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Romualdas Marcinkus e il suo ultimo volo da campione ed eroe

La pallottola che mise fine alla vita di Romualdas Marcinkus arrivò improvvisa, alle spalle, mentre su ordine dei soldati nazisti che lo avevano catturato stava inoltrandosi in un bosco nei pressi di Danzica. È assai probabile che, fino a un momento prima, l’eroe di guerra lituano stesse pensando all’ennesima impresa in cui si sarebbe lanciato, è possibile che stesse già progettando una nuova “grande fuga”. La stessa che non era andata a buon fine pochi giorni prima e che avrebbe persino ispirato, con l’eroismo di chi ne fu protagonista, un famoso film di Hollywood qualche anno dopo, a conflitto finalmente concluso.

Quella pallottola, sparata per ordine di Adolf Hitler, mise invece fine all’ultima delle molte vite di Romualdas Marcinkus. Calciatore, patriota, eroe e infine martire, vittima della follia che la storia avrebbe ricordato come “seconda guerra mondiale”.

Romualdas Marcinkus e una vita di avventure

Molte vite furono quelle vissute da Romualdas Marcinkus, nato a Jurbarkas il 22 luglio del 1907. Da bambino aveva assistito all’atto di indipendenza della Lituania dal secolare dominio zarista russo e successivamente, dal tentativo di rioccupazione da parte di reparti di militari dell’Armata Rossa del nuovo potere sovietico, respinti dalla coalizione tra soldati lituani e volontari tedeschi.

Ed era naturalmente cresciuto con il forte spirito nazionalista che aveva contraddistinto quegli anni, segnati anche dal ritorno dell’eroe locale Steponas Darius, aviatore che aveva combattuto la prima guerra mondiale con l’esercito degli Stati Uniti e poi era tornato nei luoghi dell’infanzia come vero e proprio pioniere di aeronautica e sport.

Fu grazie a Darius che i lituani conobbero basket, baseball, pugilato e calcio, sport quest’ultimo in cui il celebre pilota fu portiere, promotore e allenatore della prima partita mai giocata dalla Lituania, il 24 giugno del 1923 contro un’Estonia che si era imposta con un secco 5-0.

Pioniere del calcio lituano

La sconfitta non aveva smorzato l’entusiasmo dei giovani lituani, e tra questi vi era anche Marcinkus, che mentre studiava con ottimo profitto alla scuola militare di Kaunas entrò presto a far parte anche del club locale Lietuvos Fizinio Lavinimo Sąjunga, creato proprio dal famoso Darius.

Sia negli studi che sul campo da gioco il giovane “Romas”, come tutti presto lo chiamarono, dimostrò di avere le stesse, notevoli, qualità. Una grande resistenza fisica, una ferrea volontà, un coraggio leonino e un enorme senso del dovere. Il calcio lituano era ancora agli inizi, si trattava di un livello più che amatoriale, basti pensare che l’anno successivo all’esordio del 1923 la Nazionale aveva nel giro di una settimana due incredibili batoste.

Il 25 maggio del 1924 la Svizzera l’aveva eliminata dal torneo olimpico calcistico con un sonante 9-0, quindi il 1° giugno, in amichevole a Parigi, l’Egitto si era imposto addirittura 10-0. Risultati disastrosi, oltretutto collezionati contro nazionali che certo non dominavano il calcio dell’epoca.

I grandi successi nello sport e nell’aviazione

Ma l’entusiasmo, a Kaunas e dintorni, non manca. Tra questi giovani entusiasti si erge Romualdas Marcinkus, che ventenne fa il suo esordio in Nazionale e ne diventa in breve tempo la stella e il capitano, ammirato e rispettato nonostante la giovane età.

Quelli che seguono sono gli anni più belli della vita di Romas, che continua con successo a praticare lo sport che ama senza mettere da parte le sue ambizioni militari. Ha sempre sognato di volare come il grande Darius, e nel giro di qualche anno, mentre insegna ai più giovani il calcio e la lingua tedesca che padroneggia benissimo, frequenta con successo l’istituto militare “Vitoldo il Grande” diventando un abilissimo aviatore, ambito in cui viene promosso tenente e partecipa ad un importante volo trans-europeo con altri cinque piloti.

Quest’ultimo successo gli vale i complimenti della Famiglia Reale Inglese e di altri capi di stato (tra cui Benito Mussolini) e soprattutto l’investitura all’Ordine del granduca Gediminas, la massima onorificenza di stato. Sono anni splendidi, segnati dal matrimonio con la stella del basket locale Aleksandra Lyngitè e dalle numerose richieste che gli giungono come addestratore di paracadutisti e pilota in voli acrobatici.

Anni che si interrompono improvvisamente con la morte del padre e la fine della carriera di calciatore, giunta in seguito a un infortunio quando ha da poco compiuto trent’anni. Lontano dallo sport che ama, con la responsabilità di badare ad una famiglia numerosa, Marcinkus ha un crollo nervoso e vive una difficile situazione economica, e in questo frangente si ritrova sempre più lontano dagli alti standard a cui aveva abituato i superiori, che lo retrocedono nelle riserve.

L’arruolamento in Francia e Inghilterra

La seconda vita di Romualdas Marcinkus ha inizio quando l’Unione Sovietica attacca la Finlandia nella famosa “Guerra d’Inverno“. Percependo come pericolose le ambizioni espansionistiche di Stalin, Romas e altri lituani richiedono un intervento contro il vecchio dominatore che però non viene mai autorizzato dal governo, e quando infine si arruola come volontario il conflitto si è già concluso.

