martedì, Gennaio 21, 2025

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Valdir Peres, una storia di ingiustizia

Valdir Peres era il portiere del Brasile ai Mondiali del 1982, una delle squadre più forti della storia e per molti esperti destinata al trionfo. Qualcosa però andò storto in un pomeriggio di luglio, quando l’Italia di un redivivo Paolo Rossi trionfò contro ogni pronostico eliminando i verde-oro. Da quel giorno viene ricordato come scarso e inadeguato da moltissimi tra tifosi e, purtroppo, addetti ai lavori. Ma la verità forse è un’altra, e il giudizio sulla sua carriera andrebbe decisamente rivisto.

Italia-Brasile, una partita che ha cambiato la storia

Se diamo per assodato che la storia del calcio sia stata scritta anche da partite entrate nella leggenda, certo tra queste è doveroso inserire Italia-Brasile 3-2 del 5 luglio 1982, partita decisiva per l’accesso alle semifinali dei Mondiali di Spagna. Fu in questa occasione, infatti, che quella che molti definivano “la squadra più bella di tutti i tempi”, il Brasile di Zico, Sócrates e Falcão, si schiantò in modo del tutto imprevisto contro l’Italia di Paolo Rossi, bomber rinato e autore di una strepitosa tripletta che cambiò il destino del torneo.

Una sfida per molti addirittura ideologica, tra “la bellezza” incarnata dai verde-oro e il pragmatismo azzurro. La fine di un certo tipo di pensare e giocare il calcio, qualcuno l’ha definita. Di certo una sfida ricca di colpi di scena e di tutte le emozioni che il gioco più bello del mondo è capace di donare a chi lo ama, ma che come spesso accade al triplice fischio finale richiese l’individuazione, oltre che degli eroi, dei colpevoli tra gli sconfitti. E ancora una volta, come era accaduto oltre trent’anni prima con Moacir Barbosa, il principale tra questi fu individuato nel portiere brasiliano, Valdir Peres, evidentemente troppo scarso per giocare insieme a tanti campioni.

Valdir Peres, ai Mondiali con merito

Ma era davvero così? Andando a riscoprire la storia di questo estremo difensore oggi possiamo affermare che si trattò di una definizione a dir poco ingenerosa. Perché Peres, come Barbosa prima di lui, non solo non era scarso, ma poteva addirittura essere definito da qualcuno un campione. Del resto come chiamare altrimenti un portiere capace di vincere il premio come miglior calciatore brasiliano in un Paese che da sempre non presta particolare attenzione al ruolo ed è straordinariamente ricco di fuoriclasse nei reparti offensivi?

Quando aveva conquistato la Boula de Oro, nel 1975, Valdir Peres aveva 24 anni ed era uno dei punti fermi del San Paolo fresco vincitore del campionato paulista. Dobbiamo tenere conto che all’epoca il calcio brasiliano, che da poco aveva avviato anche una serie unica nazionale – nel ’75 a imporsi fu l’Internacional di Elias Figueroa, autore del “gol illuminato” – era ricco di campioni ancora irraggiungibili per le più ricche squadre europee. Dunque un contesto estremamente competitivo.

Valdir Peres aveva esordito nel San Paolo, uno dei più importanti club brasiliani, a 22 anni dopo essersi fatto le ossa tra Garça e Ponte Preta. Terzo portiere ai Mondiali di Germania Ovest del 1974, al posto dell’infortunato Wendel e alle spalle di Renato e del titolare Émerson Leão, fu secondo di quest’ultimo ai Mondiali successivi, nel 1978, ma per molti addetti ai lavori avrebbe potuto essere già allora la prima scelta.

Sangue freddo e Re dei rigori

Del resto i risultati parlavano per lui: nel 1975 il San Paolo aveva conquistato il Paulista grazie alle sue parate nella lotteria finale dei rigori, neutralizzando i tiri di Dicá e Tatá della Portuguesa e finendo con l’essere portato in spalle dai tifosi nei festeggiamenti per la vittoria. Una storia che si era ripetuta nel 1977, quando aveva beffato Joãozinho Paulista, Toninho Cerezo e Márcio nell’ultimo atto, ancora ai rigori ma stavolta contro l’Atletico Mineiro.

Specialista dei duelli dal dischetto, che fin dalla nascita del calcio di rigore hanno infiammato la fantasia di tifosi e addirittura scrittori e poeti, Valdir Peres si era ripetuto poco più di un anno prima dei Mondiali di Spagna del 1982. Il 19 maggio 1981, a Stoccarda, il Brasile aveva infatti sconfitto la quotatissima Germania Ovest 2-1, e lui aveva neutralizzato un rigore, per giunta ripetuto, del fino a lì infallibile Paul Breitner.

Forse, in quel momento, anche i più scettici nei suoi confronti si erano ricreduti. Del resto era vero che Émerson Leão veniva considerato un fuoriclasse assoluto del ruolo, ma i suoi contrasti con il CT Telê Santana erano insanabili e Valdir era per tutti l’alternativa più ovvia. Un’alternativa credibile e di ottimo livello. In più la squadra, piena zeppa di fuoriclasse, per molti avrebbe potuto vincere nuovamente i Mondiali anche senza un campione assoluto tra i pali.

