martedì, Dicembre 3, 2024

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Khalidi Al Rowaihi, l’eroe dimenticato dei “Figli del Deserto”

L’Arabia Saudita che vince il Mondiale. Il suo centravanti miglior marcatore del torneo. Succederà mai? È già successo. Precisamente nel 1989 in Scozia, durante la terza edizione del Mondiale FIFA Under-16: pochissimi dei 22 ragazzi che quel pomeriggio scesero in campo avrebbero poi davvero giocato a livello professionistico, visto che il passaggio al “calcio reale” spesso è una tagliola che spezza tante gambe, lasciando andare avanti solo chi davvero può diventare qualcuno. La storia del calcio è del resto piena di questi racconti.

Khalid Al Rowaihi ce l’avrebbe potuta fare. E non fu bloccato, come tutti gli altri, dall’impatto con il calcio “adulto”; né ebbe infortuni gravi o comportamenti fuori dalle righe tali da fargli perdere il treno giusto. Morì, semplicemente e tristemente, un giorno di metà marzo in Giordania, il Paese della madre. Un incidente in auto come purtroppo ne capitano tanti, il destino che implacabile decide – spesso capricciosamente – chi deve restare e chi se ne deve andare.

Campioni del mondo Under-16

A Khalid Al Rowaihi toccò andarsene, vent’anni compiuti da poco, un giorno di marzo del 1993. Meno di quattro anni prima era stato il protagonista di quella squadra che, da semplice presenza folkloristica quale doveva essere, si era presa la Coppa del Mondo Under-16 in Scozia sorprendendo gli spettatori e gli addetti ai lavori. I quali certo non si attendevano una rappresentativa così valida da un Continente che, se oggi ancora fatica ad esprimere squadre di livello, immaginate di quale rispetto dovesse godere addirittura un quarto di secolo fa.

Guidati dal giovane tecnico brasiliano Ivo Wortmann, Al Rowaihi e i compagni superarono il girone eliminatorio pareggiando all’esordio con il Portogallo di Luìs Figo e Abel Xavier, pareggiando anche la seconda partita contro la Guinea di Fode Camara (3 reti in 3 gare e poi un talento dilapidato tra Indonesia, Thailandia e un campionato cinese molto meno attraente e ricco di quello attuale) e vincendo l’ultima e decisiva partita contro la Colombia.

Khalid Al Rowaihi segnò due reti: quella del pari contro gli africani, che stavano conducendo per 2-1, e quella decisiva – per vittoria e conseguente qualificazione – al secondo turno contro i sudamericani, senz’altro più accreditati degli uomini di Wortmann ad andare avanti nella competizione.

Nei quarti di finale gli arabi si trovarono di fronte una formazione fortissima, la Nigeria: il centravanti degli africani era il temibile Victor Ikpeba, che pochi mesi dopo sarebbe esploso in Belgio per poi passare al Monaco in Francia, dove ancora è ricordato come un attaccante eccezionale nonostante una carriera che in seguito evaporò rapidamente.

Un volo inaspettato

Fu in questa occasione che il mondo scoprì la disciplina e lo spirito di sacrificio dei giovanissimi “Figli del Deserto”, capaci di difendersi con grande ordine contro le folate degli avversari e salvati anche dal talento del proprio portiere (un certo Mohamed Al-Deayea, che diventerà un monumento del calcio saudita collezionando qualcosa come 178 presenze con la Nazionale maggiore) che salvò il risultato in più occasioni e ai rigori fu decisivo. La Nigeria sbagliò infatti tutti e quattro i suoi tiri dal dischetto, finendo eliminata clamorosamente.

In semifinale Wortmann credeva che avrebbe trovato il “suo” Brasile, ma invece a lui e ai suoi ragazzi toccò il sorprendente Bahrain, che aveva trionfato ai rigori contro una delle rappresentative verde-oro peggiori che la storia ricordi – nonostante la presenza di un certo Roberto Carlos.

Fu un’autentica battaglia tra due squadre ordinate e cariche, che sapevano di giocarsi un’occasione (la finale del Mondiale, seppure Under-16) probabilmente irripetibile. E a togliere le castagne dal fuoco ai suoi compagni, oltre al prodigioso Al-Deayea, fu proprio Al Rowaihi, abile a segnare la terza rete del suo torneo – la più importante e pesante – pochi minuti dopo l’inizio del secondo tempo.

La finale sembrava comunque una sfida impossibile, visto che gli arabi avrebbero affrontato i padroni di casa. La Scozia infatti poteva contare su due giocatori che già erano stelle delle giovanili dell’Arsenal – il prodigioso portiere Will, miglior giocatore della competizione, e il guizzante attaccante Dickov – e soprattutto sul calore di un pubblico da grandi occasioni: quasi 60.000 tifosi, nel 99% dei casi tifosi della “Tartan Army“.

