sabato, Luglio 27, 2024
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Dream Team, recensione del film del 2003

Patrick Orbéra è un vecchio campione di calcio francese, che ha terminato la propria carriera in malo modo finendo in un tunnel di alcol e depressione. Dopo aver perso per questo anche il lavoro che aveva come commentatore in TV, si vede sottrarre la custodia della figlia dalla ex-moglie.

Il solo modo che ha per rifarsi una vita è accettare un lavoro offerto dai servizi sociali, che rappresenta per lui l’ultima possibilità di redenzione. Guidare il club di una minuscola isola, il Molène FC, lontanissimo dal calcio che conta.

Giunto sul posto, Orbéra scopre che l’isola, che si basa su una fabbrica di sardine in scatola, rischia di scomparire proprio per via del fallimento della suddetta attività. Il sindaco gli spiega allora che l’unica possibilità di salvezza è rappresentata proprio dal calcio. Andare avanti il più possibile in Coppa di Francia potrebbe infatti aiutare la comunità a sopravvivere con gli incassi dei botteghini. Impresa possibile?


Purtroppo l’impresa appare subito tutt’altro che semplice. La squadra è formata da operai e pescatori del posto, gente volenterosa ma che un pallone pare non averlo mai visto. Dopo pochi giorni, Orbéra capisce che se vuole salvare l’isola – ed anche il proprio posto di lavoro – deve ricontattare alcuni vecchi compagni di squadra, oramai ritiratisi dalle scene. Ed è così che inizia la storia…

Si poteva farà di più

Diciamocelo subito: anche se parliamo di un film sul calcio, genere che notoriamente funziona poco, mi aspettavo molto di più. Non che sia un brutto film, tutt’altro, e l’ora e mezzo che dura passa molto piacevolmente. Purtroppo però rimane l’impressione che manchi qualcosa, e che tutto il prodotto potesse essere maggiormente curato e di qualità.

Peccato perché la storia è interessante, gli attori tutti di un certo livello – spiccano Omar Sy, Jean Reno e il protagonista interpretato da José Garcia – e convincenti nell’interpretare vecchie stelle del pallone ognuna alle prese con i propri demoni interiori.

Il problema di questo film di Oliver Dahan (“I fiumi di Porpora 2”, “La Vie en Rose”) evidentemente ispirato alla mitica storia dei dilettanti del Calais è che passa bene, pure troppo, ma ai titoli di coda resta forte la sensazione che molti aspetti intravisti durante la storia potevano essere approfonditi maggiormente.

Poca profondità

Poco spazio viene lasciato al rettangolo di gioco, e questo è anche normale tutto sommato, ma le scene “calcistiche” non sono male. Purtroppo tutto viene sciupato da una scarsa interazione tra i vari protagonisti, a dire la verità pure loro poco approfonditi, e da una trama che da interessante diventa presto prevedibile. Questa non viene salvata dal colpo di scena finale, peraltro abbastanza improbabile e poco credibile.

Un film a due velocità, dove un attimo una tematica viene approfondita con una certa perizia e l’attimo dopo succede di tutto e tutto insieme. Intendiamoci, non è un film brutto né insufficiente. È una pellicola salvabile, che strizza l’occhio per certe tematiche (anche se affrontate in tutt’altro modo) a “Il mio amico Eric” di Ken Loach senza però avvicinarlo minimamente.

Dream Team: recensione e giudizio finale

Certo, qui si parla di commedia pura, però certe tematiche interessanti (le ex-star strapagate che si trovano su un isola amena, il football lontano dai grandi palcoscenici, il gioco di squadra e l’amore per il calcio) vengono appena sfiorate. L’amara impressione che sopraggiunge con i titoli di coda (peraltro molto carini e originali) è che sicuramente si poteva e si doveva fare di più, considerato il valore tecnico in campo.

Quando si parla di Dream Team la recensione non può non tenere conto dell’enorme potenziale sprecato. Il voto è dunque insufficiente, a maggior ragione considerando gli spunti di qualità che regala di tanto in tanto e che alla fine non fanno che accrescere i rimpianti per ciò che quest’opera poteva essere e non è.

Ultima nota negativa, ma purtroppo non è una novità nel cinema italiano, la traduzione dal titolo originale: da “Les Seigneurs” (“I signori”) oggettivamente poco orecchiabile da noi, si passa al davvero anonimo “Dream Team”, che nulla dice o lascia intuire del film in questione. “I signori del pallone” o “I signori del gol” era davvero chiedere troppo?

“Dream Team” è disponibile per la visione gratuita su RaiPlay

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Simone Cola
Simone Colahttps://www.uomonelpallone.it
Amante del calcio in ogni sua forma e degli uomini che hanno contribuito a scriverne la leggenda

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