Avevo compiuto da un giorno tredici anni, il 10 novembre del 1987, quando la sua 126 bianca parcheggiò davanti al campetto dove stavo giocando, con la maglia del San Vendemiano. Setacciava il Veneto alla ricerca di giovani talenti, fin dal primo momento ha creduto nel mio. Sono finito sul suo mitico quadernetto, nel tabellino della partita scrisse il mio nome con accanto tre asterischi, vale a dire il massimo dei voti. Così mi segnalò al Padova. E pochi mesi dopo la mia carriera ha avuto inizio. Quella è stata la mia occasione, la porta che si è aperta per il mondo che avevo sempre sognato.
Io non l’ho mai dimenticato.
A volte ripenso a cosa sarebbe stato di me senza quelle tre stellette. Forse sarebbe arrivata un’altra macchina, con un altro al posto di Vittorio alla guida. Forse sarei stato segnalato da qualcun altro. Ma se non fosse arrivato nessuno in quel campetto di provincia? Se quel giorno non avessi giocato bene, e non l’avessi convinto? A volte mi capita di pensarci, come in quel film, “Sliding Doors”, cosa sarebbe successo se…
E invece è successo, e sono felice che sia andata così, sono felice che a “scoprirmi” sia stato lui, Vittorio, perché faceva quel lavoro con passione, perché ripensando a quel giorno ancora si commuove, perché vorrei che tanti ragazzi potessero avere la fortuna che ho avuto io. Sono sicuro che in tanti campi di provincia ci sono giovani che aspettano l’occasione che ho avuto io. Non tutti potranno fare la stessa strada, ma sarebbe bello che Vittorio Scantamburlo fosse preso come esempio da tanti, perché farebbe bene al calcio e a chi lo ama.
(Alessandro Del Piero, dalla prefazione)
Di Alessandro Del Piero, uno dei più grandi campioni nella storia del nostro calcio, sappiamo tutto o quasi: la carriera, i gol più belli e importanti, il periodo buio in seguito a un tremendo infortunio e alla morte del padre, la rinascita.
Del Piero è stato una bandiera del nostro calcio, una bandiera della Juventus con una storia tanto controversa quanto comunque splendida con la maglia della Nazionale, con cui dopo molti episodi sfortunati è riuscito a imporsi conquistando il Mondiale del 2006.
I più esperti sanno anche dove tutto ha avuto inizio: su un campetto di San Vendemiano, provincia di Treviso. E sanno anche grazie a chi, visto che mostrando un’umanità che certo non dovrebbe sorprendere, visto il personaggio di cui parliamo, il grande Del Piero non ha mai dimenticato l’uomo che lo ha scoperto, dandogli la possibilità di diventare quello che poi è stato.
Si chiama Vittorio Scantamburlo e lavora per il Padova.
Quella che scopriamo in questo bel libro di Alberto Facchinetti, uscito per Edizioni InContropiede, è tutta la dimensione umana del personaggio, una figura che ci riporta al calcio di una volta, e all’autore va senz’altro riconosciuto l’enorme merito di raccontare una grande storia, quella di Alex Del Piero, da una diversa angolazione, un modo originale e doveroso per rendere omaggio ai tanti “personaggi sconosciuti” del calcio, quelli che lavorano nell’ombra, figure genuine e lontane anni luce dalla logica milionaria e affarista dei DS o dei procuratori moderni.
Vittorio Scantamburlo meritava un libro che ne raccontasse le gesta. Si tratta di un personaggio di altri tempi: setaccia i campetti del Veneto alla ricerca di giovanissimi talenti.
In mano un taccuino e poche semplici regole: se un ragazzo merita, accanto al suo nome metterà una, due oppure tre “ics“, a seconda di quanto sia convinto del suo futuro nel calcio che conta.
Naturalmente Del Piero riceve tre “ics”, perché già a 13 anni è “un giocatore che basta na volta sola per vederlo”.
Molto interessante anche il primo contatto tra Vittorio e il piccolo Alex, che confessa di aver provato con il Torino ma di essere stato scartato: forse è vero, o forse è la famiglia che non vuole mandarlo in Piemonte, così piccolo.
A Torino Del Piero ci andrà, e ci passerà un considerevole periodo di tempo indossando la maglia bianconera della Juventus: è storia calcistica, del resto, una storia che però forse, come ricorda lo stesso Alex nella bella prefazione, sarebbe potuta andare diversamente senza l’occhio lungo di Vittorio, abile a intravedere il campione in un ragazzino tra i tanti di quel San Vendemiano-Orsago, campionato Giovanissimi, del 10 novembre 1987.
Come nello stile di Alberto Facchinetti, più che mere descrizioni di eventi in questo libro originale e coraggioso troverete il lato umano del calcio, le emozioni che non derivano dai gol segnati o dai trofei alzati.
Leggerete di Del Piero e della sua crescita, del suo spessore umano, ma soprattutto leggerete di Vittorio Scantamburlo, del calciatore divenuto prima allenatore e poi scopritore di talenti, innamorato del pallone fin da giovanissimo.
Scoprirete le sue riflessioni, lucidissime e non banali, sulle differenze tra il calcio di una volta e quello moderno.
E poi dei tanti calciatori scoperti: da De Franceschi a Maniero, da Sartor a Gastaldello, e poi Rossettini, Zancopè, Mbakogu, i talenti sfiorati – ma certo non riconosciuti da uno come Scantamburlo – di Toldo e Roby Baggio.
Vittorio ha attraversato intere generazioni di calciatori, restando sempre fedele a se stesso e rinunciando per questo ai molti soldi che alcuni grandi club gli hanno offerto.
Questo gli fa onore, e fa onore a Facchinetti l’aver compreso il grande valore umano del personaggio e avergli voluto dedicare un libro che è un vero e proprio tuffo nel passato, in un calcio che probabilmente non c’è più e che, al netto delle idealizzazioni, è stato unico.
Se non hai ancora letto questo capolavoro, ti consiglio di farlo subito. Puoi trovare il libro qua.
Se invece lo hai giù letto, fammi sapere le tue impressioni in un commento qua sotto.
Buona lettura!