La tragedia del Sarriá

Quel pomeriggio di luglio Italia-Brasile si sarebbe potuta concludere per molti in un solo modo. L’Italia, del resto, aveva patito fin dall’inizio del torneo, passando il girone eliminatorio a fatica e imponendosi sull’Argentina, nel gironcino che comprendeva anche il Brasile e ai tempi assegnava con il primo posto l’accesso alle semifinali, solo per 2-1. Gli straordinari interpreti del futebol bailado, “il calcio ballato”, invece, avevano asfaltato quasi qualunque avversario.

Unione Sovietica, Scozia e Nuova Zelanda erano state superate facilmente. E anche l’Argentina campione in carica, alla fine, era stata archiviata con un netto 3-1 che permetteva a Cerezo, Zico, Falcão, Sócrates, Júnior ed Éder di scendere in campo contro l’Italia con 2 risultati su 3 a favore. Anche con un pareggio, infatti, il Brasile si sarebbe guadagnato il passaggio del turno.

E invece accadde l’incredibile. Fu scritta la storia del calcio italiano, brasiliano e mondiale. Paolo Rossi, protagonista fino a quel momento di un torneo impalpabile e centravanti ancora alla ricerca del primo gol, ne mise a segno addirittura tre. Dopo 5′ minuti, deviando di testa un cross di Cabrini; al 25′, sfruttando l’errore di un Cerezo troppo sicuro di sé per il 2-1; infine al 74′, deviando un tiro di Tardelli in seguito a una mischia sul primo calcio d’angolo guadagnato dagli Azzurri in tutta la gara.

Colpevole di niente

La particolarità, a ben guardare, è che Valdir Peres non fu colpevole su nessuna delle tre reti. Forse appare poco reattivo in occasione dell’ultima, ma così come tutto il reparto difensivo. E analizzando i 90 minuti è evidente che anche altri campioni hanno deluso, pur mostrando sprazzi della loro formidabile classe. Il Brasile intero ha deluso, dimostrandosi ancora una volta incapace, come già accaduto nel 1950 al Maracanazo, di gestire una situazione di vantaggio contro un avversario palesemente inferiore tecnicamente ma probabilmente, ancora una volta, migliore a livello caratteriale.

Sembra incredibile, ma anche stavolta invece la stampa commette l’errore di cercare un capro espiatorio. E questo è naturalmente Valdir Peres, colpevole di non aver effettuato neanche una parata nei 90 minuti. Ha subito tre gol su tre tiri, e fa niente se in nessuno di questi avrebbe potuto fare qualcosa. Certo dall’altra parte Zoff ha effettuato un miracolo bloccando sulla linea un colpo di testa di Oscar. Ma basta questo, il confronto impietoso con un campione assoluto, per definire un onesto professionista un “bidone”?

Un ricordo impossibile da cancellare

Evidentemente si. Valdir Peres dopo la tragedia del Sarriá non indosserà più la maglia del Brasile, chiudendo la sua esperienza in Nazionale con 27 presenze. Gioca ancora una decina di stagioni, ma viene praticamente dimenticato da tutti e in un’epoca priva di internet a molti sfuggono le sue buone prestazioni e il Campeonato Pernambucano vinto nel 1990 a sorpresa con il Santa Cruz. Per molti lui è stato, è e sarà per sempre “il portiere scarso del più bel Brasile di sempre”. Colpevole di aver distrutto un sogno.

Anche per questo, probabilmente, la sua carriera di allenatore non decollerà mai. Guida un pugno di squadre sempre meno conosciute, per ultima l’Araguaína nel 2007 quando infine capisce a 56 anni che ritrovare la normalità è una sfida impossibile. Dieci anni più tardi scompare improvvisamente per un infarto, appena 66enne. Il mondo si ricorda nuovamente di lui, di Paolo Rossi e del Sarriá. E allora qualcuno, spinto dall’umana pietà, prova finalmente a riabilitarlo.

Condannato all’oblio per un fatto mai commesso, Valdir Peres resterà purtroppo, per molti, il punto debole di un Brasile che in realtà si rivelò una tigre di carta, che bruciò non appena si trattò di giocare sul serio. La sua unica vera colpa, forse, fu quella di essere tra i pali di una squadra che illuse il mondo e poi lo tradì: l’uomo sbagliato, nel posto sbagliato al momento sbagliato della storia.


SITOGRAFIA:

  • Pastorin, Darwin (24/07/2017) Addio Valdir Peres, portiere nel giorno sbagliatoHuffington Post
  • Salvini, Mario (24/07/2017) Omaggio a Valdir PeresLa Gazzetta dello Sport
  • (24/07/2017) Waldir Peres, buon portiere con cattiva stampaGuerin Sportivo
  • Scanzi, Andrea (25/07/2017) Quando va tutto male e non hai colpe: storia breve di Valdir Peresandreascanzi.it
  • Cola, Simone (05/07/2020) Valdir Peres, l’eterno colpevole della “Tragedia del Sarriá”Minuti di Recupero
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Simone Cola
Simone Colahttps://www.uomonelpallone.it
Amante del calcio in ogni sua forma e degli uomini che hanno contribuito a scriverne la leggenda

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