Desideroso di tornare l’eroe di un tempo, Marcinkus si arruola nell’Armée de l’air, il corpo aeronautico della Francia, impegnata nella guerra contro la Germania nazista di Hitler. Siamo nel 1940 ed è da poco cominciata la seconda guerra mondiale, ma Parigi cade pochi giorni dopo che il suo arruolamento, laborioso da un punto di vista burocratico, è diventato ufficiale.

Romas però è uno che non si arrende, e con il fiero desiderio di combattere per la libertà e per il proprio Paese si rivolge alla RAF, la Royal Air Force britannica. Anche in questo caso però la diplomazia, resa ancora più  difficile dai rapporti tesi tra Francia e Gran Bretagna, gli permette di entrare in scena soltanto nelle fasi conclusive della guerra.

Si dimostra pilota tanto spericolato quanto capace, guadagnandosi il rispetto dei colleghi e finendo per essere scelto tra i sei piloti che all’alba del 12 febbraio 1944 hanno il compito quasi impossibile di fermare l’Operazione Cerbero con cui Hitler intende riportare tre incrociatori navali dalla Francia alla Germania attraverso il Canale della Manica. L’operazione della Kriegsmarine tedesca riesce, e la contraerea riesce ad abbattere l’Hurricane pilotato da Marcinkus.

I nazisti che lo recuperano dal mare sono increduli. Il pilota ha subito una brutta ferita alla spina dorsale, ma è ancora vivo. Inoltre è uno dei pochissimi lituani che, vinto il risentimento contro gli invasori sovietici che hanno nuovamente occupato la Lituania nel 1939, ha deciso di combattere la Wehrmacht.

La Grande Fuga

Marcinkus è vivo. Vivo e combattivo, così come gli altri uomini internati nel campo di prigionia per ufficiali denominato Stalag Luft III, nei pressi di Żagań in Polonia. Non si tratta di un campo di concentramento, e chi vi viene rinchiuso non rischia costantemente la vita come nei lager. Vi è destinato però chi ha già tentato di scappare e poi è stato ripreso in altri campi per prigionieri, quindi il messaggio per chi arriva allo Stalag Luft III è chiaro e semplice: stai calmo e tranquillo e forse, al termine della guerra, ti libereremo. I tedeschi sono comunque perfettamente consapevoli che le minacce, contro certi spiriti patriottici, possono non bastare.

Ed è per questo motivo che il campo è stato pensato per dissuadere e frustrare ogni tentativo di fuga. Le baracche sono state costruite rialzate dal terreno, per permettere alle guardie di controllare eventuali tentativi di fuga attraverso tunnel scavati nel terreno polveroso e friabile insieme a microfoni ambientali sparsi un po’ ovunque.

Nonostante ciò, quando il Capo Squadrone Roger Bushell illustra agli altri prigionieri il suo piano per fuggire, Marcinkus è uno dei primi a rispondere presente. Conosce il tedesco, e grazie a questo può studiare gli orari dei treni che passano nei dintorni del campo e inoltre potrà, se ce ne sarà bisogno, parlare con i numerosi tedeschi che i fuggitivi potrebbero incontrare sul proprio cammino.

I preparativi per la fuga durano mesi e coinvolgono quasi duecento persone, ma la notte del 25 marzo, data scelta per l’evasione, qualcosa va storto. Dei numerosi tunnel che i prigionieri hanno cercato di scavare soltanto uno, denominato Harry, non è stato scoperto. Ma nonostante gli sforzi i prigionieri non sono riusciti a scavare abbastanza, costretti a interrompersi più volte per via dei numerosi controlli delle guardie.

La morte di Romualdas Marcinkus

Anche se il tunnel termina molti metri prima di quanto inizialmente previsto, lontano dalla copertura garantita dal bosco circostante, il tempo e i documenti falsificati per la fuga obbligano Bushell, Marcinkus e gli altri a dover tentare il tutto per tutto. Soltanto in 76 riescono a fuggire prima che le guardie interrompano l’evasione, meno della metà di quanto inizialmente previsto, e la libertà non dura che pochi giorni, nelle condizioni improvvisate in cui questi soldati si trovano a dover convivere.

Sono 73 i fuggitivi intercettati e catturati dai soldati tedeschi. Tra questi vi è anche Romualdas Marcinkus, sconfitto a pochi chilometri dal confine che poteva rappresentare, forse, la libertà. Nonostante chi gli è vicino gli consigli il contrario, Adolf Hitler è inflessibile. Vuole dare un esempio, e ordina l’uccisione di almeno 50 fuggitivi.

I soldati nazisti fingono di riportare i prigionieri allo Stalag Luft III, ma invece si fermano nei boschi che circondano la strada di ritorno al campo. Li fanno scendere, e nel freddo e nel silenzio della notte li uccidono. Così muore Romualdas Marcinkus, l’uomo dalle numerose vite, eroe di guerra e pioniere del football in Lituania.


Romualdas Marcinkus

  • Nato a: Jurbarkas (Lituania) il 22 luglio 1907
  • Morto a: Rogoźno (Polonia) il 29 marzo 1944
  • Ruolo: difensore/centrocampista
  • Squadre di club: LFLS Kaunas, Šančių Kovo
  • Trofei conquistati: campionato lituano 1927, 1932

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