri club, dunque non espressione di entità scolastiche o lavorative.

Le due partite giocate contro i Dingley Dell tra il 1862 e il 1863, entrambe concluse 0-0, furono le uniche due giocate nella breve storia del Surbiton di cui si abbia cronaca. Pochi mesi dopo la nascita della FA, infatti, del club non vi era più alcuna traccia. E anche se nel villaggio – oggi quartiere – londinese vissero calciatori straordinari, come ad esempio Charles Wreford-Brown, il calcio in quanto tale non tornò mai più dopo essere esistito soltanto un attimo. Un attimo, però, fondamentale.

02 – Belfast Celtic

La storia del Belfast Celtic, splendidamente raccontata dal progetto – purtroppo archiviato – di Minuto78 in questo eccezionale articolo, è purtroppo sconosciuta ai più. Squadra cattolica di Belfast, aveva adottato nome e colori in omaggio al Celtic Glasgow per imporsi poi da subito come una delle squadre irlandesi più forti mai viste. Il primo titolo nazionale era arrivato 4 anni dopo la fondazione, altri 3 prima del 1921, anno della partizione d’Irlanda.

Erano nati due Paesi, e ovviamente due campionati calcistici: in quello nordirlandese il Belfast Celtic risultava quasi un’eccezione, apprezzato dai tifosi grazie alla classe delle sue stelle ma inviso ai sempre più numerosi unionisti. Ritirarsi per qualche anno, utile per studiare la situazione, servì a poco: con il passare del tempo le tensioni tra protestanti e cattolici crebbero sempre di più, fino a sfociare in un episodio di violenza che cambiò il calcio irlandese per sempre.

Il 26 dicembre del 1948 la squadra, guidata da anni dall’ex leggendario portiere Elisha Scott, affronta i rivali del Linfield. È la sfida del Boxing Day, può decidere il campionato dato che si affrontano le squadre più forti in circolazione. Il Belfast Celtic si porta in vantaggio, ma dopo aver subito il pareggio dei padroni di casa deve giocare in un clima a dir poco intimidatorio.

Che si trasforma in violenza vera e propria al fischio finale. I tifosi del Linfield invadono il campo e iniziano una vera e propria caccia all’uomo contro i giocatori ospiti, che provano a reagire ma devono soccombere e vengono feriti gravemente. Si tratta di un episodio intollerabile e dal quale non si può tornare indietro: anche se ufficialmente accadrà soltanto anni dopo, la storia del Belfast Celtic finisce in quel momento. La squadra più forte d’Irlanda, 19 campionati vinti, non giocherà più una partita ufficiale.

01 – Upton Park

Nella sua storia l’Upton Park ha avuto due vite, entrambe bravi ma allo stesso tempo degne di essere raccontate. La prima, durata dal 1866 al 1891, vide gli scarlet & black a strisce orizzontali prendere parte alla prima storica edizione della FA Cup, sconfitti nettamente dai Clapham Rovers per 3-0. Fu in questa gara che Jarvis Kenrick, futura stella degli Wanderers, segnò il 1° gol nella lunga storia della Coppa d’Inghilterra.

Prima di allora il club era già stato protagonista proponendo due importantissime modifiche regolamentari, arrivate proprio a ridosso del primo torneo: il divieto totale di giocare il pallone con le mani nel 1870 e l’introduzione della figura del portiere l’anno successivo.

In ben 4 occasioni l’Upton Park raggiunse i quarti di finale della coppa nazionale. Nell’ultima, edizione 1883/1884, ciò avvenne a causa della squalifica del Preston North End, accusato di professionismo. Una pratica ritenuta scorretta che appena un anno più tardi sarebbe diventata legale e accettata, cambiando il destino di alcune squadre per sempre.

Tra queste proprio l’Upton Park, che nel 1887 chiuse i battenti. Li avrebbe riaperti poco più tardi, giusto in tempo per essere il primo club dilettantistico ad accettare l’invito del Comitato Olimpico ai Giochi di Parigi del 1900. Qui il calcio sarebbe stato presente per la prima volta, anche se come sport dimostrativo.

Vincendo con un netto 4-0 sul Club Français l’unica gara giocata, gli inglesi si laurearono campioni. Non si aggiudicarono alcuna medaglia, ma certo l’exploit fu sufficiente a entrare nella storia del gioco. Pochi anni più tardi il club sparì, dopo aver però lasciato un segno indelebile. Cosa sarebbe il calcio oggi senza l’Upton Park?

Club inglesi scomparsi: altre menzioni

In questo sito ho già parlato in modo approfondito di altri club inglesi e britannici che oggi non esistono più ma che in tempi remoti hanno saputo scrivere la storia del calcio. Queste squadre non sono state dunque inserite nell’articolo, dato che meritavano una propria storia più approfondita.

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