Contro ogni pronostico

Si giocava all’Hampden Park, e la prima mezz’ora fu da incubo per i giovani asiatici: al 7° minuto infatti in seguito a un fortunato contrasto la palla finì sulla sinistra dell’attacco scozzese, e sul cross perfetto di Dickov arrivò prima di tutti Ian Downie, che di testa la mise all’incrocio dei pali.

Al 25° poi il raddoppio: Abdulshkor scivola su un lancio senza pretese, Dickov ne approfitta e scappa sulla destra incontrastato per poi sorprendere Al-Deayea – che si aspetta un cross – con un bel destro liftato.

Lo stadio esplode, sembra finita, anche perché la Scozia ha la miglior difesa del torneo: James Will, tra i pali, ha sorpreso tutti partita dopo partita, volando da un palo all’altro e frustrando ogni tentativo di chi se lo è ritrovato di fronte. Invece, quando tornano dagli spogliatoi dopo la pausa tra primo e secondo tempo, gli uomini di Wortmann sono trasformati. Quasi irriconsicibili.

E dopo 4 minuti, al 49°, accorciano le distanze: Al-Rowaihi e compagni sono bravi a confondere la barriera su un calcio di punizione, Al-Reshoudi spara una cannonata di sinistro che Will davvero non può intercettare.

L’ultima prodezza

L’inerzia della gara è cambiata, i giovani scozzesi sentono che la partita è tutt’altro che vinta e si chiudono in difesa cercando di ripartire in contropiede, ma gli arabi sono bravi a non concedere spazi e ad alzare sempre più il proprio baricentro: il gol, tuttavia, tarda ad arrivare, e perché ciò avvenga ci vuole una magia, il colpo di un fuoriclasse.

Ci vuole Al Rowaihi, che al 65° minuto si vede arrivare un cross dalla sinistra: l’istinto del bomber vorrebbe che tenti il tiro, che cerchi la gloria personale, ma il talento da futuro campione in pochi secondi gli permette di capire che è meglio tentare un’altra giocata, quella che nessuno si può aspettare.

Così salta incontro al pallone e allarga le gambe, facendolo sfilare oltre e disorientando in questo modo i difensori e il portiere, che ormai erano pronti a chiudere su di lui, il più temibile dei sauditi: la sfera arriva così a Waleed Al-Terair, un gregario che però è bravo a sfruttare l’unica occasione che ha fulminando Will di destro. Forse è in quel momento che la carriera del portiere scozzese vira verso il basso: pochi anni dopo quello che per tutti era un predestinato si ritirerà dal calcio per diventare un poliziotto municipale, dimenticando i sogni di gloria.

Si va ai rigori, ed è chiaro ormai cosa succederà: gli scozzesi sbagliano il primo tiro dal dischetto con Dickov e l’ultimo con O’Neill, e il piattone mancino di Al-Alawi regala l’incredibile vittoria all’Arabia Saudita. Al-Rowaihi è senza ombra di dubbio il giocatore più talentuoso di una squadra che darà la spinta ad un intero movimento calcistico: i “Figli del Deserto” infatti mancano la qualificazione a Italia ’90, ma nelle quattro edizioni successive saranno sempre presenti, diventando in breve tempo una delle migliori Nazionali del Medio Oriente.

Al Rowaihi e il suo tragico destino

Al Rowaihi, unico rappresentante in rosa dell’Al-Ahli di Gedda, ci mette poco a imporsi anche nella sua squadra di club, diventando anzi il cardine di una manovra palla a terra elegante che lascia intravedere un grandissimo futuro sia per lui che per la squadra stessa, che ambisce a tornare a fasti antichi e ormai dimenticati.

Invece tutto finisce su una maledetta autostrada in Giordania nel 1993: Al-Rowaihi muore lasciando tanti rimpianti nei suoi ammiratori, che giuravano su un talento inarrestabile e che gli aveva permesso di segnare 14 reti in 18 gare con la Nazionale giovanile e più di un gol ogni due partite con l’Al-Ahli. Il suo nome, che avrebbe dovuto risuonare in tutti gli stadi e i quotidiani del mondo, finisce dimenticato dal calcio dei grandi, dal calcio che conta: è il tragico destino di colui che con i suoi dribbling e i suoi gol fu capace di regalare un sogno al suo Paese.


Khalid Al Rowaihi

  • Nazionalità: Arabia Saudita
  • Nato a: Tabuk (Arabia Saudita) il 15 dicembre 1972
  • Morto a: Amman (Giordania) il 14 marzo 1993
  • Ruolo: attaccante
  • Squadre di club: Al-Watani (SAU), Al-Ahli (SAU)

SITOGRAFIA:

  • (2012) لاعب من الزمن الجميل (خالد الرويحي ) رحمه الله, www.alrage.net
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Simone Cola
Simone Colahttps://www.uomonelpallone.it
Amante del calcio in ogni sua forma e degli uomini che hanno contribuito a scriverne la leggenda

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